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Almeno d’estate, quando fa caldo, la redazione di Focus potrebbe risparmiarci il minestrone. E invece eccolo qui, sotto le mentite spoglie di un articolo che vorrebbe mettere in guardia dalle supposte bufale solari che girerebbero di questi tempi.

L’argomento è quello del recente dibattito che si è sviluppato intorno alle previsioni sull’attività solare nei prossimi cicli undecennali, faccenda che abbiamo ampiamente discusso anche qui su CM. Un’attività vistosamente diminuita nell’attuale ciclo solare e con previsioni di ulteriore discesa nel prossimo. Era glaciale alle porte? Niente affatto, si tratta solo di esagerazioni dei soliti fogli scandalistici che non si curano neanche di cercare le fonti di ciò che scrivono. Infatti, leggiamo da Focus, tutto sarebbe scaturito da un semplice articolo di giornale inglese non supportato da alcuna opinione espressa da fonti ufficiali come il Met Office.

Peccato che la fonte ufficiale ci sia, eccola su Nature Communications ed eccola in un comunicato stampa del Met Office. Nessuno di questi, naturalmente, parla di glaciazione, non sono mica scemi come quelli che parlano di arrosto climatico, ma il confronto con l’ultima fase di attività solare così bassa e relativo raffreddamento conosciuti lo fanno eccome.

Comunque, sposiamo certamente con entusiasmo la chiosa dell’articolo: Questa previsione comunque, seppur non così drastica era già stata fatta dalla Nasa e da altri enti scientifici alcuni anni or sono, allorché ci si accorse che l’attività solare stava rallentando. Ma come si sa, le previsioni a lungo termine di un fenomeno così complesso come il clima e l’interazione clima-Sole, difficilmente portano a conclusioni sicure. Il 2030 comunque, non è poi così lontano…

Segnatevelo, le previsioni dei sistemi complessi difficilmente portano a soluzioni sicure, tranne naturalmente quando c’è di mezzo il riscaldamento globale…

E andiamo su Le Scienze, dove troviamo il commento ad una letter uscita su Nature Climate Change: “Il circolo vizioso tra riscaldamento climatico e aerei” (titolo originale “Coupling between air travel and climate“). Molto semplicemente, le emissioni di CO2, comprese quelle emesse dagli aerei, alterano la circolazione atmosferica alle alte quote, dove questi viaggiano. Il cambiamento fa cambiare i tempi di percorrenza allungandoli più che accorciandoli, quindi gli aerei emettono altra CO2 che altera ulteriormente la situazione. Il tutto in un circolo vizioso che fa aumentare anche i costi di trasporto e che, se tanto mi da’ tanto, finirà con l’ultimo aeroplano che dopo essere decollato non riuscirà più ad atterrare perché le sue emissioni allungheranno il suo viaggio che aumenterà le sue emissioni che allungherà il suo viaggio etc etc…

Ma quante direttrici avranno esaminato per giungere a conclusioni tanto dirompenti? Una, quella tra Hononulu e la costa occidentale degli USA, verso gli aeroporti di Los Angeles, San Francisco e Seattle. Tutto il resto è in attesa di approfondimento. Per fortuna, leggiamo dalla letter, l’88% delle variazioni dei tempi di percorrenza (su quella rotta) si spiega con l’ENSO e con l’AO, rispettivamente El Niño Southern Oscillation e Arctic Oscillation, due indici che descrivono pattern atmosferici ben noti. Non tutto è AGW evidentemente.

E questo ci porta alla terza segnalazione di oggi. Da Science Daily: “Dendroecology suggests that not everything is caused by climate change”. Cosa? Ah, beh, ecco il titolo dell’articolo originale: “Is this the end? Dynamics of a relict stand from pervasively deforested ancient Iberian pine forests”. Si parla dello stato saluto delle foreste di Pino Sivestre e di Querce nell’area dei Pirenei. Sorpresa, i primi soffrono, ma la loro sofferenza è iniziata ben prima che si iniziasse a parlare di climate change, le seconde stanno benissimo. Vai a capire…

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Published inAttualità

16 Comments

  1. alessandrobarbolini

    Sul piano regionalistico viviamo in spaccati di peg e di warming..ma se vogliamo avventurarsi in ragionamenti globali..allora una parte di scienza che loda il gw è completamente fuori

  2. fabiov

    Grazie Colonnello! avevo letto per caso il “minestrone” su Focus e avrei tanto voluto commentare, per fortuna tra i Nostri “Big” c’è chi fa chiarezza su così tanta disinformazione!

  3. Fabio Vomiero

    “Segnatevelo, le previsioni dei sistemi complessi difficilmente portano a soluzioni sicure”. Questa è una delle frasi chiave che caratterizzano la scienza dei sistemi complessi, ha fatto bene Guidi a sottolinearlo. Detto questo però, e coscienti di questo limite, che peraltro differenzia in modo netto la scienza da molti altri approcci di pseudoconoscienza a cui siamo oggi abituati, dobbiamo pure in qualche modo procedere nella ricerca e nella formulazione di teorie. Ora, mi sembra che lo studio del rapporto causa-effetto dell’attività solare come driver del cambiamento climatico, sia ancora in fase molto ma molto embrionale e ancora molto poco supportato dai dati, come del resto l’ipotesi dei raggi cosmici, per cui credo, pur non negando affatto un loro possibile ruolo anche importante, sia ancora prematuro tentare di assegnare a questi possibili fattori il ruolo di “teoria scientifica”. In letteratura si possono rintracciare alcuni lavori che avrebbero identificato un certo contributo della forzante solare in alcuni schemi di circolazione regionale del Nord Atlantico o del Pacifico equatoriale, soprattutto come conseguenza dell’attività dei raggi ultravioletti sulla concentrazione di ozono in stratosfera. Certamente l’attività solare conta, tutto conta nell’economia di un sistema complesso, il problema sarà capire quanto… Intanto, lo spregiudicato Habibullo Abdussamatov, ha già fatto la sua bella figura, pronosticando, in base all’attività solare, l’inizio di una mini era glaciale a partire dal 2014. In realtà, è accaduto tutto il contrario, perchè invece stiamo assistendo ad una recrudescenza del riscaldamento globale, almeno così ci dicono i dati. Io scrissi un articolo per Meteolive proprio il 13 gennaio 2014, per invitare alla prudenza, finora c’ho azzeccato sicuramente. Saluto tutti cordialmente.

    • Fabio, io non starei a seguire annunci, nè di imminente era glaciale, nè di recrudescenza del global warming, sia a scala temporale annuale che un po’ più lunga.
      È però evidente che se c’è bisogno di El Nino per far tornare a salire le temperature la teoria AGW traballa non poco. Ma questo non lo sentiremo dire. Circa le temperature poi, vada come vada, purtroppo il sistema di collezione e trattamento dei dati non rispecchierà mai più la realtà, quindi non è lì che si leggerà un eventuale cambiamento riconducibile a un mutato forcing solare. Sarà nella circolazione atmosferica, ovvero nella distribuzione della massa. In altre parole, magari clima è tempo cambieranno pure, ma le medie superficiali globali non lo diranno.
      gg

    • Filippo Turturici

      Rimarranno i dati satellitari, almeno finché gli stessi rimangono ben separati dalle “correzioni” di NOAA e GISS. E forse rimarranno anche quelli HadCRU, che al momento non ne vogliono sapere di aggiornare il loro database delle anomalie oceaniche secondo quanto suggerito dalla NOAA (ah la perfida Albione, nelle stesse settimane taglia i sussidi alla “green economy” e rifiuta di cancellare lo hiatus delle anomalie globali). In ogni caso, correggetemi se sbaglio, io l’ho sempre vista così: noi viviamo al suolo, e quindi le serie NOAA, GISS o HadCRI sono rappresentative della nostra vita, in un mondo essenzialmente bidimensionale nello spazio; ma il GW non è solo la nostra vita personale, e soprattutto è tridimensionale. Se vogliamo davvero misurare il GW, i dati satellitari sono molto più utili e, paradossalmente, più precisi proprio perché sarebbero meno precisi al suolo (eliminerebbero gli effetti locali, errori ed omissioni inclusi, mentre allo stesso tempo analizzano tutta la colonna d’aria).

    • Per questo piacciono poco Filippo.
      Ad ogni modo, anche quello è un dataset problematico dal punto di vista tecnologico e non privo di correzioni.
      gg

    • Filippo Turturici

      Sicuramente, verrà riveduto e corretto, ma i dati satellitari andrebbero stravolti per eliminare la “pausa” (con loro era già evidente 10 anni fa). Ed anche le correzioni apportate al database NASA-GISS, per quanto io creda che né a te né a me piaccia per nulla il metodo usato, in realtà aggiungono molto poco: una lieve crescita, che sarebbe comunque difficilmente distinguibile da un trend nullo (specie se, come probabilissimo, dopo questo Nino avremo un biennio di forte Nina in risposta), ben al di sotto delle proiezioni modellistiche per le emissioni “business as usual” di CO2. Per altro, nota a margine, la revisione delle temperature oceaniche ha ripostato il rateo di riscaldamento del II quarto del XX secolo praticamente alla pari col rateo del IV quarto del XX secolo: guarda che balzo in alto nel 1934-1944…

    • Filippo Turturici

      EDIT: volevo dire “ripoRtato il rateo di riscaldamento”.

  4. Maurizio Rovati

    “Dendroecology suggests that not everything is caused by climate change”. Si parla dello stato saluto delle foreste di Pino Sivestre e di Querce nell’area dei Pirenei. Sorpresa, i primi soffrono, ma la loro sofferenza è iniziata ben prima che si iniziasse a parlare di climate change,. Vai a capire…

    La spiegazione è semplice. Il Pino Silvestre dei Pirenei è l’unico vegetale noto che secerne Tiotimolina risublimata base, unica molecola con proprietà endocroniche che le consentono, per esempio, di sciogliersi in H2O in proporzione 1mg per cm^3 di H2O in un tempo negativo pari a -1,2sec. In altri termini, la Tiotimolina si scioglie in H2O 1,2 secondi PRIMA di aggiungere l’acqua.
    Questo consente di spiegare il motivo per cui la pianta inizia a soffrire a causa del climate change ben prima che esso si manifesti e con un periodo di tempo negativo molto maggiore degli 1,2 secondi a causa degli effetti cumulativi mesomerici ed endocronici della sostanza che si moltiplicano nel tempo. E’ infatti noto che ogni Pino Silvestre ha il suo tempo di risposta modulato dal quantitativo di T presente nella linfa.
    Pare che le Querce dei Pirenei abbiano anch’esse a che fare con la T prodotta dal Pino Silvestre ma che la molecola venga elaborata nella forma Levogira che ha proprietà endocroniche opposte a quella Destrogira del Pino. E’ quindi evidente che le Querce inizieranno a soffrire a causa del climate change in un tempo successivo anche se non ancora previsto dai modelli.

    • Non ho capito se la tiotimolina del Pino silvestre è prematurata o no.

    • Maurizio Rovati

      🙂

    • Donato

      Maurizio, Maurizio, sei un birbantone! 🙂
      Quelli del cortile ci ascoltano e poi dicono che diffondiamo disinformazione.
      Comunque il grande Isaac sarà lieto della citazione e del modo in cui è stata adattata alla circostanza.
      Ciao, Donato.

    • Donato

      Accidenti, per le risate ho sbagliato il verbo: sarebbe e non sarà.
      Ciao, Donato.

    • Maurizio Rovati

      Caro Donato, volevo solo farmi espellere, dal blog in quanto Troll, dal Col. Guidi e invece mi sono solo beccato del “birbantone” da un “sottufficiale” anche se honoris causa 😉
      Non sono sicuro di Isaac Asimov… anche lui soffriva un po’ di catastrofismo, temeva la bomba demografica e scriveva di Fondazioni (segrete) psico-scientifiche che tenessero a bada l’impero galattico.
      Però è stato un immaginifico autore di fantascienza e le sue storie, Tiotimolina compresa, sembravano quasi sempre plausibili proprio grazie alla sua formazione scientifica.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Propriet%C3%A0_endocroniche_della_tiotimolina_risublimata

      Buona caldazza a tutti!

    • Donato

      Caro Maurizio, Asimov è uno dei miei autori preferiti. Quando vedo arrivare in primo superiore (o anche nelle classi successive) alunni che non sono assolutamente in grado di svolgere una moltiplicazione o una divisione per ignoranza quasi totale delle tabelline (giuro che non è un’esagerazione e che la lacuna riguarda percentuali a due cifre degli alunni) gli riassumo il racconto di Asimov “Nove volte sette”. Negli anni scorsi ho proibito tassativamente le calcolatrici, da quest’anno ho deciso che verrà letto il primo giorno di scuola. Integralmente.
      https://seieditrice.com/trame-e-temi/files/2011/07/TT_NBreve_Asimov.pdf
      .
      Asimov avrà pure avuto le sue fisime e fissazioni, ma le sue profonde conoscenze scientifiche e la sua intelligenza gli permisero di prevedere alcuni degli aspetti più inquietanti della nostra società. Stamattina ho letto un articolo pubblicato su “Le Scienze” di giugno che trattava di robotica industriale e di robot in grado di auto-apprendere e non ho potuto fare a meno di pensare al racconto “il Segregazionista” di Asimov.
      http://ctsbasilicata.it/files/aavv_-_il_terzo_libro_delle_metamorfosi.pdf
      Come vedi Asimov aveva la vista molto lunga. 🙂
      Ciao, Donato.

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