Salta al contenuto

La Dichiarazione di Marrakech

Uno dei primi risultati della COP 22 è quello che possiamo definire la Dichiarazione di Marrakech. Si tratta di un proclama che dovrebbe riassumere i “risultati” della ventiduesima Conferenza delle Parti. Mi sono limitato a tradurla dal francese e riportarla pari, pari. Dalla sua lettura credo che ognuno possa farsi un’idea di che cosa sia successo a Marrakech negli ultimi undici giorni.

Noi, Capi di Stato, di governi e delegazioni, riuniti a Marrakech, sul suolo africano, per la ventiduesima sessione della Conferenza delle Parti, la dodicesima sessione della Conferenza delle Parti agente come riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto e la prima sessione della Conferenza delle parti agente come riunione delle parti dell’accordo di Parigi, a seguito del gentile invito di sua Maestà il re del Marocco, Mohammed VI, pronunciamo questa dichiarazione allo scopo di rimarcare il cambiamento che ci porti in una nuova era di sviluppo e di azione a favore del clima e dello sviluppo sostenibile.

Il nostro clima si sta riscaldando a un ritmo allarmante e senza precedenti e abbiamo il dovere urgente di rispondere.

Noi ci rallegriamo per la rapida entrata in vigore dell’accordo di Parigi, adottato ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, con i suoi ambiziosi obiettivi, il suo carattere inclusivo ed equo ed il principio delle responsabilità comuni, ma differenziate e delle rispettive capacità, date le diverse situazioni nazionali, e confermiamo il nostro impegno per la sua piena attuazione.

In effetti, quest’anno, abbiamo assistito ad uno slancio straordinario in materia di lotta contro i cambiamenti climatici, in tutto il mondo e in molte sedi multilaterali. Questo slancio è irreversibile – esso è guidato non solo dai governi, ma anche dalla scienza, dal mondo delle imprese nonché da un’azione globale di tutti e a tutti i livelli.

Il nostro compito oggi è quello di continuare questo slancio, insieme, procedendo deliberatamente per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e per incoraggiare gli sforzi in materia di adattamento, favorire e sostenere l’Agenda per lo Sviluppo Durevole al 2030 ed i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Chiediamo un impegno politico più forte per la lotta contro i cambiamenti climatici, è una priorità urgente.

Chiediamo una forte solidarietà verso i paesi più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico e sottolineiamo la necessità di sostenere gli sforzi per migliorare la loro capacità di adattamento, rinforzare la loro resilienza e ridurre la loro vulnerabilità.

Chiediamo a tutte le Parti di rafforzare e sostenere gli sforzi per sradicare la povertà, garantire la sicurezza alimentare e adottare misure rigorose per affrontare le sfide del cambiamento climatico nel settore dell’agricoltura.

Chiediamo di aumentare con urgenza le nostre ambizioni e rafforzare la nostra cooperazione per colmare il divario tra le tendenze delle emissioni attuali e quelle richieste per raggiungere gli obiettivi a lungo termine per limitare la temperatura ai livelli individuati dall’Accordo di Parigi.

Chiediamo di aumentare i finanziamenti, i flussi e l’accesso, congiuntamente con un miglioramento delle capacità e delle tecnologie, dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo.

Noi, Paesi sviluppati delle Parti, riaffermiamo il nostro obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari USA.

Chiediamo all’unanimità ulteriori azioni a sostegno dell’azione climatica, molto prima del 2020, tenendo conto delle esigenze specifiche e delle situazioni particolari dei Paesi in via di sviluppo, dei Paesi meno sviluppati e di quelli particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

Noi che siamo Parti del protocollo di Kyoto incoraggiamo la ratifica dell’Emendamento di Doha.

Chiediamo, collettivamente, a tutti gli attori non statali di unirsi a noi per un’azione e una mobilitazione immediata e ambiziosa, basandosi sui loro importanti successi, tenuto conto delle numerose iniziative e del Partenariato di Marrakech per l’Azione Climatica Globale lanciato a Marrakech.

La transizione delle nostre economie necessaria per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, offre un’opportunità positiva e sostanziale per una maggiore prosperità ed uno sviluppo durevole.

La Conferenza di Marrakech segna una svolta importante nel nostro impegno per riunire la comunità internazionale nel suo insieme per affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo.

Ora, mentre ci avviamo all’attuazione ed all’azione, rinnoviamo la nostra determinazione a voler ispirare la solidarietà, la speranza e l’opportunità per le generazioni presenti e future.

Nel frattempo il Grantham Research Institute on Climate change ed il Dipartimento sugli studi ambientali della London school of Economics hanno pubblicato uno studio in base al quale Argentina, Australia, Canada, Arabia Saudita, Turchia e USA hanno fallito nell’affrontare le linee guida per l’azione climatica dettate dall’accordo di Parigi. Sono indietro e dunque hanno bisogno di più tempo per realizzare gli obiettivi. In più non hanno ancora approntato la legislazione di base per procedere in tal senso. Altri sei Paesi del G20: Brasile, Cina, Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna, con l’Unione Europea considerata come unico blocco, hanno fatto meno di quel che dovevano, rimanendo al di sotto dei target fissati a Parigi. Per esempio l’Italia deve aggiornare gli obiettivi di riduzione delle emissioni e programmarne di più ambiziosi per il 2030.

Come si vede una cosa sono le chiacchiere ed un’altra i fatti. Di chiacchiere, dichiarazioni, accordi, proclami ne possiamo fare quanti ne vogliamo, ma come dice il vecchio adagio, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Considerando che gli impegni volontari assunti a Parigi sono universalmente considerati insufficienti, che ne servono di più ambiziosi che neanche quelli insufficienti sembrano essere raggiungibili, ci si può rendere conto dei risultati che si ottengono in queste riunioni mostruose (tra i 15000 ed i 20000 delegati hanno partecipato all’ultima COP 22). Nessuno sembra accorgersi, però, della loro inutilità e dei loro risultati fallimentari e, prima ancora che questa sia conclusa con un clamoroso nulla di fatto, spacciato per un grande successo, si è già scatenata la bagarre per accaparrarsi quelle prossime venture. La Polonia aspira a quella del prossimo anno e l’Italia a quella del 2020.

Come si vede una cosa sono le chiacchiere ed un’altra i fatti. Di chiacchiere, dichiarazioni, accordi, proclami ne possiamo fare quanti ne vogliamo, ma come dice il vecchio adagio, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Considerando che gli impegni volontari assunti a Parigi sono universalmente considerati insufficienti, che ne servono di più ambiziosi che neanche quelli insufficienti sembrano essere raggiungibili, ci si può rendere conto dei risultati che si ottengono in queste riunioni mostruose (tra i 15000 ed i 20000 delegati hanno partecipato all’ultima COP 22). Nessuno sembra accorgersi, però, della loro inutilità e dei loro risultati fallimentari e, prima ancora che questa sia conclusa con un clamoroso nulla di fatto, spacciato per un grande successo, si è già scatenata la bagarre per accaparrarsi quelle prossime venture. La Polonia aspira a quella del prossimo anno e l’Italia a quella del 2020.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualitàCOP22 - Marrakech

2 Comments

  1. Gianni Bellocchi

    Una precisazione sul rapoorto del Grantham Research Institute: Francia, Germania e Regno Unito sembrano a posto mentre Brasile, Cina e Italia devono adeguare la legislazione interna.

    “The European Union (EU) as a whole, as well as France, Germany, and the UK demonstrate past and present action on climate mitigation that is completely consistent with meeting the key requirements of the Paris Agreement. Brazil, China and Italy perform strongly, though they still need to update some aspects of their domestic legislation or executive action to bring their national targets into accordance with their NDCs” (http://www.lse.ac.uk/GranthamInstitute/publication/assessing-the-consistency-of-national-mitigation-actions-in-the-g20-with-the-paris-agreement).

    • donato b

      Gianni, grazie per la precisazione. Questi studi presentano diversi livelli di lettura e quindi vanno meditati con attenzione. A volte la fretta fa brutti scherzi.
      Ciao, Donato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »