Salta al contenuto

Prime riflessioni sulla prossima stagione invernale

Dalla seconda parte dell’estate fino a novembre si registrano i dati necessari per studiare il comportamento del nascente vortice polare prima e della dinamica del suo sviluppo poi. Il fine è quello di stilare un possibile scenario caratterizzante la stagione invernale. Quanto segue riassume una prima analisi della situazione rispetto al neonato vortice polare che risente dei vari forcing, purtroppo solo in parte evidenziati dai vari indici oceano-atmosferici. Pur ovviamente con tutti i distinguo e cautele del caso, in base ai dati già in possesso è possibile iniziare a tracciare il probabile identikit del neo vortice polare a partire dalla sua struttura e posizione prevalente, che poi si presume finirà per condizionare l’assetto medio-climatico del prossimo inverno.

Il vortice polare è una struttura molto sensibile alle variazioni di energia disponibile che modifica sia il numero e la lunghezza delle onde che la sua complessiva espansione o contrazione latitudinale. E’ quindi di fondamentale importanza cominciare la nostra riflessione con l’esame dello stato dell’attività solare. Prima però, una breve digressione.

Innanzitutto è bene sottolineare il recente aggiornamento del data base inerente il numero di macchie solari appartenente al SIDC WDC-SILSO che ha di fatto scombussolato la dinamica e la tecnica di interpretazione dei dati. La causa è nel diverso aggiustamento (ufficialmente ricalcolo) del numero di macchie lungo l’intero data base del quale il prof. Franco Zavatti ha qualche tempo fa ampiamente discusso qui su Climate Monitor. In questo lavoro sono stati evidenziati egregiamente i vari dubbi e punti di incertezza (ai quali mi associo) sulla metodica usata per la “correzione” dei dati. Il nuovo archivio in realtà obbliga a modificare tutta la statistica e gestione della serie. Visto il problema non proprio irrilevante è stata presa la decisione di percorrere la strada inversa compiuta dal SIDC WDC-SILSO cercando di riportare i nuovi dati della versione 2 il più possibile conformi alla versione 1 costruendo allo scopo un ulteriore nuovo dataset. Non descrivo qui la metodica usata ma ritengo importante evidenziare come la variazione fatta dal SIDC WDC-SILSO non sia stata uniforme lungo l’intero campionario di dati evidenziando un diverso trattamento degli stessi sia suddividendo il dataset in tronconi, amplificando alcuni massimi solari, che incrementando generosamente il numero di macchie nei periodi di massima attività. In figura 1 è rappresentata l’attività solare inerente il numero di macchie nelle versioni 1 e 2 del SIDC WDC-SILSO e nella tabella 1a il raffronto tra il tentativo di downgrade del nuovo dataset il più vicino possibile alla versione 1, ottenuto mediante opportuno calcolo. Si nota l’ottimo allineamento dei due archivi di dati.

Figura1 Figura1a

Ora dobbiamo stabilire quale sia l’attuale livello dell’attività solare in riferimento al numero medio di macchie al di sopra del quale possiamo definire un’attività alta o al di sotto un’attività bassa. Il grafico in figura 2 spiega quanto descritto. Possiamo notare che l’attività solare è recentemente entrata in un periodo di relativa bassa attività e vista la sua collocazione in una più ampia fase discendente del ciclo è piuttosto plausibile ritenere che durerà, accentuandosi, per diversi anni a venire.

Figura2

Vi sono studi che offrono delle sintetiche correlazioni tra le vicende del Vortice Polare e l’intensità dell’attività solare in abbinamento al segno della QBO. Non sto qui ad elencare la varia casistica ma la fotografia dello schema in atto con QBO positiva e bassa attività solare statisticamente faciliterebbe un rinforzo della circolazione zonale alle alte latitudini con basso disturbo riconducibile all’attività d’onda subtropicale verso l’area polare; in parole povere un vortice polare forte e piuttosto chiuso. Se tutto potesse essere spiegato con questo semplice schema probabilmente le previsioni stagionali avrebbero meno margini di incertezza rispetto alle previsioni meteorologiche a media scadenza, la verità è ovviamente tutt’altra cosa. Infatti l’interpretazione tecnica dei dati, alle volte anche contrastanti tra loro, rappresenta la variabile più complessa e spesso decisiva.

Il verso di flusso dei vettori del vento a quote stratosferiche più basse, sempre riferiti alla fascia equatoriale, porta ad interpretazioni più contrastanti rispetto a quella sopra enunciata e più favorevole ad una evoluzione della stagione invernale a due volti.  L’indice oceanico del Pacifico equatoriale ENSO indica un El Niño piuttosto intenso, ma questo non è sufficiente per giungere ad azzardate e frettolose conclusioni. In realtà ciò che conta è la posizione delle masse calde oceaniche lungo la fascia equatoriale. Sul tema El Nino ho letto in rete più di qualche commento, anche autorevole, che tende ad armonizzare l’evento attuale con quello del 1997, personalmente non posso che esprimere il mio personale disaccordo. Le attuali anomalie sono maggiori in zona 3 rispetto a quanto avvenuto nella zona 1+2 nel 1997 ed inoltre i massimi assoluti di temperatura si registrano sul Pacifico equatoriale tra i 150°W e i 140°E con un punto di massima convezione attorno ai 180°.

Considerato l’indice ENSO fissiamo ora la nostra attenzione all’indice PDO che come l’ENSO è l’espressione della modifica della circolazione atmosferica con un certo ritardo temporale. L’indice è ancora in territorio positivo ma è nel suo trend di decrescita. In realtà la circolazione atmosferica media da febbraio scorso non rispecchia più la classifica configurazione da innescare o alimentare una circolazione oceanica PDO+ ma va prevalentemente instaurando una circolazione che porta ad una condizione opposta. In rete si trovano a mio parere delle linee di pensiero con gravi inesattezze circa le anomalie oceaniche e le conseguenze sulla circolazione atmosferica. Queste linee di pensiero teorizzano che anomalie negative o positive di porzioni di masse oceaniche favoriscono sopra di esse la formazione di cavi o promontori d’onda atmosferici. In verità le anomalie oceaniche sono frutto di precedenti e prolungate anomalie atmosferiche che attraverso la modifica del wind stress alterano i fenomeni di upwelling e downwelling. La circolazione oceanica, oltre ad essere termoalina, è influenzata dalla sovrastante circolazione atmosferica che ne altera la circolazione in senso verticale soprattutto in prossimità delle linee di costa, non viceversa.

Infatti guardando alla distribuzione della circolazione atmosferica, quindi della massa, questa presenta dei sensibili cambiamenti rispetto a qualche mese fa. Il posizionamento dei centri di moto principali nel Pacifico settentrionale sta strutturandosi verso un circolazione con wind stress tale da imporre nei prossimi mesi il ritorno ad una circolazione marina a PDO negativa (vedi figure 3 e 4).

Figura3 Figura4

Ora controlliamo la posizione del centro di massa, l’eccentricità e l’oscillazione dell’asse del vortice polare nella media stratosfera. Dalla figura 5 è possibile evidenziare come il centro di massa del VPS sia posizionato quasi sul polo geografico leggermente decentrato verso l’emisfero est. Presenta una discreta eccentricità media pari a 0,58. L’oscillazione massima registrata è di circa ±30° rispetto la posizione media dell’asse lungo l’intero periodo di riferimento (1 ottobre – 09 novembre).

 

Figura5_new

La posizione geografica assunta dal centro di massa associata all’ampia oscillazione dell’asse ci suggerisce che le onde planetarie 1 e 2 non sono molto invadenti in direzione del polo tanto da “bloccare”, come ganasce di una morsa, il vortice stesso. Nonostante quanto appena descritto, il buon valore dell’eccentricità ci informa che comunque le onde planetarie presentano una discreta attività schiacciando moderatamente il vortice che si presenta con una chiara forma ellittica. Tale configurazione espone comunque la struttura a disturbi anche importanti a carico delle onde planetarie. Per definire la capacità di intrusione delle onde planetarie troposferiche principali lungo la via delle storm track (azioni di blocco persistenti) e con asse dei promontori diretti verso il polo con capacità di infilarsi sotto la sempre più rapida circolazione stratosferica, dobbiamo fotografare l’asse prevalente del vortice alla quota isobarica di 250hPa, nel periodo che va dal primo ottobre fino alla prima decade di novembre.

La figura 6 meglio sintetizza quanto sopra indicato suggerendo che la posizione dell’asse è favorevole ad azioni di disturbo con una buona attività e azione intrusiva della seconda onda in zona polare, ma con un’azione della prima onda meno marcata e meno efficiente dovuta alla sua posizione più defilata verso il continente nord americano. Infatti la complessiva struttura assunta nel periodo esaminato non presenta evidenti disturbi collegati a tentativi di primordiale bilobazione.

Figura6

Una struttura che comunque rimane favorevole ad innescare successive azioni destabilizzanti con azioni di blocco facenti capo alla seconda onda, da cui possono scaturire configurazioni favorevoli alla genesi di forti riscaldamenti stratosferici con incipit in zona asiatica.

Infine passiamo all’analisi dell’indice IZE (Indice di Zonalità Emisferico) ottenuto mediante calcolo dei dati di analisi giornalieri del mese di ottobre. Questo indice dovrebbe sintetizzare tutto quanto sopra descritto esprimendo la previsione sia dell’attività d’onda che dell’indice AO. Premetto brevemente che a seguito dei problemi riscontrati nella scorsa stagione dalla versione 1 di calcolo, è stata elaborata la successiva versione 2 che è stata sperimentata già nel corso della scorsa stagione invernale fornendo risultati molto più aderenti a quanto osservato.

Proprio perché la fase sperimentale non può ritenersi conclusa non pubblicherò qui il grafico della previsione dell’andamento dell’indice AO, giacchè è stato oggetto dei più vistosi cambiamenti rispetto all’elaborazione della versione 1, limitandomi a fornire il solo grafico dell’attività d’onda che invece è rimasta analoga alla versione 1 proprio perché non ha subito variazioni di calcolo in quanto aveva già consolidato buoni risultati. Altresì fornirò ai gentili lettori il solo dato numerico atteso dell’indice AO sia complessivamente nel trimestre che per singolo mese da dicembre a febbraio.

Il grafico in figura 7 mostra l’attività d’onda prevista dalla fine del corrente mese di novembre fino alla fine di febbraio 2016. Si nota come l’attività d’onda fino a circa la fine della prima decade di gennaio 2016 sia scarsamente presente in zona polare. Esaminando, però, i dati scorporati per basse e alte latitudini si evince che il segnale zonale non appare confinato alle alte latitudini ma più variabile in latitudine aprendo la strada, per la zona del Mediterraneo centrale, ad una maggiore variabilità rispetto all’attuale mese di novembre con fasi di stabilità alternati a passaggi di sistemi frontali.

Figura7

Il mese di novembre in corso è considerato propedeutico per quanto l’indice IZE pronostica per l’evoluzione del trimestre invernale. L’attuale approfondimento del vortice polare (sia troposferico che stratosferico) con bassi valori di ep-flux autunnali potrebbero indicare un precodizionamento con un’evoluzione successiva verso un ESE (Extreme Stratospheric Event) di tipo warm. Una conferma a quanto qui indicato potrebbe scaturire dal raggiungimento del valore massimo positivo del NAM alla quota isobarica di 10hPa tra la fine di novembre o al massimo i primi di dicembre sfiorando ma senza però raggiungere e superare il valore di soglia di +1,5. La previsione dell’IZE di un’importante attività d’onda verso le festività natalizie, inserita subito dopo un’intensa attività zonale prevista alle alte latitudini, evidenzia l’instaurarsi di un probabile impulso forzante troposferico collocabile tra la fine della seconda decade e la prima metà della terza decade di dicembre in grado di sviluppare un importante flusso di calore meridionale sotto la bassa circolazione zonale stratosferica e propagarsi così verso gli strati stratosferici superiori generando un TST (Tropospheric-Stratospheric-Tropospheric) event capace di apportare una seria crisi del vortice polare stratosferico forzando lo sviluppo di un Sudden Stratospheric Warming.

Tale evento, collocabile nel corso della prima decade di gennaio 2016, potrà avere conseguenze sulla circolazione troposferica emisferica a seguito di un probabile superamento del valore massimo negativo di soglia dell’indice NAM alla quota isobarica di 10hPa. Infatti la circolazione troposferica successiva, evidenziata dall’attività d’onda dell’IZE, mostra a partire dalla fine della prima decade di gennaio una prevalente configurazione sinottica con alto valore di geopotenziale in zona polare.

