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E rispuntano gli Iris…ma a quote più basse

Sotto certi aspetti lo si potrebbe considerare paleo-blogging. I primi articoli sull’Effetto Iris, ovvero sul ruolo della nuvolosità alta e sottile indotta dalla convezione profonda alle latitudini tropicali, sono apparsi su CM la bellezza di sette anni fa. Una prima spiegazione del meccanismo e un successivo post ispirato dall’amico Luigi Mariani. A seguire, solo pochi mesi fa, l’argomento è tornato nello scritto “Nullius in Verba” sempre di Luigi Mariani.

Si gira intorno al ruolo giocato dalle nubi nel bilancio radiativo. Già, le nubi. Lo sapevate che coprono in media il 70% della superficie terrestre? E che nel complesso, come sommatoria dei diversi ruoli per diversi tipi di nube, la nuvolosità esercita un effetto raffreddante pari a circa 20 W/m2? E che invece si stima che il forcing da CO2 sia pari a circa 3 W/m2? E che una variazione dell’ordine di pochi punti percentuali della distribuzione della nuvolosità sia in termini di genere che spaziali sarebbe sufficiente a giustificare l’ampiezza delle oscillazioni della temperatura terrestre osservate nel tempo?

Forse sì. Quello che però non potete sapere, né lo sapeva il gruppo di ricerca che ha appena pubblicato su Nature Communication un interessante articolo, è che ai tropici, dove tutta il lavoro dell’atmosfera di redistribuzione dell’energia ricevuta avviene tutto per il tramite delle nubi, pare che le nubi medie (più o meno 5km di quota) siano più abbondanti di quanto si immaginasse prima, che la loro presenza eserciti nel complesso un effetto raffreddante paragonabile a quello delle nubi alte e, infine, che il ruolo delle nubi medie in genere non è tenuto in considerazione dai modelli di simulazione climatica. Perché sui meccanismi che ne regolano l’insorgenza non ne sappiamo abbastanza, come del resto per gran parte della copertura nuvolosa.

Ubiquity and impact of thin mid-level clouds in the tropics

Abstract

Le nubi sono cruciali per il clima e per il bilancio radiativo della Terra. Le nubi troposferiche basse, alte e a sviluppo verticale come gli strati, i cirri e le nubi convettive, hanno ricevuto sin qui molta attenzione. Tuttavia, delle nubi medie si sa molto meno perché queste sono difficili da osservare in situ e difficili da individuare con le tecniche di osservazione remota. Si è fatto uso di osservazioni satellitari da un Lidar nubi-aerosol a polarizzazione ortogonale (CALIOP) per mostrare che le sottili nubi medie (TMLCs) sono molto diffuse ai tropici. Con l’aiuto di simulazioni modellistiche a scala regionale ad alta risoluzione, si trova che le TMLCs si formano sfuggendo alle nubi convettive introno alla quota dell’isoterma 0°C. I calcoli effettuati utilizzando un modello di trasferimento radiativo indicano che le TMLCs tropicali hanno un effetto raffreddante sul clima che potrebbe essere tanto ampio quanto l’effetto riscaldante dei cirri. Si conclude che siano necessari sforzi maggiori per comprendere le TMLCs perché il loro ruolo sui feedback delle nubi, sul trasporto di calore e umidità e sulla sensibilità climatica potrebbe essere sostanziale.

Science is settled, scrisse qualcuno qualche tempo fa. Sì, sì, certo, certo…

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