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Da Paolo Mieli un articolo da incorniciare

Abstract

In the opening day of the COP22 summit of Marrakech, the newspaper Corriere della Sera publishes the article by Paolo Mieli “Data and doubts: the excesses of the climate-changing” which is essentially an invitation to a cultural position founded on the doubt on a subject as vast and multifaceted such as climate change. The roots of the Paolo Mieli’s position are to be found in his historical reflection and can be seen as  original and important in the current context.

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Il 7 novembre 2016, mentre in Marocco si apre la COP22, che segnerà un ulteriore passo in avanti verso la deindustrializzazione dell’occidente, il Corriere ha ospitato il coraggioso intervento di Paolo Mieli dal titolo “I dati e i dubbi: gli eccessi del clima che cambia” di cui riporto l’incipit:

Un nuovo uragano di irragionevolezza rischia di abbattersi sul mondo in coincidenza con l’apertura — oggi a Marrakech — della Conferenza sui cambiamenti climatici. Intendiamoci: è del tutto ragionevole che, sia pure a titolo precauzionale, vengano prese misure anche drastiche per combattere il global warming. È invece irrazionale dar retta ai sostenitori della tesi che questo sia un campo delle certezze assolute (tra loro molti attori cinematografici, spiccano per spirito militante Leonardo DiCaprio e Arnold Schwarzenegger). Ed è ignobile accodarsi al linciaggio di chi muove legittime obiezioni all’assunto che riconduce interamente all’uomo il surriscaldamento del pianeta.”

Strano, mi son detto, un articolo dedicato ai dubbi non giova certo ai marciatori di Marrakech, i quali di dubbi non debbono per definizione averne. D’altronde chi ha come me ha il piacere di leggere gli articoli di Mieli nella pagina culturale del Corriere, per lo più dedicati a temi storici, sa che il nostro è più che mai aperto ad analizzare tutte le posizioni, diffidando dei preconcetti ideologici.

Ad esempio in “Combattere con cautela: in Italia i conflitti della guerra fredda si stemperarono per volontà dei partiti” (Corriere, 1 novembre 2016), in cui  recensisce il testo di Guido Formigoni “Storia dell’Italia della Guerra Fredda (1943-1978)” (Il mulino), Mieli racconta tre fatti per me del tutto nuovi e che gettano squarci inquietanti su una lunghissima tradizione tutta italiana di consociativismo:

  1. il manifesto contro la bomba atomica lanciato a Stoccolma nel 1950 dai”Partigiani delle pace” e che tanto interesse suscitò anche da parte di intellettuali e politici moderati  del nostro paese fu redatto direttamente dal noto pacifista Giuseppe Stalin
  2. quando nel 1952 l’ambasciatore americano Bunker in un incontro avvenuto a Sella Valsugana propose al presidente del consiglio Alcide De Gasperi di statalizzare gli scambi commerciali con i Paesi d’Oltrecortina onde evitare le triangolazioni su cui lucrava il PCI, il segretario DC rifiutò dichiarando la proposta non praticabile
  3. secondo la testimonianza diretta di Paolo Emilio Taviani, quando nel 1955 gli americani acquisirono e fornirono all’Italia le prove di un finanziamento al PCI di 2 miliardi di lire (cifra enorme per quei tempi), la scelta di Gaetano Martino (liberale) e di Mario Scelba (DC) fu di non rendere pubblica la notizia per non innalzare i toni dello scontro politico.

O ancora in “Il cinismo di Cicerone, accusatore interessato. La ricostruzione del clamoroso processo all’ex propretore di Roma in Sicilia nel saggio di Luca Fezzi, edito da Laterza” (2 febbraio 2016) Mieli stigmatizza il fatto che Cicerone presentò Verre, il cui destino era ormai segnato in quanto uomo legato alla fazione perdente di Silla, come il simbolo di ogni male per accelerare la propria carriera politica, carriera che si fondava su malefatte simili (arricchimento personale) compiute quando nel 50-51 era stato governatore in Cilicia.

Questa è la storia raccontata da Mieli, una storia da cui penso venga tutto il distacco che caratterizza la sua linea di pensiero rispetto a quella degli inguaribili “marciatori”, quelli per l’appunto senza se e senza ma.

All’analisi non può peraltro sfuggire il fatto che l’articolo di Mieli inverte una linea di pensiero che sul Corriere ha radici antiche negli articoli di fondo del politologo Giovanni Sartori e che vede da anni il cambiamento climatico “antropico e catastrofico” al centro delle attenzione di una gran massa di “giornalisti scientifici”, ad iniziare da Giovanni Caprara.

La pubblicazione dell’articolo di Mieli avviene peraltro in un giorno in cui al TG1 delle ore 13 l’inviata Rai a Marrakech Sonia Filippazzi diceva fra l’altro (cito a memoria) che l’Europa non ha ancora fatto abbastanza per combattere il global warming andando con ciò contro l’autorevole parere degli scienziati che lo chiedono a gran voce mentre il TG delle 20 di Canale 5 prendeva la tromba d’aria di Ladispoli come simbolo dell’AGW, sostenendo che tali eventi sono assai più frequenti oggi che in passato (e qui sarei curioso di sapere su quali dati si fondino affermazioni tanto gravi).

Dall’articolo di Mieli, di cui invito alla lettura, emergono personaggi di cui si è a più riprese discusso su CM e cioè il meteorologo Piers Corbin (che sostiene la causa solare del GW), la presidente della società di Fisica Luisa Cifarelli (aggredita quando rifiutò per motivi scientifici di sottoscrivere un documento di “società scientifiche preoccupate per l’AGW”) e il meteorologico Philippe Verdier (licenziato dalla TV francese per aver espresso dubbi circa la causa antropica del GW, alla faccia della democrazia e della libertà d’espressione di cui quel paese si vanta con gran prosopopea).

Confesso di nutrire seri dubbi circa l’efficacia pratica dell’invito al dubbio espresso da Mieli, e ciò in quanto so per esperienza che quando Dio vuol perdere qualcuno prima lo rende cieco. Apprezzo tuttavia il coraggio e l’indipendenza di giudizio di Paolo Mieli rimarcando che il dubbio è da sempre fra i fondamenti del progresso in campo scientifico, culturale e sociale.

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Published inAttualitàCOP22 - Marrakech

27 Comments

  1. Guido Botteri

    Quello che volevo dire lo hanno già detto altri ottimi amici.
    Aggiungerò dunque una sola osservazioncina, piccola piccola.
    Quando qualcuno non laureato (io lo sono, in ingegneria elettronica) esprime una opinione critica sull’AGW viene aspramente criticato da coloro che si allineano al mainstream. Come si permette, chi non è laureato, di parlare?
    Piero Angela lo può fare, ma lui sa a chi chiedere. Già gli altri non studiano, non leggono, non si informano,non chiedono. Tutta gente abbrutita che osa mettere in dubbio il sacro verbo del Pensiero unico! brutta gente davvero.
    E va bene, facciamo finta di crederci.
    Ma Al Gore? Oh, certo, per essere laureato, lo è.. in giurisprudenza. Laurea essenziale per capire i misteri del clima e di come cambia?
    E che dire di coloro che non hanno nemmeno una laurea in giurisprudenza, ma scrivono, e le cavolate che scrivono non vengono mai criticate da chi si inalbera invece per i critici non laureati dell’AGW.
    Già, perché la legge vale per gli scettici, ma non vale per i sostenitori dell’AGW?
    Sbaglierò, ma mi pare, caro Guido Cioni, che le sue posizioni siano viziate da pregiudizio.
    Non ci confonda con coloro che credono alle scie chimiche, e con tanti altri che credono alle cose più strane.
    Qui ci sono persone che hanno un alto profilo scientifico, e che gli studi scientifici li leggono, prima di esprimere una opinione.
    E intanto il tempo passa. E gli anni si aggiungono agli anni rendendo sempre più evidente che quell’allarme che si voleva imminentissimo, forse così imminente non lo è, e forse certi comportamenti del clima si spiegano con altre cause.
    Secondo me.

