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Liquide novità

Due notizie, una cattiva e l’altra interessante. Mancherebbe quella buona ma di questi tempi siamo un po’ a corto. Cominciamo da quella interessante.

Gli aerosol, le particelle solide di origine organica e inorganica alla base del processo di formazione delle gocce meglio noto come nucleazione, sono un campo di ricerca molto importante e anche piuttosto giovane e inesplorato, nonostante negli ultimi tempi siano stati fatti dei progressi significativi. E’ un fatto però che le dinamiche fisico-chimiche che riguardano la generazione, la crescita e la capacità degli aerosol di fornire i necessari nuclei di condensazione costituiscano un punto debole per i tentativi di riproduzione dei processi di formazione delle nubi nonché della loro persistenza. Tale debolezza si ripercuote inevitabilmente nella fedeltà alla realtà con cui questi processi sono simulati, ovvero nell’attendibilità delle stesse simulazioni.

Il contributo degli aerosol è stato sin qui inteso in una sola direzione, quella che vede cioè la loro disponibilità in atmosfera, siano essi sali derivati da evaporazione, particelle organiche, polveri o residuati da combustione, come necessaria alla formazione delle gocce. Nel video che gli scienziati del MIT hanno pubblicato qualche giorno fa, si dimostra che a questo processo si deve sommare il rilascio o se volete la generazione di aerosol al contrario, cioè dalle gocce di pioggia che impattano una superficie, ovviamente meglio se porosa.

Si aggiunge così un altro elemento alle cose da tenere in considerazione e, conoscere, valutare, misurare, inserire quando si tenta di stimare la quantità di aerosol disponibile e la nuvolosità che da questa disponibilità potrà generarsi, sia nel breve che, se si tratta di simulazioni climatiche, nel lungo periodo.

Qui l’articolo di Science Daily, qui, il paper pubblicato su Nature.

Ora quella cattiva. Entriamo anche oggi nel territorio del “è peggio di quanto si pensava”, spazio in cui ormai facciamo una gita al giorno senza che nessuno si chieda mai se quel “quanto si pensava” abbia il benché minimo significato quando si parla di un sistema, quello climatico, il cui livello di conoscenza è ancora piuttosto scarso, prova ne sia che si aggiungono tasselli inediti ogni giorno.

Si parla di mare, ovvero di crescita del livello dei mari in ragione del riscaldamento globale. Sono convinto che tra i nostri lettori e contributori c’è qualcuno che sarà molto interessato all’argomento…e magari vorrà anche spiegarci qualcosa, visto che non si capisce molto di quel che il gruppo di lavoro che si è dedicato ultimamente all’argomento ha pensato di fare.

Però si capiscono, perché quelli sì sono in chiaro, il ragionamento e i risultati. I loro calcoli pare non abbiano a che fare con la misura diretta del rateo di crescita del livello del mare quanto piuttosto con la stima probabilistica del contributo dei singoli fattori che lo determinano. Salta fuori che il rateo di crescita del livello dei mari dal 1901 al 1990 è stato sovrastimato almeno del 30%, cioè, non gli 1,6-1,9 millimetri l’anno che si trovano nella maggior parte degli studi, ma 1,2 millimetri. Visto che il mare è a un livello noto, ciò vorrebbe dire che negli ultimi anni, leggi dal 1990 ai giorni nostri, sarebbe salito molto più velocemente.

Qui l’articolo su Science Daily, qui il paper sempre su Nature.

Altra notizia cattiva. Pare anche che tutte le stime ‘ufficiali’ delle simulazioni, siano basate sul rateo 1900-1990 più alto, quindi se questi nuovi valori dovessero essere corretti, sorgerebbero grossi problemi di calibrazione dei modelli di simulazione. C’è da scommettere tuttavia che a calibrazione rifatta, le stime sarebbero….peggio di quanto si pensava!

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Ma hanno sovrastimato anche altre cose? Tipo i famosi 2°C? Non è che ora, seguendo gli stessi loro ragionamenti, salta fuori che tutto quello che stiamo facendo (*) per stare dentro quei 2°C non è abbastanza?

    (*) Ovviamente è una domanda paradossale, perché non stiamo facendo quasi niente.

  2. Guido Botteri

    // Salta fuori che il rateo di crescita del livello dei mari dal 1901 al 1990 è stato sovrastimato almeno del 30% //
    …e ce lo dicono dopo decine di anni, e non è la prima volta che succedono cose così.
    Sinceramente questo rende quegli scienziati molto meno credibili.
    Quando ci hanno detto cose “sovrastimate” ci volevano allarmare e ci chiamavano “negazionisti”.
    Ora pare che avessimo della ragione, se adesso quei valori li vogliono abbassare, no?
    Troppo comodo allarmare con valori sovrastimati, e dopo decine di anni abbassarli per poter rendere il rateo attuale più impressionante, e sia allora che ora chiamarci “negazionisti”, quando sono “loro” stessi che negano la bontà delle loro stime di allora!
    Secondo me.

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