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El Niño e la CO2, un legame…indissolubile

Come si dice, un’immagine vale più di mille parole, quindi eccola qua (un po’ di pazienza perché è pesante):

co2_drivers

E’ un’animazione che mostra i fattori che concorrono alla concentrazione di anidride carbonica in atmosfera nel breve-medio periodo. Il ciclo stagionale, l’attività vulcanica, l’ENSO e, naturalmente, le emissioni antropiche. Queste ultime, non hanno mai chiaramente smesso di aumentare, almeno nel lasso temporale di questa ricostruzione, che parte dal 1980. L’ENSO, ossia l’alternanza di condizioni di El Niño, La Niña e neutralità sull’Oceano pacifico equatoriale, ha continuato i suoi cicli piuttosto casuali, mostrando però una netta prevalenza di segno positivo, cioè di condizioni di El Niño.

Il segno positivo dell’ENSO, è un fattore che incrementa la concentrazione di CO2, per le dinamiche di diminuzione della capacità di assorbire anidride carbonica da parte dell’oceano nelle fasi di aumento delle temperature di superficie e per lo spostamento delle masse d’aria da cui si originano le piogge ad esso associate.

L’attività vulcanica ed il ciclo stagionale fanno poi la loro parte, la prima in modo molto randomico, il secondo con effetti controversi, perché da un lato l’accreciuta quantità di CO2 disponibile favorisce l’attività vegetativa e quindi la capacità della biosfera di assorbirla, dall’altro questo “inverdimento” genera anche maggiori quantità di vegetali che si decompongono restituendo il gas all’atmosfera.

E’ davvero interessante però notare come acceleri l’aumento della concentrazione di CO2 nelle fasi di ENSO positivo, come ad esempio le due ultime più potenti, quella del 1997-98 e quella appena conclusasi del 2015-2016.

Ora un’altra immagine:

multivariate-enso-index-since-1950

E’ l’andamento dell’indice ENSO dagli anni ’50 ai giorni nostri, e mostra chiaramente come dalla metà degli anni ’70 abbiano prevalso periodi con segno positivo dell’indice, cioè come ci siano state prevalenti condizioni di El Niño. Non è un caso, anzi, non è cosa sconosciuta, perché la metà degli anni ’70 ha visto arrivare quello che si definisce uno “shift climatico”, ossia un cambiamento di fase attribuibile alle oscillazioni di lungo periodo delle temperature degli oceani (qui su un climatemonitor in fasce 😉 ).

Quindi da allora, comunque in presenza di emissioni antropiche incessanti, la Natura ha contribuito non poco all’aumento della concentrazione di CO2. Sarebbe interessante poter capire quanto e con quali effetti sulle dinamiche dell’intero sistema.

Se volete approfondire andate qui. Enjoy.

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Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. gian marco sigismondi

    Estremamente chiaro, come ogni altro post. Complimenti e continuate sempre cosi!

  2. Luca G.

    Credo che questo grafico metta anche in evidenza una certa correlazione con l’andamento dell’attività solare dello stesso periodo…poi perchè si tenda ad ignorare il ruolo del sole sul clima questa è una cosa che proprio non capisco.

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