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Cicloni Tropicali, i paradossi della scienza acquisita

In inglese si dice “settled science” quando si vuol far riferimento a qualcosa di ormai acquisito, cioè scientificamente chiaro e dimostrato nelle sue dinamiche. In ordine al clima lo sentiamo dire tutti i giorni, ogni volta che esce qualche novità. E’ un po’ come il fumatore che scherzando dichiara di smettere ogni volta che finisce di fumare: smetto sì, fino alla prossima. Comunque, acquisita o meno che sia la teoria dell’AGW, leggi global warming antropico, ci sarebbe comunque ancora più di qualche dettaglio da discutere.

Beh, con riferimento alla scienza tutt’altro che settled che studia il comportamento del sistema climatico nel suo complesso e ne prospetta un’evoluzione pericolosa, i dettagli, potrebbero essere rappresentati dal tempo atmosferico. Già, perché il clima è quello che ti aspetti, il tempo è quello che ti becchi. Sicché, se le proiezioni climatiche vedono un futuro – per molti anche un presente- di eventi estremi come i Cicloni Tropicali più frequenti e intensi, capita invece che i previsori della NOAA che monitorizzano l’Atlantico durante la stagione degli uragani, dato che di questi ultimi se ne sono visti punti, stiano ammazzando il tempo giocando a dadi. Gira che ti rigira, come già accaduto in maggio, i dadi hanno dato il loro responso nella forma di un aggiornamento al loro outlook: questa, per i Cicloni Tropicali sull’Atlantico e sul Pacifico orientale sarà una stagione sotto media. Molto sotto media. Per converso, nel Pacifico occidentale, non sanno più a chi dare i resti, con i Tifoni che si susseguono uno dopo l’altro.

A regolare la questione, soprattutto il segno dell’ENSO, cioè la presenza di un El Niño, che continua a mantenere precondizioni sfavorevoli per l’Atlantico e molto favorevoli per il Pacifico, seguendo lo schema di una nota teleconnessione tra i due bacini più grandi del Pianeta.

Fermo restando questo schema, entra nel discorso uno studio di recente pubblicazione che potrebbe essere il classico elefante nella cristalleria:

More tropical cyclones in a cooler climate?

Serve la traduzione? Avete letto bene, Cicloni Tropicali più frequenti in un clima più freddo. Si tratta di un esperimento modellistico di quelli che di norma prospettano sfracelli in ragione dell’aumento della temperatura media del pianeta, solo che stavolta il responso è di segno opposto. Del resto, come scrivono gli autori, non è che nessuno si sia mai degnato di spiegare perché le proiezioni climatiche producono un aumento degli eventi estremi, nel senso che vanno prima comprese le loro dinamiche di formazione e poi si deve capire se e come cambiano. Se qualche ipotesi su queste dinamiche viene fatta, ecco che il modello risponde per le rime. Clima più freddo, eventi estremi più frequenti.

Un bel cambiamento di paradigma. Ho paura che non sentiremo parlare molto di questo studio, anche perché, per dirla tutta, dove lo andiamo a prendere un clima più freddo?

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NB: Non che manchino gli argomenti comunque. Nel video qui sotto la NASA ha ricostruito con i dati provenienti dal satellite Terra la struttura precipitativa del super tifone Soudelor mentre si dirige su Taiwan (qui per le info), dove dovrebbe arrivare domani.

 

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