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Abusi di Potere

In un’intervista trasmessa in un giornale radio Rai di alcune settimane orsono ho captato la frase seguente: “non siamo in grado di poter fare nulla…” e me la sono subito appuntata perché sono mesi che sui media noto una strana deriva che ho chiamato “abusi  di potere” e di cui sarei curioso di conoscere l’origine. Qualcuno ha idee in proposito?

Voglio qui anche segnalare (giusto per togliermi tutti i sassolini dalle scarpe) il mio costante sconcerto di fronte al cattivo uso dei congiuntivi e dei condizionali cui mi capita di assistere ascoltando i giornali radio. Debbo peraltro confessare di non ricordare a memoria tutte le regole sintattiche proprie della nostra bella lingua ma credo di averle fatte mie grazie alle molte letture, per cui quando colgo una storpiatura provo un fastidio fisico, cui si aggiunge un senso di rivolta al pensiero che il cattivo uso della sintassi sia in quel momento divulgato a milioni di persone che con ogni probabilità lo propagheranno ulteriormente. E qui voglio porre in evidenza l’enorme responsabilità di chi ha assunto un giornalista che non sapendo usare ad un livello decente lo strumento linguistico alla base del proprio mestiere produce un danno culturale all’intera collettività.

In tal senso mi piace ricordare il paradossale libro di Massimo Roscia “La strage dei congiuntivi” (Exorma, pagg. 321, euro 15,50) di cui qui di seguito riporto l’incipit della recensione di Vittorio Macioce uscita sul Giornale:

“C’è un’allegra combriccola di assassini, un po’ maniacali, e ci sono cadaveri, gente che muore, tutti con la stessa colpa: massacrano la lingua italiana. È una vendetta, una resa dei conti, una rappresaglia, un castigo. È un romanzo. 

Immaginate. Cinque personaggi ai limiti della paranoia che se ne vanno in giro a punire i simboli della malalingua, quelli che ostentano il potere della non cultura, quelli orgogliosi di stuprare la perifrastica e invertire gli accenti, quelli del burocratese e delle frasi fatte, quelli che non sanno, non coniugano, non ricordano e sostengono che l’universo sia piatto, superficiale, un punto senza sostanza e dimensioni. Non c’è dubbio che siano al limite del fanatismo, ma molti di voi alla fine proveranno empatia per le loro ossessioni. Vi assomigliano. Si fanno chiamare con nomi dimenticati: Dioniso Trace, Eutichio Proclo, Asclepiade di Mirlea, Partenio di Nicea, Cratete di Mallo. Qui, in questa vita, fanno mestieri invisibili. Uno è un bibliotecario, l’altro è un poliziotto specializzato in impronte papillari, c’è un professore con doppia personalità sospeso a tempo indeterminato e c’è un «naso» che disaggrega e riconosce i profumi. Le vittime sono assessori alla cultura, giornaliste di pseudo cronaca, preti senza misericordia, urlatori, personaggi televisivi, vicini troppo invadenti. …”

Questa mia brevissima nota su “Clima e dintorni” rientra ovviamente nei “dintorni”. Tuttavia la nostra lingua è il supporto per le nostre discussioni per cui mi pare essenziale che gli uomini di buona volontà cerchino di preservarla dagli strafalcioni.

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Published inAttualità

6 Comments

  1. Giancarlo Fabbri

    Concordo con te Luigi ma ormai non scriviamo piu in modo corretto. Andiamo di corsa, ci esprimiamo con icone e faccine poi quando scriviamo abbiamo il correttore automatico come dice Guido Botteri. Io però sento ancora più fastidio per l’uso che si fa del verbo “giustiziare” riferito a persone uccise, assassinate da mafiosi, gruppi “religiosi” regimi vari che nulla hanno a che fare col termine giustizia. Al massimo parlerei di esecuzione di qualche sentenza! L’utilizzo del “giustiziare” mi sembra nobiliti e giustifichi (ovvero rendere giusto) quelli che in realtà sono solo crimini. Se potessi vorrei dire, ai giornalisti soprattutto, di evitarne l’uso.

    • mr

      Sono scandalizzato anch’io dall’uso giornalistico del verbo giustiziare in modo intercambiabile rispetto al verbo assassinare, e sono contento che qualcun altro se ne sia accorto e provi lo stesso fastidio.
      Per poter usare quel verbo, tra di noi, ovviamente l’isis dice e fa quel che gli pare, fin che gli è consentito, occorre che esistano delle istituzioni riconosciute.
      Poi, siccome sono contrario alla pena capitale, trovo imbarazzante l’utilizzo di quel verbo anche nelle circostanze istituzionalmente corrette.

      Maurizio Rovati

  2. David

    Lapo for president forever!

  3. Fabrizio Giudici

    Ma è un trend in aumento? A me sembra di sì. Magari anche questa cosa è tutta colpa della CO2 .

  4. Guido Botteri

    Internet è un diffusore di cultura e possibilità di studio anche per chi ha pochi mezzi, e questo è encomiabile, ma è al tempo stesso diffusore di ignoranza, idee strambe se non pazze, maleducazione, violenza verbale, minacce e via dicendo.
    Internet è un po’ di tutto, con il pregio (ma anche difetto) di aver facilitato la comunicazione tra le persone.

    Molti si chiudono a riccio, e “bannano” tutti coloro che non condividono le loro idee. A lungo andare finiranno per restare soli, perché è assai difficile trovare persone che la pensino uguale su tutto, ma proprio tutto.

    Vedo per esempio il diffondersi di forme dialettali improvvisate da gente senza cultura, che massacra la propria parlata, per esempio il napoletano. Quasi nessuno lo sa scrivere, ma questo non li ferma, e scrivono frasi basandosi sui suoni che credono di sentire. In napoletano le vocali finali sono pronunciate indistinte. Si tratta di un suono unico, indistinto, uguale per tutte le vocali finali. Indistinto, ma pronunciato. Loro scrivono “nuttat” per “nuttata”, per esempio, perché la “a” finale è indistinta (ma c’è, non è “nuttat”!).

    Prevale l’ignoranza perché il numero di ignoranti è di gran lunga maggiore del numero di persone che sappiano scrivere in napoletano.
    E la stessa cosa vale per l’italiano, ovviamente, e per le scienze.

    Vedo lo stesso atteggiamento anche in varie questioni sollevate su internet, come le presunte scie chimiche (l’acqua è anch’essa “chimica”, ma loro per “chimico” intendono “veleno” perché seguono l’idea antiscientifica che tutto ciò che provenga dalla chimica sia dannoso o velenoso). In pratica persone che ignorano le materie specifiche, e non hanno nessuna intenzione di studiarle, si ritengono depositari della verità. E la verità quale sarebbe? Quello che gli passa per la mente, estranea alla scienza, guardando un fenomeno che non hanno studiato, non conoscono e non capiscono. “Quella” è la loro verità.

    Non voglio aprire queste problematiche, sono solo degli esempi; chi non li condivide sappia che ci sono altre pagine in cui discutere queste questioni.
    Qui volevo solo dire che l’ignoranza la fa da padrona in internet, anche perché l’ignoranza di per sé non è una colpa, nel senso che nasciamo tutti ignoranti, e non abbiamo il tempo materiale né la possibilità di imparare tutto.
    L’ignoranza si colma con lo studio.
    Per questo io ho rinunciato a sentenziare sul jazz. Non mi piace e non intendo perderci tempo, ma mi guardo bene dal dare giudizi al di fuori del mio spazio personale, perché riconosco la mia ignoranza.
    E la stessa cosa vale per tanti altri campi.
    Dove non so, mi sto zitto.

    Poi ci sono le materie che seguo, quali più, quali meno, e nelle quali mi sento di esprimere un mio giudizio, che però non è mai una sentenza inappellabile. E’ la mia personale opinione, che cerco di rendere seria attraverso lo studio e documentandomi per quel che posso.

    Tornando all’italiano, ho notato molti errori e alcuni li faccio anch’io, o per lo meno li trovo nei miei commenti, se non ho tempo di rivederli con cura. Perché in internet ci sono i malefici correttori automatici (in realtà “introduttori automatici di errori”), quelli che mi corressero “guerre puniche” in “guerre pubiche” e che continuamente pretendono di correggerti quel che scrivi e lo fanno in maniera subdola. Magari tu guardi, vedi la parola corretta, dai l’invio, e lui ti “corregge” quello che avevi controllato.
    Non basta guardare la tastiera, e battere i tasti giusti con attenzione, devi anche controllare cosa ti lascia scritto alla fine, e correggerlo quando non è quello che avevi scritto tu.
    Vedo un’infinità di “e” ed “è” di “o” ed “ho”, “anno” e “hanno” scritti l’un per l’altro.
    Tutta ignoranza? No, ho visto io stesso una mia “e” congiunzione diventare magicamente “è”. E non una volta sola.
    Inoltre scrivere su una tastiera è diverso dallo scrivere a mano; si fanno errori diversi.
    Io credo che il nostro cervello funzioni un po’ come il computer (un po’) nel senso che “deleghi” ad una parte periferica l’effettiva scrittura (come fa l’unità centrale con le periferiche di stampa).
    Se si scrive a mano, la scrittura è più lenta e si ha tutto il tempo di controllare personalmente il risultato, per cui è più difficile sbagliare. Ma se si scrive mediante una tastiera, si va più velocemente e, mi sono accorto, si fanno errori, anche grossi, che non dipendono dalla non conoscenza a livello dell’unità centrale del nostro cervello 🙂
    Credo che sia colpa delle unità periferiche. Ho visto parole inglesi che avrei scritto così come si pronunciano. Ora, io conosco l’inglese, e non cadrei mai, a livello conscio, in un errore del genere. Per questo credo che sia un errore dello strato subconscio del cervello, quello operativo, quando l’attenzione del supervisore cosciente si allenta, a causa della velocità di esecuzione della scrittura da tastiera.

    Insomma, credo che alcuni degli errori che facciamo (non tutti, alcuni) non provengano da vera ignoranza ma dalla modalità di scrittura da tastiera.

    Consiglio dunque a tutti, anche a me stesso, di verificare sempre quel che si scrive, prima di inviarlo.

  5. MAXX

    io invece spero sempre che me la cavo e quando giro con lo scuter uso sempre un pó di alcol per scancellare lodore di ollio di ricino del fumo che scappa fuori.
    te la fai troppo grossa con tutto quello che scrivi .

    (grazie ho le tue stesse sensazioni)

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