Salta al contenuto

Buone Notizie: La Salvezza è Vicina!

Tranquilli, non ho informazioni circa il giorno del giudizio, per quelle occorrono fonti più autorevoli. La salvezza di cui parlo è quella dal Climate Change o, se preferite, dal disastro climatico prossimo venturo. Chi o cosa ci salverà, le recenti dichiarazioni d’intenti sottoscritte coralmente anche dai nostri entusiasti delegati in quel di Parigi, cioè quello che insieme a tutti gli altri avremmo promesso di fare?

No, anche per quello, considerato il valore generico delle promesse politiche ci sarebbe bisogno di fede, più che altro. Ci salveremo quindi all’italico modo, ovvero facendo ricorso alle nostre peculiarità, alle nostre capacità, insomma, al nostro c… dell’ultima ora, quello che sfoggiamo ai mondiali di calcio, per esempio, ma anche su cose più serie, come l’EXPO chiusa con successo solo da un paio di mesi.

Diversamente non saprei definire il complesso di analisi delle nostre attività produttive, di governo, di infrastrutture e quant’altro che, secondo il Global Adaptation Index sviluppato dall’Università Di Notre Dame, ci piazza tra i paesi con miglior resilienza e quindi minori probabilità di soccombere sotto i colpi del solleone, delle bombe d’acqua o di quant’altro Madre Natura deciderà di mandare nel contesto di un clima che, si sa, non è più lo stesso, proprio come diceva anche Sant’Agostino solo qualche secolo fa, sfoggiando doti profetiche da non trascurare.

Ecco qua, questa sotto è la mappa globale, che divide la parte di mondo che, tutto sommato la racconterà, da quella che invece, ahimè, dovrà passare le Forche Caudine. L’Italia, sebbene piccola, è di un bel tono di verde. Non proprio smeraldo come i Paesi del Nord Europa, L’Australia e la Groenlandia ma ci possiamo accontentare.

triple-pundit

Siamo infatti al 31° posto della speciale classifica redatta in base a questo indice i cui numerosi fattori sono sostanzialmente raggruppabili in due macro aree, vulnerabilità e prontezza. Brilliamo nel punteggio della prima, nel senso che siamo poco vulnerabili e, magari facendo ricorso al c… di cui sopra, siamo anche abbastanza pronti. Il risultato ci mette tra quelli bravi o, fortunati, fate voi. E stiamo anche scalando posti in classifica.

Mi viene però un dubbio.

Tutto questo, nasce in ragione delle proiezioni che la scienza ci propina circa le capriole della temperatura media globale, cioè di quello che volgarmente si chiama global warming. Ebbene, nonostante sia espresso appunto in un numero globale, il riscaldamento misurato sin qui non lo è affatto, nel senso che il modo con cui il pianeta gestisce il calore in eccesso, ammesso che ve ne sia e non si tratti piuttosto di qualcosa di endogeno al sistema, è tale per cui si scaldano molto di più le alte latitudini, cioè le zone fredde, un po’ meno le medie latitudini, cioè dove siamo anche noi, e quasi niente le latitudini tropicali. La mappa qui sotto, che viene da climate4you.com parla chiaro.

MSU UAH TropicsAndExtratropicsMonthlyTempSince1979 With37monthRunningAverage

Sicché, se il global warming dovesse tornare a ruggire – sottolineo tornare perché malgrado il solleone che sta marchiando questo inizio di inverno sono oltre tre lustri che il pianeta non si scalda più tanto – tornerebbe comunque più all’estremo nord e sud del mondo che non nel mezzo, come è stato sin qui. Allora perché, nei calcoli degli studiosi di Notre Dame i paesi più a rischio sono e saranno quelli tropicali? Sarà mica perché sono poveri e non hanno infrastrutture, non hanno capacità di sfruttamento delle materie prime, non hanno capacità di gestione delle risorse etc etc? Forse sì. E quindi, piuttosto che combattere o pensare di combattere – cosa che già suonerebbe alquanto ridicola alle orecchie di Sant’Agostino – il clima, non li si aiuta a superare questi problemi?

In pratica suona così: siete malmessi, se il clima cambia sarete messi peggio, vi aiutiamo evitando che il clima cambi. Suona male, un po’ come il bombardamento di questi giorni sull’inquinamento nelle città. C’è bel tempo e fa caldo, ma c’è anche il particolato, vediamo di fare in modo che non faccia caldo. Ma non sarebbe più semplice fare in modo che non ci fosse il particolato? Perché i grandi della Terra, già che si trovavano insieme a Parigi non hanno siglato un bell’accordo vincolante, questo sì, per l’abbattimento delle emissioni di PM invece che di CO2? No, troppo facile, eliminiamo la CO2, che incidentalmente nutre anche le piante, così elimineremo anche il particolato e gli inquinanti atmosferici.

Strategia di sicuro successo, come quella attuata in Olanda, che sfoggia una livrea ancora più verde della nostra. Per rincorrere la leadership mondiale nella diffusione di auto elettriche hanno visto crescere talmente il fabbisogno energetico da esser costretti ad aprire tre nuove centrali a carbone vicino alle città dove queste circolano…che spettacolo.

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualitàClimatologiaCOP21 - Parigi

Sii il primo a commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »