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Come volevasi dimostrare

In relazione all’interessante dibattito che si è sviluppato sulle nostre pagine circa l’enciclica di recente pubblicazione, vi sottoporrei un paio di letture uscite su Nature, nota rivista pol… ehm, scientifica.

La prima spiega perché, dal punto di vista pol…ehm, scientifico di Nature il messaggio del Papa è particolarmente importante. Vi sono infatti riportati alcuni passaggi chiave dell’enciclica tra cui l’accettazione delle posizioni dell’IPCC, l’esortazione ad una rapida transizione verso fonti energetiche rinnovabili e sostenibili, i dubbi sull’efficacia delle policy di cap and trade, cioè sulla generazione di una nuova commodity, l’aria e, infine, testuali parole, l’appeal morale della scienza del clima.

La seconda va oltre e ha un titolo spettacolare: Hope from the Pope. Il messaggio. Bene, anzi, benissimo che finalmente la Chiesa si sia unita alla lotta al clima che cambia. L’impatto che avrà sulla gente sarà certamente superiore a quello che qualunque iniziativa avrebbe potuto avere, adunate climatiche comprese, perché sarà un messaggio che raggiungerà i fedeli tutte le domeniche. Però, però, già che ci siamo e già che il movimento salvapianeta ha a cuore anche il tema demografico, sarebbe ora che il Vaticano, che è stato coraggioso sul cambiamento climatico, se fa sul serio sul destino del pianeta e del benessere dei suoi abitanti, lo sia ancora di più sul tema della contraccezione.

Che la festa cominci.

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Published inAttualità

27 Comments

  1. Alex

    F. Vomiero: “Quindi, personalmente, non ho nessuna critica da fare all’enciclica, anzi, devo dire che invece sono stato piacevolmente sorpreso dalla competenza inaspettata di Papa Francesco e dei suoi collaboratori. ”

    Sicuramente a suo tempo avra’ pensato cosi’ anche Galilio…..

    • Alex

      Ooops! Galileo!

  2. Donato, il punto è molto più sottile. Come si capisce dal documento che hai citato, l’enciclica sull’evoluzionismo esiste, ed è l’Humani generis di Pio XII. Probabilmente non ti piace – vediamo di approfondire meglio – ma è una cosa impostata in modo totalmente opposto alla “Laudato sì”. La posizione dell’Humani generis è di considerare come incompatibile con il cattolicesimo il “poligenismo”, cioè il modello secondo il quale l’umanità non discende da un’unica coppia di progenitori. Non si oppone ad altre affermazioni dell’evoluzionismo: per esempio, che la struttura fisica del corpo umano sia stata generata da un processo evolutivo a partire da altre specie animali. In pratica, mette dei paletti su alcuni modelli, escludendoli, ma non pretende di affermare qual’è quello “giusto”. Allo stesso modo, la dottrina sociale della Chiesa tradizionalmente non ha mai preso una posizione a favore di una precisa dottrina economica, ma si è limitata a condannare quelle che portano a squilibri. Invece la Laudato sì, tra mille ambiguità gesuitiche, appoggia una teoria e pure dal punto di vista economico condanna un modello contraddicendo una serie di evidenze.

    Ora, tu fai presente: come si pone un cattolico di fronte al dilemma della scelta, se le due campane, quella magisteriale e quella scientifica, suonano note diverse?

    Per quanto mi riguarda, ritengo che la cosa non succede. Il poligenismo può essere scelto in base al principio di Occam come “modello più probabile” rispetto a quello monogenico, ma questa non è una “hard science” e non ci sarà mai un esperimento riproducibile che, senza ombra di dubbi, porti ad una conclusione univoca.

    Per questo non mi sento particolarmente imbarazzato a respingere il modello monogenico: improbabile non vuol dire impossibile. Ovviamente, essendo un mero consumatore di questo tipo di scienza, non mi trovo ad essere esposto da un punto di vista delle responsabilità. A questo punto mi si possono fare molte obiezioni, e lascio spazio alla discussione.

    • Donato

      Fabrizio, il mio era solo un discorso ipotetico che travalicava l’enciclica di Papa Pio 12° e riguardava un’enciclica (molto ipotetica e futuribile 🙂 ) in cui si faceva una ben precisa scelta di campo: come tu fai giustamente notare ciò non è successo e credo che non succederà mai (me lo auguro 🙂 ).
      Comunque, visto che un’enciclica sull’evoluzione è stata scritta andrò a guardarmela (appena finito di digerire un altro lavoro che tengo per le mani). A presto.
      .
      Per finire, una piccola curiosità circa il problema del poligenismo. Da qualche anno nella comunità scientifica dei paleontologi è in corso un acceso dibattito sull’età di “Eva mitocondriale” cioè dell’unica donna che sarebbe stata la “madre” genetica di tutti noi. Sto seguendo questo dibattito da una decina d’anni su “Le Scienze” e stando agli ultimi risultati, l’età genetica di Eva e quella derivata dalla datazione dei fossili sulla base dei dosaggi degli isotopi radioattivi sembrerebbero convergere a 60000 anni fa (con gli opportuni spazi di incertezza, ovviamente).
      La mitica Eva biblica avrebbe, pertanto, una “controparte reale” i cui geni possiamo trovare nei mitocondri di tutti e sette i miliardi di esseri umani che oggi popolano la Terra. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Se è per questo c’è anche un Adamo Y-cromosomiale 🙂 Ma questi “antenati genetici” sono una cosa più complicata della semplice coppia primordiale (lo scrivo per i lettori frettolosi).

  3. Gianni Bellocchi

    “L’enciclica scende anche sul terreno delle teorie scientifiche e sulle prospettive pratiche di gestione ambientale. Utilizza concetti presi dalla sociologia contemporanea, come quello di “decrescita” o di “sostenibilità”, ancora oggetto di dibattito. Si muove, insomma anche sul terreno del possibile e di quanto potrebbe anche essere altrimenti”.

    Questo è un passaggio dell’editoriale che Monsignor Crepaldi ha scritto sull’enciclica, per la Nuova Bussola Quotidiana (http://www.lanuovabq.it/it/articoli-laudato-si-tra-lode-al-creato-e-responsabilita-13001.htm). L’invito è a relativizzare le pagine meno magisteriali dell’enciclica (incluse ovviamente quelle sul clima) e a utilizzarle come base per ulteriori approfondimenti e “per una proposta etica e religiosa”. Ma resta il problema dell’ambiguità nel come il messaggio è stato trasmesso e della inevitabile strumentalizzazione da parte dei movimenti ecologisti condiscendenti con lo spirito del mondo.

  4. Donato

    Dopo aver letto i vari commenti e la discussione tra F. Giudici e F. Vomiero, mi confermo sempre di più nelle mie convinzioni: il tema climatico, ma scientifico in generale, dovrebbe essere escluso dalle encicliche.
    Immaginate, per un attimo, che il Papa affrontasse in un’enciclica il tema dell’evoluzione (non mi sembra che nel passato ci sia stata un’enciclica del genere, ma ciò importa relativamente) che, secondo la linea di pensiero principale degli studiosi, prescinde da un Essere che possa guidare l’evoluzione della vita e concludesse che è dovere dei cattolici (e non solo) obiettare perché è moralmente ed eticamente riprovevole. E’ un’ipotesi, badiamo bene, ma non troppo lontana dalla realtà (http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/cantonig259a.htm ).
    In questa ipotesi bisognerebbe fare una scelta di campo e, personalmente, io non avrei dubbi a mettermi “dall’altra parte” rispetto all’enciclica. Eppure la questione è dibattuta ed anche vivacemente. Io ho, però, la mia convinzione e scientemente sceglierei la scienza sulla base del metodo scientifico.
    .
    Nel caso specifico di “Laudato si'” faccio la stessa cosa, cioè mi metto “dall’altra parte” rispetto all’enciclica (relativamente a quelle quattro paginette di cui si discute), ma per motivazioni opposte: le ragioni della scienza del clima che hanno spinto il Papa ed i suoi collaboratori a prendere posizione, non mi convincono per le motivazioni che tante volte e con dovizia di particolari ho spiegato su queste pagine, e che sono frutto di studi di documenti che riflettono le conclusioni (pro e contro) della ricerca scientifica.
    Ciao, Donato.

