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I conti prima del conto parigino

In attesa di conoscere i dettagli del trattato (se così si può definire) di Parigi, con il documento ancora in discussione nell’assemblea plenaria dalla quale comunque non è previsto un voto, potremmo trascorrere un po’ di tempo a leggere il documento con cui l’ISPRA comunica alla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici UNFCCC, l’inventario delle emissioni Italiane. Qui sotto la comunicazione che accompagna il documento. Il neretto è mio, ma credo che dovrebbe far riflettere:

Nel documento si descrive la comunicazione ufficiale italiana dell’inventario delle emissioni dei gas serra in accordo a quanto previsto nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), del protocollo di Kyoto e del Meccanismo di Monitoraggio dei Gas Serra dell’Unione Europea.

Ogni Paese che partecipa alla Convenzione, infatti, oltre a fornire annualmente l’inventario nazionale delle emissioni dei gas serra secondo i formati richiesti, deve documentare in un report, il National Inventory Report, le metodologie di stima, le fonti dei dati di base e dei fattori di emissione utilizzati, e illustrare il sistema di Quality Assurance/Quality Control cui è soggetto l’inventario.

Da un’analisi di sintesi della serie storica dei dati di emissione dal 1990 al 2013, si evidenzia che, nel 2013, le emissioni nazionali totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, al netto delle emissioni ed assorbimenti di gas serra dall’uso del suolo, dai cambiamenti dell’uso del suolo e dalle foreste, sono diminuite del 6,7% rispetto all’anno precedente e del 16,1% rispetto all’anno base (corrispondente al 1990).

Questa riduzione, riscontrata in particolare dal 2008, è conseguenza sia della riduzione dei consumi energetici e delle produzioni industriali a causa della crisi economica e della delocalizzazione di alcuni settori produttivi, sia della crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e di un incremento dell’efficienza energetica.

Il documento è visualizzabile integralmente a questo indirizzo.

Qui di seguito, le figure 2.1, 2.3 e 2.4, ovvero l’istantanea della crisi economica e della decrescita (sul cui carattere di felicità e gradevolezza invito tutti ad esprimere la propria opinione), con un pizzico, ma davvero un pizzico di aumento dell’efficienza energetica.

Figura2.1 Figura2.3 Figura2.4

Secondo quanto già approvato in ambito UE e quanto in corso di approvazione a Parigi, le nostre emissioni dovranno necessariamente continuare a scendere. Sarà, ma mi era sembrato di capire che si puntasse ad uscire dalla crisi…

Enjoy

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Published inAmbienteAttualitàCOP21 - Parigi

2 Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    E’ evidente che i dati dimostrano rilevanti riduzioni delle emissioni, sia a causa della recessione, ma anche dell’aumento del contributo delle Rinnovabili, nonché dell’efficienza degli impianti convenzionali.
    Nonostante questo, nettamente in controtendenza rispetto agli altri grandi Paesi con cui dobbiamo competere e confrontarci, c’è chi a casa nostra continua a blaterare di ulteriori riduzioni e chi dall’altra parte vaneggia di uscita dalla crisi.

    Ma adeguare la nostra situazione a quella dei maggiori Paesi Ue:

    – Germania, U.K., Spagna, per quanto riguarda la produzione elettrica;
    – Francia, per gli altri settori produttivi convenzionali;

    non sarebbe quantomai opportuno?

    Altrimenti, come si fa ad uscire dalla recessione ed invertire il tasso di disoccupazione, per riprendere a produrre benessere?

  2. Franco Maria

    Interessante!

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