Salta al contenuto

Stregoneria itinerante

Questo articolo è uscito in origine su Agrarian Sciences

Il 10 e l’11 novembre si è tenuto a Napoli il 34° congresso internazionale di biodinamica, un’ agricoltura a base magica la cui diffusione in Italia porterebbe al crollo delle produzioni e allo scadimento qualitativo dei prodotti.
Di tale iniziativa si sono fatti fra gli altri promotori l’Università di Napoli “Federico II”, il Ministero per le Politiche Agricole el’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali. Nell’articolo si evidenzia quanto di negativo derivi da una tale linea assunta da prestigiose istituzioni nazionali che dovrebbero promuovere un’agricoltura basata sulla scienza e non le agricolture dei venditori d’olio di serpente.

La città di Milano è stata afflitta per alcuni anni dal convegno di agricoltura biodinamica che si teneva tradizionalmente presso l’Università Bocconi. Su tale evento e sul fatto che vi si propagandi una forma di agricoltura a base magica e che nega quell’approccio scientifico alla produzione agricola che è uno dei più importanti portati della rivoluzione scientifica dell’800, abbiamo più volte preso posizione su questo sito (Il biodinamico sbarca alla Bocconi ),  per cui non perderemo più di tanto tempo per stigmatizzare una tale iniziativa, anche perché per rendersi conto del carattere stregonesco della biodinamica basta leggere quanto si riporta su Wikipedia.

Ci pare comunque segno di tempi oscuri e di un nuovo medioevo che avanza il fatto che una città come Napoli, sede di una delle più antiche e prestigiose università italiane, abbia ospitato la 34° edizione dei convegno internazionale di biodinamica (qui/) nella cui lista di patrocinatori figurano fra gli altri l’Università di Napoli, il MiPAF e l’Ordine Nazionale dei dottori Agronomi.

Trovo in particolare molto grave che l’Ordine nazionale dei dottori agronomi, cui io stesso appartengo, abbia dato il proprio patrocinio a una tale iniziativa. E qui, mutatis mutandis, balza subito all’occhio quanto più seria sia stata la posizione assunta di recente dall’ordine dei Medici nei confronti dei loro iscritti che spingevano i pazienti a non eseguire le vaccinazioni.

Circa poi il patrocinio dell’Università Federico II e del MiPAF, fa specie osservare che in un momento in cui l’agricoltura italiana avrebbe più che mai bisogno d’innovarsi per crescere in produttività e qualità delle produzioni, si promuova l’agricoltura biodinamica. Al riguardo ricordo che l’agricoltura italiana avrebbe più che mai bisogno di tecnologie veramente innovative in quanto le stesse significherebbero:

 

  • cibi più salubri (uno dei tanti esempi è quello delle tossine cancerogene in mais, che in Italia – come ci hanno a più riprese ricordato Umberto Veronesi e Elena Cattaneo – non ci facciamo mai mancare grazie al rifiuto preconcetto della tecnologia OGM BT)
  • cibi meno costosi (si produce di più e con costi di produzione più bassi: ad esempio se con un frumento allo stato dell’arte produci 80 quintali di granella per ettaro e con un frumento “antico” ne produci 30, secondo voi quale sarà il costo della pasta derivante dall’uno e dall’altro?)
  • minori emissioni per unità di prodotto (ad esempio l’intensificazione dell’agricoltura avvenuta fra il 1961 e il 2005 ha prodotto minori emissioni di CO2 per un totale di 161 gigatonnellate di carbonio (Burney et al., 2010) e inoltre per produrre 1 litro di latte con tecnologie del 1940 negli Usa si emettono 3 kg di CO2 contro gli 1 kg per litro prodotto con tecnologie di oggi (Capper et al., 2008) 
  • meno terre sottratte alla prateria e al bosco (dal 1900 ad oggi la produzione delle grandi colture grazie all’innovazione è sestuplicata. Se ciò non fosse avvenuto, a livello globale avremmo dovuto impiegare 6 volte la terra coltivata che oggi usiamo, con effetti ambientali che possiamo solo immaginare).

Nonostante tali evidenze su cui si dispone di una letteratura scientifica sterminata, il MiPAF mira ad agricolture a produttività bassissima (biodinamico e biologico), pesantemente finanziate con denaro pubblico, che non producono necessariamente cibi più salubri ma che sicuramente però producono cibi molto più costosi.
E’ questa l’innovazione che si vuole? E’ questa l’attenzione alle esigenze delle classi popolari che manifestano alcuni sedicenti “progressisti” (penso a Vandana Shiva, Carlo Petrini e a Giulia Maria Crespi) che non sanno distinguere “un ramo da una foglia” e che i grassi borghesi di città stanno ad ascoltare come si ascoltano tanti nuovi profeti?
Noi italiani pagheremo molto caro l’oscurantismo di questi anni e anzi lo stiamo già pagando in quanto:

  1. secondo i dati ISTAT la produzione del mais in Italia non sale più dal 1997 (fino a 40 anni orsono la produttività media ettariale italiana era molto più elevata di quella statunitense; oggi siamo sotto)
  2. il 50% del frumento tenero e duro con cui produciamo pane e pasta lo importiamo dall’estero e così il 35% dei mangimi con cui nutriamo gli animali con i cui prodotti realizziamo le nostre “eccellenze” da esportazione (i due grana e i prosciutti di San Daniele e Parma)
  3. periodicamente buttiamo latte e formaggio per merito delle tossine cancerogene presenti nei nostri mais con cui alimentiamo le bovine.

Morale: continuiamo a tenere la testa nella sabbia e vedrete che andremo lontani.

Bibliografia

  • Burney J.A., Davis S.J., Lobell D.B., 2010. Greenhouse gas mitigation by agricultural intensification, Proceedings of the National Academy of Sciences, 107, 12052-12057 Capper J.L.,
  • Cady R.A., Bauman D.E., 2009. The environmental impact of dairy production: 1944 compared with 2007, J Anim Sci. 2009 Jun;87(6):2160-7.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAmbienteAttualità

34 Comments

  1. Luigi Mariani

    Intervengo sugli ultimi due commneti pervenuti.
    Massimo ha inviato una citazione (non so quanto fedele e completa, trattandosi di qualcosa di decontestualizzato) da un intervento della dottoressa Elena Cattaneo, scienziata che stimo moltissimo in quanto, pur non essendo un agronomo, si è sempre fatta espressione delle preoccupazioni del mondo scientifico sulla deriva rappresentata dalle agricolture a base magica, deriva che ove non contrastata può portare gravissimi danni in termini di sicurezza alimentare globale.
    Circa il fatto che la scienza non sia affatto immune da queste derive magiche lo dimostra ahimè il fatto che il convegno di cui si parlava nel post si sia tenuto per alcuni anni alla Bocconi per poi sbarcare all’università di Napoli, il che credo la dica lunghissima circa i problemi che gravano (e non da oggi) sul mondo scientifico. Quest’ultimo infatti sarà pur detentore di una verità limitata ma questa verità limitata è tenuto a farla valere con gran forza anche quando questo può costar caro in termini di contrapposizione con il mondo dei media e della politica, il che come sappiamo può mettere a repentaglio le fonti di finanziamento e la visibilità pubblica.
    In questa chiave apprezzo l’intervento di Maurizio che ci richiama al fatto che il “pesce puzza dalla testa”.

  2. Alessandro

    L’innovazione tecnologica in agricoltura si basa sulla scienza, che a sua volta si basa sui fatti, non sulle bufale o sulle leggende metropolitane. Ciò nonostante l’opinione pubblica tende a dare più credito ai ciarlatani ma proprio per questo il mondo scientifico deve migliorare la comunicazione, uscire dai laboratori e parlare alle persone. «Siti, blog e social network hanno ampliato a dismisura gli spazi di comunicazione. La scienza deve essere in grado di presidiarli, di appropriarsene o di crearne dei nuovi per non lasciare campo ai venditori di fumo. Ha l’autorevolezza – frutto del metodo – per farlo, eppure succede il contrario. I ciarlatani sanno come farsi ascoltare dalle persone con meno difese, facendo leva sulle emozioni. Bisogna ascoltare le persone, i loro dubbi e le loro paure e bisogna essere in tanti: scienziati, istituzioni e mezzi di informazione».
    Elena Cattaneo (senatrice e scienziata)

    • Maurizio Rovati

      Una domanda Alessandro: Elena Cattaneo la pensa come lei o lei la pensa come Elena Cattaneo?
      Nel primo caso penso che lei si sbagli, nel secondo ne sono certo.
      Comunque immagino che lei concordi con la Cattaneo quando dice che:

      ” I ciarlatani sanno come farsi ascoltare dalle persone con meno difese, facendo leva sulle emozioni.”

      Il punto è che uno scienziato può essere anche ciarlatano (non esiste legge di natura che lo impedisca e ci sono casi storici accertati).

      “…bisogna essere in tanti: scienziati, istituzioni e mezzi di informazione.”

      Aggiungerei che purtroppo nessuna di queste categorie è immune da errori, in buona e cattiva fede.

    • Alessandro

      Maurizio, ho riportato questo passo della senatrice solo perchè mi pareva in tema,ma la Sua domanda non ha molto senso visto che ho riportato questo passo solo per discuterne e quindi nessuna delle Sue due ipotesi può esistere. Credo ci sia un problema culturale di fondo in Italia e visto il clientelismo presente in tutte le figure professionali queste della Cattaneo purtroppo sono destinate a rimanere parole al vento.

  3. Guido Botteri

    Nell’anno mille, secondo wikipedia, la popolazione mondiale ammontava a poco più di trecento milioni di persone.
    Vorrei ricordare che un problema di primo piano era proprio la fame, e cioè la tecnologia medioevale (che tanto piace ai decrescisti) non era in grado di produrre cibo sufficiente per trecento milioni di persone.
    Ora siamo quasi 7 miliardi e mezzo, 25 volte circa di più. Cioè produciamo circa 25 volte il cibo che l’agricoltura dell’anno mille stentava a produrre, non riuscendo a nutrire bene la sua popolazione.

    Mi pare che tanto dovrebbe bastare per far capire che la decrescita è assurda.

    Per contro, dovessimo tornare a quella tecnologia, e quindi produrre a stento cibo per 300 milioni di persone, che fine farebbero gli altri miliardi di persone?

    Decrescere, magari non così drammaticamente vuol dire mettersi nelle condizioni di non riuscire a produrre sufficiente cibo.
    Per chi sogna un mondo in cui l’umanità si riduca a poche centinaia di milioni di individui, questo sarebbe un risultato positivo, ottenuto facendo morire miliardi di persone.
    Per me questa politica è semplicemente assurda, e la decrescita significa produrre meno e quindi mettere tante persone nell’impossibilità di nutrirsi, ovvero… morire.

    Secondo me.

    • Alessandro

      quindi la prossima volta che si prende l’influenza si faccia una polenta di mais ogm e butti via gli antibiotici

    • mr

      @Alessandro
      Gli antibiotici non servono contro le infezioni virali come l’influenza, veda di migliorare i suoi sillogismi, oltre alla grammatica se è possibile.

    • Alessandro

      No ma a curare l’infezione batterica che di solito ne consegue. Mi dispiace che la mia grammatica la disturbi così tanto ma continuerò ad esprimermi come ne sono capace sia che lei lo voglia o no.
      Il valore delle idee e della loro concretizzazione vale più di mille parole, anche ben scritte! Suvvia si calmi e cambi l’obiettivo della sua crociata grammaticale, le gioverebbe molto!

    • mr

      @Alessandro

      Mi calmo e concludo con una domanda: che ne dice di evitare anche di cuocere i cibi? Infatti la cottura altera sicuramente il cibo e lo impoverisce di molti nutrienti fondamentalissimi. Basta con la pastorizzazione, e con tutto quel cibo precotto industriale che ci rende dipendenti da quegli sporchi capitalisti che ci vendono anche il gas con cui in cucina roviniamo il cibo crudo così sano e naturale.

      Così, per dire, era un’idea e “Il valore delle idee e della loro concretizzazione vale più di mille parole, anche ben scritte!”

      Il problema è che mica tutte le idee sono sane, credo…

      Stia bene.

    • mr

      @Alessandro
      Gli antibiotici non servono contro le infezioni virali come l’influenza. Veda di migliorare i suoi sillogismi, oltre all’ortografia se le è possibile.

    • Alessandro

      hahahahaha quindi visto che non apro completamente la porta all’agricultura “convenzionale” ed ho idee diverse dalle vostre sono condannato ad essere visto come un retrogrado e un naive, ad essere giudicato e caricaturizzato.
      La cosa interessante è che questo sito dovrebbe essere culturalmente aperto visto gli argomenti non mainstream di cui si fregia di trattare, ma in realtà c’è solo una via e le idee diverse non sono ben accette se non addirittura insultate o ignorate e il titolo di questo articolo la dice tutta.

      SaGliuti a tutti

  4. Luigi Mariani

    Le considerazioni espresse da coloro che sono intervenuti mi partano a sviluppare un commento articolato su 4 temi. Mi scuso per la prolissità ma non posso fare altrimenti.

    1) Libertà di produrre e di consumare cibi di buona qualità
    L’imprenditore agricolo sia libero di produrre quel che vuole e come vuole, compatibilmente con le normative vigenti e relative alle tossine da funghi e batteri, ai residui di agro farmaci, al contenuto in nitrati, ecc. In un tale contesto la sicurezza del consumatore dipende dall’efficacia del sistema dei controlli come dovrebbe averci insegnato la parabola, terribile e troppo spesso sottaciuta, del ceppo O104 di Esclerichia coli che in Germania nel 2011 contaminò germogli di fieno greco prodotti da un’azienda biologica, provando 54 decessi e 10.000 ricoveri ospedalieri (Frank et al., 2011. Epidemic Profile of Shiga-Toxin–Producing Escherichia coli O104:H4 Outbreak in Germany, The New England Journal of Medicine, 365, nov. 10, 1771-1780). Da questo punto di vista trovo necessario che il consumatore sia correttamente informato circa pregi e difetti dell’agricoltura convenzionale e di quella biologica e biodinamica, e ciò al di fuori di ogni preconcetto retorico sul naturale, il genuino, l’incontaminato, gli antichi saperi, il chilometro 0, la prossimità e quant’altro.

    2) Il lato magico
    Il lato magico dell’agricoltura biodinamica è palese e come agronomo è per me del tutto intollerabile perché contravviene alle basi delle mia disciplina (nutrizione vegetale, fisiologia delle piante, economia agraria, ecc.). Esiste inoltre un lato magico dell’agricoltura biologica e chi la pratica deve secondo me esserne conscio. Più in particolare si tratta di un nucleo di pregiudizi non supportati da alcun approccio scientifico e che vengono dall’epoca che precede la rivoluzione scientifica.
    Cosa c’è infatti di scientifico nel considerare l’urea (CO(NH2)2) prodotta dagli organismi animali come “migliore” rispetto a quella prodotta per sintesi industriale dall’azoto atmosferico, con un benefico processo di sintesi messo a punto dal grande chimico tedesco Fritz Haber (premio Nobel del 1918) e che oggi garantisce il soddisfacimento di oltre il 50% del fabbisogno proteico dell’umanità? Come mai continua a circolare la fola secondo cui i terreni concimati con urea o altri concimi di sintesi divengono sterili? Nel caso dei concimi di sintesi il rifiuto pregiudiziale si traduce nel fatto che, ove non si disponga di concimi organici o non si sia per ragioni agronomiche in grado di distribuirli, il biologico affama i vegetali. E se non si nutrono i vegetali come si può pensare di nutrire il mondo?
    E, per inciso, l’ansia dei “biologici” di rimettere in coltura varietà antiche, piene di difetti sul piano agronomico, si spiega con il fatto che trattasi di varietà che, essendo assai poco produttive, si “accontentano” del poco nutrimento che viene loro fornito.
    Il risultato ultimo della “base magica” è che se i canoni del biologico venissero imposti per legge a livello mondiale (come da più parti viene chiesto in nome di una pretesa superiorità etica di tale tecnologia di produzione) il mondo vivrebbe una catastrofe alimentare senza precedenti (poco cibo e a prezzi esorbitanti), inverando così le teorie dei Neo Malthusiani alla Petrini.

    3) L’agricoltura e la sfida dell’intensificazione
    Il biologico costa di più perché produce di meno e quanto meno produca lo si può dedurre dai prezzi (grossomodo costa il doppio perché produce la metà). E qui debbo dire che l’agricoltura di oggi non può in alcun caso rifuggire alla sfida delle alte produzioni a prezzi accessibili e ciò in particolare nei Paesi in via di sviluppo, ove le rese sono bassissime proprio perché non si adottano varietà moderne, si fa bassissimo uso di concimi di sintesi e non si utilizzano gli agro farmaci, che difendono le colture da malerbe, parassiti e patogeni, come ben sa chi pur facendo biologico non può che usare solfato di rame come fungicida, che per inciso non è “naturale” in quanto è frutto di sintesi industriali ed è tutt’altro che innocuo per gli ecosistemi perché trattasi di un metallo pesante che si accula nei suoli.
    4) da ultimo mi pare essenziale porre la seguente questione: è possibile oggi un dialogo fra agricoltura biologica ed agricoltura convenzionale?
    A mio avviso il biologico si fa oggi carico delle aspirazioni ad un minor impatto sull’ambiente dell’agricoltura, diffuse soprattutto nei contesti urbani più ricchi, mentre l’agricoltura convenzionale si fa carico della necessità di produrre beni in quantità massiccia per soddisfare i bisogni primari dell’umanità. Entrambe le tecnologie sono riferite all’agricoltura che è l’attività biologica per eccellenza perché si fonda sulla fotosintesi e sulla chiusura dei cicli della materia che hanno luogo nel terreno. E qui trovo che una sintesi proficua potrebbe basarsi su tre strategie:
    1. far piazza pulita da ogni aspetto che non regge sul piano scientifico (in altri termini si abbandoni la magia)
    2. valorizzare le tecniche di produzione più rispettose del’ambente (difesa integrata, agricoltura conservativa, agricoltura di precisione)
    3. valorizzare le biotecnologie in agricoltura (OGM inclusi).
    Circa il punto tre ritengo utile evidenziare che le biotecnologie potrebbero paradossalmente costituire un ideale punto d’incontro fra biologico e convenzionale. Ciò in quanto grazie alle tecniche di ingegneria genetica, che in Italia sono oggi ottusamente proibite per legge, sarebbe possibile pensare di transitare a sistemi con sempre meno chimica. Si pensi ad esempio a piante che producono in ambienti estremi, a piante che si autoproteggono dai parassiti e si pensi pure a cereali che sintetizzano azoto grazie alla simbiosi con i batteri radicicoli, simbiosi che oggi è appannaggio delle sole leguminose. Ovviamente una prospettiva di questo genere richiederebbe un pragmatismo anche in termini di investimenti in ricerca che oggi è del tutto ignoto nella nostra vecchia Europa, sempre più “terra del tramonto”.

    • Alessandro

      Caro Luigi, vorrei anche un Suo parere sulle nefaste trasformazioni del prodotto agricolo.
      Non è una buona cosa raffinare il chicco di grano (cioè scomporlo in 5 parti crusca, farinaccio, farina, glutine e amido e poi rimescolarli)!
      Con questo processo industriale si perdono gran parte dei nutrienti del chicco (vitamine,acidi grassi polinsaturi, 95% di magnesio,80% di ferro, 75% di manganese, 70% di fosforo, 50% di calcio , 50% di potassio), ma queste cose le sa la gente? viene informata al momento dell’acquisto? la gente legge gli ingredienti nelle etichette o compra a caso? c’è conoscenza alimentare o abbiamo a che fare con una popolazione molto ignorante?
      Perchè il panettiere può vendermi il pane senza mostrarmi gli ingredienti e l’agricoltore invece deve tenere a posto il suo quaderno di campagna?

    • Luigi Mariani

      Alessandro, la prego solo di considerare che nel caso della molitura dei cereali quello che lei definisce scadimento qualitativo è frutto di di un’innovazione tecnologica molto utile, nel senso che se macinasse tutto insieme si manterrebbero sì più elementi nella farina ma si avrebbero tutta una serie di effetti indesiderati fra cui il fatto che i grassi presenti in alcune parti della cariosside finirebbero nella farina facendola irrancidire.
      Dunque è molto meglio separare le parti e considerare la farina soprattutto come fonte di carboidrati e proteine. Ciò anche perché agli elementi di cui lei lamenta la perdita ci pensa il resto della dieta (il segreto dello star bene è sempre in diete variate).
      In sintesi dunque se ognuno si macinasse la propria farina (come ad esempio si faceva nel neolitico con le macine familiari) si potrebbero mantenere tutti gli elementi di cui lei lamenta la perdita ma oggi grazie a Dio siamo sideralmente lontani da quella condizione che personalmente ritengo tutt’altro che desiderabile (e in ciò condivido il parere dei nostri vecchi i quali aborrivano il pane nero che poi era il pane integrale).

    • Alessandro

      Luigi, ma stiamo parlando anche di amido di frumento che troviamo in ogni alimento, i cosidetti ingredienti miglioratori (commestibili e a basso costo) che l’industria utilizza pressochè in tutti gli alimenti confezionati che vanno per la maggiore. Questa non è dieta variata, ma dieta fissata dall’industria che abusa di tali ingredienti.

  5. Alessandro

    Donato, io la penso come te. Il mio commento non si riferisce al settore agricolo, ma all’industria che trasforma il prodotto agricolo. Pensavo si fosse capito…tutta quell’industria et similia che ci porta il prodotto trasformato sulla tavola. E’ chiaro come il sole che l’innovazione in agricoltura abbia permesso di raccogliere prodotti agricoli.
    Purtroppo a tutte quelle buone pratiche agronomiche non seguono altrettante buone pratiche di trasformazione del prodotto.
    Il chicco di grano viene impoverito dopo la raffinazione.
    Il pane viene prodotto senza lievito madre.
    La raffinazione porta a vere e proprie stregonerie chimiche e l’amido di frumento te lo trovi nei prodotti più impensabili.
    Risultati:
    vendite boom di integratori (vitamine e fermenti lattici)
    vendite boom di prodotti senza glutine (pericolosi)
    diminuzione della domanda di prodotti agricoli integrali (Integri ,non raffinati e rielaborati come Maga Magò ) con conseguente diminuzione del prezzo del prodotto agricolo.

    • Donato Barone

      Scusami, avevo scambiato gli “Alessandri”. C’è una certa inflazione in questi giorni! 🙂
      Comunque le tue considerazioni sui macelli dell’industria alimentare sono perfettamente condivisibili.
      Ciao, Donato.

    • Alessandro

      Sì Donato,ho notato l’inflazione, i miei messaggi (hai capito bene) sono quelli dell’Alessandro che si lamenta delle scelte dei consumatori. Quei consumatori che creano una domanda nel mercato alimentare con conoscenze superficiali a mò di pecoroni seguendo le “mode” senza approfondire. L’industria ha poche colpe perchè agisce di conseguenza alle richieste del mercato. Di certo una responsabilità grande di questa ignoranza è di tutti coloro che permettono esista tale disinformazione su argomenti fondamentali come quello alimentare.

  6. mr

    @Alessandro
    “Gli OGM sono solo un temporaneo pagliativo …”

    Nel senso della paglia, immagino…

    Sagliuti

    • Alessandro

      Le mucche non vivono abbastanza per essere prese come esempio e nessuno si preoccupa di assicurargli una vita lunga e di qualità.
      La sua idea di agricoltore biologico è quantomeno grottesca e troglodita, nessuno dice che deve rinunciare alla tecnologia meccanica e alla chimica.
      Il problema è che necessità di tanta voglia di imparare, passione e fiumi di inventiva.

    • Alessandro

      Grazie per aver corretto il mio errore ortografico, è sempre utile avere persone come lei che riempiono il vuoto del silenzio con questi preziosi contributi. Posso anche noleggiarla o lo fa solo per piacere personale?

    • mr

      @Alessandro
      “Grazie per aver corretto il mio errore ortografico…”

      S’immagini! E’ stato, come dice lei, un piacere, ma non mi può noleggiare.
      Anche se prima le ho fatto un favore (gratis) per i futuro la informo che esistono anche i correttori ortografici software.
      Comunque nessuno è perfetto, forse nemmeno lei, credo…

  7. Alessandro

    Quello che interessa al popolo è la propria salute.
    Quello che dovrebbe legiferare chi ci governa dovrebbe avere l’obiettivo di far giungere sulle nostre tavole il prodotto agricolo non impoverito.
    All’industria oggi (grazie a chi ci governa) è permesso di trasformare il prodotto agricolo impoverendolo.
    Perchè si permette questo?
    Vi siete mai chiesti perchè il consumo di integratori nel mondo oggi ha avuto un boom?
    Il popolo si è mai chiesto perchè in passato questi integratori non servivano?
    La realtà è che oggi c’è pochissima informazione su quali processi industriali possa subire il prodotto agricolo e c’è pochissima informazione nelle etichettatura dei prodotti che andiamo a scegliere sugli scaffali o al dettaglio.
    Il problema quindi non è il settore agricolo, ma è il settore industriale che trasforma il prodotto agricolo.

    • donato b.

      Alessandro, sono stato per anni un patito dell’agricoltura biologica cui mi dedico per hobby. Ho tentato per anni di ottenere prodotti di qualità utilizzando concimi biologici (polline, letame pellettato), lotta biologica, semi tradizionali e cercando di tenere lontano dal mio orto diserbanti, anticrittogamici, insetticidi. Alla fine mi sono dovuto arrendere all’evidenza: se volevo raccogliere qualcosa di buono dovevo convincermi a trattare ed a concimare come si deve.
      Oggi va molto meglio in quanto sono riuscito a raggiungere un buon compromesso tra agricoltura tradizionale ed agricoltura biologica. Quest’anno, per dirne una, non sono riuscito a raccogliere neanche un’oliva a causa della mosca e delle malattie fungine che hanno attaccato la produzione: non ho fatto l’ultimo trattamento a base di insetticidi ed anticrittogamici di fine agosto. Ho perso diversi quintali di prodotto e ho dovuto far ricorso alle olive di un olivicoltore che ha trattato in modo corretto, per far provvista di olio. A fine agosto le mie olive erano perfette ed abbondanti: ho peccato di presunzione “biologica”. La stessa cosa è capitata a tutti, dico tutti, coloro che non hanno fatto trattamenti, ai coltivatori professionali biologici.
      Mi si risponderà, forse a ragione, che non so fare l’agricoltore, ma i fatti sono questi, c’è poco da fare.
      Sulla base della mia esperienza personale (venti anni di orticoltura e frutticoltura) posso dire che se tutti avessero fatto come me, fissato del biologico a tutti i costi, sarebbero molte di più le persone che soffrirebbero la fame. Quando guardo la mia mela biologica con il verme dentro o le mie ciliegie, rigorosamente bio, con gli ospiti (come ama dire mia moglie), mi chiedo come potrebbe fare un povero frutticoltore tradizionale a sbarcare il lunario con simili prodotti: non li comprerebbe nessuno. La gente vuole le mele belle grosse e senza ospiti o imperfezioni di forma. Con i metodi biologici c’è poco da fare: non vengono perfette neanche se ti metti a fare la guardia e fai allontanare ogni insetto nocivo che vedi. L’agricoltura biologica, checché se ne dica, è e resterà una produzione di nicchia per i fanatici come me che si contentano di raccogliere tre cassette di mele da quattro alberi e di cui bisogna scartarne almeno un terzo perché non presentabili a meno che non si decida di mangiare quello che il verme ha salvato. E che soprattutto non devono vivere di agricoltura.
      Se vogliamo far mangiare il mondo, non lo potremo mai fare con le colture biologiche, figuriamoci con quelle biodinamiche.
      Sugli OGM il discorso si fa più complicato, ma non mi risulta che ci siano persone o animali morti a causa del consumo di OGM. Le nostre mucche, per esempio, mangiano tutte indistintamente colza, soia e mais OGM eppure ci danno il latte per il grana DOP apprezzato in tutto il mondo.
      Mio nonno si è rovinata la salute ed è quasi morto di fame con l’agricoltura biologica: quando ha potuto sperimentare l’agricoltura meccanizzata, i concimi chimici e gli insetticidi, è stato l’uomo più felice del mondo: produrre senza rischiare di morire di stenti non gli sembrava vero.
      Ho avuto la fortuna di assistere alla transizione tra l’agricoltura di sussistenza e quella di oggi e non rimpiango i tempi in cui ci si doveva alzare alle quattro di mattina per andare a falciare il grano a mano, per oltre dodici massacranti ore sotto il solleone. Meglio le mietitrebbiatrici, i trattori, i motocoltivatori e le altre attrezzature moderne. Non so se si è capito, ma sono un agricoltore biologico (anche se per hobby) pentito. 🙂
      Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato, grazie per le considerazioni che sono frutto di esperienza vissuta e che condivido appieno.
      Luigi

  8. Alessandro

    Tra le pratiche agricole che maggiormente comportano fattori di rischio nello sviluppo di aflatossine, specialmente nella
    coltivazione del mais, si possono individuare: la mancata concia del seme, la lavorazione su
    sodo, la monocoltura, l’impiego di ibridi precoci, l’uso di non appropriate procedure di
    irrigazione, la mancanza di una lotta biologica in campo, l’uso di varietà particolarmente
    suscettibili all’attacco fungino ed uno squilibrio della componente minerale del suolo con
    rapporti non bilanciati di azoto, fosforo e potassio e la pratica di posticipare la raccolta, con il
    rischio di abbassare troppo l’umidità alla raccolta.
    Inoltre nei paesi virtuosi, come lei sostiene, cioè Canada(paese dove vivo) e USA, i limiti di aflatossine sono dalle 10 alle 15(a seconda del tipo di prodotto) volte maggiori dei livelli europei. Quindi coltivare mais OGM serve veramente a poco per ostacolare la contaminazione ma al contrario imparare a fare i contadini sarebbe molto ma molto più efficace.

    Leggere questo articolo tanto per avere un’idea della reale efficacia del mais bt: http://grist.org/food/gmo-resistant-insects-add-insult-to-drought-injury/

    Gli OGM sono solo un temporaneo pagliativo privo di consistenza e se ora le produzioni sono 6 volte maggiori rispetto al 1900 non è di certo per essi ma per il progresso meccanico e la larga diffusione ed efficacia delle analisi del suolo che ha permesso di capire quali e quanti ammendanti applicare.

    Paragonare poi il biologico al biodinamico denota una grandissima ignoranza sul tema. Se in generale il biologico è meno produttivo del chimico è solo per la povertà di tecniche operate ed io più molti altri piccoli agricoltori canadesi siamo la testimonianza che biologico non vuol dire ne più costoso, ne meno produttivo e in generale più buono e sano.

    Senza contare che il bello della vita è proprio la varietà, che palle sarebbe un mondo dove uno può coltivare solo quello che Monsanto ci impone di coltivare? Ma soprattutto vogliamo veramente fidarci di Monsanto?! Informatevi su tutte le nefandezze che questa azienda americana ha prodotto!

    Saluti

    • Luigi Mariani

      Su OGM e tossine da funghi i dati in mio possesso e che derivano dalle due sole sperimentazioni autorizzate in Italia (la prima condotta presso l’azienda sperimentale della facoltà di agraria di Milano nel 2005 e la seconda in Friuli Venezia Giulia negli anni 2013 e 2014 e coordinate dal professor Tommaso Maggiore) dicono che:
      – nei mais BT le tossine prodotte da funghi del genere Fusarium (fumonisine https://it.wikipedia.org/wiki/Fumonisina) subiscono una riduzione rilevantissima (in pratica scompaiono). Ciò in quanto il fungo è portato nella pianta da un insetto lepidottero (la piralide) e i mais BT non sono attaccati da piralide.
      – le tossine prodotte da funghi del genere Aspergillus (aflatossine https://it.wikipedia.org/wiki/Aflatossina) sono presenti anche nei mais BT perché tali funghi attaccano in particolare il mais che ha subito stress idrico. Il rimedio per limitare la presenza di tali funghi consiste pertanto nell’irrigare al momento giusto.

    • Luigi Mariani

      “se ora le produzioni sono 6 volte maggiori rispetto al 1900 non è di certo per essi ma per il progresso meccanico e la larga diffusione ed efficacia delle analisi del suolo che ha permesso di capire quali e quanti ammendanti applicare.” Questa affermazione è errata, nel senso che l’aumento delle rese è dipeso grossomodo per il 50% dall’innovazione genetica e per il 50 dalle migliori agrotecniche. Ad esempio se grazie all’opera di grandi genetisti come Strampelli e Borlaug non si fossero create le varietà di frumento a taglia bassa la produttività sarebbe oggi grossomodo la metà di quella attuale.

    • Alessandro

      certo e mi scuso se non l’ho incluso nel mio commento, ma la differenza tra ciò che ha realizzato Strampelli e quello che ha realizzato Monsanto è abissale e di tutt’altra natura.
      Non mi pare sia sufficiente basarsi su solo due ricerche che non credo abbiano preso in considerazione due elementi fondamentali: il tempo e la superficie di coltivazione, ma potrei sbagliarmi ovviamente.
      Il problema degli OGM è enormemente più vasto della modificazione genetica stessa, il problema più grande è chi la esegue e quali sono i suoi scopi.
      Sarebbe utile che s’informi sui cambiamenti sociali e di mercato che accompagnano l’introduzione degli OGM e che sono tutt’altro che raggianti e di speranza in un futuro migliore.

      Grazie per avermi risposto e saluti

      Ps: non ricevo nessuna email in caso di risposta al mio commento, saprebbe dirmi qual’è il problema? Grazie di nuovo

  9. Benedetto Rocchi

    Caro Mariani
    da laureato in agraria che adesso fa l’economista agrario di mestiere sono d’accordocon lei su tutto salvo su quella considerazione relativa “tempi oscuri” e “nuovo medioevo”. Questo clichet linguistico è stato anche lui completamente smentito da una sterminata letteratura: è ormai ampiamente dimostrato che l’oscuro medioevo è un’invenzione della cosiddetta età dei lumi. L’agricoltura ha conosciuto innovazioni anche nel medioevo (che poi sono mille anni circa!). Di più, direi che la mentalità propriamente “magica” si è sviluppata significativamente nel luminoso Rinascimenti. Infine, l’antroposofia (Steiner) che è alla base del mito biodinamico è una filosofia che se non sbaglio data ai primi decenni del ‘900 ed è semmai figlia dell’idealismo (cioè di quanto più diverso si possa trovare rispetto alla “visione del mondo” propriamente medievale. Con stima e simpatia.

    • Luigi Mariani

      Caro Rocchi, touché!
      Sono pienamente d’accordo con lei circa le responsabilità dell’idealismo del XX secolo e la totale estraneità del medioevo a quanto discutiamo. Circa il medioevo, fenomeni come la rinascita carolingia e quella del basso medioevo non si spiegano se non con l’attenzione all’innovazione dell’uomo medioevale, che si coglie ad esempio nelle opere di Dante e Petrarca e che rientra peraltro in una mentalità del tutto peculiare e che è stata indagata ad esempio da Huizinga ne L’autunno le Medioevo.
      Pertanto la ringrazio davvero molto per la sua puntualizzazione che mi porta anche a constatare quanto possa lavorare in noi il pregiudizio anti-medioevale che ci è stato trasferito fin dalle scuole elementari.
      Cordialità
      Luigi Mariani

    • Guido Botteri

      Giusta osservazione, egregio Rocchi, ma in realtà quando si parla di ritorno al Medioevo (lo dico spesso anch’io) si intende alla tecnologia del Medioevo, alle condizioni del Medioevo. Non, sicuramente, all’atteggiamento verso il progresso, visto che tante invenzioni importanti sono state fatte proprio nel medioevo.
      Rispetto al medioevo, i fautori della decrescita conserverebbero (per un po’ di tempo) alcuni risultati di questa civiltà che odiano tanto, a cominciare da telefonini e computer, che però, per la loro costruzione, progettazione ecc. richiedono la tecnologia, tanto disprezzata, attuale e futura.
      Io sono convinto che i fautori della decrescita non si rendano conto di quel che dicono, ma si appoggiano a pregiudizi e luoghi comuni che, dovessero davvero doverci contare, li deluderebbero in maniera cocente e drammatica.
      Secondo me.

  10. AleD

    Mi vien da dire che l’unica è che qualcuno di buona volontà organizzi degli eventi pubblici dove si possa assistere a un dibattito tra le due parti. Tutto il resto a mio parere non serve se l’obiettivo è quello di far capire al cittadino qualcosa.
    Ovviamente dibattiti da organizzare in modo che siano fruibili anche in streaming o almeno poi rivedibili in differita su youtube.

    • Siete completamente impazziti al riguardo della bio dinamica, disegnato per risanare una terra marcio che non rendeva piu nulla. Come concio non cene’, e trattato con i preparati da Dornach diventa meraviglioso il suolo.

      Lo praticato anche io e so di che si tratta
      alan.wilcox.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »