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Kiribati 2, la vendetta

Ieri l’altro dall’ANSA: Kiribati affonda, farà costruire isole da Emirati. Proprio così, in analogia con quanto realizzato a casa propria perché proprio non sanno che farsene di tutti i soldi che hanno, gli Emirati Arabi, su specifica richiesta, correranno in soccorso della popolazione dell’arcipelago di Kiribati, piccolo stato formato da circa 33 atolli e circa centomila persone.

Dubai_PalmPer fronteggiare il disastro (con largo anticipo visto che la sommersione è prevista ma ancora non si vede), gli amministratori di Kiribati sono a caccia di 100 mln di dollari per farsi costruire un’isola di riserva. C’è da scommettere che li troveranno, in fondo stiamo parlando solo della millesima parte dei cento mld di dollari che l’occidente affogatore si è impegnato a pagare per soccorrere i malati di clima che cambia. Poco importa se le isole invece di affondare a volte crescono pure, o se la causa dei loro problemi e da tutt’altra parte, del resto la World Bank sta anche costruendo un aeroporto a Tuvalu, altra realtà virtualmente in procinto di sparire tra i flutti…

Così, sotto con le draghe e sopra con le palme, svelti che il clima cambia in fretta…

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Donato

    Non so cosa faranno quelli degli Emirati Arabi, ma non credo che sia una buona idea.
    In primis quella che si sono costruita nel Golfo mi sembra che sorga in una zona molto diversa da Kiribati e, quindi, molto meno esposta alle cause che determinano problemi per Kiribati (El Nino, correnti oceaniche, tifoni e via cantando). Gli Emirati hanno costruito un’isola che è molto vicina alla terraferma e che può essere facilmente rifornita di tutto e di più. Come diavolo pensano di risolvere il problema a Kiribati?
    Mi sa che confondono i parchi divertimento con i luoghi dove la gente deve vivere e lavorare.
    Personalmente la reputo una boutade che prospera sull’onda lunga della COP21 di Parigi e che farà la stessa fine delle altre opere di difesa dall’innalzamento del livello del mare che sono state realizzate dalle organizzazioni caritatevoli a Kiribati: distrutta dal mare in pochi anni.
    Ciao, Donato.

  2. virgilio

    Su Wikipedia se si cerca “Calotta di ghiaccio”, si troveranno preziose informazioni sull’Antartide. La glaciazione di quest’ultima è descritta iniziare, nella sua parte orientale, 34 milioni di anni or sono, data avvalorata anche da “Le Scienze” mi pare di settembre 2009, e sempre nella stessa pagina di Wiki è riprodotta una carta topografica di come sarebbe stata l’Antartide circa 35 milioni d’anni fa, prima della sua glaciazione, fra l’altro completata (nella sue estremità occidentali e Mare Di Ross) solo 3-4 milioni di anni or sono (rimando per questo alla pagina web dell’ “ISTITUTO NAZIONALE di OCEANOGRAFIA e di GEOFISICA SPERIMENTALE”), ebbene in suddetta topografia l’Antartide appare verde, con vaste pianure. Indico ciò per suggerire che in caso di scioglimento pack (per riscaldamento globale) è vero che parte delle attuali terre rimarrebbero allagate, me è pur vero che altre zone ora impraticabili per via del gelo sarebbero sfruttabili, anzi dal momento che tali terreni non son stati mai trattati risulterebbero anche più fertili di quelli attualmente e abitualmente coltivati. In più oso pensare che l’espansione equorea favorirebbe un aumento di flora e fauna marina, utilissime per l’alimentazione umana. In ogni caso da pagine menzionate e altre letture mi rendo conto che le oscillazioni climatiche, in questi ultimi milioni d’anni, sono state ben più rilevanti e più frequenti di quel che pensavo: dunque perché ostinarsi a ritenere che qualora (ammesso) ora vi sia un limitato e aumento termico ciò sia imputabile all’attività industriale e derivati e non a cause naturali come nel passato corso della storia geologica?

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