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A proposito di anomalie

Nell’attesa che sia messa mano al libro dei dannati per dare un nome al caldo dei prossimi giorni, visto che ‘estate’ non va più di moda, noi, tanto per cambiare, guardiamo con serafico distacco da tutt’altra parte. Che c’è? Non va bene? Non vorrete mica che su CM si facciano previsioni no? Su che di quelle ne avete a vagonate dovunque andiate perciò, nisba, se volete sapere che caldo farà una bella googolata Meteo e sarete ampiamente soddisfatti. Qui, oggi, parliamo di sole sì, ma nel senso della stella, non dell’abbronzatura.

Mi sono imbattuto in un grafico interessante…ecco qua:

g1

Praticamente, in tutti i suoi 78 mesi di vita, l’attuale ciclo solare (rosso) ha sempre visto un numero di macchie solari inferiore alla media (blu). Ma quale media? Beh, di questi giorni non è semplice dirlo, perché sta per essere rilasciata una versione rinnovata del dataset del conteggio delle macchie solari. Una unica metodologia di conteggio per tutti i 400 anni di osservazione disponibili, piuttosto che due diversi modi di osservare (e contare) come per il dataset attuale.

Qui le informazioni realtive a questo lavoro.

Nel frattempo, un altro gruppo di ricercatori, ha messo insieme un po’ di dati sul Ciclo Solare 24 (l’attuale), estrapolandone un sistema per prevedere il numero medio di macchie del prossimo (25), che dovrebbe iniziare dopo il 2020. La loro stima è al ribasso, nel senso che prevedono un ciclo ancora più debole di questo, con un numero medio di macchie solari compreso tra 56 e 69 (+/-12).

Se questa scarsa attività solare sará confermata nel tempo, l’esperimento continua Sole-clima continuerà. Che venga o meno definito in termini analitici il contributo dell’attività solare (nel suo complesso) alle dinamiche del clima, sarà difficile continuare ad attribuirle un ruolo significativo in paragone con la forzante antropica, se nonostante un sole quieto la temperatura media del pianeta dovesse tornare ad aumentare di buona lena.

Di contro, se la ‘pausa’ del global warming continuerà o se si andrà incontro ad una inversione del trend delle temperature, si dovranno rivedere un po’ di cose in relazione al futuro. Tant’è che qualcuno sta iniziando a mettere le mani avanti (senza mai smettere di guardarsi alle spalle, ovviamente). Ecco qua l’ultima uscita del Met Office in materia di attività solare prevista e impatto sul clima:

“Il ritorno di un ‘gran minimo solare’ potrebbe avere impatto sugli inverni dell’Europa e degli Stati Uniti orientali – ma non fermerebbe il global warming.”

Questa sopra è l’headline del comunicato stampa con cui il Met Office e l’Hadley Centre (Ufficio Meteo di Sua Maestà e sua componente climatica), annunciano e spiegano uno studio appena pubblicato su Nature Communications.

Nutrendo il solito modello climatico con il solito scenario di emissioni apocalittico, ma mettendo il tutto a dieta di sole, ovvero della componente ultravioletta della radiazione solare che pare abbia a che fare con il comportamento della NAO e dell’AO (rispettivamente North Atlantic Oscillation e Arctic Oscillation), si scopre che un’attività solare molto bassa potrebbe generare per l’Europa e per gli USA orientali un raffreddamento invernale pari ad una significativa frazione del riscaldamento atteso dallo stesso modello e dalle stesse emissioni con un sole ‘normale’. Mica male!

Viviamo tempi interessanti.

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Published inAttualitàClimatologiaSole

13 Comments

  1. […] settimane fa, nei commenti ad uno dei nostri post, si è sviluppata una breve discussione sulla revisione della serie storica delle macchie solari […]

  2. simone gioppo

    “Nutrendo il solito modello climatico con il solito scenario di emissioni apocalittico, ma mettendo il tutto a dieta di sole”
    poi forse (e neanche tanto) si scopre che il suddetto solito scenario è una sòla, e ci troviamo con un clima normalissimo che per di più vira al freddo.
    homo sapiens paulum.

    • Filippo Turturici

      Credo che manchi del tutto la conoscenza della funzione di uno scenario: il che è comprensibile per il Pinco Pallino qualunque che legge il giornale; meno lo è, invece, che i policy makers non abbiano questo concetto in testa, e che soprattutto gli “scienziati” e gli enti preposti a tali ricerche giochino su questa ambiguità.
      Lo scenario NON è una previsione, e NON è nemmeno quella la sua funzione. Lo scenario serve ad indicare “nella condizione tale, potrebbe succedere questo”: ed è ovviamente limitato sia dal fatto che prenda in esame solo un numero limitato di condizioni di partenza, sia dal peso che si dà ad esse, sia dalla probabilità di accadimento dei fatti descritti. Per esempio, se io penso che la sensibilità del sistema alla CO2 sia moderatamente elevata, che esso sia il fattore dominante, che ogni retroazione sia positiva, mi pare “naturale” prevedere che il pianeta possa scaldarsi di 4-6°C in 100 anni. Questo però non significa che conosciamo bene la sensibilità del sistema, né che la CO2 sia il fattore dominante, né tantomeno che ogni retroazione debba essere positiva: lo scenario appena descritto è quindi da considerarsi estremo e poco probabile. Il policy maker dovrebbe dunque attentamente valutare gli alti costi di difendersi da un’ipotesi improbabile: purtroppo, come detto, manca totalmente questo meccanismo; mentre chi dovrebbe precisare che sta facendo ipotesi accademiche e limitate, tende invece a giocare sull’allarmismo, cosa deontologicamente poco corretta (per usare un eufemismo).

  3. Filippo Turturici

    Caro Guido, scusa se la butto lì, ma anche in riferimento all’articolo di Ridley che hai tradotto potremmo finalmente citare Galileo “eppur si muove” (l’attività solare e la temperatura, non il Sole!)

    http://www.nature.com/ncomms/2015/150623/ncomms8535/images/ncomms8535-f2.jpg

    Sono Nature ed il MetOffice: certamente non due enti famosi per il loro “scetticismo” sul cambiamento climatico! Riassumendo, grosso minimo solare in vista, e raffreddamento globale (sic) causato da ciò – ovviamente poi andrà sommato il riscaldamento globale indotto dalla CO2 (e/o altri fattori). Quindi non sarà una diminuzione così grande, ma sufficiente a moderare certi scenari, ed a farci vivere inverni molto freddi (sic).

    • Gianni Bellocchi

      La famosa frase è in realtà del brillante quanto inattendibile scrittore italiano Giuseppe Baretti (1719-1789), che la attribui’ falsamente a Galileo circa un secolo dopo la morte del grande scienziato (https://it.wikipedia.org/wiki/E_pur_si_muove!).

    • Filippo Turturici

      Giustissima precisazione!

  4. Luigi Mariani

    “Nell’attesa che sia messa mano al libro dei dannati per dare un nome al caldo dei prossimi giorni, visto che ‘estate’ non va più di moda…”. In proposito, scusandomi preventivamente per gli interessi di parte, voglio ricordare che un poco di stabilità e di caldo non farebbe male al’agricoltura poichè consentirebbe di concludere nel modo migliore le raccolte dei cereali vernini. Per inciso ieri era San Giovanni, giorno in cui per tradizone si colloca la mietitura,
    Luigi

  5. donato

    Da quel poco che ho potuto capire il nuovo record dovrebbe rivedere al rialzo (molto al rialzo) i dati relativi al periodo relativo alla seconda metà del diciannovesimo secolo e prime decadi del ventesimo. Il risultato dovrebbe essere un andamento pressoché costante dell’intensità dei cicli solari negli ultimi 150/200 anni ed un grosso colpo alle correlazioni cicli solari-temperature.
    Continuo la ricerca, ma ho l’impressione che questo sia il risultato finale.
    Ciao, Donato.

    • E tanti saluti al Solar Grand Maximum. Del resto Svaalbard, che è nel team, ha sempre sostenuto che non ci sia stato. Vedremo. Comunque, nel rispetto di un lavoro ancora tutto da valutare, sono sempre più convinto che questo sia l’antropocene, non nel senso dell’impatto dell’uomo sul clima, quanto piuttosto nella sua ostinazione nel voler piegare la realtà alle sue convinzioni.
      gg

    • Donato

      Guido, ho cominciato a leggere il lavoro originale di Svalgaard e colleghi: è molto più articolato di come risulta dai commenti e dai lanci. Personalmente reputo che sia opportuno soprassedere da ulteriori considerazioni rinviandole a dopo avere completato l’esame di tutto il lavoro, ma a livello di SSN il grande massimo moderno è andato a farsi benedire così come la tendenza al rialzo dei cicli solari. Nonostante ciò il grande massimo moderno continua ad avere molte peculiarità che coinvolgono aspetti relativi alla dinamo solare. Potrebbe venirne fuori un post interessante. Vedremo ……. 🙂 .
      Ciao, Donato.

  6. Luigi Mariani

    In Wikipedia (https://en.wikipedia.org/wiki/Sp%C3%B6rer_Minimum) vedo il diagramma dei “Solar activity events recorded in radiocarbon” da prima dell’anno 1000 ad oggi. La coincidenza con l’andamento delle temperature globali non finirà mai di stupirmi. Difficile allontanare l’idea di un qualche rapporto causale fra i due fenomeni.
    Luigi
    Luigi

  7. Ciao Guido,
    il fatto che abbiano messo mano al dataset del conteggio delle macchie solari, mi preoccupa non poco.
    Per quanto riguarda il ciclo 25 e le previsioni al ribasso, nella migliore delle ipotesi sarà pari al 50% dell’attuale ciclo 24. Il motivo è semplice:

    La “produzione” di macchie solari avviene con circa 11 anni di anticipo rispetto a quando appaiono sulla fotosfera. E la loro produzione è legata ad alcuni fattori astronomici come la posizione del Centro di Massa del Sistema Solare…. oltre alla distanza del pianeta Giove dal Sole. In particolare, quando Giove si trova al perielio durante una fase di massima attività di un ben determinato ciclo, il ciclo successivo risulterà più debole di quello in corso. Se tale “configurazione” si ripete per più cicli solari, si entra in un Grande Minimo Solare.
    E tale configurazione si è verificata nel ciclo solare 22, 23 e 24. E se i calcoli non sono errati, potrebbe verificarsi, in parte, anche nel ciclo solare 25. Da qui la previsione di un ciclo solare 26 paragonabile all’attuale 24. Ma da qui al 26 mancano non meno di 25-30 anni…

    Ah, per inciso, la previsione dell’intensità dei cicli 24 e 25 è stata fatta da un amico scienziato nel 2003.

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