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La rivincita dell’Ozono

Con l’articolo di cui parliamo oggi, segnaliamo anche l’ennesima inadempienza delle simulazioni climatiche e, tanto per cambiare, anche nuove prospettive di ricerca e di studio in ordine alla sensibilità climatica, ovvero a quella che si immagina essere la reazione del sistema climatico al forcing esercitato dalle attività antropiche.

Si parla di Ozono stratosferico, noto per i suoi effetti benefici di blocco della radiazione ultravioletta e per il depauperamento cui è andato soggetto a causa dell’immissione in atmosfera di clorofluorocarburi, il cui impiego è stato limitato già quasi venti anni fa con il protocollo di Montreal. Sembra però che l’Ozono abbia un ruolo determinante anche in termini climatici, perché è in effetti anche un gas serra. Ebbene, attraverso quello che si definisce solitamente feedback chimico-atmosferico, le variazioni nella circolazione eventualmente indotte dalle modifiche cui il sistema può essere soggetto per l’aumento della concentrazione di CO2, finiscono per avere un impatto sull’abbondanza di questo gas.

Tutto questo, pare, non è per nulla preso in considerazione nelle simulazioni climatiche, ovvero nei modelli che avrebbero il compito di replicare al meglio possibile il comportamento del sistema.

A large ozone-circulation feedback and its implications for global warming assessments

Accade quindi che questo gruppo di ricercatori, per la verità anche piuttosto nutrito, abbia provato a integrare con i complessi processi chimici dell’alta atmosfera un modello climatico accoppiato oceano-atmosfera, ottenendo dei risultati interessanti. Rispetto ad una simulazione in cui l’Ozono è tenuto fisso ai livelli pre-industriali, quella forzata con concentrazioni di CO2 aumentate di quattro volte in cui l’Ozono è libero di evolvere secondo i processi modellati, c’è una diminuzione di circa 1°C nella sensibilità climatica in un periodo di 75 anni. Se ho ben compreso quello che nel comunicato stampa è scritto in un modo e nell’abstract in un altro, ma non è specificato in nessuna delle due versioni, questo significa che l’Ozono stratosferico limita la sensibilità climatica, limita il riscaldamento e quindi il suo ruolo è da ascrivere tra i feedback negativi.

Dato che l’Ozono c’è sempre stato, sorge il dubbio che questo ruolo “raffreddante” o comunque di limite alla sensibilità del sistema alla CO2, lo abbia sempre svolto. Non ho letto l’intero paper e quindi non so se venga specificato, ma magari potremmo anche essere di fronte all’ennesima spiegazione per la “pausa” del riscaldamento globale che sussiste, centesimo di grado in più centesimo di grado in meno, almeno da una quindicina d’anni.

Probabilmente però questa mia è pura speculazione, per cui non andiamo oltre, limitiamoci a sottolineare che, anche oggi, come ieri e certamente domani, la scienza del clima che cambia non è definita, malgrado qualcuno vada in giro da anni dicendo che ormai si debba discutere solo dei dettagli.

 

 

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