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Il balletto della CO2

Anidride carbonica, si sa, nell’accezione antropocentrica (e miope) del mondo di chi il mondo lo vuole salvare, vuol dire solo due cose: Emissioni e concentrazione. Le prime sono quelle che l’uomo produce con le sue attività – altro concetto miope perché il sistema produce molta più CO2 per i fatti suoi – mentre la seconda è la quantità di questo gas che si trova in atmosfera. Si misura in parti per milione e ammonta, secondo le ultime osservazioni, a oltre 400 ppm, ossia oltre il 30% in più di quanta si stima ce ne fosse in atmosfera nell’era pre-industriale.

Teoria vuole (o vorrebbe) che sempre nell’accezione antropocentrica (e miope) di cui sopra, le due cose, emissioni e concentrazione, debbano andare a braccetto. Su le prime, su la seconda, ovviamente. Ma, ultimamente, c’è qualcosa che non torna. Per capire cosa, occorre mettere insieme due notizie, perché, prese da sole, nessuna delle fonti che ora vedremo chiariscono il problema.

La prima fonte è il Guardian, quotidiano on line inglese, che riprende il report annuale sulla produzione di energia della BP, lo stesso di cui abbiamo parlato qui da noi qualche giorno fa. Il titolo suona così: “Le emissioni globali di Carbonio si sono fermate nel 2015, dice la BP“. Mica male… Leggiamo poi nel corpo che la crescita è stata solo dello 0,1% rispetto all’anno scorso. Quindi non uno stop ma comunque una frenata. All’origine di questo successone, secondo il Guardian, sarebbe stato il rinnovato vigore messo nella corsa alle risorse rinnovabili e la girata di spalle mondiale al carbone, il cui utilizzo è sceso, secondo la BP, dell’1,8% rispetto al 2014. Il fatto che il consumo energetico globale sia salito solo dell’1% e che questa sia la crescita più bassa degli ultimi 10 anni è ritenuto accessorio. Ma non è questo il punto, per chi volesse districarsi tra questa ridda di percentuali c’è sempre il report disponibile.

Il punto lo solleva la seconda fonte, ovvero uno studio uscito fresco fresco su Nature Climate Change:

El Niño and a record CO2 rise

Dunque, come molti sanno, quest’anno abbiamo avuto a che fare con un El Niño molto intenso, che, semplificando davvero oltre il dovuto, si traduce in un enorme trasferimento di calore dalle acque dell’Oceano pacifico equatoriale all’atmosfera. Un meccanismo che si traduce a sua volta in una massiccia produzione endogena (cioè non antropica) di CO2. Dalle osservazioni di Mauna Loa, la serie storica di riferimento per la CO2, si è vista infatti una crescita della concentrazione altrettanto sostenuta, ben 3.15 (+o- 0.53) ppm rispetto all’anno scorso. La conseguenza, scrivono gli autori del paper su NCC, sarà quella che per quest’anno farà misurare per la prima volta una concentrazione di CO2 in atmosfera stabilmente sopra le 400 ppm, anzi, per la precisione, una concentrazione media annuale di 404.45 (+o- 0.53) ppm.

Quindi emissioni al minimo (della crescita) ma concentrazione al massimo, a causa di El Niño (evento naturale), che ha fatto salire la seconda nonostante il rallentamento delle prime. Questo significa che un pianeta più caldo – tale è la Terra ogni volta che c’è El Niño e, per periodi molto più lunghi, durante le fasi interglaciali – favorisce concentrazioni di CO2 più elevate. Domanda: quanta parte della concentrazione di anidride carbonica è oggi dovuta alle emissioni antropiche e quanta a questi meccanismi di rilascio di breve e lungo periodo? Per rispondere, ammesso che si disponga di misure affidabili, si dovrebbe entrare nei meandri del rapporto tra i diversi isotopi stabili del Carbonio, con i quali è possibile tracciare le fonti delle emissioni o, almeno, definirne l’origine antropica o naturale. Non so se gli autori del paper lo abbiano fatto, forse se ne sarebbe trovata traccia nel loro comunicato stampa o nell’abstract, sta di fatto che 3.15 ppm in un anno sono tante e lo 0.1% di crescita delle emissioni è molto poco. Evidentemente, la Natura quando ci si mette sa fare le cose meglio di noi, ivi compreso riscaldare il pianeta. Per chi avesse dei dubbi, c’è sempre la micidiale vignetta di Altan pubblicata su l’Espresso la settimana scorsa.

 

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Published inAttualità

13 Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    Nell’ambito di un dibattito su altro Blog, di cui al seguente link:
    http://comune-info.net/2016/06/basta-carbone-conversione-ecologica/

    ho ritenuto utile richiamare anche questo articolo di Guido Guidi ed un interlocutore ha ritenuto di replicare come segue:

    Q U O T E

    Igor Giussani ha commentato su: Basta carbone, eco conversione.
    in risposta a Rinaldo Sorgenti:
    Casualmente (si fa per dire), mi è giusto capitato di leggere un interessante articolo dal sito: http://www.climatemonitor.it che vi propongo qui sotto e che merita proprio di essere letto: http://www.climatemonitor.it/?p=41577 Il balletto della CO2 Posted By Guido Guidi on Giugno 15, 2016 in Attualità | 10 comments Anidride carbonica, si sa, nell’accezione antropocentrica (e miope) […]

    Questa non vuole essere una replica a Sorgenti ma un breve tentativo di spiegare che cosa c’è di sbagliato nella logica dell’articolo di Guidi che ha postato, che rende qualsiasi discorso un dialogo tra sordi.
    Scrive Guidi:
    “Teoria vuole (o vorrebbe) che sempre nell’accezione antropocentrica (e miope) di cui sopra, le due cose, emissioni e concentrazione, debbano andare a braccetto. Su le prime, su la seconda, ovviamente”
    No, non funziona così, il clima è un sistema complesso che agisce secondo una logica non lineare. Nell’incremento della temperatura, la produzione di gas serra rappresenta una variabile insieme alla capacità di assorbimento attraverso carbon sink quali foreste e oceani, la capacità di riflessione della luce solare da parte dell’albedo terrestre, la produzione di aerosol e altre variabili. Se io per un anno contengo la produzione di CO2 ma la deforestazione è proseguita (con buona pace delle fonti non citate da Sorgenti), le calotte polari e dei ghiacciai si sono ridotte e la capacità di assorbimento degli oceani diminuisce a causa dell’eccessiva acidificazione, allora non posso stupirmi se la temperatura aumenta. Quel che è peggio è che l’aumento di temperatura porta a un aumento nella concentrazione di CO2 e ciò comporta un feeback ‘positivo’ (si fa per dire…) che causa un ulteriore aumento delle temperature.
    Quanto al fatto che la natura produce molta più CO2 di noi, bisognerebbe anche aggiungere che in natura le fonti di produzione di CO2 (oceani e foreste) sono anche fonti di assorbimento, a differenza dei dispositivi che bruciano combustibili fossili, e il risultato è di quasi equilibrio. Foreste e oceani contribuiscono anche a trattenere le emissioni umane parzialmente, il 60% circa però rimane nell’atmosfera.
    Bisognerebbe anche intendersi esattamente sul concetto di ‘naturale’. Se io stresso la capacità di assorbimento degli oceani acidificandoli abbassandone il rendimento posso dire che ciò avviene ‘naturalmente’? Se contribuisco a incrementare le temperature e poi si scioglie il permafrost e si liberano in atmosfera idrati di metano (gas serra circa venti volte più potente della CO2) posso dire che ciò è avvenuto ‘naturalmente’?
    https://www.newscientist.com/article/dn11638-climate-myths-human-co2-emissions-are-too-tiny-to-matter/

    U N Q U O T E

    Lascio ad altri di eventualmente replicare.

    • Rinaldo,
      per la verità scrivendo quel post non cercavo una lezione sulla complessità del sistema o sulle dinamiche dei feedback (tra l’altro, per carità, sempre solo e soltanto positivi ovviamente), ma tant’è, fa sempre bene. Ho voluto semplicemente sottolineare che gli eventi a scala climatica seppur breve (El Nino lo è), riescono ad avere impatti molto significativi sulla concentrazione di CO2.
      Circa l’ingaggio del dibattito in altre sedi, normalmente non lo faccio. Se chi ha risposto lo ritiene opportuno, parlerò volentieri qui del contenuto di questo post.
      Grazie,
      gg

    • maria heibelm

      La CO2 🙂

  2. Filippo Turturici

    Perdona la pignoleria, ma “Le emissioni globali di Carbone si sono fermate nel 2015, dice la BP“: carbonio (carbon) e non carbone (coal). Classico refuso 😉 come quando in certi doppiaggi dicono silicone invece di silicio (silicon).

  3. Massimo Lupicino

    Caro Guido, questo articolo e’ una ottima occasione per ribadire un mio pallino. Un pallino da ingegnere rozzo e ignorante in fatto di climatologia, ma che ha il pregio della semplificazione: la legge di Raoult, datata circa 150 anni fa, stabilisce che la pressione parziale di un componente in fase vapore e’ direttamente proporzionale alla tensione di vapore dello stesso componente in fase liquida: Pi=Xi*Psati. Legge che si puo’ ben applicare al sistema Mare/CO2 disciolta in acqua vs. Atmosfera/CO2 in fase gassosa. Bene. All’aumentare della temperatura del sistema mare+atmosfera, aumentera’ la tensione di vapore della CO2 in acqua e di conseguenza DEVE aumentare la pressione parziale della CO2 in atmosfera ovvero, brutalmente, la concentrazione della CO2 stessa. So che sono state fatte ricerche complesse su questi argomenti. Ma ho l’impressione che talvolta nel voler indagare fattori microscopici si finisca per ignorare quelli macroscopici. Mi sembra un difetto comune in certe ricerche in ambito climatologico, il frutto avvelenato del cherry-picking: “scelgo quello che voglio, tanto i fattori hanno tutti lo stesso peso… il sole vale quanto le scorregge delle vacche”. Io da rozzo ingegnere chimico penso invece che ci siano dei fattori piu’ importanti e piu’ pesanti di altri. In un pianeta che si scalda, quale che sia la causa, la CO2 in atmosfera DEVE AUMENTARE in conseguenza del riscaldamento del mare, che della CO2 e’ un serbatoio chiave. Niente mi toglie dalla testa che si stia confondendo l’effetto (aumento della CO2 in conseguenza del riscaldamento) con la causa. Il fatto che la concentrazione di CO2 in atmosfera abbia continuato ad aumentare imperterrita anche a fronte di una stabilizzazione/diminuzione delle emissioni nel 2014 e 2015 e’ un altro tassello che non si puo’ ignorare, del resto.

    • Alex

      Chiaro e convincente. Del resto il fatto che in epoche geologiche la concentrazione di CO2 segua, e anche di un bel po’, l’ aumento della temperatura, sembrerebbe confermare la tua teoria.

      A questo punto mi piacerebbe conoscere la tua opinione di rozzo ingegnere chimico sulla teoria di Arrhenius, padre fondatore dell’ effetto serra, che pero’ lui riteneva un beneficio per l’ umanita’. Puo’ darsi che non vi sia contraddizione, pero’ se la teoria di Arrhenius e’ corretta, l’ aumento della CO2 dovuto al riscaldamento del mare dovrebbe innescare un ulteriore aumento della temperatura con grande soddisfazione dei profeti di sciagura.

    • Massimo Lupicino

      Caro Alex, ti confesso che anche io ho fatto una considerazione simile alla tua. Ma, da inguaribile ottimista, l’ho posta in termini diversi: se davvero l’aumento di CO2 fosse un processo irreversibile tale da provocare un feedback positivo teoricamente infinito, allora la Terra sarebbe un gemello di Venere. In altri termini, ogni volta che il nostro Pianeta si e’ scaldato per qualsivoglia motivo nel passato, si sarebbe dovuti andare dritti verso la catastrofe venusiana. Da questo punto di vista, e da ignorantone (lo sottolineo) mi piace pensare che il fatto che siamo tutti qui a scrivere e commentare articoli e’ la prova provata che non esiste, questo feedback positivo infinito. Ben lungi dal concludere che l’effetto “scaldante” della CO2 e’ trascurabile rispetto alle altre forzanti, sono tentato comunque di concludere che, per lo meno, non e’ totalmente prevalente. Il punto e’ che esistono anche i feedback negativi, di cui si e’ discusso professionalmente su questo sito anche negli scorsi giorni. Un esempio su tutti? Il global greening 🙂 Ma i feedback negativi non vanno di moda, quindi ci restano solo hockey sticks e carboni ardenti.

    • Maurizio Rovati

      Alex, Arrhenius mica lo sapeva che la CO2 seguiva le T altrimenti avrebbe probabilmente rivisto le sue considerazioni.
      La logica vuole che se in atmosfera CO2 segue T allora CO2 non è un driver primario delle T.
      Per questo motivo i catastrofisti cercano peli nell’uovo dei carotaggi glaciali e parlano di effetti locali e/o di errori sistematici.
      Secondariamente, sempre ammesso ma assolutamente non concesso che l’aumento della concentrazione di CO2 sia di natura esclusivamente o quasi antropica, essendo un gas serra la CO2 porterà un qualche contributo termico, nella direzione di Arrehnius, ma soprattutto porta certamente a una maggiore crescita della vegetazione che di essa si nutre.

    • Giovanni Baldi

      Da chimico si può dire che la solubilità dei gas nei liquidi diminuisce all’aumentare della temperatura, ragione per la quale teniamo le bevande gassate in frigorifero 🙂

    • Massimo Lupicino

      Giovanni, hai il dono della semplicita’: ottimo esempio di applicazione della legge di Raoult 🙂

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