  5. Fabio Vomiero

    Fabrizio, secondo me il problema principale sta proprio in quello che hai scritto giustamente tra parentesi e cioè sul fatto che tanta gente (troppa) non sa niente di scienza e soprattutto di pensiero scientifico. Ma allora questo è un problema più di società, istituzioni e politiche, palesemente e anacronisticamente antiscientifiche, non di Papa Francesco, a mio avviso.

    • Ma lui ci mette del suo e invece di contrastare l’errore lo favorisce. In Piazza San Pietro, ieri, c’erano cartelli tipo “scienza e fede concordano, combattiamo il global warming”. Un pasticcio pazzesco. Ci sono voluti secoli per trovare un rapporto corretto tra fede e ragione e qui si manda tutto all’aria in pochi mesi.

      Io mi oppongo a questo pasticcio, prima come cristiano, poi come ingegnere e poi come essere umano dotato di logica.

      PS Aggiungo un commento all’enciclica, che mi pare rilevante. È auto-contraddittoria. Molti ci leggono un’accusa al tecnicismo e una sottolineatura ai limiti della scienza & tecnologia senza precedenti, insomma un’accusa all’hybris scientista e in effetti ci sono parti che si leggono così. Ed è uno dei punti positivi, se ben interpretato. Tuttavia, l’enciclica sposa l’idea del “termostato alla Terra” dei famigerati 2°C che saremmo in grado di controllare: un esempio perfetto di hybris scientista.

  6. Fabio Vomiero

    Ho iniziato anch’io la lettura dell’enciclica in questi giorni, per cui anche se la mia opinione al momento può essere parziale e suscettibile di modifica, provo comunque a fornire qualche altro spunto di riflessione. Innanzitutto devo dire, che, nonostante il mio iniziale scetticismo, ho trovato un documento invece che lascia trasparire anche una buona dose di scientificità. Mi associo anch’io a Donato nel riconoscere il grande spessore dell’analisi del prof.Mariani, che condivido sostanzialmente soprattutto nella prima parte di carattere generale. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, vorrei invece far notare come il trattato dedichi all’argomento soltanto 4 pagine su 186, peraltro credo, che non ci si potesse aspettare altro, visto che questo non è un trattato scientifico. E’ ovvio quindi che il documento, dal punto di vista scientifico, potrebbe essere anche facilmente attaccabile su più fronti, ma francamente non credo sia giusto, né opportuno farlo. Ribadisco i miei soliti concetti, se qualcuno vuole cercare la più corretta conoscenza possibile circa i temi di carattere scientifico, lasci perdere encicliche, media, e gran parte del blog, e impari piuttosto a riconoscere e ad utilizzare gli strumenti della vera comunicazione scientifica (quella della ricerca). In questo senso, trovo del tutto inopportuna anche un certo tipo di critica, compresa quella del buon prof. Battaglia che non perde occasione per ostentare la sua discutibile e un po’ stantia preparazione in tema di clima (lui sì che si presta alle critiche scientifiche). Di questo documento invece, credo sia giusto riconoscere il grande merito di Papa Francesco nel cercare di affrontare con impegno e decisione temi di grande attualità (inquinamento, tutela del territorio, tutela della persona, della famiglia, principi etici ecc.) in una chiave non solo religiosa, ma coraggiosamente e giustamente (ed è qui secondo me la grande novità) aperta anche verso la scienza e la tecnologia. Quindi, personalmente, non ho nessuna critica da fare all’enciclica, anzi, devo dire che invece sono stato piacevolmente sorpreso dalla competenza inaspettata di Papa Francesco e dei suoi collaboratori. Saluto sempre tutti cordialmente.

    • Scusa Fabio, ma non riesco a capire il tuo commento. Apri correttamente facendo presente che non è ragionevole cercare cose scientifiche in un’enciclica. D’accordissimo (peccato che però la maggior parte della gente farà diversamente, perché non capisce niente di scienza, e molti cattolici neanche di magistero; specialmente se poi si organizzano marcette con WWF, Greenpeace e, secondo le ultime del Guardian, Naomi Klein).

      Ma trovi poi che sia corretto trovarci delle policy, che vanno giù giù fino al dettaglio dei condizionatori, nonostante queste siano basate su quei presupposti scientifici che non dovrebbero essere considerati nell’enciclica?

