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Artico, la spirale di morte può attendere

Correva voce, anzi, risuonava a gran voce, che il ghiaccio marino artico, per molti il canarino nella miniera dei danni da clima che cambia e cambia male, fosse in una spirale di morte (qui e qui per esempio), con ciò intendendo che presto avremmo visto l’Oceano Artico interamente esposto al sole dei mesi estivi.

Sembra che la suddetta spirale, già desaparecida nelle ultime estati, debba attendere almeno un altro anno. Infatti, stando alle misurazioni dell’Ocean and Ice Services del Servizio Meteorologico danese (DMI), l’estensione del ghiaccio artico sembra aver raggiunto il minimo stagionale e aver ripreso a crescere, per di più con un paio di settimane di anticipo rispetto a quanto accade ogni anno. L’NSIDC americano, che plotta la media su cinque giorni, ancora non ha colto il cambiamento, ma annuncia che il minimo di quest’anno sarà forse il quarto nella classifica di quelli brutti.

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Certo, potrebbe anche arrivare un altro passetto verso il basso prima del definitivo giro di boa, ma pare che anche quest’anno gli orsi avranno ghiaccio su cui camminare e le foche ghiaccio sotto cui nascondersi, invece di affogare i primi ed essere divorate le seconde.

Aggiungerei anche che, la sempre suddetta spirale, se si guarda con attenzione il grafico dell’estensione nel lungo periodo (qui sotto da Cryosphere today), ha smesso di spiraleggiare da quasi dieci anni. Infatti il ghiaccio, comunque sempre ai minimi e largamente sotto la media degli anni in cui si è iniziato a misurarlo oggettivamente, pur oscillando parecchio è sostanzialmente stabile appunto da un decennio.

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Tale andamento, più che di presunte spirali è riprova di dinamiche evolutive che passano attraverso diverse situazioni di equilibrio, con dei cambiamenti importanti a separarle. Considerata l’importanza della circolazione atmosferica nell’accumulo o dispersione del ghiaccio nella stagione estiva, forse più che nei termometri la spiegazione di questo andamento a gradoni dovrebbe essere ricercata nelle modifiche alla posizione dei grandi centri di massa atmosferica. Ma quelli, a quanto pare, non interessano più di tanto.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Fabio Vomiero

    Pardon, il sito è quello di Cryosphere today

  2. Fabio Vomiero

    In effetti, dai dati disponibili relativi a estensione, spessore e volume della banchisa artica, sembra che il periodo peggiore possa essere collocato, ad oggi, nel decennio 1997-2007, dopodichè sembra essere intervenuta una certa stabilizzazione, che peraltro sarebbe confermata anche dai dati più recenti forniti da Cryosat a partire dal 2011. Naturalmente mi sto riferendo al trend e non alla variabilità interannuale che, invece, sembra essere addirittura aumentata in questo ultimo periodo, denotando forse, una certa diminuzione della resistenza generale del sistema alle mutate condizioni ambientali al contorno. Il caso del 2013, inoltre, ci ha forse indicato che il sistema sembra essere molto sensibile alle temperature medie estive. Le domande allora sono: per quel poco che si sà, come stanno effettivamente cambiando le temperature estive in artico? Hanno subito anch’esse un rallentamento negli ultimi 10-11 anni? La loro dinamica sta seguendo il trend delle temperature globali?

    Le circolazioni atmosferica e termoalina in sede artica hanno senz’altro una qualche influenza, mentre personalmente non riesco a cogliere nessuna correlazione evidente con il variare di alcuni indici climatici che si riferiscono alla zona quali AMO, AO o NAO, e mi sembra che sia poco credibile, in termini quantitativi, anche la tesi che indicherebbe una certa influenza dell’attività vulcanica sottomarina.

    Ora, a parte i periodici proclami dell’Artico senza ghiaccio estivo a partire da domani mattina, per i quali se ne dovrebbe percepire subito l’assoluta infondatezza scientifica, il problema tuttavia esiste e non è di poco conto; sappiamo che il sistema artico, a differenza di quello antartico è strutturalmente delicato e i feedback conosciuti, in primis la variazione dell’albedo sembrano essere per la maggior parte positivi, per cui le prospettive, ad oggi, non sono comunque buone per il prossimo futuro. Per farsi un’idea della situazione, io consiglio sempre di visitare il sito dell’NSIDC e confrontare visivamente le immagini satellitari della banchisa com’era nelle estati di trent’anni fa, con quelle recenti. Altro che passaggio a Nord-ovest e a Nord-est sgombri come negli ultimi anni. Vedere per credere.

    Saluto cordialmente.

  3. Luca G.

    Io aggiungerei comunque, che i ghiacci polari sono su una zona di confine tra tre sistemi: litosfera idrosfera e poi atmosfera. Con questo, desidero dare riguardo ad una corresponsabilità sulle cause e conseguenze anche da parte dei primi due sistemi invece che solo dell’ultimo. Anche su questo tema secondo il mio umile parere si dovrebbe orientare la ricerca.

  4. Donato

    Quest anno i ghiacci artici hanno vissuto una stagione un poco sotto tono: l’estensione e l’area sono stati sempre vicini, in eccesso o in difetto, alla parte inferiore della media trentennale e, nell’ultimo periodo, si sono pericolosamente avvicinati ai minimi storici: non per niente viaggiamo intorno al quarto peggior risultato dal 1979.
    Questo fatto appare ancora più evidente dopo due anni in cui sia l’estensione che il volume dei ghiacci marini artici apparivano in ripresa: il grafico PIOMAS ne è la prova. Probabilmente è aumentato, rispetto alle due precedenti stagioni, il numero di giorni in cui il ghiaccio si è sciolto.
    ( http://psc.apl.washington.edu/wordpress/wp-content/uploads/schweiger/ice_volume/BPIOMASIceVolumeAnomalyCurrentV2.1.png )
    .
    Solo a titolo di cronaca devo registrare che DMI ha registrato un ulteriore dentello al ribasso per cui, ad oggi, il minimo annuale non è stato ancora raggiunto. Le conclusioni del post di G. Guidi restano, però, del tutto valide a meno che non si verifichino ulteriori ed assolutamente imprevedibili eventi di entità epocale che disperdano il ghiaccio artico.
    Noto, infine, che mentre per DMI siamo lontani dall’estensione del 2011, ciò non succede per i grafici su Cryosphere today in cui l’area è uguale a quella del 2011. Anche se area ed estensione sono due grandezze differenti, la cosa suscita meraviglia, almeno per me. 🙂
    Ciao, Donato.

    • dnt

      Guido, anche di livello del mare ed hot spot mareografi a nord di Capo Hatteras. Grazie, molto, molto interessante. Ci tornerò a breve. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Martedì Luigi pubblicherà un post proprio sull’AMO. Non perderlo.
      gg

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