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Per un Super El Niño ci vuole un Super Computer

Questa potrebbe sembrare una notizia non di strettissima attualità, ma invece si tratta di qualcosa di estremamente attuale e interessante. E’ cosa nota ormai che l’enorme miglioramento che cìè stato negli ultimi anni nella conoscenza dei meccanismi che regolano le complesse dinamiche del sistema pianeta, sia stato possibile soprattutto grazie al progresso tecnologico, specialmente se riferito alla capacità di calcolo. Le previsioni del tempo, per esempio, hanno guadagnato un giorni di attendibilità ogni dieci anni negli ultimi trenta. Frutto di un intenso lavoro di ricerca, ma anche frutto della possibilità di ottenere risposte in tempo quasi reale dai sistemi di calcolo. Parallelamente, ha fatto grandi progressi anche la capacità di visualizzare materialmente processi altrimenti esprimibili solo attraverso equazioni incomprensibili ai più.

Quello che vedremo tra poco, riassume in pratica tutto questo. Un gruppo di ricercatori australiani ha fatto girare un modello alimentato con una enorme mole di dati rappresentanti l’evento di El Niño del 1998-99, uno dei più intensi osservati in tempi moderni. Ne è venuta fuori una rappresentazione in alta risoluzione che mostra con grande efficacia come i processi che avvengono sotto la superficie facciano la maggior parte del lavoro nel determinare le oscillazioni dell’ENSO, ossia l’alternanza tra fasi di El Niño, La Niña e neutralità nell’oceano Pacifico equatoriale. Il modello, con passo di griglia di 30 km e con 50 livelli verticali sotto la superficie del mare, ha richiesto 30.000 ore di calcolo per produrre le informazioni. Il risultato è qui sotto.

Sulla parte superiore è rappresentata la superficie, nel pannello inferiore lo strato sottostante, fino a 300 metri di profondità, e a destra le oscillazioni dell’indice ENSO. Il tutto, naturalmente, nella forma di anomalie, cioè di scostamento delle temperature dalla media di riferimento.

Gli autori della ricerca dicono che la possibilità di visualizzare in questo modo così dettagliato quello che è successo aumentano le possibilità che si possano prevedere questi eventi con un anticipo maggiore di quanto accada oggi. Evidentemente questo non è sufficiente a giustificare lo sforzo, perché, naturalmente, aggiungono anche questo è necessario perché, in un mondo più caldo, eventi di intensità paragonabile a quello rappresentato (o a quello appena terminato del 2015-2016) è “probabile” che diventino più frequenti.

Inutile dire che questo è ben lungi dall’essere provato, ma un bell’inchino all’AGW ci sta sempre bene…

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

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