La previsione dell’indice AO scaturita dal calcolo derivante dall’IZE, non è da considerarsi definitiva in quanto i calcoli sono frutto della sola elaborazione dei dati di analisi del mese di ottobre. Un primo affinamento avverrà nel corso della prima metà di dicembre quando la previsione dell’indice AO verrà calibrata secondo i dati reali provenienti dall’osservazione dell’indice AO stesso, determinando la qualità della previsione originale. Comunque come promesso indico qui di seguito i  dati numerici della previsione dell’indice AO su base IZE:

Valore medio indice AO trimestrale compreso tra -0,2 e -0,6
Valore medio indice AO nel mese di dicembre compreso tra +0,6 e +0,9
Valore medio indice AO nel mese di gennaio compreso tra -0,5 e -1,1
Valore medio indice AO nel mese di febbraio compreso tra -0,7 e -1,6

Da quanto scritto si evidenzia una stagione invernale dai due volti con una zonalità già in atto che dovrebbe mediamente insistere e caratterizzare le condizioni meteorologiche fino alla metà di dicembre. Nel particolare è atteso un calo dell’AO nella parte finale di novembre che potrebbe coincidere un episodico affondo del vortice nordatlantico verso il Mediterraneo. In seguito è atteso un nuovo rinforzo della circolazione zonale alle alte latitudini e quindi una risalita dell’indice AO per la prima decade di dicembre. Nella seconda decade è atteso un rallentamento del flusso zonale con un calo dell’AO verso valori attorno alla neutralità. Come precedentemente scritto la fase successiva potrà risultare determinante per le sorti del restante periodo invernale con un cambio, anche radicale, che si dovrebbe manifestare nei successivi mesi di gennaio e febbraio.

Queste previsioni sono frutto di studi sperimentali e quindi sensibili ad errori anche rilevanti, è bene ricordarlo per non incorrere ad inutili delusioni o eccessivi entusiasmi.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàMeteorologiaOutlook

19 Comments

  1. Marco

    Scusami Carlo se insisto, le carte a 10hpa, guardando suprattutto le più affidabili della Reading, ci mostrano una tendenza (180/192h) verso un minimo di Gpt di 2800 dam come anche in bassa strato, 100hpa, sotto i 1500 dam e con relative elevate velocità zonali….ora con tale tendenza avremo un forte stratcooling che farà schizzare l’indice Nam, molto aldisopra della soglia positiva di pre-condizionamento e con tali prospettive toglierei già da ora il “pre” e quindi l’orologio della “statistica” di condizionamento AO++ per 40/60gg, ci porta quasi direttamente a febbraio per un EVENTUALE risvolto della medaglia e quindi per un possibile SSW!!….stile febbraio 2012, come tempistica, poi come risultato me lo augurerei, ma una Qbo positiva, Enso strong e Low solar flux L, remano troppo contro, per eventuali forti e continue retrogressioni continentali….questo è il mio pensiero…..ma sarei molto felice di essere smentito. Con l’occasione ti rinnovo i miei più cordiali saluti. Marco

    • Marco

      Aggiungo, che se si guarda il grafico NAM di Martinau, segue il link (con delle mie indicazione, esplicative del presumibile superamento soglia)
      http://i.imgur.com/QDlcAMO.png
      allora, se l’orologio statistico si fosse già avviato negli ultimi giorni di novembre, allora rientriamo, con il minimo temporale di condizionamento, entro il 10/15 di gennaio, per vedere un AO negativa convinta, come dal tuo IZE. Ciao Carlo

    • Gli argomenti che hai posto sono importanti, per questo ho deciso di risponderti attraverso un breve articolo che preparerò ad hoc affinché alcuni temi possano essere aperti ad un più ampio pubblico. Dammi solo qualche giorno per scriverlo. Citando i tuoi commenti affronteremo alcune tematiche che sono poi alla base di quanto ho scritto nell’outlook .
      Ovviamente ricordo, prima a me stesso, che non possiedo verità in tasca.
      CarloCT

    • Marco

      Infatti sono molto curioso di vedere soprattutto l’aggiornamento del tuo indice IZE con i dati definitivi di Novembre, buon lavoro Carlo.

  2. Marco

    Innanzitutto, ti ringrazio molto per la risposta, a questo punto però mi sorge un dubbio sul fatto che essendo in prossimità in questi giorni di uno sforamento della soglia positiva della Nam, nel vedere quell’attività d’onda in dicembre, mi fa pensare che la regola statistica di Polvani di condizionamento discendente (40/60gg) strato verso tropo, possa anche saltare. Oppure, quelle pulsazioni di attività dicembrine sono frutto di temporanei decoupling tra i due piani atmosferici, in fondo temporanee fasi di AO neutra o leggermente negativa, in un contesto generale di condizionamento di tipo cold, ci possono anche stare, in attesa poi della fine del periodo minimo (40gg) , per poi subire un brusco rovescio della medaglia?! Alla fine ci siamo anche con i tempi, guardando poi l’IZE di gennaio, focalizzando in particolare il periodo di ripresa sensibile dell’attività dell’onda .

    • Dunque Marco, la questione sulle varie soglie NAM non è così semplice. In natura non esistono situazioni bianche o nere ma una vasta gamma di sfumature che possono anche portare agli estremi bianco o nero. A mio avviso, come ho scritto nell’articolo, il valore di soglia sarà sfiorato o anche se vuoi toccato ma non oltrepassato e mantenuto tale per più di qualche giorno rientrando nella casistica di un ESE cold. Questo per dirti che il raggiungimento del valore di soglia non corrisponde da quel momento all’accensione di un interruttore ma è il frutto palese di una dinamica strutturale del sistema iniziato precedentemente e che si conclude con il raggiungimento di specifici valori del NAM (positivi o negativi) cui facciamo riferimento. Quindi bisogna sempre contestualizzare rispetto alle forzanti in gioco valutando l’insieme oceano-atmosfera nel suo complesso (nell’arco di mesi).
      Fissiamo la nostra attenzione sui due piani isobarici, a mio avviso molto importanti, di 10hPa e 200hPa (superficie isoentropica di 350K). Il primo si riferisce alla media stratosfera ove si producono gli effetti più rilevanti per potenziali condizionamenti troposferici e il secondo perché ha la proprietà di mettere in comunicazione troposfera e stratosfera giacchè si trova in troposfera nei tropici e in stratosfera già alle medie latitudini. La quota isobarica di 10hPa mostra la presenza della wave1 in formazione e collocazione in zona pacifica sopra le Aleutine e nei prossimi giorni andrà intensificandosi e assumendo via via le caratteristiche di ampiezza e stazionarietà da apportare i primi disturbi al vortice polare con sviluppo dei primi riscaldamenti, sia pure equatoward (vedi mappe ECMWF odierne da +168 a +240hr), in zona asiatica e rilevabili dal tracciante vorticità potenziale alla superficie isoentropica di 1000K (circa 15hPa). I primi disturbi obbligheranno il VPS ad assumere una forma ellittica attivando delle rotazioni e migrazioni del centro di massa tra l’emisfero est verso l’emisfero ovest e viceversa obbligando la struttura ad una più ampia oscillazione ed estensione meridiana con un asse di saccatura verso il continente asiatico la cui mossa attiverà i riscaldamenti di cui accennavo poco sopra. Non essendo questo il momento per descrivere in maniera più analitica i processi che si innescano, mi limito ad evidenziare che in tal modo salgono progressivamente le “quotazioni” per un percorso che porterà all’avvio di un forte riscaldamento stratosferico con incipit proprio sul settore asiatico più o meno nei tempi indicati nell’articolo. Anzi in considerazione di quanto sopra descritto, circa la prima onda e le rotazioni e migrazioni del vortice, non escludo che la dinamica di avvio dell’SSW possa essere preceduta (una decina di giorni prima) da un’anomalia positiva del geopotenziale, sempre alla quota isobarica di 10hPa, sul comparto canadese ivi accompagnato da un riscaldamento (che comunque non si tratta di una “condicio sine qua non”). Tale convinzione è suffragata dall’asse assunto a partire dallo scorso mese di agosto del neo vortice polare troposferico (vedi appunto la quota isobarica di 200hPa) posizionato grosso modo tra l’ovest Atlantico settentrionale e il Pacifico occidentale con la seconda onda a svilupparsi con asse diretto da sudovest verso nordest raggiungendo e anche oltrepassando la penisola scandinava. Questa potrà provocare l’impulso troposferico atteso e descritto nell’articolo ed in grado, attraverso una specifica dinamica, di dare avvio all’ipotizzato sviluppo del sudden stratospheric warming. Quindi nessuna regola smentita ma piuttosto una applicazione di quegli studi, certamente non in forma plastica. In tal senso una piccola annotazione personale: uno degli errori che più spesso si commette (sia nella modellazione dei fenomeni meteorologici che ancor di più nella modellazione climatica) è quello di ricorrere ad una eccessiva semplificazione del sistema e dei fenomeni associati cercando di costringere le risposte del sistema a macro classificazioni che in realtà non esistono perché calate in un sistema instabile ove piccole perturbazioni danno seguito ad ampie variazioni (vedi la Funzione di Lyapunov) raggruppando sbrigativamente il tutto nei due casi, bianco o nero, cui facevo riferimento all’inizio di questo commento. Ovviamente la mia lettura ed interpretazione della situazione non è la verità assoluta, quindi è suscettibile ad errori e potrà essere smentita dai futuri fatti.
      CarloCT

    • ARGESIO

      E’ doveroso complimentarsi con il dottor Colarieti T. Carlo. E’ istruttivo e nello stesso tempo un piacere leggerlo.

    • Nelle code del modello GFS (vedi le varie quote isobariche fino ai 10hPa) iniziano a vedersi dei movimenti di incipit all’evoluzione prevista nell’outlook . Vedremo se nei prossimi giorni troveranno via via maggiori conferme o smentite. Altra variabile che introduce ulteriori conferme è la MJO la cui previsione nel corso del mese di dicembre la vedrebbe abbandonare la posizione 2 e 3 con possibile tendenza a lambire le zone 4 e 5 con magnitudo debole. In verità pochi giorni prima dello SSW mi aspetterei una sensibile impennata della magnitudo in zona 5, o al limite con la 4, per poi migrare nelle successive settimane (fino a febbraio) verso le zone 6, 7 e 8. Comunque stiamo entrando nel vivo della questione, le dinamiche dei prossimi 15-20 giorni saranno determinanti per l’evoluzione della stagione invernale.
      CarloCT

  3. Lucio Camporesi

    Buon pomeriggio e ben ritrovati.
    E’ sempre istruttiv ed interessante leggere le analisi del dottor.Tosti che ha la capacità
    di rendere comprensibile materia tutt’altro che facile.
    Volevo chiedere questo: è possibile fare una comparazione dell’indice IZE con l’indice SAI del dottor. Cohen?
    Mi rendo conto che sono parametri diversi ma non potrebbero fornire dati complementari?
    Come viene previsto l’ indice,non ricordo ora il nome….,che indica l’ozono a livello del vps?Questi dati potrebbero fornire indicazioni utili?
    Grazie dell’ attenzione
    a presto
    L.C.

    • Non credo che il SAI produca previsioni mensili dell’indice AO comunque se hai il dato previsto dell’AO invernale sarebbe interessante sovrapporlo a quanto numericamente ricavato su base IZE (ricordo che l’IZE calcola l’AO solo per il trimestre dic-gen-feb).
      CarloCT

    • Marco

      http://i.imgur.com/EBycBwH.jpg

      Premetto che la seguo da anni dott.Colarieti Tosti, sono un semplice appassionato di meteo e mi sono permesso di indicare, applicando al suo grafico IZE, quello che, secondo un mio modesto parere, potrebbero essere le 4 possibili fasi con AO negativa e quindi i probabili periodi potenzialmente più fruttuosi in termini d’incursioni fredde alle nostre basse latitudine del Mediterraneo. Con la gradazione del colore rosso ho voluto indicare la diversa intensità termica, con la mia personale conclusione, che la prima incursione, a dicembre, potrebbe essere un articata (artico marittimo) meno cruda delle possibili altre 3, dove si potrebbero avere correnti con maggior componente continentale, che ne pensa?

    • Ciao Marco, dammi pure del “tu”. La tua interpretazione del grafico è quella corretta più difficile è tradurla in una precisa sinottica. Comunque le zone con attività d’onda da te cerchiate corrispondono ai periodi con AO negativa (o maggiormente negativa). L’aspetto interessante è la modifica della circolazione prevista dal modello alla base dell’IZE nella prima decade di gennaio 2016. Dando sempre credito all’output su base IZE gli effetti della prevalente circolazione ad AO negativa dovrebbe interessare anche la prima parte di marzo. Poi nella seconda parte di quel mese probabile nuovo cambio perché dovrebbero farsi sentire gli effetti del raffreddamento stratosferico, in propagazione verso la troposfera, che presumibilmente, secondo la fisica alla base degli stratwarming, dovrebbe giungere alla quota isobarica di 10hPa nella prima decade di febbraio e causato proprio dal blocco dei flussi di calore dovuti al cambio di circolazione alle alte latitudini, tipica di AO negativa e NAM10hPa oltre la soglia dei -3 attesa in gennaio.
      CarloCT

  4. Andrea Bascarin

    Davvero una gran bella esposizione, dopotutto il vostro portale si è sempre distinto per chiarezza, precisione e articoli mai portati al solo fatto di farsi cliccare dalla massa: Nel complesso pensate che l’inverno 2015/16 possa avere quindi 2 facce, e le potenziali chances di episodi invernali in gennaio e febbraio……..

    • Esatto. Quanto preso in considerazione e illustrato nell’articolo porta proprio a questa conclusione.
      CarloCT

Rispondi a Lucio Camporesi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »