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La terribile estate del 2003 in piena Piccola Età Glaciale

A proposito di clima pazzo e mai rinsavito, è cosa nota che, più o meno tra il 1450 e il 1800, il clima abbia vissuto una prolungata fase di raffreddamento, coincisa non a caso con gravi carestie, pestilenze e decimazione della popolazione, almeno in Europa. E qui ci sta un disclaimer: si dice almeno in Europa perché, per quanto sia, si dispone di dati appena un po’ rappresentativi ed omogenei solo per il vecchio continente; è pur vero, tuttavia, che c’è anche una vasta letteratura che attraverso studi paleoclimatici supportati da dati di prossimità, supporta la tesi di un raffreddamento esteso all’intero pianeta.

Si diceva clima pazzo, però. Vediamo perché.

Mi capita tra le mani uno studio piuttosto interessante con questo titolo:

Did European temperatures in 1540 exceed present-day records?

Proprio così, pare che le temperature europee dell’estate del 1540, siano state con buona probabilità – in gergo si dice medium confidence – superiori a quelle della terribile e ben più recente estate del 2003. La risposta positiva al quesito posto dal titolo verrebbe da un’analisi basata sulla correlazione tra i giorni di assenza di pioggia e le temperature, una relazione testata però da simulazioni modellistiche.

Così gli autori nell’abstract:

La ricostruzione modellistica suggerisce inoltre che con una probabilità tra il 40 e il 70%, le tempertaure giornaliere più alte del 1540 siano state anche più calde che nel 2003, mentre c’è una probabilità almeno del 20% che la temperatura media dell’estate del 1540 sia stata più alta di quella del 2003 in Europa centrale.

Tutto questo, come detto, in piena Piccola Età Glaciale. Alla faccia del clima pazzo 😉

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Published inAttualitàClimatologia

Un commento

  1. Luigi Mariani

    Caro Guido, grazie per la segnalazione, rispetto alla quale debbo dire che sono francamente scettico circa la possibilità di ricostruire la temperatura al suolo del 1540 con un GCM in quanto come ben sai i normali modelli previsionali a breve e medio termine (che sono di gran lunga molto più accurati rispetto ai GCM e sono inizializzati con una messe di dati al suolo e in quota che i GCM se li sognano) sbagliano le previsioni delle temperature di superficie e ci costringono a correggere i loro output con modelli di postprocessing di tipo MOS.
    Ciò detto segnalo che le fonti documentali indicano che durante la Piccola Era Glaciale (PEG) vi furono annate eccezionalmente calde. Più in particolare Emmanuel Leroy Ladurie nel suo “Canicules et glaciers” indica come molto calde le estati accadute fra 1731 e 1757 (con l’eccezione del freddissimo 1740). Inoltre secondo Labbé e Gaveau, che hanno lavorato sulla serie storica di Beaume in Cote d’or – Borgogna – il 1556 è stata l’annata con vendemmia più precoce in assoluto, anche rispetto al 2003, e la data di vendemmia dipende soprattutto dalle temperature primaverili – aprile, maggio e giugno nel senso che tanto più elevate sono le temperature – specie le massime – in tale trimestre e tanto più precoce è la fioritura della vite e di conseguenza la data di vendemmia.

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