Salta al contenuto

Quanto El Niño c’è nell’AGW

Non credo sia sfuggito a nessuno, anche perché la grancassa mediatica è stata assordante, che la NASA ha fatto sapere di essere certa che il 2016 farà segnare un nuovo (ennesimo) record della temperatura media superficiale del pianeta. Ormai siamo abituati al fatto che questo genere di annunci arrivi con un paio di mesi di anticipo. Questo avviene da un lato perché alcuni gestori di dataset, NASA compresa, prendono in considerazione il periodo novembre-ottobre anziché gennaio-dicembre e dall’altro perché altrimenti non se ne parlerebbe per un paio di mesi. Il refresh di questa informazione è infatti previsto per l’arrivo dell’anno nuovo, quello vero, in cui sentiremo semplicemente ripetere quello che già sappiamo a beneficio di chi non avesse prestato sufficiente attenzione.

Tuttavia, quello di cui non sarà data spiegazione alle masse incolte, che chi fa questo tipo di divulgazione si dimentica spesso di coltivare, è il semplice, banalissimo, naturalissimo piccolo particolare che, se non ci si fosse messo di mezzo El Niño, il nuovo record non ci sarebbe stato. Sarebbe infatti continuato il piattume del trend delle temperature medie superficiali cui assistiamo da parecchi anni. Tanto è vero che, da giugno ad oggi (e l’anno non è ancora finito…), la temperatura media superficiale sulle terre emerse è scesa di più di 1°C.

steepest-drop-global-temperature

In pratica, da quando l’Oceano Pacifico ha smesso di cedere calore all’atmosfera – dinamica propria delle condizioni di El Niño – questa ha iniziato a raffreddarsi drasticamente e, a breve, sarà seguita anche dello strato superficiale degli oceani, che notoriamente reagiscono con un certo lag temporale.

Possiamo definire questa diminuzione global cooling? No, perché rientra nelle normali oscillazioni delle fasi dell’ENSO. Perché allora dobbiamo definire l’aumento Global Warming?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inClimatologia

9 Comments

  1. Miguel

    “When removing these short-term effects (ENSO, solar irradiance, and volcanic emissions ), the warming trend has barely even slowed since 1998 (0.163°C per decade from 1979 through 2010, vs. 0.155°C per decade from 1998 through 2010, and 0.187°C per decade for 2000 through 2010).

    [Global temperature evolution 1979–2010, Foster e Rahmstorf]

    Io non lo chiamerei piattume…comunque citare El Nino (che comunque è giusto fare) al 95% della gente non direbbe nulla.

  2. Massimo Lupicino

    Breve, conciso e compendioso. Magnifica sintesi 🙂

  3. Totore

    Anche col Nino l estate da noi qui a Carovigno è stata fresca .

  4. Alessandro

    In commercio oggi abbiamo dei software sulle stazioni automatiche di terra che fanno magie, vedi caso 2016 di Firenze Peretola A.M.

  5. Diego

    Un capolavoro, non c’è che dire.
    Un articolo basato su un grafico piazzato senza citare la fonte per sostenere una cosa non vera (cioè che il trend delle temperature sarebbe piatte). La aiuto: il grafico è di David Rose, è uscito sul Daily Mail. Per generarlo Rose ha

    1) usato le temperature nella bassa stratosfera, e non quelle sulla superficie
    2) ha usato solo le temperature delle aree emerse, lasciando fuori gli oceani
    3) ha usato un solo dataset, quello del RSS TLT v. 3.3

    Puro cherry picking, e pure al cubo…

    Inutile dire che il trend di crescita delle temperature non è piatto. Aspettiamo pure gli altri dataset, che non faranno altro che confermare il trend di quello del GISS NASA. Poi potrete anche affermare che il 2016 è l’anno più caldo perché c’è stato El Nino, ma per favore spiegate cosa è successo dal 1998 a oggi.

    • Diego,
      tutto quello che hai detto è noto ed è pure scritto nel grafico. Certo che si tratta delle terre emerse (è anche scritto nel post con tanto di considerazione sul lag temporale del mare); certo che si tratta della bassa troposfera, dal momento che i dati da satellite non misurano le temperature superficiali a 2 metri di altezza.
      Quella della rappresentatività del dato satellitare rispetto a quello superficiale, è un problema aperto che non si vuole risolvere, semplicemente perché il primo non si presta ad interpretazioni parimenti allarmistiche. Certo, la serie storica è breve e non accordabile con il passato, a meno che non si voglia paragonare le mele con le pere, come per esempio si fa tutti i giorni mettendo i dati di prossimità paleoclimatici in continuità con quelli osservati.
      Ad ogni modo, padrone di pensarla come credi, ma dopo la fine di El Nino le temperature sono crollate, perché questo è normale che accada. Se quelle superficiali non crollano, è perché qualcosa le tiene su, ma non sono sicuro che sia la CO2 😉
      gg

    • Gheo

      Cito dall’articolo, appena prima del grafico: “Tanto è vero che, da giugno ad oggi (e l’anno non è ancora finito…), la temperatura media superficiale sulle terre emerse è scesa di più di 1°C.”

      Non ho ancora capito: quella del grafico è la temperatura in bassa troposfera o la temperatura superficiale a 2 m di altezza?

      Grazie in anticipo per il chiarimento!

    • Sono dati satellitari, quindi può essere solo quella della bassa troposfera.
      gg

  6. Alessandro

    Perchè la massa (che ignora) utilizza a prescindere (come pecore) i termini di “moda” che il mainstream informatico detta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »