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Le esternalità nascoste – Parte Quarta

Concludiamo il nostro viaggio nell’intrigante mondo delle esternalità nascoste dedicando un pò di attenzione ad altri attori protagonisti. Parliamo di pezzi grossi: l’Inghilterra e gli Stati Uniti. E di un attore non protagonista, anzi, di una controfigura senza volto: l’Europa.

 

L’Inghilterra non si era mai posta il problema della esternalità ambientale, finchè la Thatcher negli anni ’80 non decise che era il momento di chiudere i conti con l’industria estrattiva del carbone. Fu allora che, in concomitanza con temperature più alte della media (ma che seguivano un periodo relativamente freddo in cui si gridava alla glaciazione imminente), la teoria del global warming da CO2 fu rispolverata e usata come una clava contro i minatori. Il primo, mirabile caso dell’uso del concetto di esternalità ambientale per secondi fini. Ma con il fine ultimo, e piuttosto singolare, di dare avvio al tumultuoso sviluppo del fenomeno socio-politico legato al circo del global warming. In altri termini, la nuova vita dell’allora vecchia e snobbata teoria dell’effetto serra, comincia proprio per l’esigenza di creare una esternalità da combattere, con la Thatcher.

Ad onore della quale va detto che nel 2003, a molti anni di distanza, la Lady di Ferro rinnegò con veemenza il supporto dato in passato ai doomsters, i “profeti della fine”, che accusò di esagerare nel creare paure come quelle legate all’innalzamento dei mari, sostenendo piuttosto l’importanza di fattori naturali come l’attività solare. Di più, la Thatcher arrivò a irridere Al Gore e l’inutilità di schemi economicamente costosi e dannosi per ridurre le emissioni di CO2 a fronte dei pericoli molto maggiori, esiziali, posti dal ritorno ciclico di eventi glaciali. Arrivò anzi a riconoscere come la scienza si fosse messa al servizio di una agenda liberal-democratica anti-capitalista, con l’effetto ultimo di minacciare il progresso e il benessere dell’umanità (Telegraph, 2010).

Era il 2003, quando la Thatcher scriveva queste cose. Oggi, 13 anni dopo, la classe politica attuale dimostra di non avere un grammo dell’onestà intellettuale di una leader politica che, nel bene e nel male, ha cambiato per sempre le sorti economiche e industriali del Regno Unito. La palla è passata agli elettori che, non dimenticando la sofferenza e il disagio, la miseria e la disoccupazione derivate dalla de-industrializzazione forzata del nord dell’Inghilterra, sono andati a votare per lasciare una Europa vista come imbelle se non come diretta responsabile del declino economico, sociale e industriale del loro Paese.

Sorvolando su fatti apparentemente secondari ma singolari, come la performance brillantissima della Borsa di Londra nel dopo-Brexit, resta il fatto che a latrare contro i traditori inglesi sono proprio i pasdaran delle esternalità economiche ambientali: i giocolieri della finanza creativa della City che si trastullano con i bond verdi e gli investimenti “etici” perennemente in perdita, e i paladini dell’informazione mainstream: protesta la City, protesta Stampubblica, il NYT e tutti i media liberal del Pianeta concordi nel dire, in modo più o meno raffinato e motivato, che gli inglesi se ne sono andati, fondamentalmente, perchè imbecilli.

Invece no: tra i tanti motivi, se ne sono andati anche perchè l’esternalità ambientale che ha contribuito a desertificare industrialmente il loro Paese non è bastata a giustificare gli enormi sacrifici sostenuti, a prevalente vantaggio di un mondo finanziario visto dal cittadino medio come fonte di grande ricchezza per pochi e di miseria e vessazione per troppi. Si potrebbe dire che l’esternalità ambientale si è rivoltata contro chi l’ha usata e continua tuttora ad usarla, giocando una partita essenzialmente politica che le masse intravedono sempre più chiaramente attraverso la nebbia e il fuoco di sbarramento di slogan più o meno triti.

In un gioco di specchi apparentemente infinito e comunque deleterio, esternalità chiama esternalità: de-industrializzo, incremento la disoccupazione, aumento il costo dell’energia per compensare un danno presunto, ma così facendo genero una ennesima esternalità, molto più concreta, dove il danno economico arrecato al produttore o consumatore meno “virtuoso” non è riparato in nessun modo. Con l’effetto surreale di creare, partendo da una finta esternalità sottesa a fini politico-economici, una esternalità vera, perchè non compensata.

Gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti sono il convitato di pietra, in questo viaggio nelle esternalità nascoste. E lo sono perchè, fatalmente, sono il paese dominante, in un mondo non ancora veramente multipolare. Ci sono gli Stati Uniti, dietro al Giudice Supremo, per effetto dell’inevitabile potere di persuasione all’interno del circolo delle Nazioni Unite. Ci sono gli Stati Uniti, dietro ai periti che fabbricano e alterano le prove in modo sistematico come al NOAA. Ci sono gli Stati Uniti, dietro gli accordi che mettono l’Europa in una condizione di nuova e più costosa dipendenza energetica per ridurne una esistente, ma decisamente più vantaggiosa.

Ma questo articolo non vuole e non può fare un processo agli Stati Uniti. Perchè non si può accusare un paese per il fatto di proteggere i propri interessi, usando delle legittime armi di pressione se c’è qualcuno, dall’altra parte, che gode nel farsi infinocchiare. Tanto più che si parla di un paese che è leader nella ricerca, nella finanza, nell’industria bellica, nella democrazia e nella difesa della libertà.

Perchè sarà pure singolare, ma è altrettanto rivelatore il fatto che proprio gli Stati Uniti sono il paese in cui in materia di global warming c’è una vera dialettica. Negli Stati Uniti si può essere scettici senza essere bruciati sul rogo mediatico di Stampubblica o ghigliottinati del proprio lavoro di meteoman televisivo. Ancora di più: negli Stati Uniti si può criticare aspramente il NOAA, fino ad avviare una inchiesta per indagare sulla falsificazione metodica dei dati meteo per fini politici.

È proprio quello che sta succedendo, e di cui non parla nessun giornale mainstream italiano (vi sfido a dimostrare il contrario): i Repubblicani hanno chiesto l’apertura di qualcosa di simile ad una commissione di inchiesta, allo scopo di verificare che le manipolazioni di Karl et al. (2015) non siano state deliberatamente condotte allo scopo di soddisfare l’agenda democratica basata sul “moriremo tutti salvo che”. I Democratici, ovviamente, si sono opposti vigorosamente, prendendo le parti degli scienziati salvatori dell’umanità. Ma lo scontro è talmente violento che i Repubblicani hanno richiesto l’equivalente di una rogatoria per sequestrare le email scambiate dai salvamondo del NOAA, ed usarle come prova finale dell’avvenuto tarocco per fini politici. I salvamondo, ovviamente, si sono rifiutati sdegnati (washingtonexaminer.com 2015). Ci si chiede cosa abbiano da nascondere se, come dicono, sono solo degli scienziati filantropi, e nient’altro.

…E l’europetta

Ma mentre negli Stati Uniti si discute e ci si divide, e così facendo si fa capire ai propri cittadini che non esistono verità assolute al di sopra di ogni sospetto (e di ogni interesse), nella pavida europetta tutta burocrati e distintivo si accoglie il verbo dell’esternalità climatica come una fatale necessità, una medicina amara da propinare ai propri cittadini ritenuti evidentemente stolti, quando non semplicemente male informati. Mettere in dubbio il global warming è eresia, negazionismo: un termine prima d’ora usato solo per fatti molto più gravi e tragici di questi.

La dialettica climatica in Europa non esiste, al netto di piccole eccezioni giornalistiche come il Telegraph. Non esiste per tanti motivi: per sottomissione preventiva all’alleato di sempre, come in un riflesso pavloviano. Non esiste per pigrizia ed ignoranza, perchè informarsi costa fatica, mentre conformarsi è gratis. Non esiste forse perchè, a differenza degli Stati Uniti, questa Europa sente di non avere interessi reali da difendere a parte quelli del suo, di attore dominante: la Germania. lo scenario è infatti quello di un tessuto industriale in veloce disfacimento (con la felice eccezione tedesca, ma a spese dei vicini); di una abdicazione a qualsiasi substrato di valori comuni fondanti: storici, religiosi o etici che siano; di uno sfaldamento delle più elementari regole di convivenza civile, e di una attenzione maniacale a tematiche di alta risonanza mediatica ma di nessun impatto sulle vite della maggioranza dei cittadini.

Tutti questi elementi finiscono per esporre i paesi europei all’imposizione di esternalità dettate da altri, esternamente o internamente alla stessa Unione. Un esempio tra tutti: l’inopinata cancellazione del South Stream, la linea che avrebbe dovuto portare il gas russo in Italia, aggirando l’Ucraina e mettendoci così a riparo dalle interruzioni di fornitura da parte delle autorità ucraine in perenne lite con quelle russe. Progetto cancellato dall’Unione Europea che, adducendo motivazioni a dir poco burocratiche, ha pensato bene di cancellare il progetto mentre era già in fase di realizzazione, arrecando un danno gravissimo e doppio all’Italia, sia perchè il contrattista destinatario del contratto era un’azienda italiana (Saipem) sia perchè l’Italia avrebbe accresciuto il suo ruolo strategico di hub del gas in Europa. Il tutto per poi veder rispuntare dopo qualche mese una versione aggiornata dello stesso progetto qualche centinaio di km più a nord, sotto la forma del raddoppio del North Stream per portare il gas…indovinate dove? In Germania (ilsole24ore.com 2016).

 

Fig.1 Il South Stream (cancellato) e il North Stream (da raddoppiare?) Fonte: www.leblogfinance.com
Fig.1 Il South Stream (cancellato) e il North Stream (da raddoppiare?) Fonte: www.leblogfinance.com
Conclusione

L’aver provato ad analizzare il climate change alla luce del concetto economico della esternalità, pur con tutti i suoi limiti, ci ha permesso di sottolineare un aspetto importante, e non certo rivoluzionario: la narrativa del global warming, la minaccia di fine imminente con il suo circo itinerante di doomsters e i requiem intonati dai media asserviti possono essere visti, semplicemente, come un mezzo per portare avanti delle agende politiche ed economiche che con il clima non hanno niente a che vedere.

Che di politica, si tratta. E infatti, piuttosto che strapparci i capelli dinanzi alle pubblicazioni mensili delle palle rosse del GISS-arrosto, litigare per qualche centesimo di grado in più o in meno, o per qualche kmq in più di ghiaccio artico sciolto, forse dovremmo, semplicemente, guardare alle elezioni americane. In cui una candidata si propone di mantenere lo status-quo persistendo nell’imposizione di esternalità climatiche, mentre l’altro candidato si propone di distruggere questo ed altri paradigmi del mainstream: “upset the applecart”, resettare tutto e ricominciare da qualche altra parte. Con tutti i rischi e le incognite che tale cambiamento comporta.

Saranno le elezioni americane a decidere le sorti degli asserragliati del NOAA, dell’IPCC e dei loro sherpa mediatici a difesa del Fort Apache del tarocco-a-fin-di-bene, contro gli indiani ignoranti, iconoclasti e negazionisti. Sarà Hillary a salvarli, rifornendoli di nuovi e più potenti armamenti, o The Donald a mandarli al massacro per sostituirli con forze fresche e più compatibili con le sue idee sul global warming che ha liquidato, nel suo stile, come una pura e semplice truffa: “Global warming? A hoax”.

Che di politica si tratta. E a ben vedere, la vera esternalità da risolvere, e la causa della gran parte dei mali del mondo, è proprio la produzione di cattiva politica. Che arreca danni enormi a (quasi) tutti e, soprattutto, non compensati: nè economicamente, nè in altro modo.

 

Puntate precedenti:

Parte Prima

Parte Seconda

Parte Terza

 

Bibliografia

Karl T.R., Arguez, A., Huang, B., Lawrimore, H.R.,  McMahon, J.R., Menne, F.J., Peterson, T.C., Vose, R.S., and Zhang, H. “Possible artifacts of data biases in the recent global surface warming hiatus”, Science, vol. 348, pp. 1469-1472, 2015.

Pireddu, G., 2002. Economia dell’Ambiente. Milano: Apogeo.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. Alessandro

    Complimenti Massimo, c’è un aggiornamento recente sul gasdotto, il south stream è stato cancellato dall’UE, ma è in progetto il Turkstream che dovrebbe passare sui soliti ultimi 400 e rotti km verso l’Italia e sembra che la candidata ad essere la contrattista sia proprio l’azienda italiana Saipem.

