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Un caso di smog burocratico

Questo articolo è uscito originariamente su Agrarian Sciences.

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Con questo intervento vorrei anzitutto invitarvi alla lettura dell’articolo del professor Michele Alnis “Lo smog burocratico frena la semplificazione” pubblicato sul Corriere della Sera del 30 dicembre scorso e di cui trovate copia : (qui).
L’articolo mi pare oltremodo efficace in quanto mette il dito nella piaga dell’eccesso di norme che affligge da secoli il nostro povero paese (la prima legge sulla semplificazione burocratica, ci spiega Ainis, fu firmata da Bonomi nel 1921). Le norme, spesso prodotte sotto la spinta emotiva di fatti di cronaca che impressionano l’opinione pubblica, si sedimentano producendo un groviglio tanto inestricabile che di fonte ad esso nulla potrebbe neppure un Alessandro Magno, famoso per aver tagliato con la spada il famoso nodo di Gordio.

Dell’articolo di Ainis riporto per intero il capoverso che segue:
“Quanto all’inquinamento, lo smog burocratico è anche più velenoso di quello atmosferico. Servono interventi uniformi e coordinati, dicono i sindaci. È una parola. Perché sull’ambientele competenze si segmentano fra almeno 4 ministeri (Ambiente, Salute, Interno, Agricoltura), 20 Regioni, 110 Province, oltre 8 mila Comuni, Camere di commercio, Asl. Per sovrapprezzo, una legge del 1994 istituì l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente. Quella legge esordiva con l’articolo 01, proseguiva con gli articoli 1-bis, 1-ter, 2, 2- bis, 2-ter, poi saltava all’articolo 5. Insomma dava i numeri, perciò nel 2008 un’altra legge generò l’Ispra, restituendo finalmente la massima chiarezza. Come informa il suo sito web, quest’ultimo istituto ha difatti il compito di coordinare le 21 Arpa-Appa che compongono il sistema.”
Cito questa analisi perché nel decalogo anti-inquinamento partorito per far fonte all’ondata emotiva generata dagli elevati livelli di polveri sottili presenti nell’aria delle aree urbane e dovute in primis agli impianti di riscaldamento (male necessario in quanto senza di essi la mortalità da freddo e malattie conseguenti esploderebbe) fa bella mostra di sé anche la “riduzione dell’impiego dei concimi azotati in agricoltura” (qui).

Mi piacerebbe tanto capire come sia potuta spuntare una tale idea. Per quanto ne so infatti i concimi azotati in agricoltura possono contribuire all’inquinamento dell’aria cedendo all’atmosfera ammoniaca e protossido d’azoto. Nello specifico:

  • l’ammoniaca viene liberata solo se i concimi non vengono interrati (il che si verifica direi solo con i liquami zootecnici distribuiti in superficie) perché altrimenti l’ammoniaca stessa viene immediatamente fissata sul complesso di scambio
  • il protossido d’azoto viene liberato in condizioni di anaerobiosi in coincidenza con i processi di denitrificazione.

In sostanza il primo problema si risolve dunque imponendo di interrare i liquami e il secondo evitando che i campi si allaghino.

Tutto ciò peraltro si riferisce all’ambito rurale per cui non mi pare c’entri con l’emergenza urbana di cui si sta discutendo e che è legata soprattutto agli elevati livelli delle polveri sottili. In tal senso limitare le concimazioni azotate mi pare la classica ventata di irrazionalità e di demagogia. Per gli agronomi infatti la concimazione azotata è da ottimizzare, non sic et simpliciter da limitare. Ciò perché se la limitazione si traducesse in una carenza azotata le conseguenze su qualità e quantità del prodotto sarebbero inevitabili (es.: grano duro con minori produzioni e con tenore in proteine inadeguato a produrre pasta di qualità).

Comunque tranquilli: il decalogo non è legge e poi il tempo atmosferico è cambiato e abbiamo di fronte a noi una lunga fase di instabilità atlantica, per cui fra poco l’attenzione sarà magari concentrata sull’eccesso di pioggia e di neve e sui disagi conseguenti e il decalogo resterà a mezz’aria, come le polveri sottili che si prefiggeva di combattere.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Guido Botteri

    A proposito di burocrazia, vorrei ricordare che la legge non ammette ignoranza.
    Cosa giusta perché altrimenti uno potrebbe dire
    // mia suocera ? mica lo sapevo che non la potevo far fuori // 😀
    Scherzi a parte, è evidente che l’ignoranza non può costituire scusante
    però
    però
    però
    se non vuoi scusare la mia ignoranza (e fin qui mi trovi d’accordo) devi mettermi in grado di non essere ignorante (sempre che io collabori).
    Qui cade l’asino.
    Per chiarire il mio concetto ricorderò che in programmazione (informatica) esisteva (non so se esiste ancora, ma immagino di sì) la “programmazione strutturata”
    cioè, i programmi dovevano essere fatti in modo chiaro, in modo che se un diverso programmatore (o lui stesso) lo dovesse aggiornare dopo un certo tempo, potesse agevolmente capire cosa fare.
    Quando andai a lavorare nel campo dei videogiochi da bar, il problema era non farsi copiare dai pirati, che, partendo da un tuo gioco, con poche modifiche avrebbero potuto immettere sul mercato un loro gioco, copiato del tuo.
    Per evitare questo dovevamo fare l’esatto contrario di ciò che veniva prescritto dalla programmazione strutturata, e cioè dovevamo destrutturare il gioco, riempiendolo di salti ad altre zone, in modo che si perdesse la linearità e quindi la visione di quello che si stava facendo.
    Insomma, dovevamo creare quel famoso nodo ingarbugliato che Alessandro dovette tagliare con la spada.
    Ecco, quando ho tentato di capire qualcosa di qualche legge, mi sono trovato di fronte ad una destrutturazione molto simile a quella dei giochi, come se chi ha fatto le leggi non volesse che fossero capite. Continui salti da qui e da lì, che ti facevano perdere il senso di quel che stavi facendo.
    Per poter conoscere le leggi dovrebbero essere strutturate, poche, chiare.
    Invece sono destrutturate al massimo, tantissime, confuse.
    Servirebbe una semplificazione, e invece stanno ulteriormente complicando.
    Nella complicazione gli squali si trovano a loro agio, le persone oneste sono buggerate.
    Se le leggi fossero semplici, ognuno potrebbe conoscerle ed eventualmente rispettarle.
    Ma la legge è inconoscibile.
    Quando hai un problema legale devi rivolgerti ad un esperto, ma, attento, devi rivolgerti a quello giusto, perché anche l’esperto, che vive per la sua conoscenza delle leggi, non conosce “la” legge, ma ne conosce solo una piccola parte. Devi quindi rivolgerti a chi sia esperto di “quella” piccola parte che ti riguarda.
    A questo punto torniamo alla frase iniziale:
    La legge non ammette ignoranza.
    Già…

    • Luigi Mariani

      Se il cittadino fosse “cittadino” e non “suddito” avrebbe diritto a leggi chiare. Purtroppo noi siamo “sudditi”, dannatamente “sudditi” e questo è un problema insolubile.
      Peraltro l’esempio della programmazione strutturata è efficacissimo in quanto per mestiere (e passione) scrivo modelli e lo faccio appunto usando la programmazione strutturata e documentando il più possibile quanto faccio (la documentazione è un po’ come un’assicurazione sulla vita perché consente di rimettere le mani su un codice scritto anni prima senza diventa matto).
      Ecco, quando debbo compilare una fattura elettronica per la pubblica amministrazione (come libero professionista mi capita abbastanza spesso di doverlo fare) e vedo il groviglio che la pubblica amministrazione stessa ha saputo creare a partire da qualcosa di tanto semplice, mi avvilisco al punto che vorrei non essere nato in questo paese.

  2. Alessandro

    Sui nitrati volevo fare una domanda: non è che la stessa quantità di pioggia, che cadeva 40 anni fa, presenta una maggiore concentrazione di azoto?

    • Luigi mariani

      Gentile Alessandro, con la pioggia in effetti viene dilavato dall’atmosfera l’azoto presente in forma di ossidi d’azoto ed esso perviene al suolo come nitrito o nitrato. Il quantitativo medio che cade è stimabile in 8-10 kg di azoto per ettaro e per anno al Nord e 4-6 kg al Centro-Sud (che sono meno soggetti a inquinamento ad NOx. Tale apporto va ovviamente considerato quando si fa il bilancio dei nutrienti per le colture in vista della formulazlone di un piano di concimazione.
      Si tratta comunque di quantitativi insufficienti a coprire le esigenze nutrizionali di una coltura (es. per produrre 8 t di frumento per ettaro occorrono 160 kg di azoto netti asportati dalla granella).
      La cosa peraltro è nota da molto tempo, tant’è vero che il chimico agrario ottocentesco Liebig era erroneamente convinto che l’unico elemento essenziale per la nutrizione delle colture fosse il fosforo in quanto il fabbisogno d’azoto poteva essere secondo lui tutto coperto dagli apporti atmosferici.

    • Alessandro

      La superiore concentrazione di nitrati nelle acque superficiali è dovuto anche da una superiore concentrazione di azoto nella pioggia?

    • Luigil Mariani

      Certamente. Sul peso che il fenomeno può avere si tratta di fare dei conti.

  3. Donato

    Stamattina ho “litigato” con i miei alunni che, giustamente, si lamentavano per il freddo nelle loro aule. Siamo collegati ad una centrale termica a biomassa che serve tre plessi scolastici per un totale di circa 2000/2500 utenti e i radiatori vengono spenti durante le vacanze per cui impiegano un certo numero di giorni per andare a regime e, quindi, le aule sono un po’ freddine. Se a ciò aggiungiamo una carenza di manutenzione e qualche bolla d’aria nelle colonne montanti, il quadro diventa più chiaro: parte della scuola è più calda e parte meno. Restare seduti per cinque ore in un ambiente poco confortevole non è il massimo che possiamo chiedere a qualcuno, figuriamoci ad un giovane che in casa ha il riscaldamento autonomo che gestisce come meglio gli pare.
    Ho provato a spiegare loro che per ridurre le emissioni di CO2 “che cambia il clima e lo cambia male” dobbiamo abbandonare il gas, il carbone e le fonti fossili e far ricorso alle biomasse che per funzionare a dovere hanno bisogno di grosse utenze e presentano gli inconvenienti che stiamo sperimentando. E’ necessario, inoltre, ridurre i consumi per ridurre lo smog per cui dobbiamo abituarci a un minor livello di benessere termico. Il disappunto sui loro volti diventava sempre più evidente e, alla fine, è esploso in una rumorosa protesta quando li ho invitati a vestirsi a “cipolla” con diverse maglie di lana, guanti e berretti oltre ai mutandoni ormai demodé. 🙂
    L’atmosfera si è surriscaldata fino a che non si sono resi conto dell’ironia con cui stavo conducendo il discorso e si sono calmati sfogando la tensione con reciproci sfottò, ma non troppo: hanno minacciato di disertare le aule se la prossima settimana le cose non si sistemano.
    Mi rendo conto che il campione utilizzato nell’esperimento non è molto significativo dal punto di vista statistico, ma ho la netta impressione che se la tiriamo troppo in una certa direzione (contenimento dei consumi, riduzione delle emissioni, sacrifici a destra ed a manca, limitazioni di qua e limitazioni di là) la corda si spezzerà. Nonostante le polveri sottili e lo smog. 🙂
    Meditate gente, meditate.
    Ciao, Donato.

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