  7. Alessandro

    Ecco infatti perchè non si preoccupa il Vaticano dei bordelli a cielo aperto, probabile che della salute del suo popolo se ne freghi..ormai tutti i paesi si sono adoperati per pulire le strade dalla prostituzione, invece il Vaticano della salute italiana se ne frega!

  8. Massimo Lodi Rizzini

    Enciclica scritta da Satanhuber sotto il diretto controllo del WWF del principe Filippo Mountbatten e quindi della City di Londra, colonialisti genocidi che con la frode dei cambiamenti climatici vogliono sterminare per mancanza di energia centinaia di milioni di esseri umani.

    • Per cortesia, i complotti li lasciamo fuori dalla porta grazie.
      gg

  9. Per la verità, se sperano che l’enciclica sia “diffusa durante il messaggio domenicale nelle chiese”, come dire, con la stessa efficacia con cui le prediche domenicali diffondono il Vangelo, possono pure star freschi…

  10. Teodoro Georgiadis

    ha profonda ragione Donato. Contestare un articolo si può’, ma cosa fai ti metti a contestare una enciclica??????? Guarda e’ come a Waterloo, quelle che stanno arrivando non sono truppe francesi ma e’ Blucher!!! Possiamo dire solo una cosa sensata lo sai: “merde!” alla Cambronne ovviamente mica per offendere nessuno.

  11. Benedetto Rocchi

    Fantastico, veramente: una scienza alla ricerca dell’avvallo dell’autorità religiose! Forse se lo dice il Papa allora le teorie sono definitivamente provate vere. Stanchi del fallibilismo cercano un po di infallibilità.

    • Guido Botteri

      Non era stato detto che l’ambientalismo è una religione ?
      Ora di religioni ce ne sono due, quella pagana e quella cattolica.
      Peccato che il nemico giurato di quella pagana sia quella cattolica.
      Tanto che nel medio evo se uno veniva sorpreso a pregare sotto un albero era considerato un grave peccato; infatti la religione pagana è molto concatenata con la Natura (con sacrifici umani anche in tempi storici).
      Non a caso tra gli ambientalisti sono in voga riti di chiara ispirazione pagana, come quelli per Pachamama.
      Ci sarebbero tante cose da dire, ma mi limiterò a esprimere la mia perplessità.
      Mi pare che il papa si sia avviato verso un sentiero rischioso.
      Secondo me.

  12. Donato

    A volte mi chiedo perché non comincio a giocare al lotto: ogni tanto riesco a prevedere meglio di un profeta! 🙂
    Poi mi ricordo della probabilità, della statistica (mannaggia la matematica) e continuo a non farlo. E forse faccio bene viste le mie disavventure finanziarie! 🙂
    Nel caso dell’enciclica sono riuscito, però, a fare centro: sarebbe stato molto meglio se non avesse toccato il tema del clima. Contestare le conclusioni di un articolo scientifico è molto più facile che contestare un’enciclica: non importa che sia o meno dottrina, magistero o dogma, non fa molta differenza (Nature docet). Se i salva-pianeta avevano bisogno di un comunicatore in gamba per diffondere il loro messaggio, possiamo dire che hanno trovato il migliore! 🙂
    Ciao, Donato.

  13. Uberto Crescenti

    L’enciclica del Papa ha fatto propria la ideologia ambientalista, ideologia non scienza. Non congtiene quindi nessun contributo di conosccenza scientifica all’argomento. Mi farebbe piacere se da parte nostra, ossia degli scettici, ci fosse un documento da sottoscrivere per contestare questo approccio con il tema del riscaldamento globale. Sono a disposizione per questo tentativo. Cordialità.

    • Guido Botteri

      Mi associo

    • Luigi Mariani

      Caro Uberto,
      ho appena concluso la lettura dell’Enciclica e ti sottopongo per un giudizio queste mie modeste riflessioni, frutto degli appunti via via presi.
      Anzitutto il giudizio che mi sento di dare sull’enciclica è ambivalente. Da un lato non posso non cogliere l’afflato francescano che richiama ad una comunione con la natura ed al rispetto per il creato, afflato che mi attira da sempre. In proposito (punto 11 dell’enciclica) cito la frase “Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore”.
      Analogamente si coglie un’attenzione preoccupata e da parte mia pienamente condivisa a temi che ci toccano tutti (i poveri, il degrado sociale, l’inquinamento, la perdita di biodiversità, la mancanza di sicurezza alimentare, le città sempre più caotiche e che nel terzo mondo divengono malsane baraccopoli che assediano i centri storici, ecc.). Mi pare naturale condividere anche i richiami all’umiltà, agli stili di vita morigerati ed austeri, al rifiuto della corruzione, al principio di sussidiarietà per cui lo Stato non può far tutto, alla centralità di una politica come servizio.
      Nel documento (ma qui è un problema di stile) colgo anche un’eccessiva ripetitività che lo rende difficilmente fruibile.
      Più grave mi pare anzitutto l’assenza assoluta di dati quantitativi (es: dati sulla mortalità, sulla speranza di vita, sulla stessa produttività in agricoltura). Ciò è a mio avviso grave in quanto senza dati quantitativi non è possibile stabilire le priorità che sono per noi umani la base per portare a soluzione i problemi.
      D’altro canto mi domando come sia possibile fondare su basi razionali un’ecologia considerando solamente dati qualitativi. Non si rischia in tal modo di essere strumentalizzati?
      Inoltre se non si comprende che la CO2 è il mattone fondamentale della vita e la si considera unicamente come un “gas altamente inquinante” (punto 26 dell’enciclica) non si possono spiegare alcuni apparenti paradossi e cioè il fatto che sia oggi in corso un global greening che fa arretrare i deserti (come ci confermano i dati da satellite) ed il fatto che la produzione agricola mondiale senza l’eccesso di CO2 presente oggi in atmosfera rispetto al periodo pre-industriale calerebbe annualmente del 20-40%, innescando una crisi alimentare enorme.
      Peraltro nell’enciclica non si coglie (e qui la colpa è di chi ha fornito le basi scientifiche) il fatto che se l’aumento di CO2 in atmosfera è un problema, l’agricoltura può essere una ragionevole soluzione , in quanto assorbe enormi quantità di tale gas per produrre cibo e beni di consumo. In tal senso si pensi ad un futuro veramente verde in cui la produzione agricola, spinta in avanti in modo sostanziale grazie anche alle biotecnologie, potrà non solo nutrire tutto il pianeta ma anche alimentare le filiere oggi alimentate dal fossile (carburanti, materie plastiche, chimica fine, ecc.).
      Circa poi il cambiamento climatico possiamo dissentire sulle cause e d’altronde come scusante per il Papa colgo il fatto che esiste ormai una sterminata letteratura che sostiene la prevalente causa antropica (cosa su cui sono personalmente dubbioso) e l’aumento parossistico degli eventi estremi (cosa su cui sono personalmente molto dubbioso). Ciò detto mi sarei quanto meno atteso una maggiore attenzione agli aspetti delle politiche di adattamento e dunque su una visione improntata all’ottimismo della volontà. Debbo invece constatare che una parte consistente dell’enciclica è dominata da una visione cupa e millenaristica. Pare di essere tornati al giro di boa dell’anno 1000 (altro periodo di temperature in sensibile crescita, del resto).
      Nel’enciclica si dà atto alal tecnologia di aver “posto rimedio a innumerevoli mali che affliggevano e limitavano l’essere umano. Non possiamo non apprezzare e ringraziare per i progressi conseguiti, specialmente nella medicina, nell’ingegneria e nelle comunicazioni. “
      Al contempo colgo un diffidenza per la tecnologia in agricoltura che non consente a mio avviso di cogliere di quanto siamo debitori alla tecnologia per quella sicurezza alimentare e di vita che oggi possiamo offrire ad una grandissima parte dell’umanità. Tale sicurezza si fonda infatti non solo sulle cure mediche ma anche sulla costante innovazione tecnologica in agricoltura (sementi migliorate, antiparassitari, concimi, irrigazione e tanto altro. Un esempio per tutti: oggi oltre il 50% dell’azoto delle nostre proteine viene sintetizzato a partire dall’azoto atmosferico), sull’industria di conservazione e trasformazione delle derrate alimentari e sui trasporti ed il commercio che consentono oggi di evitare crisi alimentari che una volta sarebbero state inevitabili. Chi porta avanti in modo positivo queste tecnologie avrebbe oggi più che mai bisogno non di essere colpevolizzato ma viceversa di essere stimolato perchè faccia sempre meglio il proprio mestiere in modo da diffondere tali tecnologie in tutto il pianeta.
      Da questo punto di vista è a mio avviso un vero macigno la frase “Per esempio, vi è una grande varietà di sistemi alimentari agricoli e di piccola scala che continua a nutrire la maggior parte della popolazione mondiale, utilizzando una porzione ridotta del territorio e dell’acqua e producendo meno rifiuti, sia in piccoli appezzamenti agricoli e orti, sia nella caccia e nella raccolta di prodotti boschivi, sia nella pesca artigianale. Le economie di scala, specialmente nel settore agricolo, finiscono per costringere i piccoli agricoltori a vendere le loro terre o ad abbandonare le loro coltivazioni tradizionali. I tentativi di alcuni di essi di sviluppare altre forme di produzione, più diversificate, risultano inutili a causa della difficoltà di accedere ai mercati regionali e globali o perché l’infrastruttura di vendita e di trasporto è al servizio delle grandi imprese. Le autorità hanno il diritto e la responsabilità di adottare misure di chiaro e fermo appoggio ai piccoli produttori e alla diversificazione della produzione.”
      A mio avviso i piccoli produttori (quelli che producono in prevalenza per l’autoconsumo) devono essere messi in condizione di evolvere e di lavorare veramente per il mercato, il che si ottiene aggregandoli in modo da far raggiungere dimensioni aziendali sufficienti e livelli tecnologici adeguati allo scopo. Dico questo perché abbiamo di fonte a noi l’esempio degli agricoltori che operavano in Italia in aree marginali e che fra gli anni 50 e 70 hanno abbandonato la terra per inurbarsi, perché non ne potevano più di disagi e di freddo. Vi immaginate poi le grandi megalopoli come Shangai in Cina (45 milioni di abitanti), Karachi in Pakistan (23,5 milioni di abitanti), Il Cairo in Egitto (15 milioni di abitanti nell’area metropolitana), Lagos in Nigeria (11 milioni di abitanti), Città del Messico (25 milioni di abitanti nell’area metropolitana) o Buenos Aires (13 milioni di abitanti nell’area metropolitana) nutrite da piccoli produttori che vivono di agricoltura, caccia e pesca? Senza una logistica efficiente i cittadini di tali città sarebbero fritti, altro che chilometro zero e piccoli produttori. E siamo poi sicuri che i metodi tradizionali siano a minor impatto ambientale? Prendendo CO2 come paradigma (anch’io sono vittima delle mode… ) segnalo che un litro di latte prodotto da zootecnia da pascolo comporta l’emissione di 3.6 kg di CO2 contro 1 kg per un litro di latte prodotto dalla zootecnia in stalla delle agricolture più avanzate (Capper, 2009).
      Altro elemento di diffidenza che colgo è quello rispetto al mercato. Il libero mercato è a mio avviso uno strumento potentissimo per creare benessere ed opportunità per tutti. La mano invisibile di cui parla Adamo Smith (https://it.wikipedia.org/wiki/Mano_invisibile) è a mio avviso la capacità di autoregolazione e di apprendere dai propri errori propria delle economie di mercato, le quali non devono tuttavia essere senza regole ma operare in quadro di certezze legislative che evitino ad esempio il monopolio o la concorrenza sleale.

    • Francamente, dopo due anni e mezzo è poco credibile che il Santo Padre non sia informato.

    • Luigi Mariani

      Gianni, più di un anno orsono su iniziativa del professor Antonio Saltini inviammo una lettera al Pontefice che fu sottoscritta da parecchi cattedratici. In essa si cercava di offrire una visione realistica del settore agricolo e del suo rapporto con la tecnologia (genetica e agrotecniche). Non abbiamo mai ottenuto risposta. Alla luce di ciò sono anch’io scettico, come Fabrizio Giudici. Tuttavia penso che chiunque possa tentare qualcosa debba farlo e dunque ti esorto a proseguire nella tua azione. Luigi

    • Donato

      Caro Luigi, ti ringrazio di cuore per la tua analisi e per la sintesi encomiabile. Non ho letto l’enciclica (sono impegnato nella lettura di un altro mattone 🙂 ), ma la lettura del tuo commento è stata per me esaustiva.
      Ciao, Donato.

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