  2. Massimo Lupicino

    Grazie a tutti per i commenti. Mi limito ad estendere i ringraziamenti a Climatemonitor, ovvero al contenitore che ci permette di condividere con voi i nostri punti di vista, spesso controcorrente. Merito di un “editore” veramente libero e aperto ad ogni punto di vista 🙂 Saranno punti di vista minoritari, ma non me ne farei un cruccio. Leggevo qualche giorno fa un sondaggio americano secondo cui il 94% delle persone ritiene che l’informazione sia faziosa e inaffidabile. Non ci possiamo confrontare con quel tipo di informazione, che e’ intesa a “formare” l’opinione pubblica, molto piu’ che a informarla. Va anche detto che da alcuni anni a questa parte si sono sviluppati blog e siti di “contro-informazione” dichiaratamente non-mainstream, alcuni dei quali di grande successo e che stanno realmente mettendo alle corde l’informazione “di regime”. A sua volta “il regime” sta pensando di limitarne la diffusione, come se il problema non fosse la qualita’ scadente dell’informazione mainstream, ma l’esistenza stessa di una informazione alternativa. Quello che certi signori si rifiutano di capire e’ che la sete di conoscenza e’ come una analogia dell’acqua: trova prima o poi il sentiero che porti alla meta (la verita’) anche quando il percorso e’ irto di ostacoli.

  3. Rinaldo Sorgenti

    Mi associo con piacere e con grande convinzione nel ringraziare Massimo Lupicino per l’ottimo lavoro fatto. Meriterebbe di poter andare in TV a riprendere le 4 puntate in altrettante puntate di INFORMAZIONE ISTITUZIONALE, solo che le Istituzioni svolgessero davvero il loro ruolo e lavoro di difesa degli interessi collettivi Paese!
    Grazie e spero che tra tanti … “bacia pile” che si appiattiscono al luogo comune dell’AGW VI Sarà qualcuno che vorrà impegnarsi per fare un po’ di sana ed opportuna divulgazione su questi temi.

  4. Carlo Del Corso

    Grazie Lupicino!

  5. gian marco sigismondi

    Ottimo lavoro, che meriterebbe un approfondimento.
    Un punto di vista che rischia di restare di” nicchia” se non opportunamente divulgato

  6. Donato

    Alla fine della “mini serie” 🙂 di M. Lupicino, è giusto, secondo il mio modesto parere, svolgere qualche considerazione.
    I temi trattati nell’articolo di M. Lupicino (forse meglio sarebbe dire dossier) sono stati molteplici e per quasi tutti credo di concordare con quanto scritto dall’autore.
    .
    Credo che il senso di tutto il post sia efficacemente racchiuso nelle conclusioni: in Europa e, soprattutto, in Italia manca ogni forma di dibattito climatico in quanto il pensiero unico domina incontrastato a livello politico, scientifico e mediatico. Il cambiamento climatico è un fatto e dipende dalle azioni dell’uomo. I fatti non si discutono, si accettano. Il dibattito non esiste per il semplice fatto che l’AGW è considerato un fatto dalla stragrande maggioranza della popolazione. Ogni giorno mi capita di sentire gente che chiosa ogni considerazione con un apodittico: le stagioni non sono più quelle di una volta!
    Mi rendo perfettamente conto che ci troviamo di fronte ad un’aberrazione, ma c’è poco da fare, dobbiamo farcene una ragione. In questo blog ed in qualcun altro stiamo dando testimonianza che le cose non sono come si raccontano, ma siamo uno sparuto gruppo di irriducibili: il villaggio di Asterix ci definì tempo fa un’autorevole esponente del movimento salva-mondo. Nell’arco di un anno diverse centinaia di migliaia di persone ci seguono e mi auguro che possano diffondere il nostro modo di pensare, ma è una lotta impari.
    Articoli come questo servono a fare il punto della situazione ed a chiarire le idee, peccato che i concetti espressi non raggiungeranno mai il grande pubblico.
    .
    Caro Massimo, la gente della strada non si rende affatto conto che molta parte del disagio sociale ed economico che stiamo vivendo è una conseguenza dell combinato disposto delle azioni del Giudice Supremo e dei periti (che sono di parte, anzi sfacciatamente di parte). La gente comune si lamenta delle tasse e se la prende con i politici, con il loro stipendio, con le pensioni d’oro, con i vitalizi ed altre corbellerie del genere, senza rendersi conto che è il loro operato che ci affossa. Le direttive europee che ci stanno riducendo una “monnezza” (il termine partenopeo credo sia molto efficace) vengono elaborate ed approvate con il concorso informato (sic!) dei rappresentanti italiani che, storicamente, non sono mai stati capaci di difendere gli interessi di noi cittadini.
    .
    Quando c’erano le quote latte, eravamo i più penalizzati. A parole difendiamo caparbiamente le eccellenze italiane in campo agricolo, alimentare e non solo sono, salvo poi a consentire che la tracciabilità della produzione in etichetta sia una pia illusione.
    Appena finisco di scrivere questo commento devo completare un attestato di prestazione energetica che domani invierò in Regione e che successivamente consegnerò al cliente. Per me è lavoro e guadagno: ben venga. Per il cliente è, però, un costo secco che non serve praticamente a nulla e di cui farebbe volentieri a meno se non fosse obbligato ad allegarlo ad un rogito di compravendita per colpa delle decisioni europee. Un pezzo di carta che lascerà il tempo che trova e che ammuffirà in qualche cassetto. Esso serve, però, a placare la fame di fronzoli inutili dei burocrati di Bruxelles in quanto essi si illudono che una persona che voglia comperare casa si faccia scoraggiare dalla classe energetica dell’edificio: il livello di tassazione è lo stesso sia per l’appartamento in classe A che per quello in classe G, quindi…. Le lampadine ad incandescenza sarebbero ancora quelle maggiormente usate se non fossero state proibite per legge!
    .
    L’Europa soffre della sindrome del primo della classe: vuole sempre stare un passo dinanzi agli altri, costi quel che costi. Per questo motivo ci sottoponiamo masochisticamente alle peggiori prove. Per nessun Paese del mondo il trattato di Parigi (COP21) è vincolante, forse lo diventerà per qualcuno, ma per noi lo era prima ancora che venisse sottoscritto, lo sarebbe stato anche se la COP21 si fosse chiusa senza alcun accordo. E tutti i Paesi europei dell’UE ne pagheranno le conseguenze tranne la Germania. Perché sono più bravi? No perché sono più pragmatici e quando si tratta di difendere gli interessi dei teutonici lo fanno come si conviene. Qualche esempio? Facile.
    Bisognava salvare la Grecia e lo si poteva fare senza alcun problema. Non lo si è voluto fare in quanto si sarebbero penalizzate le banche tedesche. Quando si è trattato di varare i provvedimenti per la valutazione delle banche la Germania si è opposta in quanto tutte le banche regionali tedesche sarebbero state in difficoltà. I provvedimenti di razionalizzazione finanziaria si sono adottati, ma dopo aver messo a posto le banche tedesche.
    E quando non ci riescono con le buone passano alle cattive. Come è accaduto per le auto taroccate della maggiore fabbrica tedesca. E potrei continuare per pagine e pagine.
    .
    Non sono gli altri a imporci le esternalità, siamo noi a crearcele e ci mettiamo il massimo dell’impegno per renderne il più possibile perniciosi gli effetti. E’ come se vivessimo sempre con un “senso di colpa”, come se fossimo stati la causa di tutti i mali del mondo e ne dovessimo pagare le conseguenze. La cosa grave è che non capita solo da un punto di vista, per così dire, climatico, ma per ogni nostra azione.
    Veniamo assaliti dai terroristi? Non è colpa loro, ma nostra che non riusciamo ad integrarli.
    La coltivazioni di piante geneticamente modificate consente di ottenere prodotti migliori e più economici, quindi meglio commercializzabili? Noi le proibiamo, ma in compenso le comperiamo all’estero (tutti i prodotti che consumiamo ne sono pieni).
    Proibiamo l’uso di prodotti ed additivi potenzialmente pericolosi, ma lo facciamo solo per le nostre imprese in quanto consentiamo di importarli dall’estero. Ed anche qui potrei continuare per pagine.
    .
    Come europei siamo vittime di un pensiero debole, molto debole, che avvelena la nostra esistenza. Lo stesso pensiero debole che condannò l’Impero Romano d’Occidente al disfacimento. Una volta eravamo portatori di un pensiero forte che ci rese dominatori del mondo e creatori di imperi su “cui non tramontava mai il sole”, oggi siamo diventati residuali sulla scena mondiale. Non conosciamo mezze misure: eccediamo in un senso o nell’altro e finiamo per essere le vittime di Paesi molto più pragmatici di noi che pensano molto alla sostanza e poco ai principi (di precauzione).
    Ciao, Donato.

    • Rinaldo Sorgenti

      Grazie, grazie, grazie Donato per questa sintesi estremamente utile ed efficace, che sottoscrivo in tutto!

      E’ un obbligo etico e morale quello che occorre e chi come voi è più informato svolge un compito pregevole ed opportuno nel combattere la speculazione dogmatica che i 2catastrofisti” ci propinano da 20 anni a questa parte, incuranti del gravissimo danno che hanno fatto e continuano a perpetrare.

      Chissà se Sua Santità avrà il coraggio di rettificare le Sue speculative considerazioni , molto probabilmente indottegli, e contenute nell’enciclica “LAUDATO SI”! Auguriamocelo e auguriamoglielo !

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