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Happy New Year folks!

[photopress:buonanno.jpg,thumb,pp_image]All’inizio del mese di giugno abbiamo cominciato l’avventura di Climate Monitor a carte scoperte. Le nostre intenzioni erano e sono quelle di seguire ed analizzare gli atteggiamenti del mondo dell’informazione sulla materia che ci appassiona e questo abbiamo cercato di fare. Ma forse anche noi, come la maggior parte di coloro che si occupano di questi argomenti, troppo presi dall’acceso dibattitto sugli anni a venire, abbiamo perso un pò di vista il breve e medio periodo. E allora, almeno in questo primo giorno dell’anno, ci sembra doveroso far omaggio a tutti quelli che ci hanno seguiti fin qui con tanta passione, di un pò di sana discussione meteorologica. Sorpresa, stiamo avendo un clima normale. Di più, non sta facendo più caldo dell’anno scorso (a dir la verità sarebbe difficile, ma in fondo ci avevamo creduto quasi tutti che sarebbe potuto accadere) . Sarà forse una conseguenza del fatto che dal 2001 le temperature medie globali sembra abbiano smesso di aumentare?

Certamente, il breve volgere di un quinquennio dal punto di vista climatico è del tutto insignificante, ma forse questo vale anche per i tre o quattro decenni successivi agli anni ’70 cui invece è stato dato grande risalto nella formulazione della teoria del riscaldamento globale. Ma su questo magari torneremo in seguito proprio su queste pagine, ora concentriamoci sulla normalità dei nostri giorni. Per farlo dobbiamo fare un pò di esercizio tecnico e riscoprire il comportamento degli indici climatici che hanno maggiore importanza per il clima dell’area del Mediterraneo. In particolare dovremo concentrarci sulle teleconnessioni, ovvero sugli effetti che le variazioni di questi indici producono sul nostro clima, senza dimenticare tuttavia che queste sono per lo più delle correlazioni statistiche e quindi spesso soggette a comportamento all’apparenza anomalo ma in realtà legato all’estrema variabilità del sistema.

[photopress:NAO.gif,thumb,pp_image]L’Oscillazione Nord Atlantica (NAO) alle cui fasi positiva/negativa si associa la traiettoria delle perturbazioni atlantiche, è in territorio positivo, cioè favorisce sistemi depressionari che tendono a scorrere alle alte latitudini. In effetti in questo primo scorcio della stagione di perturbazioni atlantiche che abbiano raggiunto il mediterraneo ne abbiamo viste poche, più che altro hanno prevalso un paio di irruzioni fredde a componente meridiana non molto intensa. Vero anche che proprio i primi giorni dell’anno porteranno una depressione atlantica verso le medie latitudini, un sistema però un pò “sui generis”, in quanto richiamato proprio da un minimo freddo che galleggia sui balcani da qualche tempo. Le proiezioni sull’evoluzione dell’indice NAO nel breve periodo sembrano avvalorare la tesi di un perdurare della fase positiva e delle relative teleconnessioni.

[photopress:Oscillazione_Artica.gif,thumb,pp_image]L’indice AO, cioè l’Oscillazione Artica dalla quale si desume lo “stato di salute” del vortice polare è in fase positiva, una configurazione cui normalmente si associano prevalentemente correnti zonali che, nella fattispecie sembra stiano avendo luogo a latitudini piuttosto alte, salvo gli eventi prossimi appena descritti. Diversamente dalla NAO, l’AO sembra essere destinata ad entrare in fase negativa e questo potrebbe favorire dei movimenti di masse d’aria lungo i meridiani abbastanza intensi nel medio periodo.

La latitudine piuttosto elevata delle traiettorie delle depressioni atlantiche trova spiegazione anche nel persistere di valori positivi dell’indice di posizione della Linea di Convergenza Intertropicale (ITCZ), anche se le teleconnessioni con il comportamento di quest’ultima, la cui posizione è strettamente legata alla posizione della terra rispetto al sole e quindi alle stagioni, sono più accentuate nella stagione estiva che nella stagione invernale. Resta il fatto che la zona di accentuata convezione delle basse latitudini fatica a scendere verso meridione, in qualche modo tenendo sollevato verso nord tutto il sistema della circolazione emisferica.

Diverso il discorso per la convezione associata alla Madden Julian Oscillation (MJO) a cavallo tra gli oceani Pacifico ed Indiano. La persistenza di una fase fredda (la Niña) nel pacifico orientale sta accentuando gli effetti di scambio di calore superficie-quota propri della MJO alle basse latitudini orientali. In questo contesto si inserisce anche il contributo che potrebbe esser dato all’evoluzione del complesso sistema di correlazioni climatiche a scala globale, dal segno negativo della Oscillazione Quasi Biennale (QBO) dei venti stratosferici. I venti stratosferici delle basse latitudini hanno infatti cominciato a soffiare da oriente già nei mesi scorsi proprio in coincidenza con l’affermarsi del raffreddamento delle temperature di superficie lungo le coste delle americhe orientali.

[photopress:BDC.jpg,thumb,pp_image]La letteratura assegna alle QBO con segno negativo delle importanti responsabilità nella perturbazione di un altro soggetto atmosferico noto come Circolazione Brewer Dobson (BDC), responsabile del trasporto di ozono dalle latitudini equatoriali a quelle polari. Una BDC particolarmente intensa può favorire le fasi iniziali di un processo di riscaldamento ed indebolimento del Vortice Polare stratosferico (VP). Sempre con attenzione alla statistica è giusto segnalare come le fasi negative della circolazione dei venti stratosferici si associno agli eventi di rapida ed improvvisa alterazione della struttura termica del vortice polare in concomitanza con minimi del ciclo solare (minimi del numero di macchie solari) come quello che stiamo per raggiungere. [photopress:Ciclo_solare.gif,thumb,pp_image]Il ciclo solare ha infatti la durata di undici anni circa ed il massimo è stato raggiunto intorno all’anno 2000, mentre il minimo arriverà nei prossimi mesi. Diversamente in caso di QBO con segno positivo, ossia con venti stratosferici occidentali, gli eventi di riscaldamento del vortice polare avvengono in concomitanza con massimi dell’attività solare.

[photopress:Strat_warming.gif,thumb,pp_image]Le Stratospheric Sudden Warming (SSW) meriterebbero una trattazione ben più approfondita, come del resto tutti gli indici di teleconnessione cui si è fatto riferimento. Un’altra probabile causa di innesco di questi eventi va ricercata nella complessa struttura barica della bassa stratosfera e della media troposfera. Il vortice polare ha infatti un potente antagonista nell’anticiclone delle Aleutine, posizionato all’incirca sulla linea del cambiamento di data (180° di longitudine), che a sua volta, deve essere visto in stretta correlazione con il comportamento della più intensa struttura ciclonica permanente della troposfera, la cosiddetta East Asian Low, che troneggia attorno a 140° di longitudine. Le intense risalite di aria calda connesse con l’eventuale l’approfondimento della East Asian Low, possono infatti essere causa di sconfinamento di aria calda troposferica nella stratosfera e conseguente riscaldamento e potenziamento dell’anticiclone delle Aleutine che, in presenza di un vortice polare indebolito può, a sua volta, arrivare a spodestare lo stesso vortice dalla sua posizione abituale costringendo l’aria fredda a scendere di latitudine. Queste colate meridiane di aria gelida provocano a loro volta degli intensi blocchi pressori che vanno ad accentuare la struttura meridiana della circolazione troposferica permettendo scambi di calore a latutidini diversamente interessate soltanto da sistemi con ben altra struttura termica.

Con questo breve viaggio attraverso le dinamiche di interconnessione soltanto di alcuni dei soggetti che agiscono internamente al sistema clima, ci siamo resi conto di quanto sia complesso questo sistema di relazioni e, a ben vedere, non abbiamo neanche cominciato a parlare degli effetti sul tempo nel lungo, medio e breve periodo. Proviamo a riassumere.

I venti stratosferici che soffiano da oriente verso occidente potrebbero essere causa, per i prossimi mesi, di una accentuazione delle onde planetarie, così come il persistere della Niña potrebbe continuare a favorire, nel medio periodo, la convezione tra gli oceani Pacifico ed Indiano (MJO), immettendo ozono alle basse latitudini stratosferiche, provocandone il trasporto verso nord (BDC) e indebolendo il vortice polare. Qualora questo dovesse accadere in concomitanza con un approfondimento della East Asian Low e rafforzamento dell’anticiclone delle Aleutine, potrebbero crearsi le condizioni per un evento di riscaldamento della stratosfera polare (SSW), spostamento del vortice polare verso meridione ed innesco di intensa discesa di aria fredda lungo i meridiani. Di contro, l’indice NAO sembra favorire la situazione opposta, ossia la prevalenza di una circolazione confinata a latitudini elevate, con la Linea di Convergenza Intertropicale che spinge verso nord e con un vortice polare ben saldo sulle sue posizioni. Forse sarà il cambiamento del segno della Oscillazione Artica (AO) ad innescare un cambiamento, forse no.

