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Che sollievo, nel 2100 pioverà di più ma un po’ meno…

Temo che questo titolo debba essere spiegato. Le alterazioni del ciclo dell’acqua, sono un portato del riscaldamento globale, ovvero di come questo è proiettato verso il futuro dai modelli di simulazione climatica. In particolare, queste simulazioni, pur con importanti differenze tra loro, ‘prevedono’ che per fine secolo ci dovrebbe essere un incremento delle precipitazioni dell’ordine dell’1-3% per ogni °C di aumento della temperatura media superficiale globale. Più pioggia, ovviamente, in ragione di una maggiore quantità di vapore disponibile in atmosfera derivante da una più efficiente evaporazione.

Caveat: dato che circa 0,8°C di temperatura il pianeta li ha già guadagnati, ragione vorrebbe fosse già evidente un aumento del vapore acqueo in atmosfera. Così non è, come dimostrano le serie pubblicate su quell’inesauribile fonte di informazioni che il sito web www.climate4you.com:

NOAA ESRL AtmospericRelativeHumidity GlobalMonthlyTempSince1948 With37monthRunningAverage
NOAA ESRL AtmospericSpecificHumidity GlobalMonthlyTempSince1948 With37monthRunningAverage
Che spiega così: La maggior parte dei modelli climatici assume che siccome un aumento della CO2 atmosferica induce un lieve aumento delle temperature atmosferiche, l’evaporazione totale dalla superficie del pianeta debba aumentare, e quindi dovrebbe aumentare l’umidità specifica della parte più bassa dell’atmosfera (la troposfera). Dato che il vapore acqueo è il gas serra più importante, ne deriverebbe un ulteriore riscaldamento, risultante in un aumento delle temperature ben più significativo di quello indotto dalla sola CO2. I modelli climatici quindi, generalmente, assumono che l’umidità relativa troposferica debba rimanere più o meno stabile, mentre l’aumento della temperatura dell’aria è compensato dall’aumento dell’umidità specifica. I grafici qui sopra indicano che niente di tutto ciò è accaduto sin dal 1948. Soltanto vicino alla superficie del pianeta, l’umidità relativa è rimasta per lo più costante (sebbene con variazioni), ma nella restante parte della troposfera sotto la tropopausa, l’umidità relativa è andata diminuendo. E le cose stanno così anche per l’umidità specifica. Tuttavia, recentemente, è stato suggerito che il trend negativo di lungo periodo dell’umidità specifica mostrato da questi dati sia dubbio e che il trend sia invece positivo.

Torniamo però all’aumento – previsto – delle precipitazioni.

E’ appena uscita su Nature una pubblicazione che riduce questa proiezione di circa il 40% in ragione di una sottostima, nei modelli, della quantità di radiazione solare ad onda corta assorbita dall’accresciuto – previsto ma non osservato – aumento del vapore acqueo in atmosfera (anche qui, su Science Daily).

An observational radiative constraint on hydrologic cycle intensification

Per ci non lo sapesse, gli schemi con cui viene descritto nei modelli l’assorbimento della radiazione solare dal vapore acqueo, cioè dal gas serra più abbondante e più efficace, sono parametrizzati, non risolti dal modello. Ciò significa che rappresentano una scelta di chi li ha disegnati. In sostanza, è una delle più classiche dimostrazioni del fatto che, in ogni genere di modello e quelli climatici non fanno eccezione, quello che ci metti ci ritrovi. Nella fattispecie, l’inserimento di schemi sbagliati genera output sbagliati. E le osservazioni lo dimostrano, sia per quel che attiene al ciclo dell’acqua, come visto poco più su, sia per l’assorbimento della radiazione solare, come dimostrato in questo nuovo lavoro.

Ah, così, giusto per chiudere. Ovviamente, se, quanto e come pioverà nel 2100, nessuno lo sa, ma questa è un’altra storia…

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Published inAttualitàClimatologia

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