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Ghiaccio Artico, quando si scioglie troppo poco

Secondo le previsioni l’Oceano Artico dovrebbe essere già privo di ghiaccio, almeno d’estate, da circa un paio d’anni. Secondo le opinioni, questo dovrebbe aver già causato un inarrestabile catena di eventi climatici talmente estremi da sconvolgere il mondo così come lo conosciamo.

Capita invece che negli ultimi anni al Polo Nord e dintorni ci sia più ghiaccio di quanto previsto, magari sott’acqua, a far volume, piuttosto che a pelo d’acqua, a fare estensione.

Queste le conclusioni di uno studio appena pubblicato su Nature Geoscience il cui titolo, per non scontentare editori e lettori, è alquanto prudente considerato quello che c’è scritto dentro:

Increased Arctic sea ice volume after anomalously low melting in 2013

E già, dopo anni di record di scioglimento, un anno ‘buono’ è anomalo. Ce ne faremo una ragione.

Dunque, pare che l’estate artica piuttosto fredda del 2013 abbia fatto segnare un aumento del volume del ghiaccio artico del 41% rispetto ai dati degli anni immediatamente precedenti, quando invece, rispetto al 2010, è stata registrata una diminuzione di volume del 14% (qui il riassunto di Science Daily).

I dati sono quelli della missione Cryosat-2 dell’ESA, quindi si tratta di rilevamenti satellitari, il cui pregio immediato rispetto alle misurazioni in situ è quello di non subire i problemi relativi al drift, cioè allo spostamento dei sensori, e di avere una densità e un’accuratezza spaziale molto superiore e molto più omogenea. Il difetto per queste serie, è ovviamente quello di essere brevi, quindi di non essere rappresentative in termini climatici, la cui scala temporale deve stendersi per molto più tempo dei 4 anni di dati attualmente disponibili.

Ma colpisce una frase, l’ultima, dell’abstract della pubblicazione:

L’accentuato aumento del volume del ghiaccio artico dopo una sola estate fredda suggerisce che il ghiaccio artico possa essere più resiliente di quanto considerato in precedenza.

Il tutto avviene in un contesto di dinamiche molto variabili con aumento concentrato a nord-ovest della Groenlandia in estate che si oppone ad una sostanziale stabilità interannuale del volume misurato nei mesi primaverili.

Una inversione di trend comunque appena nata, che una volta di più dimostra quanto le dinamiche del ghiaccio marino in Artico siano dipendenti da quel che succede anno per anno, per forzanti sia oceaniche – correnti e temperature delle acque superficiali – sia atmosferiche – posizione dei centri barici e relativa ventilazione che addensa o disperde il ghiaccio.

Notizie interessanti e per nulla spaventevoli, che in quanto tali non troveremo facilmente sui media, dal momento che allontanano, se mai c’è stata, l’eventualità che sull’Oceano Artico si possano organizzare regate estive alla stregua di quanto avviene sui nostri mari.

Comunque, dato che nello studio si attribuisce questa inversione di tendenza ad una singola stagione anomalmente fredda, sono andato a dare un’occhiata alle pagine web di centri di ricerca che studiano le stesse cose.

Accade anche quindi che sul sito web del PIOMAS (Polar Science Center), si possa leggere che l’anomalia di temperature e conseguente accrescimento del volume, si sia protratta anche nel 2014 e non mostri segni di nuova inversione per il 2015, sebbene la stagione estiva attuale possa ancora riservare sorprese, specie con l’anomalia barica positiva che insiste da settimane in area polare.

Accade anche che sul sito web climate4you.com, un’autentica miniera di informazioni, si possano consultare i grafici relativi alle temperature artiche, grafici che vi ripropongo di seguito in ordine di estensione temporale dal più breve al più lungo.

70-90N MonthlyAnomaly Since2000 70-90N MonthlyAnomaly Since1957 70-90N MonthlyAnomaly Since1920

Nel primo, dal 2000 ai giorni nostri, si nota che la ‘pausa’ del riscaldamento globale – che ai poli dovrebbe essere amplificato rispetto alle latitudini più basse – è presente anche alle alte latitudini dell’emisfero nord. Zero per zero fa zero, niente riscaldamento alle medie e basse latitudini, niente amplificazione dello stesso ai poli.

Nel secondo, dal 1957 ai giorni nostri, si nota un trend positivo iniziato all’incirca alla fine degli anni ’90, piuttosto in ritardo rispetto al fiammeggiare del riscaldamento globale.

Nel terzo, dal 1920 ai giorni nostri, c’è la sorpresa. Pur nel contesto di dati che all’inizio della serie e fino al 1930 avevano una densità spaziale molto inferiore e quindi un maggiore margine di incertezza, si nota che negli anni ’30 l’Artico è stato caldo, molto caldo, come negli ultimi anni.

Per i tempi recenti lo sappiamo, è tutta colpa della CO2, ma per gli anni ’30, per i quali non si hanno notizie attendibili né sul volume né sull’estensione del ghiaccio, di chi era colpa?

Domanda scomoda, o, come qualcuno molto bravo a comunicare potrebbe dire, verità sconveniente, quindi da tacere. Ah, quella in testa al post è una previsione della NOAA del 2011, probabilmente da rivedere…

Buona giornata.

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Alessandro

    Una’altra clamorosa verità sconveniente da tacere è la fotografia del 1964 fatta da Nimbus 1: un enorme zona circolare artica sgombra da ghiaccio:

    http://i65.tinypic.com/spf507.jpg

  2. Alessandro

    Verità sconvenienti da tacere anche le inaffidabili ricostruzioni presatellitari consultabili negli archivi NCEP/WZ:

    http://www.meteociel.fr/modeles/archives/archives.php

    le termiche ricostruite sono sottostimate, basta leggere le rilevazioni al suolo delle stazioni storiche

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