A chi credere? Sarebbe bello se potessero venire in nostro aiuto le previsioni stagionali, ma l’informazione che scaturisce dalle simulazioni climatiche trimestrali continua ad essere molto neutra, fatta salva la persistenza dell’anomalia positiva della pressione atmosferica sull’Europa. Questo confermerebbe la persistenza di una NAO positiva e di scenari poco evolutivi almeno per il Mediterraneo. Una pressione atmosferica più alta è indice di maggiore stabilità e quindi, d’inverno, anche di clima freddo e secco. Questo segnale, pur accentuato, è un pò poca cosa rispetto al contestuale comportamento degli indici di teleconnessione che abbiamo visto a scala planetaria.

Come accade sempre, quando si affrontano questi discorsi, non abbiamo trovato una soluzione e tantomeno abbiamo capito come sarà il clima dei prossimi mesi, figuriamoci il tempo. Però ci siamo divertiti e ci divertiremo ancora di più seguendo l’evoluzione del sistema, scoprendo la quantità enorme di abbagli che sicuramente abbiamo preso.

Buon anno a tutti!

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

6 Comments

  1. ZOLLA

    Argomento interessante…buon anno a Lei e a tutto lo Staff di cliatemonitor

    Roberto.

  2. Lorenzo Fiori

    Domanda:
    Perchè le Teleconnessioni dovrebbero avere valore prognostico? Perchè gli indici in realtà non variano istantanemente da fase positiva a negativa?

    Esistono libri di testo che trattano le teleconnessioni?

    Salve Lorenzo, dal momento che le teleconnessioni si basano su correlazioni statistiche hanno valore prognostico perchè descrivono degli scenari possibili in quanto già verificatisi in passato. Teniamo comunque presente che, quando volgiamo lo sguardo al medio-lungo periodo, la parola previsioni cambia significato.
    Guido Guidi

  3. Davide Depaoli

    Articolo ben fatto,ma ci tengo anch’io ad un approfondimento maggiore,perchè mi affascina l’argomento.

    Le auguro un felice 2008,e grazie per i suoi articoli

  4. Luca Bargagna

    Ottimo articolo, davvero.
    Anche a me, vista la sua estrema competenza in materia (e ci mancherebbe :-p ), farebbe MOLTO piacere leggere più spesso interventi di stampo meteo-divulgativo come questo.
    Buon anno a lei, caro Maggiore, e a tutto lo staff del Climate!

  5. gurrisi salvatore

    Le teleconnessioni sono un argomento affascinante e molto importante per lo sviluppo delle depressioni e degli anticicloni che direttamente interessano gli sviluppi del tempo.
    Ciò premesso la pregherei, se possibile, ad approfondire gli argomenti nei prossimi suoi interventi ed in particolar modo sulla quasi scomparsa dell’anticiclone Russo – Siberiano dalla scena europea, sull’AMO così strettamente legato alle SST dell’Oceano Atlantico e sul perchè della persistenza per oltre trenta anni di una prevalenza di indici NAO ed AO positivi.
    Infine, quanto influisce il GW sul normale andamento ciclico degli indici teleconnettivi? Sono consapevole che a quest’ultima domanda non è facile dare una risposta ma, nonostante ciò, invito gli appassionati che intervengono su questo sito ad esprimere la loro opinione.

    Buongiorno Salvatore, per esaudire la curiosità sua e di molti altri lettori, conto di approfondire il discorso sulle SSW al più presto. Quanto all’impatto della tendenza al riscaldamento sullo scenario climatico e quindi sulle correlazioni tra eventi di ampiezza emisferica o globale, direi che è la domanda del secolo. Considerato che questo è appena cominciato mi prenderei un centinaio d’anni per rispondere :-).
    Guido Guidi.

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