  2. Edoardo

    @ Guido Cioni
    Gent. mo Prof. Cioni (un fisico laureato in magistrale non è professore? Da noi a Lettere sì, quindi mi scuserà se continuo a chiamarLa così), non riesco minimamente a capire dove Lei abbia intravisto la mia volontà di alzare i toni.
    Io non ho portato nessun articolo o testo a dimostrazione perché non so nulla di più di quanto leggo (e cerco di capire) su CM quotidianamente.
    Mi scuserà di nuovo se non porto nulla a dimostrazione, ma solo un po’ di buon senso e qualche altra domanda:
    1. A me sembra che, proprio grazie a quanto scritto su CM in questi anni, non possiamo aver certezze né sulle conseguenze dei cambiamenti climatici né su quanto le nostre attività incidano sul clima. Per questo Le ho rivolto quella domanda e lascio al col. Guidi, ai prof. Mariani e Barone (mi sembra che il cognome di Donato sia così, se no me ne scuso con l’interessato) e agli altri collaboratori di CM la dimostrazione delle tesi sopraddette (sperando che le tesi siano giuste, se no chiedo perdono a tutti).
    2. Mi scuserà se adesso Le sembrerò alzare i toni, ma rimango un po’ perplesso: Lei vorrebbe negare che negli ultimi vent’anni, se non almeno dieci, noi abitanti dei paesi ricchi non siamo stati bombardati da messaggi del tipo: “Non c’è più tempo, questa COP è l’ultima possibilità di salvezza per noi e il nostro pianeta, dobbiamo smettere di produrre CO2 (cavolo, dovrei smettere di respirare), se no moriremo tutti per colpa del riscaldamento globale”? È un messaggio che si può comodamente sintetizzare nell’immagine del forno, che non è mia: non mi ricordo dove l’ho letta, ma compendia magistralmente tutti i proclami che ci siamo dovuti sorbire a ridosso di ogni COP! Se lo nega, Le chiedo gentilmente dove vive, se legge i giornali, se guarda i film (“The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo” è del 2004!) e, se le sembrerò alzare i toni, se l’immagine del forno “non usa un linguaggio scientifico, è totalmente inappropriata e qualunquista”, me ne farò una ragione.
    3. “Il riscaldamento globale se non altro NON HA MAI minacciato di far estinguere l’uomo su scale di tempo decennali, visto che si parla di anomalie comunque abbastanza contenute”: cavolo, allora devo proprio aver vissuto su un pianeta diverso dal Suo fino alla lettura della Sua frase. A me sembra che le persone riunite per l’ennesima COP la pensino in modo un po’ diverso da Lei, se no non farebbero proclami a sfondo catastrofico da vent’anni. Perché non lo dice a loro?
    4. “Le conseguenze sono maggiormente in ambito socio-economico vista la discrepanza tra paesi in via di sviluppo e potenze occidentali e la migrazione di popolazioni da zone che diventeranno sempre meno abitate a causa del cambiamento in atto o dell’innalzamento dei mari”. Sì, mi sembra che anche Venezia debba essere sommersa da un momento all’altro già da qualche anno, ma c’è ancora. In Olanda hanno inventato le dighe qualche secolo fa (forse Dante ne ha vista qualcuna), ma forse è più economico spendere miliardi (nostri) per evitare il presunto apocalisse piuttosto che, grazie a qualche diga, ovviare al problema se mai si presenterà.
    5. “Cambiamenti climatici è semplicemente l’accezione più generale del termine che sottende le conseguenze dell’aumento della temperatura globale, che tra l’altro sono ben lontane dall’essere dimostrare nella loro interezza. Non c’entra niente che il clima non fosse mai cambiato”. Ah, quindi la temperatura aumenta, il clima cambia e cambia in peggio? Chi lo dice? Perché qui su CM mi sembra siano usciti diversi articoli che dimostrano la diminuzione degli eventi catastrofici, ma chiedo conferma al col. Guidi ovviamente. I modelli ci dicono che il clima cambierà in peggio? Ma i modelli sono perfetti? Non sono fatti da essere umani? Quindi io dovrei buttare via miliardi per un modello?! Tanto più che “le conseguenze sono ben lontane dall’essere dimostrate nella loro interezza”?! Cioè, scusi, ma a che gioco giochiamo? Prima ci viene a dire che la scienza è tutta concorde nel dire che stiamo provocando un cambiamento climatico mortale, e subito dopo ci dice che le conseguenze non sono chiare?!
    6. “Il dibattito rimane aperto per persone come lei. Teniamolo aperto ancora un po’ se le fa comodo…” . Già, Lei ha ragione; a Lei, infatti, farà piacere che parte delle sue tasse sarà forse usata per pagare persone che si riuniscono ogni anno a nostre spese per cantarsela e suonarsela da sole e per pensare a delle trovate e dei proclami che influenzeranno, più o meno direttamente, anche la nostra vita. A me, invece, non fa piacere, quindi potrò dubitare che queste COP e tutto ciò che ne consegue servano a qualcosa, dato che siamo arrivati alla 22ma COP, dato che siamo ancora vivi e vegeti, dato che la terra ha (secondo Wikipedia) 4,5 miliardi di anni, dato che sbagliamo le previsioni del tempo dall’oggi al domani, dato tutto ciò, Le sembra così “inappropriato e qualunquista” pensare che sia un po’ azzardo (per non ripetere il fantozziano giudizio sulla corazzata Potëmkin ) presentare come una certezza assodata la necessità di ridurre drasticamente la nostra CO2 e di farlo buttando miliardi di euro?
    7. “Se la maggior parte della letteratura scientifica è della stessa opinione lei con che titolo si permette di andare contro?”. Scusi, e l’altra parte? Se uno scienziato, con gli stessi dati a disposizione, arriva a conclusioni opposte a quelle di un altro (vedasi Curry vs Muller), come fa un politico a capire di chi fidarsi? A me, che non uso un linguaggio scientifico, ma qualunquista e inappropriato, interesserebbe capirlo, dato che poi il politico, in base a quello che dice la scienza, usa i soldi che io, noi ci siamo guadagnati con il sudore della nostra fronte; se Lei vuole versare il suo oro alla COP e alla lotta ai cambiamenti climatici, se Lei vuole ridurre i propri consumi tornando a riscaldarsi con il fuoco a legna e a fare i suoi calcoli sui fogli di carta a lume di candela, lo faccia pure. Io continuo a leggere CM e ad avere molti dubbi.
    Cordiali saluti
    Edoardo

  3. Fabrizio Giudici

    “In questo caso Piero Angela si fa tramite del pensiero scientifico, quello che si chiama fare divulgazione scientifica.”

    Che è quello che ho detto sin dal principio. Verdier non faceva altro che divulgazione. Angela ha bisogno di collaboratori (che comunque sceglie lui, a suo giudizio), perché si occupa di scienza a 360°. Uno come Verdier, che si occupa di un solo tema, non ne ha necessariamente bisogno.

    “Io avevo portato un esempio concreto: se non ci fosse alcuna regolamentazione chiunque potrebbe dire la sua opinione su qualsiasi cosa. […] condividiate il fatto che serva un minimo di regolamentazione.”

    Non certo come la intendi tu. Ti rispondo su due piani.

    Primo piano: scientifico. Il metodo scientifico galileiano che citi non si basa mica sulla qualità “certificata” delle persone: tutt’altro, si basa sulla qualità del processo. Personalmente ti consiglio di rifletterci, perché questa è la cultura scientifica, non quello che sostieni. Divulgazione a parte: né Marconi, né Edison, né Meucci erano laureati. Edison addirittura frequentò la scuola solo fino alle elementari. Pensa un po’ se li avessero liquidati per mancanza di titoli. Dici: altri tempi? Né Jobs né Wozniak erano laureati. Non mi risulta neanche Zuckerberg (anche se, in questo caso, avrebbero fatto molto meglio a non dargli retta, ma è un altro discorso).

    Secondo piano: libertà di espressione. È evidente che ci sono problemi, quello dell’autismo è lampante. Ma non si può risolvere il problema impedendo alla gente di esprimersi: una volta che hai stabilito un criterio ed un principio di autorità per cui certi possono impedire ad altri di parlare “a priori” (violazioni della legge a parte), hai distrutto la libertà di espressione. La cosa è veramente curiosa. La libera società moderna è stata costruita in critica, per esempio, alla Chiesa Cattolica e alla sua egemonia passata sulla diffusione delle idee. Spesso questa critica è un pregiudizio: su una parte di verità, fondata storicamente, viene costruita una trama fantasiosa. Per esempio: gli eretici. La vulgata corrente dice che, in passato, chiunque osasse criticare l’ortodossia veniva subito zittito e condannato. Invece non è vero: c’è sempre stato un processo dialettico di confronto, fallito il quale scattavano le misure repressive. Oltretutto, lo sviluppo delle idee all’interno della Chiesa non è mai avvenuto guardando ai “titoli di studio”. Per esempio, San Francesco non era neanche ordinato, né aveva studiato teologia. Eppure le sue idee furono valutate ed accettate. Nel Medio Evo. Curioso quindi leggere come proposta una censura preventiva delle persone basata sui titoli di studio: una cosa simile non si è mai vista in tutta la storia dell’Occidente, neanche in ambienti dogmatici, salvo forse eccezioni in tempi e luoghi contingenti particolarmente oscuri.

    La soluzione è diversa: insegnare alla gente come valutare l’affidabilità delle tesi espresse dalle persone (e, a cascata, l’affidabilità delle persone stesse). Mettendo la gente di fronte a idee diverse, ai ragionamenti che ci sono dietro, e citando le fonti. Quello che si fa su CM.

  4. Guido Cioni

    Purtroppo siamo deragliati su un sentiero che non avrei voluto intraprendere. Dato che la questione si è dilungata anche troppo vedrò di rispondere brevemente (e non ad ognuno di voi).

    Piero Angela, pur non essendo laureato, si sarà sicuramente fatto formare ed aiutare nella sua carriera, e nella preparazione delle puntate di Super Quark che ho sempre guardato con interesse, da persone con conoscenze specifiche (vd. Paco Lanciano, ad esempio). In questo caso Piero Angela si fa tramite del pensiero scientifico, quello che si chiama fare divulgazione scientifica. Io avevo portato un esempio concreto: se non ci fosse alcuna regolamentazione chiunque potrebbe dire la sua opinione su qualsiasi cosa. E questo porterebbe, paradossalmente, ad avere persone che non sanno niente di vaccini a dimostrare che causano l’autismo, in TELEVISIONE (ed è successo!). La faccenda, ovviamente, è molto complicata e ci sono diversi punti di vista. Sono d’accordo con voi nel dire che il mio sia troppo di parte e probabilmente mi sono spinto troppo in là, però spero condividiate il fatto che serva un minimo di regolamentazione.

    Io avevo solo contestato il fatto che Mieli prendesse per i fondelli chiunque sostenesse che la ricerca climatica è una scienza con fondamenti validi. Lo è, nei limiti delle incertezze che caratterizzano i modelli e le osservazioni, come qualsiasi altra scienza. Il messaggio che si fa passare con questo tipo di articoli all’italiano medio è quello del “il riscaldamento globale è una cazzata, potete fare quello che volete”. Fidatevi che è così. Forse solo voi e altre 10 persone sareste in grado di leggere la critica filosofica di un concetto particolare…etc.. Non ci possiamo permettere, ormai, di far passare questo messaggio.

    Nessuno sostiene che la ricerca climatica sia una scienza priva di errori. Chi l’ha mai detto? Così come la fisica dell’atmosfera, la meteorologica, la fisica…Se andiamo di questo passo la matematica è l’unica scienza esatta. Questo significa che dobbiamo semplicemente buttare via tutto il resto?
    Che il sistema climatico sia un sistema dinamico soggetto a comportamento caotico è ovvio. Ma ci sono delle forzanti ben note..

    Mi dispiace che non possa controbattere ma purtroppo siete troppi e non ho abbastanza conoscenze per quanto riguarda la climatologia in particolare. Spero che questo possa chiudere la discussione. Io criticavo il modo in cui è stato proposto l’articolo di Mieli e non volevo di certo finire a criticare la mancanza di una laurea per poter fare il divulgatore.

    • Guido,
      intervengo solo ora perché mi sembra che siano state dette molte cose e l’argomento sia stato commentato a sufficienza. L’articolo di Paolo Mieli, a mio parere, ha un solo difetto sostanziale che lo rende illeggibile ai più (intendendo con questi quanti, a vario titolo, si sentono impegnati nella missione di salvare il pianeta – non credo che tu rientri nella categoria), ossia quello di essere obbiettivo su molti degli argomenti che vengono invece normalmente trattati, sia in termini di vulgativi che propriamente scientifici, senza alcuna obbiettività. Se posso concordare sul fatto che non sia giusto far passare il messaggio che va tutto bene, spero concorderai che non si può nemmeno far passare – cosa che accade invece continuamente – esattamente il messaggio opposto. Né si può tacciare di negazionismo, tanto per dirne una, chiunque si azzardi a dire che, in tutta evidenza, le cose non stanno come molta parte della comunicazione scientifica le racconta. Un esempio soltanto, tra i tanti che si potrebbero fare e che praticamente abbracciano tutto lo scibile della scienza del clima: come mai ogni volta che si parla di proiezioni si parla SOLO dello scenario più peggiorativo che è anche quello con minori probabilità di realizzarsi? Attenzione, perché sono stato buono, lo scenario più peggiorativo è in realtà semplicemente comico nella sua descrizione dell’evoluzione del sistema e delle sue forzanti. Nonostante questo, ogni volta che se ne parla, non c’è mai un Guido Cioni che dica che non è proprio così che stanno le cose. Ci dobbiamo sorbire le puttanate di Al Gore o, più recentemente quelle del suo clone da fiction, Leonardo di Caprio, senza che nessuno di quanti stanno così attenti ai messaggi che possono o non possono passare alzi il sopracciglio e dica la verità, cioè che sono solo puttanate.
      Ecco, Paolo Mieli, con il suo testo ragionato e ragionevole, ha solo detto quello che ci siamo detti in questo TD, con la semplicità tipica di chi le cose le sa raccontare. Eppure, secondo te, è un messaggio che non può passare. Io invece penso che la ragione debba sempre avere diritto d’asilo. Sono curioso di sapere se al prossimo articolo del corriere, che magari sarà di Giovanni Caprara e che senz’altro ci racconterà del disastro imminente, saremo ancora qui a commentare il tipo di messaggio. Temo di no, ma non perdo la speranza.
      Circa gli aspetti tecnici che avete affrontato, a cominciare da quello del consenso che pur tecnico non è essendo piuttosto un calcio nei denti al metodo scientifico, sono d’accordo con te che si sia detto più o meno tutto quello che si poteva dire senza far diventare noioso questo TD.
      Grazie per essere intervenuto.
      gg

    • Guido Cioni

      Ciao Guido (!),
      sono d’accordo con te su tutto.
      Il problema è che ci dovremo sempre sorbire un “DiCaprio” o un “AlGore” perché altrimenti la gente non guarda. È la legge dello spettacolo. Triste, va contro le mie credenze, ma purtroppo è così.

      Anche io ho trovato il film di Di Caprio superficiale e mal sviluppato. Vorrei solo passasse il messaggio che io non sono uno di quelli che spara contro chiunque dica “no GW”. Anzi, sono molto critico verso documentari, articoli ed altre cose che non dicano le cose in modo scientifico. Ad esempio, voler legare un tornado nel Lazio al GW commettendo l’errore di ricondurre un singolo fenomeno ad una tendenza climatologica…giusto per dirne una.
      Speriamo che le cose cambino.
      A presto

    • Luigi Mariani

      Caro Guido Guidi,
      come autore del post voglio ringraziare tutti gli intervenuti perché l’hanno fatto con passione e ognuno portando considerazioni originali…. e vi prego di non pensare che dica questo perché sto pensando di candidarmi alle prossime elezioni ma perché sono convinto che la dialettica pacata abbia ancora un suo valore.
      Voglio poi dire che ho letto l’articolo segnalato da Guido Cioni (quello del sito dal nome bellissimo perché surreale: valigia blu) e mi riservo di scrivere un commento perché ho trovato varie considerazioni in esso contenute che ritengo meritevoli di critica, checché ne dica il direttore de Le Scienze.
      Rimarco anche che sono del tutto sconfortato dal diluvio di informazione monocorde a sfondo catastrofico e senza alcun spazio a dubbi e incertezze che fluisce sui nostri media (Rai, Reti Mediaset, Corriere, Repubblica sono quelli che in modo più o meno stringente mi capita di consultare) e che non sono in alcun modo in grado per motivi di tempo e d volontà di contestare punto per punto (come ad esempio non avrei mai trovato la voglia di contestare quel 900% di aumento nel numero di eventi pluviometrici estremi di cui al mio post precedente se non fossi stato a ragione pungolato dell’amico Sergio Pinna).
      E’ chiaro che in questa atmosfera plumbea quando mi trovo di fronte una “rara avis” come lo scritto di Mieli, sono preso da un senso d’euforia contrario al distacco che sarebbe auspicabile in questi casi.
      Quel che mi permetto ancora una volta di focalizzare nello scritto di Mieli è l’elogio del dubbio, il che per quel che mi riguarda non si declina come “dubbio” generico ma si riferisce invece alle varie eccezioni di cui è costellata la teoria AGW, una per tutte il fatto che i sondaggi eseguiti sulla calotta glaciale groenlandese dalla NASA mostrano che la massa glaciale proviene in gran parte dall’Olocene o dalla fase glaciale di Wurm, mentre pochissimo proviene dall’interglaciale precedente e nulla è più antico (Mc Gregor et al., 2015)… altro che i 400mila anni di età di tale calotta di cui parla l’articolo della valigia blu.
      Questo ci porta (di dubbio in dubbio) a chiederci come mai i 4 interglaciali precedenti a quello attuale, pur in assenza della CO2 antropica, siano stati sensibilmente più caldi di quest’ultimo tanto da sciogliere completamente la calotta groenlandese.
      Concludo ricordando che nel suo elogio del dubbio, Mieli (me l’ha ricordato ieri sera l’amico astronomo Costantino Sigismondi) è stato preceduto di ben 700 anni da Dante Alighieri, il quale nel IV canto del Paradiso, (http://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-iv.html) scrive quanto segue:
      “Nasce per quello, a guisa di rampollo,
      a piè del vero il dubbio; ed è natura
      ch’al sommo pinge noi di collo in collo.” che potrebbe forse essere interpretato nel modo che segue:
      “per ogni verità acquisita nascono come rampolli (e cioè polloni, vale a dire germogli che nascono da una ceppaia – il piè di cui parla Dante) i dubbi, attraverso i quali la natura per vie ripide e tortuose (di collo in collo) ci spinge verso una verità più elevata (al sommo).”
      Con l’augurio che il nostro sommo poeta possa essere un buon punto di equilibrio, saluto tutti cordialmente.
      Luigi Mariani

  5. Massimo Lupicino

    Innanzitutto complimenti a Luigi per l’ottimo articolo, come sempre ricco di spunti di riflessioni.
    Mi permetto di rispondere al Sig. Cioni con una pacata riflessione sul ruolo degli “esperti”. Troppo spesso si ritiene di poter chiudere la bocca a qualcuno perche’ non “esperto”. Chi scrive su questo Blog non espone titoli di studio accademici, premi o riconoscimenti, per quanto ce ne sia, e tanto, da elencare. Ma a cosa servirebbe? Cosa aggiungerebbe? A meno che non si stia discutendo il dettaglio specifico di un paper di straordinaria complessita’ tale da richiedere competenze di nicchia, non vedo perche’ su certi temi non si possano esprimere anche i “non esperti”.
    Tanto piu’ che Mieli pone un problema molto piu’ filosofico che scientifico. Se qualcuno pensa che il global warming sia solo scienza, beh, contento lui. Libero di vivere nel suo mondo bellissimo e apparentemente perfetto.
    Il vero problema e’ che se si riconosce solo all’ “esperto” il diritto di esprimersi su specifici argomenti, si corre il rischio di deragliare in un contesto in cui solo alcuni hanno diritto di parola, e gli altri devono solo ascoltare. E chi decide chi e’ l'”esperto” in questione? E se questi esperti fossero, alla fine della fiera, i maiali di orwell?
    Un’ultima riflessione sugli “esperti”. Era pieno di esperti di statistica che sentenziavano che le elezioni americane erano una formalita’, e hillary avrebbe vinto in surplace. Beh, ha avuto piu’ ragione il contadino del wyoming dello statistico milionario al soldo delle solite testate giornalistiche “impegnate”.
    Essere “esperto” in qualcosa non pone nessuno al di sopra degli altri, quando si parla di grandi temi, che si tratti di global warming o elezioni americane, e lo dice uno che ha passato la vita ad accumularne, di diplomi.
    PS: il fatto di ritenere che un dibattito scientifico sia “chiuso da tempo” non fa in nessun modo onore a chiunque pretenda di esibire una qualche cultura scientifica.

  6. donato b

    @ Guido Cioni
    Guido, rispondo qui altrimenti il commento risulterebbe di difficile lettura a causa di problemi di visualizzazione del testo.
    .
    Che le lauree siano importanti è pacifico: ne ho una, mia moglie ne ha un’altra, lo stesso dicasi per mia figlia e mio figlio, anche se con una certa fatica, sta conseguendo la sua. La necessità di avere una laurea è un’opinione che condividiamo.
    Tu fai riferimento , però, ad una laurea specifica in una disciplina per poter esprimere giudizi su argomenti specifici di quella disciplina e su questo i nostri punti di vista cominciano a divergere.
    Non voglio tediarti con argomentazioni “generalistiche” per cui ti presento un caso concreto: il mio.
    Io sono laureato in ingegneria e per mestiere, oltre a fare l’ingegnere civile, faccio anche l’insegnante di matematica e fisica in un liceo, non ho pubblicazioni scientifiche alle spalle per cui, stando al tuo metro di giudizio, mi dovrei astenere dall’esprimere giudizi su cose diverse da quelle in cui sono esperto o mi considero esperto: ingegneria civile, didattica della matematica e della fisica in una scuola secondaria di secondo grado.
    Onestamente mi sembra una limitazione eccessiva, un’amputazione del 99% del mio cervello. Nella specifica fattispecie, fisica dell’atmosfera ed evoluzione climatica del pianeta con tutti gli annessi e connessi, dovrei starmene zitto in quanto, ipse dixit, le cose stanno in modo diverso da come la penso io. Le mie argomentazioni sarebbero fallaci in quanto non ho pubblicazioni di fascia A alle mie spalle, né una laurea in fisica.
    Il fatto che io stia studiando per un paio d’ore al giorno (a notte, veramente) queste problematiche dal 2010 non ha significato alcuno o potrebbe consentirmi di esprimere un “giudizio informato” anche alla luce della mia formazione di base?
    Io reputo di si, ma è questione di opinioni. 🙂
    .
    L’errore di fondo del mio ragionamento dovrebbe essere ricercato nel fatto che il 97% degli scienziati reputa che il riscaldamento globale, alias cambiamento climatico, è imputabile all’attività umana. Argomento chiuso, scienza definita, restano da discutere i dettagli.
    Mi dispiace, ma non sono d’accordo e cercherò di motivare il mio disaccordo.
    .
    Esistono molti altri motivi per cui ho una posizione scettica che mi porta a rompere gli attributi ( e di questo mi scuso, ma non posso farci nulla per evitarlo) di chi è convinto della correttezza della posizione mainstream e considera il discorso definitivamente chiuso.
    La paleoclimatologia ci offre esempi di improvvise variazioni climatiche verificatesi nel passato senza l’intervento umano: come le spieghiamo? La paleoclimatologia ci dice che nel corso delle ere geologiche i ghiacci si sono estesi e si sono ritirati a causa di cambiamenti climatici di origine strettamente naturale. Io non sostengo che l’attività umana è completamente estranea al cambiamento climatico in quanto sarei uno sciocco: tutto ciò che si trova all’interno del sistema climatico determina le condizioni del sistema in misura più o meno forte in quanto è una variabile del sistema e determina le condizioni di equilibrio del sistema. Sono, però, altrettanto convinto che il sistema climatico sia un sistema dinamico complesso non lineare regolato dalla matematica del caos e, quindi, dotato di attrattori che lo stabilizzano nello spazio delle fasi. Solo in questo modo si spiegano le oscillazioni climatiche che lo hanno caratterizzato nel passato e che lo caratterizzeranno nel futuro. In caso contrario non si spiegherebbero le glaciazioni, i periodi glaciali e gli interglaciali.
    .
    Ciò che mi rende scettico circa le posizioni mainstream è l’idea che la temperatura globale sia la grandezza fisica che caratterizza il sistema. La mia critica non riguarda la struttura dei modelli matematici in quanto tale, ma il fatto che essi sono ossessivamente sintonizzati sulla temperatura globale. Muller è passato da posizioni scettiche a posizioni mainstream dopo aver rielaborato tutti i dati delle serie di temperatura disponibili insieme ad un altro gruppo di scienziati tra cui J. Curry. Egli ha cambiato idea, la Curry no ed ha motivato la sua posizione criticando alcune delle metodologie alla base del lavoro di Muller e colleghi.
    .
    Potrei continuare per un’altra mezz’ora con le problematiche connesse all’aumento del livello del mare, ai modelli empirici, semi-empirici ed a quelli basati sulla fisica degli oceani. Potrei continuare per altrettanto tempo sulle problematiche connesse alle operazioni di revisione delle serie di temperature basate su algoritmi statistici che tendono a “riscaldare” gli anni recenti rispetto a quelli passati, a colmare lacune nelle serie storiche, ad estrapolare spazialmente le serie storiche, ma andrei oltre i limiti di un commento.
    .
    Detto in altri termini io non credo affatto che la scienza del clima sia una scienza definita e lo faccio in conseguenza di un mio studio personale sulle fondamenta e sulle evoluzioni del sistema accoppiato atmosfera-oceani-ghiacci marini e terrestri. Studi non certificati, ovviamente, ma studi, non prese di posizione a prescindere.
    p.s.: ho comunque il massimo rispetto di chi la pensa diversamente da me in quanto considero le sue idee perfettamente legittime in quanto basate su ragionamenti validi quanto e più dei miei e sono estremamente felice di confrontarmi con lui, in questo caso con te.
    Ciao, Donato.

  7. Fabrizio Giudici

    Una piccola aggiunta:

    “Philippe Verdier non ha una laurea in fisica o materie scientifiche e, soprattutto, nessuna pubblicazione scientifica a riguardo”

    Come ha scritto Donato:

    “non mi risulta che per fare ciò ci sia bisogno di una specifica abilitazione.”

    In altre parole, non mi risulta che per essere un divulgatore scientifico bisogna avere una laurea nella scienza che si vuole divulgare. Facciamo la lista dei personaggi televisivi noti che imperversano come divulgatori nelle nostre televisioni e vediamo quali pubblicazioni scientifiche hanno a riguardo?

    • Guido Cioni

      Mi dispiace Fabrizio ma mi trovi in disaccordo. Per essere divulgatore scientifico serve almeno una laurea in una materia scientifica… Altrimenti come pretendiamo che una persona qualsiasi non faccia errori? Voglio dire, pensi che io potrei mettermi a fare il divulgatore in ambito di medicina? E su, dai…
      Poi il fatto che al giorno d’oggi questa regola non venga rispettata è un altro discorso. Per questo ci troviamo con articoli di stampo simil-scientifico che dicono tutto e niente (potrei farti una lista che finisce domani).

    • Fabrizio Giudici

      “Mi dispiace Fabrizio ma mi trovi in disaccordo. Per essere divulgatore scientifico serve almeno una laurea in una materia scientifica… Altrimenti come pretendiamo che una persona qualsiasi non faccia errori? Voglio dire, pensi che io potrei mettermi a fare il divulgatore in ambito di medicina? E su, dai…”

      Porca miseria, ragazzi, meno male che Guido ci ha messo sull’avviso. C’è un ciarlatano che imperversa da quasi quarant’anni nelle televisioni italiane, scrive libri notissimi, è molto noto, anzi è una vera e propria icona… e non ha la laurea. Non solo non ha una laurea scientifica, ma proprio non è laureato! Risponde al nome PIERO ANGELA: facciamo subito una petizione perché sia cacciato e i suoi libri bruciati!

      E dire che io ti avevo anche già messo sull’avviso di quello che ti avrei risposto…

      Onestamente, la tua posizione è assai burocratica (per non dire strumentale); sei attaccato al pezzo di carta. Io ho una laurea e un dottorato di ricerca in informatica, ma non do’ nessun valore ai pezzi di carta in sé. Hanno valore per quello che ho fatto per ottenerli, ma soprattutto ha valore l’esperienza che ho fatto dopo. Non me ne frega niente se uno è laureato o no: mi interessa il suo curriculum. Non è una posizione mia personale: dovresti sapere che nel mondo anglosassone, per esempio, questo approccio è molto comune. Ovviamente, nella stragrande maggioranza dei casi, è logico attendersi che siano laureati.

      PS Dovresti anche sapere che – se le cose non sono cambiate negli ultimi anni, non sono aggiornatissimo – per accedere ad un concorso da professore universitario, associato o ordinario, in Italia non è necessaria la laurea.

  8. donato b

    Paolo Mieli è un giornalista ed uno storico ed ha scritto un articolo in cui commenta, da un punto di vista giornalistico e storico, dei fatti.
    Ha elencato diversi avvenimenti che su questo blog sono stati ampiamente commentati. Il gran rifiuto della prof.sa Cifarelli che ha espresso le sue opinioni con alle spalle una laurea in fisica ed anche pubblicazioni scientifiche, circa settecento; il licenziamento di un uomo che ha fatto le previsioni meteorologiche in una televisione francese per venti anni e che è stato licenziato non perché privo di laurea o patente equivalente, ma per aver espresso dubbi sull’origine antropica del GW: non mi risulta che per fare ciò ci sia bisogno di una specifica abilitazione.
    .
    Qualche errore nell’articolo di Mieli effettivamente c’è: quando attribuisce a settanta milioni di persone occidentali di inquinare come 3,5 miliardi di cinesi, credo che abbia commesso un errore di un’ordine di grandezza.
    Altri errori non ne vedo, possiamo parlare di qualche imprecisione o di opinioni più o meno condivise. Piuttosto opinabile, ad esempio, il fatto che i Paesi occidentali abbiano la responsabilità morale e materiale del riscaldamento globale, alias cambiamento climatico di origine antropica. Per il resto personalmente condivido ciò che scrive P. Mieli.
    Egli non ha scritto, infine, un articolo scientifico, ma si è limitato a delle considerazioni che ognuno di noi ha il diritto-dovere di fare in quanto cittadino elettore di un Paese in cui si è chiamati ad esprimere pareri mediante referendum sugli argomenti più disparati che, per essere compiutamente compresi, richiederebbero lauree e specializzazioni: nucleare, trivellazioni e concessioni di sfruttamento giacimenti di idrocarburi, fecondazione assistita omologa ed eterologa, uso degli embrioni nella ricerca, numero di embrioni da impiantare, ecc., ecc.
    Ciao, Donato.

    • Guido Cioni

      Donato, c’è un errore di fondo nel tuo ragionamento, ed è lo stesso commesso da Paolo Mieli.

      Le lauree servono a qualcosa, altrimenti saremmo tuttologi. Io, in quanto fisico, posso esprimere un’opinione sull’efficacia di un farmaco, pur sapendo che la mia opinione vale quanto quella di una persona qualunque presa per strada. D’accordo, no? Bene.

      Se uno studio scientifico dimostrasse poi che l’affidabilità di quel farmaco è del 97% dovrei forse dire boicottare il farmaco e dire che non è stata dimostrata del tutto la sua efficacia? Probabilmente starei zitto e ingoierei la pillola. E penso sia il comportamento della maggior parte delle persone.

      Quello che fa Paolo Mieli è esattamente questo. Riaprire un dibattito che è ormai chiuso da tempo e che sinceramente ha ampiamente rotto i cosiddetti. E lo fa in malafede, perché non sa di quello che parla!

      Io non mi permetterei mai di scrivere un articolo sul funzionamento di una macchina per la TAC perché, pur essendo un fisico, non sono specializzato in quell’ambito. Quindi Paolo Mieli, pur essendo un giornalista, non può permettersi di fare un articolo sulla “storia” del cambiamento climatico perché dimostra ampiamente di non aver capito neanche l’argomento! E stiamo parlando di un giornalista che pochi mesi fa aveva denotato l’Italia come il paese dove la scienza è calpestata…ma stiamo scherzando?

      Per terminare, trovo che i referendum su argomenti come trivellazioni siano INUTILI dato che persone senza conoscenze non possono esprimersi con oggettività. Bisognerebbe, quindi, farsi guidare da chi ne sa più di noi ed evitare di “farsi delle domande e rispondersi da soli”. Lo hanno fatto i sostenitori delle scie chimiche e abbiamo visto dove siamo arrivati…

    • Edoardo

      “Riaprire un dibattito che è ormai chiuso da tempo e che sinceramente ha ampiamente rotto i cosiddetti. E lo fa in malafede, perché non sa di quello che parla!”
      Scusi, prof. Cioni, io non sono un fisico, ma, dopo questa affermazione, mi viene istintivo rivolgerLe giusto due domande:
      1. Ma Lei legge CM?!
      2. Fino a qualche anno fa eravamo destinati tutti a bruciare come in un forno grazie al riscaldamento globale. Da qualche tempo a questa parte, dato che siamo tutti vivi e vegeti, l’uomo nero ha cambiato nome: da “riscaldamento globale di origine antropica” a “cambiamenti climatici”, come se il clima non fosse mai cambiato (Groenlandia le dice niente?). Già solo questo mutamento di nome non Le fa sorgere qualche dubbio su “un dibattito chiuso ormai da tempo”?!
      Spero che abbia il tempo e la pazienza di rispondere alle osservazioni del sig. Zavatti.
      Buona giornata
      Edoardo

    • Guido Cioni

      1) Leggo sporadicamente CM perché trovo che gli articoli siano nel 80% dei casi scritti con lo stesso pregiudizio. Ogni tanto trovo anche qualcosa di interessante. Ma questo cosa c’entra?

      2) “Bruciare come in un forno”. Ma si rende conto che questo, oltre a non fare uso di alcun termine scientifico, è totalmente inappropriato e qualunquista? Il riscaldamento globale se non altro NON HA MAI minacciato di far estinguere l’uomo su scale di tempo decennali, visto che si parla di anomalie comunque abbastanza contenute. Le conseguenze sono maggiormente in ambito socio-economico vista la discrepanza tra paesi in via di sviluppo e potenze occidentali e la migrazione di popolazioni da zone che diventeranno sempre meno abitate a causa del cambiamento in atto o dell’innalzamento dei mari.

      3) “cambiamenti climatici” è semplicemente l’accezione più generale del termine che sottende le conseguenze dell’aumento della temperatura globale, che tra l’altro sono ben lontane dall’essere dimostrare nella loro interezza. Non c’entra niente “che il clima non fosse mai cambiato”.

      4) Non ho capito cosa c’entra la Groenlandia. Se si riferisce al fatto della toponimia “terra verde” mi dispiace deluderla che questo argomento, spesso utilizzato da persone come lei, non ha alcun fondamento. Le consiglio la lettura di questo https://www.skepticalscience.com/greenland-used-to-be-green.htm.

      “So where did the Green in Greenland come from? According to Wikipedia, legend has it was good marketing on the part of Erik the Red who figured it would attract more settlers (if he was more vain, it may have been called Redland)”.

      Un bel sum-up di quanto i ghiacciai della Groenlandia hanno perso, soprattutto nel 2016: http://www.independent.co.uk/environment/climate-change-global-warming-greenland-ice-melting-rate-sea-levels-rise-a7147846.html, http://time.com/4447252/greenland-ice-climate-change/, http://polarportal.dk/en/groenlands-indlandsis/nbsp/total-masseaendring/.

      5) Il dibattito rimane aperto per persone come lei. Teniamolo aperto ancora un po’ se le fa comodo… Se la maggior parte della letteratura scientifica è della stessa opinione lei con che titolo si permette di andare contro? E poi, fatico a comprendere quali conseguenze negative potrebbe apportare il cercare di limitare i nostri consumi…

      La pregherei di tenere la discussione su un tono più pacato e di portare qualche paper scientifico a dimostrazione di quello che dice. In particolare mi piacerebbe sapere dove ha preso questo termine “bruciare come in un forno”. Sono sicuro di poter discutere se questo si trovasse su un paper pubblicato.

      P.S. I Prof. lasciamoli a persone più brave di me…sono un semplice dottorando.

    • David

      Se a lei non garbano gli articoli di questo sito NON è obbligato a leggerli,può tranquillamente aprire la repubblica(minuscolo)ed altri siti vicini al pensiero unico che hanno creato.

    • Rinaldo Sorgenti

      Riprendo da qui sopra:

      ” …E poi, fatico a comprendere quali conseguenze negative potrebbe apportare il cercare di limitare i nostri consumi… “.

      Ma i teoremi del supposto cambiamento climatico antropogenico dovuto alle emissioni di CO2 hanno poco a che fare con le emissioni di GHG e di CO2 in particolare.

      La critica, etica e morale a tali fuorvianti teorie per esempio potrebbe collegarsi al fatto che ha – “casualmente” – stimolato un’enorme speculazione e drenaggio incredibile di risorse economiche per inseguire tali teorie con dispiego incredibile di incentivi bellamente prelevati 8senza sostanzialmente dirglielo) dalle Bollette degli ignari consumatori elettrici. Solo in Italia 13 miliardi/anno ed in Germania addirittura 24 miliardi/anno!

      Ma quali e quanti vantaggi per loro ma anche per noi tutti avrebbe portato se anche una parte di tali enormi risorse economiche fossero state spese per affrontare il vero grande problema che affligge una parte rilevante dell’umanità?
      Infatti, circa un terzo dell’umanità vive in condizioni miserevoli a causa della malnutrizione e del mancato sostanziale accesso a ragionevoli e davvero sostenibili fonti di energia:
      – 1,3 miliardi di esseri umani non hanno ancora accesso alla “banale” elettricità;
      – 2,4 miliardi di esseri umani è costretta a cucinare e riscaldare le loro misere abitazioni con biomasse vegetali ed animali, con conseguenze per la loro salute non difficilmente immaginabili e dimostrabili.

      Ora, si legge spesso di commenti fatti dalla stragrande maggioranza del giornalismo che parlando delle emissioni di CO2, parlano di enormi danni alla … salute!
      Come definire tale assurdo collegamento, che non mi pare di aver mai osservato essere stato criticato da quei famosi esperti del clima?

      Grazie quindi a Paolo Mieli per non essersi prestato al solito stonato coro!

  9. Guido Cioni

    L’articolo di Mieli è pieno di errori, sviste e preconcetti. Tanto per fare un esempio il sopracitato “meteorologo” Philippe Verdier non ha una laurea in fisica o materie scientifiche e, soprattutto, nessuna pubblicazione scientifica a riguardo. La sua rimozione dalla televisione mi sembra un gesto equivalente a quello che si farebbe se un personaggio tipo Rosario Marcianò andasse in televisione a raccontare delle scie chimiche.
    Fa un po’ tristezza vedere che questo articolo, peraltro scritto da una persona che non ha NESSUN titolo per commentare argomenti scientifici, venga preso come esempio da incorniciare. Oppure intendiamo farci curare da chi non ha studiato medicina?

    Qualche risposta sensata all’articolo di Mieli:
    https://docs.google.com/document/d/1J2P2jFH7LWXjDS8PFtvz6sfFfxzS0oeie9qeL3j-cz4/edit
    -http://www.valigiablu.it/clima-riscaldamento-mieli/

    • Luigi Mariani

      Gentile signor Cioni,
      Verdier è un giornalista che presenta previsioni meteo e si tratta di una figura oggi diffusissima, tanto che la European Meteorological Society dedica annualmente un premio a tale categoria che è chiamato EMS Journalist Award (http://www.emetsoc.org/awards/media-awards/ems-journalist-award/).
      E trattandosi di giornalista mi domando che fine farebbe il diritto d’espressione e la libertà d’informazione se solo i medici potessero parlare di medicina e solo i fisici di clima e solo gli ingegneri di ponti e così via, con pena di licenziamento per i trasgressori.

    • Alessandro

      Concordo: demagogia e preconcetti sono una miscela esplosiva. Quella dell’AGW è la strumentalizzazione del secolo.

    • Caro Guido,
      credo che Donato abbia risposto efficacemente agli argomenti del tuo commento e della lettera “acclusa”. Io volevo sottolineare un aspetto che mi ha messo un po’ (tanta) tristezza: il folto gruppo di firmatari (32) -alcuni
      di spicco- di una lettera che ha quasi nulla a che fare con l’articolo del Corriere e che appare (molto) una difesa d’ufficio di posizioni più politiche che scientifiche, non ha trovato argomenti migliori del 97% degli scienziati, ecc. e della fonte di questo 97%: i due ben noti fanatici
      climatici Naomi Oreskes e Dana Nuccitelli che hanno fatto un’analisi statistica farlocca sulla produzione scientifica? La lettura delle mail del Climategate è senz’altro più attendibile e mette in luce intrecci che
      sarebbe stato meglio non ci fossero stati.

      Un’altra cosa: voi sapete benissimo che il clima NON è l’ambiente, l’inquinamento, la sovrapopolazione, i fiumi che straripano (adesso va moda esondano), gli OGM e via elencando. E che la commistione di questi argomenti
      genera una confusione inestricabile, in particolare in chi non segue queste tematiche con continuità o con competenza. E sapete altrettanto bene che
      attribuire tutto a una sola “manopola” a presunto controllo politico fa il gioco di chi nulla ha a che fare con la scienza.

      Fra l’altro, il succo dei modelli sembra essere: siccome non troviamo niente che faccia alzare le temperature al livello osservato e siccome l’inserimento di un parametro (una serie con annessi e connessi) invece ci riesce, allora questo parametro è la verità vera. A me non suona tanto bene …(ma sono quasi sordo da un orecchio).

      Perché non usate la vostra conoscenza/influenza per fare chiarezza sulla commistione di cui sopra e porre i giusti distinguo nella giusta luce?
      Perché vi fate impantanare in affermazioni fuori tema e di sapore politico, che io credo non vi appartengano?

      Perché non usate la vostra influenza per affermare che una cosa è la ricerca e la discussione scientifica e un’altra è l’applicazione pratica, cioè la traduzione in leggi e balzelli vari, di risultati ancora soggetti a critica e analisi?

      Un caro saluto e auguri di buon lavoro. Franco

    • Guido Cioni

      1) Mi pare che la letteratura in questo caso sia folta. Ecco un “paio” di articoli che arrivano più o meno alla stessa percentuale di consenso (91-100%). Vogliamo dire che anche tutti questi studi sono “taroccati”?

      -Oreskes N., The Scientific Consensus on Climate Change (2004)
      -Doran & Zimmerman, Examining the Scientific Consensus on Climate Change (2009)
      -Anderegg et al., Expert credibility in climate change (2010)
      -Cook et al., Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature (2013)
      -Verheggen et al., Scientists’ Views about Attribution of Global Warming (2014)
      -Stenhouse et al., Meteorologists’ view about Global Warming (2014)
      -Carlton et al., The climate change consensus extends beyond climate scientists (2015)

      2) Per quanto riguarda “il succo dei modelli” mi dispiace segnalarti che fai un errore, a mio avviso, tipico di chi non conosce il metodo scientifico. Cercherò di spiegarti come funziona la ricerca in ambito meteo-climatico senza dilungarmi troppo dato che è l’unico argomento di cui so qualcosa.

      Noi sappiamo che i modelli NON sono affidabili, entro un certo range di incertezza. Come dice sempre il mio capo, i modelli NON servono per avere una rappresentazione estremamente veritiera della realtà. I modelli servono per verificare una idea scientifica, così come gli strumenti che usa il fisico servono per verificare una teoria.

      Il processo si basa principalmente su 3 fasi: formulazione ipotesi (senza modello)->elaborazione esperimento che possa verificare ipotesi (con modello)->discussione risultati->ipotesi vera o falsa. Questa è la catena proposta da Galileo parecchi anni fa. Utilizzare un modello NON cambia il risultato, è solo uno strumento diverso. Per quanto riguarda i modelli climatici, un sacco di scienziati in ambito di clima (dei quali, tra l’altro, non faccio parte…quindi non ho nessun vantaggio a difenderli) non si sono messi davanti ad un computer provando a cambiare 10 parametri e vedendo quale fosse quello che influenzava di più l’andamento della temperatura globale. Mi rattrista vedere che questo sia il pensiero comune delle persone. Anche in questo caso si parte da una ipotesi (più gas serra, maggiore forzante per la radiazione infrarossa) che è ben conosciuta a livello teorico da SECOLI->esperimenti con modello per verificare se un aumento di CO2 porta ad un aumento di temperatura->discussione risultati. Il fatto che molti modelli riescano a riprodurre, nel range delle incertezze, l’aumento della temperatura globale è una VERIFICA che la teoria funziona. Di nuovo, nel range delle incertezze. Dobbiamo davvero discutere la validità del metodo scientifico?

      La precisazione è d’obbligo. Io NON sono un climatologo, non ho mai girato modelli di clima perché non trovo siano il miglior modo di consumare risorse computazionali. Però, trovo che se una parte folta della letteratura mi comunichi che quella teoria è stata verificata, beh, chi sono io per dire che non hanno ragione? Voglio dire, non si tratta di 1 persona. E che interessi avrebbero a taroccare i dati? Cosa pensi che ci guadagnerebbero persone come noi, perse tutto il giorno dentro a codici, a cambiare i dati a nostro piacimento. E bada bene, il fatto che ci siano persone che l’hanno fatto non significa NIENTE. Gli idioti ci sono ovunque e se provano a pubblicare devono essere fermati. È per questo che esiste il processo di peer-review.

      Per concludere, credimi, mi piacerebbe utilizzare le mie energie per “fare chiarezza”, come dici tu. Certe volte, però, il ricercatore ha finito le energie. Hai idea quanto sia dispendioso, in termini di energia, fare ricerca ogni giorno? Stare attento a cavilli, dover affrontare codici che non funzionano, trovarsi in fondo ad un cammino e scoprire di aver sbagliato nella formulazione di un’ipotesi… E dopo giorni passati a cercare di avere un risultato che sia più possibile vicino alla realtà, che tra l’altro non interesserà a nessuno perché non ha niente di “sensazionale”, un giornalista (qui parlo in generale) scrive un articolo che mette il minimo dubbio sul lavoro di te e dei tuoi colleghi… Guarda, ti assicuro che non è una bella sensazione. Questo dovrebbe darti l’idea di come ci si sente a leggere articoli del genere. E mi dispiace che la nostra risposta fosse “banale”…sai com’è, magari presi come siamo dal taroccare i dati magari non abbiamo interpretato bene l’articolo di Mieli.
      Saluti

    • Caro Guido,
      ognuno di noi ha espresso il suo parere e non c’è altro da aggiungere. Vorrei solo dirti che ho quasi 70 anni e che, dalla tesi di laurea, nel 1971, non ho fatto altro che ricerca e didattica. So bene cos’è il metodo scientifico e purtroppo so un mucchio di altre cose che tu forse non hai ancora sperimentato, data la tua giovane età. E ti auguro sinceramente di non sperimentarle mai.
      Un caro saluto. Franco

    • Rinaldo Sorgenti

      E vai col liscio, direbbe il solito saggio!
      Una volta tanto che un giornalista non si accoda senza farsi alcuno scrupolo e tantomeno senza alcun approfondimento di merito (come di solito accade), ecco che si invoca di non avere alcun titolo a parlare di queste fuorvianti teorie. AHAHAHAH!

      Sembra di leggere le solite presuntuose conclusioni di certi blog.

  10. Lauro

    Giù il cappello per Don Chisciotte-Mieli.
    Gli ho pure scritto per ringraziarlo. Ce ne fossero di più di giornalisti così, il nostro paese andrebbe sicuramente meglio

  11. Fabrizio Giudici

    Scusa l’OT, ma proprio non riesco a tenermelo.
    Ha vinto Trump. Le borse perdono qualche punto percentuale e si dice che la temperatura terrestre si sia innalzata di botto di un grado.

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