Salta al contenuto

La Groenlandia in 3D e la pioggia da un’insolita prospettiva

Notizie da Twitter.

La Nasa ha messo a punto un modello tridimensionale della calotta glaciale che ricopre la Groenlandia combinando le misurazioni radar altimetriche del programma #IceBridge e i prelievi fatti in vari siti di carotaggio. Ne viene fuori un’immagine che viaggia non solo nello spazio, dalla superficie alla base del manto glaciale, ma anche nel tempo, perché con la retrodatazione delle carote di ghiaccio è stato possibile ricostruire in quali epoche si sono formati i diversi strati di ghiaccio. Un video davvero suggestivo.

Da un aereo appena sotto la base delle nubi, un rovescio di pioggia con la precipitazione attraversata dai raggi solari. Avevate mai visto la pioggia da questa angolazione?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

13 Comments

  1. max

    allora: ammetto di essere rimasto sorpreso nel vedere (secondo la ricostruzione, sempre che sia esatta) che quasi la metà dell’attuale copertura glaciale groenlandese risale solo agli ultimi 12.000 anni;

    per quel che riguarda conformazione del sottosuolo, gradiente geotermico e altro, ne avevamo parlato qui, , anche in qualcuno dei miei commenti alle domande di Donato:
    http://www.climatemonitor.it/?p=33379

    domanda per Donato e Luigi: cosa intendete per “vie sotterranee di deflusso verso il mare dell’acqua di fusione” ? in che senso sotterranee? per caso volevate dire sub-glaciali? 😀

    la questione in generale è abbastanza complicata: come sapete, nelle zone di elevato spessore della calotta glaciale, il terreno su cui poggia il ghiacciaio può arrivare anche a 400 metri sotto il livello del mare, per effetto di equilibri isostatici dovuti al peso dei 3 km di ghiaccio sopra;

    i canyon recentemente scoperti nella conformazione geomorfologica alla base dei ghiacciai quindi “drenano” verso l’interno, non verso mare (parlo ovviamente delle zone di accumulo centrali dell’isola, non dei territori periferici dove le lingue terminali dei ghiacciai finiscono in mare);

    ora, se il ghiaccio dell’ultima glaciazione pre-olocene ha avuto come livello massimo quello rappresentato nel video (pur prendendo in considerazione l’ulteriore “compattamento” dovuto al peso del ghiaccio olocenico venuto dopo), è evidente che il peso della calotta fosse minore rispetto ad oggi, e di conseguenza la reazione isostatica e quindi il livello del terreno sotto l’inlandis fosse a quota più alta dell’attuale: di quanto? non è possibile saperlo, né è possibile ipotizzare se alcune zone potessero essere sufficientemente “elevate” da drenare verso l’esterno => verso l’oceano (che si trovava a quote più basse sell’attuale), anziché verso l’interno;
    o per lo meno io non ho dati per fare valutazioni del genere;

    dove sono finiti i ghiacci precedenti ai 130.000 anni fa?
    possibile che il caldo dell’eemiano abbia fatto sciogliere i ghiacciai degli ultimi 2 milioni di anni?

    qui dicono esattamente il contrario:
    http://www.nature.com/nature/journal/v493/n7433/full/nature11789.html

    …..in effetti, se guardate con attenzione questo link:
    http://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/details.cgi?aid=4249
    e gli screenshot del video, a tratti si vedono, sotto la ricostruzione del periodo eemiano, “zone grigie”, indicate come “unknown age”;

    considerando che la ricostruzione 3d ha esagerato di 50 volte l’altezza della rappresentazione, per motivi di chiarezza visiva, e che i fermo immagine della prospezione radar ricostruita mostrano, alla base, degli strati molto complessi e molto più caotici di quelli sovrastanti, che sono invece quasi orizzontali, forse alcune nostre domande e dubbi nascono più da una rappresentazione grafica “parziale” o comunque che ha evidenziato solo alcune cose….

    • Luigi Mariani

      Caro Max, ringrazio moltissimo per l’analisi.
      Visto che la base dei ghiacciai è stata per lunghi periodi a livelli inferiori alla superficie marina, mi domando se questo possa aver contribuito alla scomparsa degli strati più antichi. Luigi

    • max pagano

      è difficile valutare questo aspetto; più che altro direi che un fattore importante può essere stato il gradiente geotermico, elevato soprattutto nelle zone della Groenlandia est; il fatto che la base dei ghiacciai è stata per lunghi periodi a livelli inferiori alla superficie marina, non mi sembra un parametro significativo, visto che comunque non ci sono state ingressioni marine nell’interno della Groenlandia;
      riflettendo un po’ su tutta la faccenda, oltre all’ “assenza” del ghiaccio pre-eemiano, è altrettanto curioso che il ghiaccio olocenico, secondo il video di cui sopra, contribuisca per spessori e massa così notevoli al ghiaccio totale dell’isola… e sì che parliamo di poco più di 11.000 anni di durata (l’ Olocene, per definizione, inizia alla fine dell’ultimo periodo glaciale WURM IV), quindi in fase di riscaldamento post glaciale, fatta eccezione per la breve parentesi DRYAS recente…. qualcosa non mi torna….

    • Luigi Mariani

      Per spiegare il poco ghiaccio wurmiano potremmo chiamere in causa la fase calda del grande optimum postglaciale (http://www.nature.com/nature/journal/v461/n7262/full/nature08355.html) . In quella fase secondo varie fonti il mare era più alto di 3 m rispetto ad oggi a causa dell’imponente scioglimento delle calotte artiche, scioglimento che, una volta esauritosi il poco ghiaccio olocenico, potrebbe essersi svolto a spese del ghiaccio wurmiano.
      Poi è venuto l’accumulo oocenico che ha toccato il suo massimo al culmine della PEG (prima metà del 19° secolo).

    • donato

      Max, quando ho scritto “sotterranee” intendevo nel senso letterale con riferimento, ovviamente, alla parte di terra che si trova al di sopra del livello del mare. Tutto ciò nell’ipotesi che all’interno della struttura rocciosa esistano delle parti permeabili. E’ ovvio, comunque, che le vie subglaciali sono molto più efficaci nel drenare le acque di fusione dei ghiacci e costituiscono anche le sedi dello scorrimento verso il mare delle lingue glaciali che scaricano gli accumuli di ghiaccio. Preciso, comunque, che la mia è solo un’ipotesi del pomeriggio del sabato 🙂 .
      Con la nuova settimana le cose possono cambiare e, in effetti, sono cambiate:
      http://www.nasa.gov/content/goddard/nasa-data-peers-into-greenlands-ice-sheet/#.VMZi9NKG_St
      A questo link la NASA specifica che scopo delle indagini e della ricostruzione della calotta glaciale groenlandese è quello di valutare i ghiacci presenti nel periodo Eemiano allo scopo di valutarne il comportamento in un mondo più caldo (loro scrivono caldo come quello di oggi, ma a me non risulta).
      .
      A questo punto mi sembra che la spiegazione possa essere un’altra nel senso che il ghiaccio indicato come Eemiano, in realtà, è quello sopravvissuto in tale periodo la cui origine potrebbe, però, essere precedente. Questo farebbe quadrare i conti in quanto il ghiaccio delle precedenti ere glaciali sarebbe quello sopravvissuto al periodo caldo Eemiano (nel video ghiaccio Eemiano). Questa calotta glaciale successivamente fu ricoperta dai ghiacci risalenti all’ultima glaciazione e da quello olocenico.
      In questo modo si salvaguarderebbe il ghiaccio dei precedenti due milioni di anni accumulato nella depressione centrale dell’isola. Esso si sarebbe sciolto nel periodo caldo Eemiano ed il conseguente assestamento isostatico avrebbe consentito lo scarico a mare di grandi quantitativi di ghiaccio svuotando parzialmente il serbatoio centrale.
      Il ghiaccio accumulatosi durante l’ultima glaciazione avrebbe coperto quello sopravvissuto al precedente periodo caldo e avrebbe depresso nuovamente la parte centrale dell’isola. Nel successivo interglaciale una parte di questo ghiaccio potrebbe essersi fuso e/o scaricato verso il mare liberando ampi tratti della superficie posta al di sopra del livello del mare. Il ghiaccio olocenico avrebbe coperto, infine, tutto il resto.
      .
      Resta, a questo punto, il mistero delle acque di fusione (da calore geotermico e non) nella parte più depressa dell’isola: che fine fanno? Non sarebbe peregrina l’idea di un lago al di sotto della calotta glaciale, ma i rilievi radar lo escludono. Max, tu cosa ne pensi?
      Ciao, Donato.

    • max

      ciao Donato;
      non so che dirti sulle acque di fusione, l’idea del lago è suggestiva ma non ci sono evidenze geofisiche in questo senso;
      per quel che riguarda la permeabilità del substrato glaciale, direi che non c’è da farci molto affidamento; mi spiego meglio:
      le ricostruzioni geologiche (comunque indirette) ci dicono che la maggior parte della Groenlandia centrale, il bacino interno per intenderci, è costituita da un basamento cristallino di rocce metamorfiche e intrusioni magmatiche, che in alcune zone sono state datate a 3 miliardi e 800 milioni di anni fa, in molte altre risalgono al periodo compreso tra l’archeano superiore e il proterozoico (ca 3100-600 Ma);
      fondamentalmente si tratta spesso di gneiss, rocce a scarsa permeabilità (a meno di fratturazioni notevoli), che per di più, se sottoposte a fasi di alterazione chimica si arricchiscono di minerali argillosi;
      ai margini di questo bacino centrale, ci sono successioni sedimentarie in alcuni casi risalenti anche al mesozoico e al paleocene-eocene, ma si tratta appunto di zone periferiche;

      quindi forse la tua interpretazione del “ghiaccio residuo eemiano” è corretta;

      OFF TOPIC:
      ah, se volete vedere un po’ di foto della scorsa estate della costa sud-occidentale della Groenlandia,
      potete andare su http://www.max-pagano.com/photogallery e selezionare sulla sx la galleria GREENLAND….. panorami suggestivi e spettacolari…. 😀

    • donato

      Foto stupende!
      Quelle dell’Islanda, se possibile, sono anche più belle.
      Ciao, Donato.

  2. donato

    Bel video. Qualche considerazione.
    Il ghiaccio dell’ultima glaciazione ha un’estensione molto più piccola di quella attuale. Ne desumo che si è sciolto in buona parte: non credo possibile che in piena glaciazione esso avesse un’estensione inferiore a quella attuale. Se ciò è accaduto deve esserci stato un periodo nel corso del tempo durante il quale il clima doveva essere più caldo di quello di oggi o, perlomeno, del periodo che ha preceduto l’attuale GW.
    Un’ipotesi alternativa a questa potrebbe riguardare il calore geotermico. Se il ghiaccio si sciogliesse, infatti, essenzialmente a causa della pressione dovuta al suo peso ed a causa del calore geotermico e l’acqua di fusione venisse drenata verso il mare attraverso le vie di circolazione sotterranee, si spiegherebbe la scomparsa del ghiaccio pre-eemiano e quella del ghiaccio dell’ultima era glaciale (stante la forma a catino dell’isola già messa in evidenza da L. Mariani.
    Secondo me i meccanismi ipotizzati hanno agito contemporaneamente e potrebbero spiegare l’aggettivo verde attribuito all’isola: l’azione contemporanea dei due meccanismi (fusione dal basso e riscaldamento dell’atmosfera) potrebbe aver fuso il ghiaccio nelle aree costiere consentendo lo sviluppo di vegetazione e, quindi, rendendo l’isola verde.
    Sono solo delle idee, ma molto suggestive: del resto è sabato pomeriggio 🙂 .
    Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato,
      in effetti la tua ipotesi (calore giotermico + pressione del ghiaccio + vie sotterranee di deflusso verso il mare dell’acqua di fusione) mi pare interessante. Hai per caso idea del fatto che qualcuno la stia percorrendo?
      Circa poi il termine “isola verde” io diffiderei dell’argomento in quanto d’estate (unica stagione in cui i popoli del Nord percorrevano i mari occidentali con i loro vascelli) la vegetazione erbacea ed arbusitiva propria della tundra artica e che immagino domini la fascia costiera groenlandese è verdeggiante e rigogliosa, anche in virtù del fatto che le temperature sono miti e di radiazione solare ce n’è da vendere.
      Buona domenica.
      Luigi

    • Giacomo

      E se il ghiaccio dell’ultima era glaciale fosse semplicemente scivolato verso il mare, come peraltro fanno tutti i ghiacciai odierni? Ne sarebbe rimasta traccia solo all’interno, come peraltro risulta.

  3. Roberto Breglia

    Il video è molto interessante e suggestivo,si evince chiaramente come il periodo interglaciale eemiano,fosse molto più caldo di adesso(sono stati ritrovati fossili di elefanti e leoni in Inghilterra risalenti a quel periodo). Mi auguro che questo video serva a far capire qualcosa di più sul clima del nostro pianeta a tutti i catastofisti ed ai fautori dell’arrosto collettivo imminente.
    Saluti a tutti ☺
    R.B.

  4. Luigi Mariani

    Grossomodo si coglie che il 40% dello spessore è olocenico, il 50% è dell’ultima glaciazione ed il 10% è dell’interglaciale Riss-Wurm (eemian -> mare più alto di 8 m rispetto ad oggi con gran parte delle calotte polari fuse). Osservo anche che paragonare il clima dell’eemiano a quello attuale mi pare quantomeno fuorviante (ben più caldo allora che oggi, nonostante l’assenza delle CO2 antropica…).
    E’ che la visualizzazione dei dati NASA ci mostra un ritmo di rinnovamento incessante della calotta groenlandese. Visto tuttavia che la base rocciosa della Groenlandia è modellata dai ghiacciai a mò di un enorme catino, mi domando dove sia finito il ghiaccio più vecchio rispetto a quello dell’eemiano.

Rispondi a max Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »