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Il clima ideale? Esiste e ci stiamo arrivando

Ammetto di aver dato a questo post un titolo un po’ provocatorio o, quantomeno, sorprendente. Ma come, non si parla d’altro che di disfacimento climatico, di caldo sempre più caldo, di sconvolgimenti ormai all’ordine del giorno e saremmo diretti verso un clima ideale?

Beh, se si parla di clima al bar probabilmente no, se si guarda a quel che produce la scienza invece sì. Ci risiamo, altra provocazione. Ma come, con proiezioni di eventi estremi sempre più frequenti, di siccità sempre più durature, di improvvisi congelamenti (ehm, questi magari non rientrano nel quadro logico della faccenda global warming ma, tant’è…), vieni a parlare di scienza con indirizzo contrario?

La risposta è sì, perché l’unica cosa certa sin qui è che le temperature medie superficiali sono aumentate. Tutto il resto, dall’attribuzione di questo aumento alle attività umane, allo sconvolgimento del clima, all’aumento degli eventi estremi, scaturisce da proiezioni, cioè da simulazioni del comportamento del sistema. Che non è quello reale, neanche lontanamente. Quindi sono ipotesi. Che le si voglia prendere sul serio oppure no, che si voglia far qualcosa per mutare la direzione di questa potenziale evoluzione delle cose oppure no, in quanto ipotesi hanno un obbligo: perché diventino tesi corroborate da riscontri reali vanno osservate, misurate, vissute. Non avendoli, l’unica cosa che si può fare è concentrarsi su quello che abbiamo, cioè l’andamento delle temperature. Teniamolo un attimo vicino a noi sulla scrivania.

Quando si parla di esseri umani, qual è secondo voi il clima ideale? Non parlo di indice di gradimento o soddisfazione personale, ma di quello in cui si vive meglio, ove per vivere si intende non morire. E già questo dovrebbe cominciare a dare qualche indizio sulla risposta alla domanda, visto che insieme alle temperature medie superficiali è cresciuta tantissimo anche l’aspettativa di vita. Ma, immaginare una relazione causale tra queste due cose è difficile, visto che al contempo sono cambiate in meglio anche tante altre cose. Meglio concentrarci su qualcosa di più tangibile, per esempio il tasso di mortalità nel breve periodo.

E’ cosa nota che sia il caldo che il freddo eccessivo incidano fortemente sul numero dei passaggi a miglior vita. E’ la selezione naturale, quando le condizioni diventano difficili i più deboli se la passano male. Ma è peggio il freddo o il caldo? Qual è la temperatura per cui si minimizza il tasso di mortalità?

Ha provato a rispondere a questa domanda un gruppo di ricercatori:

Global Variation in the Effects of Ambient Temperature on Mortality – A Systematic Evaluation

Come si legge nel titolo del loro lavoro, la valutazione è stata sistematica. E’ stato infatti messo a confronto il tasso di mortalità per cause non accidentali con le temperature medie di 306 siti in 12 nazioni lungo archi temporali variabili ma comunque sempre lunghi. I picchi per eccesso di freddo ed eccesso di caldo sono emersi subito, ma, insieme a questi, è emerso anche che il tasso minimo di mortalità si verifica con temperature tra il 66° e l’80° percentile, con nove delle dodici nazioni per le quali il range è ancora più ristretto, dal 72° al 76° percentile. Ciò significa che si muore di meno quando fa un po’ più caldo di quanto accade mediamente (le temperature si dicono nella media quando sono tra il 33° e il 66° percentile), cioè rispetto a quello cui dovremmo essere abituati. In tutte le dodici nazioni, inoltre, il tasso di mortalità è sostanzialmente più alto per temperature al 1° percentile, cioè per il freddo più freddo, che per il 99°, cioè per il caldo più caldo. E, infine, il tasso minimo di mortalità arriva con temperature più alte per i posti dove è già naturalmente molto caldo.

Per cui, se il clima rispetterà le proiezioni e la temperatura media si sposterà avanti rispetto alla distribuzione statistica attuale, con riferimento alla mortalità ad essa direttamente collegabile andremo verso le condizioni ottimali. E questo sarà ancor più vero considerato il fatto che, sempre dalle proiezioni, scaturisce un aumento più significativo delle temperature invernali rispetto a quelle estive, cioè inverni mediamente più miti, che ridurranno ulteriormente le morti per eventi di freddo estremo.

Quindi, se esiste un clima ideale, è quello verso cui ci dicono che staremmo andando. Chi l’avrebbe mai detto! E’ curioso come i numeri a volte mettano le cose nella giusta prospettiva molto più di quanto non facciano le ipotesi. Però, a ripensarci, ci sarà pure una ragione se andiamo in vacanza d’estate nei posti freschi e d’inverno in quelli caldi, o se chi può permetterselo va a godersi la pensione dove fa un po’ più caldo!

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Published inAttualitàClimatologia

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