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Fa più freddo perché fa più caldo

Premessa

Devo ammettere che è con una certa stanchezza che mi accingo a commentare articoli come questo, pubblicato sulla Stampa l’8 Gennaio a firma di Luca Mercalli. E per diversi motivi.

  1. Perché è simile ad almeno altri 100 o 1000 articoli dello stesso tenore letti in passato;
  2. Perché è difficile cercare di risolvere le dissonanze cognitive altrui quando si fa già abbastanza fatica a fare i conti con le proprie;
  3. Perché questi articoli sono talmente prevedibili che li hai già letti prima ancora che vengano scritti: per esempio, questo pezzo l’avevamo già visto arrivare una decina di giorni fa sulle Previsioni di CM.

Previsioni in cui si annunciava, appunto, che avremmo letto che “fa più freddo perché fa più caldo”. E così, puntualmente, è stato. E allora perché commentarlo? Forse per un riflesso pavloviano irrefrenabile. O forse perché certi articoli ci forniscono comunque degli assist per alcuni spunti di riflessione.

Riassunto

L’articolo si apre con una riflessione generale sull’impressione destata dalle immagini del Sud imbiancato, con particolare riferimento al Salento e alla Sicilia, posti in cui questi fenomeni sono ben più rari che sulla costa abruzzese o sullo stesso litorale barese. L’autore quindi sostiene che questo scenario è “molto meno raro di quanto si possa immaginare”. Vengono quindi citati tempi di ritorno dell’ordine di 3-5 anni per eventi del genere.

Successivamente l’autore si sofferma sul “lake-snow effect”, fenomeno largamente noto a chi vive lungo la costa adriatica italiana e che consiste essenzialmente nella condensazione dell’aria fredda continentale al passaggio sull’Adriatico con le nevicate associate, come spiegato anche su CM in questo articolo.

Insomma l’articolo è fin qui sostanzialmente condivisibile e quasi ammirevole nel suo approccio didattico e semplificativo. È in chiusura che arriva la solita pezza salva-global-warming: si sostiene infatti che in Valpadana a causa dell’aumento di temperatura medio ”di circa 1 °C”, non nevica più, se non al di sopra dei 1000 metri di quota. E comunque nevica meno che 30 anni fa.

Finale melancolico delle grandi, anzi delle solite occasioni: “singoli episodi freddi come quello in corso non smentiscono, purtroppo, l’aumento di temperatura su scala mondiale”. Gran finale: “siccome siamo abituati al caldo, quando fa freddo ci stupiamo di più”. Altrimenti tradotto: se sentite freddo, è a causa di una vostra errata percezione.

Commento

C’è effettivamente tanto da scrivere, sulle poche ma lapidarie affermazioni di Mercalli. Proviamo a mettere in ordine qualche pensiero sparso:

  • I tempi di ritorno di episodi come quello appena vissuto sul Salento o sulla Sicilia non sono dell’ordine di 3-5 anni, ma ben superiori. Per il Salento gli unici episodi paragonabili sono quelli del 1987 e del 2001. Si può ben parlare di tempi di ritorno di 15 anni negli ultimi 30, a confermare quindi l’eccezionalità dell’evento.
  • C’è una evidente dissociazione cognitiva nel momento in cui in apertura di articolo si definiscono questi fenomeni come “non rari” per quanto “impressionanti”, salvo poi concludere l’articolo sostenendo che c’è una errata percezione del freddo dovuta al troppo caldo. Insomma, riusciamo a metterci almeno d’accordo sul fatto che faccia freddo? O è chiedere troppo?
  • Se è vero che a Napoli si è stabilito il nuovo record assoluto di temperatura minima con -5.6 °C possiamo dirlo ad alta voce, come si è fatto pochi giorni fa per il caldo fuori stagione di Oslo e Stoccolma o al Polo Nord? O dobbiamo sussurrarlo per paura che qualcuno ci senta, e imputarlo ad una “errata percezione” del termometro di Capodichino, magari in attesa che venga in soccorso il GISS con una delle sue mirabolanti revisioni a babbo morto, abbassando i precedenti record partenopei sulla base di un rivoluzionario calcolo dell’effetto dell’attività vulcanica nei Campi Flegrei?
  • Davvero incomprensibile il riferimento alla Valpadana e ai 1000 metri di quota, tanto più essendo reduci da un mese di Dicembre in cui le temperature sulla Valpadana centro-orientale sono state nella norma stagionale (Fig.1), e in molti casi in pianura ha fatto più freddo che in montagna a causa delle inversioni termiche. Va da sè che la mancanza di neve in valle e sulle Alpi è la semplice conseguenza di una configurazione sinottica penalizzante per le precipitazioni al Nord. Cosa accaduta più volte in passato, quando ancora di global warming non si parlava nemmeno. Viste le termiche attuali in Valpadana, basterebbe una modesta perturbazione atlantica per portare la neve al piano, altro che 1000 metri.
Fig.1. Fonte: Climatemonitor
  • Qualche altro commento sulla Valpadana: dispiace veder utilizzato un dato statistico (che non posso smentire nè confermare) sulle nevicate negli ultimi 30 anni come una pistola fumante pro-global-warming. Dispiace perché 20-30 anni corrispondono alla durata media dei cicli multidecadali dell’AMO e della PDO. Ovvero rientrano a pieno titolo nella variabilità climatica naturale del nostro Pianeta.
  • Dispiace anche veder liquidata questa ondata di gelo come un “singolo episodio freddo”, in presenza di tanti di questi episodi, attualmente distribuiti su molte aree del Globo, dagli USA alla Siberia. Se a Napoli si è stabilito un nuovo record del freddo, a Mosca si è reduci dal Natale ortodosso più freddo dal 1891, la Russia è immersa in un gelo eccezionale da molte settimane e degli Stati Uniti si è parlato nel già citato articolo.
  • Dispiace veder ridimensionato l’episodio freddo italiano alla stregua di un evento locale, provinciale. Anche perché le cose non stanno decisamente così. Per esempio, sarebbe interessante che Mercalli commentasse l’attuale copertura nevosa sull’emisfero Nord, attualmente a livelli record, avendo letteralmente polverizzato la deviazione standard (+1) sia per estensione che per volumi. Nevica di più perché fa più caldo? Davvero? E allora in Valpadana nevica di meno perché fa più freddo? Mistero. A giudicare dai grafici in Figs. 1 e 2 si fa la figura del provincialotto, a disquisire di Valpadana quando l’intero emisfero Nord è interessato da una anomalia clamorosa di segno decisamente opposto.
Fig. 2. Copertura nevosa sull’emisfero Nord. Fonte: www.ccin.ca
Fig. 3. Equivalente in acqua della copertura nevosa sull’emisfero Nord. Fonte: www.ccin.ca
  • Ma guardiamo altrove… Forse ci verrà in soccorso la Groenlandia, citata sempre come pistola fumante del clima che cambia e cambia male. E scopriamo che il bilancio di superficie ghiacciata sull’isola è a livelli record: letteralmente polverizzata la media di accumulo di neve e ghiaccio dal minimo annuale di Settembre (Fig.4).
Fig.4. Surface Mass Balance – Greenland. Fonte: www.dmi.dk
  • Andiamo a dare una occhiata alle temperature globali allora. Rubo un grafico dal solito articolo già citato (Fig.5). Pare di capire che il Nino di quest’anno è stato più o meno in linea con l’evento precedente del 1998-1999. E che, proprio come allora, dopo l’evento in questione le temperature sono letteralmente precipitate. Qual è l’anomalia attuale quindi? 0.24 gradi.

È questa l’entità del riscaldamento che sta uccidendo il Globo? 0.24 °C? È questo quarto-di-grado che ha alterato in modo irreversibile la nostra percezione del caldo e del freddo? E l’hockey stick? Dove è andata a finire? Dritta negli occhi dei divulgatori scientifici del mainstream forse. E lo hiatus? Come mai è ancora lì? Forse perché le secchiate di Karl non si applicano in libera atmosfera?

A chi obbietta che si tratta di dati satellitari ribatto che è proprio a questi che bisognerebbe guardare, visto che la NASA non ha potuto (ancora) alterarli, e visto che a mio modesto parere fanno giustizia del rumore di fondo dei dati terrestri alterati, questi sì, da isole di calore e interpolazioni più o meno fantasiose dei dati mancanti.

Fig.5. Anomalie termiche in bassa troposfera. Fonte: www.drroyspencer.com

Conclusione

Allora? Come la mettiamo? Nevica di più in Groenlandia perché fa più caldo? Nevica e si battono i denti al sud Italia perché fa più caldo? Nevica meno in Valpadana perché fa più caldo? Nevica di più su tutto l’emisfero Nord perché fa più caldo? Fa più freddo perché fa più caldo?

Oppure fa più caldo e basta, che lo dicono Karl et al. con i loro giochi di prestigio a base di secchi di legno e secchi isolati, e tanto ci deve bastare? Forse l’errata percezione dei nostri alterati sensi fa tutt’uno con le percezioni altrettanto alterate degli strumenti che sfornano i grafici allegati in questo articolo? Gli facciamo fare un bel tagliando all’officina revisione-dati della NASA? O forse qualcosa di grosso sfugge alla ricerca e alla narrativa del mainstream in fatto di global warming?

Abbiamo fatto cherry picking in questo articolo? Sì, l’abbiamo fatto. E abbiamo l’onestà di riconoscerlo. Non sono certo questi pochi grafici a chiudere il contenzioso sul ruolo dell’uomo nel cambiamento climatico. Ma se qui abbiamo fatto cherry picking, allora cosa ha fatto Mercalli nel suo articolo? Sinceramente non lo so. Forse c’era del picking, ma invece di ciliegie ho come l’impressione che si siano presi soprattutto granchi.

Eppure mi rimane una strana sensazione. Per buona parte, nella sua brevità, quello di Mercalli è un bel pezzo: didattico, didascalico, si intravede il piacere di fare divulgazione scientifica, di far arrivare al lettore digiuno di meteorologia e climatologia alcuni concetti di base, affascinanti in sè, come tutto quello che attiene al mondo fisico che ci circonda, e a cui l’uomo medio non dedica particolare attenzione.

È quel finale che stona, così posticcio, quasi un tributo da pagare per la pubblicazione. L’ennesimo stanchissimo disclaimer, l’ennesima foglia di fico a nascondere le tante, troppe vergogne che sottendono alla narrazione attuale del global warming e di un certo salvamondismo che fa acqua da tutte le parti: dal punto di vista scientifico, per la sempre più evidente manipolazione cui sono sottoposti i data set delle temperature mondiali, e dal punto di vista della percezione collettiva, per l’evidenza tangibile e quotidiana che l’arrostimento collettivo antropogenico è ben lontano dal realizzarsi nei termini in cui ce lo descrivono, da decenni.

Forse non è la percezione comune ad essere sbagliata. Forse è un certo approccio a determinate tematiche pseudo-ambientaliste, molto politiche e poco scientifiche, a mostrare la corda. Qualcuno è dalla parte sbagliata della storia e il tempo dirà se ad essere nel torto erano le percezioni di tanti comuni mortali, le obiezioni dei pochi battitori liberi o, piuttosto, i granitici convincimenti del pensiero allora dominante, e altrettanto intollerante.

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Published inAttualitàMeteorologia

57 Comments

  1. Comunque mi interessa sapere cosa pensa Diego della Solubilità della CO2 in acqua che diminuisce all’aumentare della temperatura…. no, così… giusto per capire se anche questa è una delle cose che non hanno alcuna influenza… ^_^

  2. Stefano

    Scusate se mi intrometto, ma volevo ringraziare tutti quanti della discussione che state avendo sotto questo post.

    Sto seguendo da un bel po’ la questione climatica per fare chiarezza, frequentando testate e blog e leggendo studi di “ambo le parti”: al momento non ho ancora un’idea precisa, ma se c’è una cosa che mi mi fa passare la voglia di approfondire è quando ci si attacca con violenza, quando si usano argomentazioni complottistiche, o quando in generale si cade in fallacie logiche facilmente evitabili.
    Invece qui leggo una discussione sì accesa, ma comunque approfondita e ricca di fonti da parte di persone che sull’argomento la pensano, chiaramente, in maniera radicalmente differente,

    Mi scuso se questo commento quindi risulterà abbastanza inutile per il proseguimento della discussione, ma ci tenevo a ringraziarvi tutti per lo sforzo che fate, da entrambe le parti.
    Non smettete mai di divulgare con convinzione ma civilmente la vostra visione dei fatti, qualsiasi essa sia!

  3. Fabrizio Giudici

    “le varie inchieste hanno appurato che non c’è stata frode, il che in questo contesto equivale a dire che gli scienziati coinvolti non hanno truccato/manipolato i dati.”

    Ripetere una scemenza dieci volte non la rende meno scemenza. Da quando esiste il metodo scientifico esistono scienziati che manipolano i dati. Si va dall’atteggiamento inconsapevole di chi – legittimamente – difende strenuamente le proprie tesi a quello certamente truffaldino di chi sa che sta imbrogliando; nel mezzo ci sono tutte le possibili sfumature (compreso l’errore in buona fede). Perché in sistemi così complessi i dati grezzi non hanno senso; vanno elaborati statisticamente, ci sono un gran numero di modi di farlo ed è ovvio che ognuno tende a scegliere il modo che porta acqua al suo mulino. La scienza non ha bisogno della magistratura; è il paziente processo di peer-review (ripetuto nel tempo, perché anche questo può fallire sul momento) che poi porta le cose alla luce, ed è giusto che, invece di finire in galera, le conseguenze per lo scienziato manipolatore siano semplicemente di perdere il proprio prestigio.

    Peraltro, ricordo alcune sentenze dell’epoca del caso Di Bella che dimostrano che la magistratura non ha proprio competenze per fare questo lavoro e può sbagliare clamorosamente. Per cui è quanto mai opportuno che se ne stia fuori; tranne scoprire p.es. che uno ha esplicitamente truffato una ricerca per beccare un finanziamento, nel qual caso il reato non è di tipo “scientifico”, ma roba tipo appropriazione indebita, dirottamento di fondi pubblici eccetera.

    Quindi: la comunità scientifica stabilisce cosa è provato e non provato scientificamente; la magistratura si limita a scoprire frodi che esulano dal campo scientifico. L’assenza di queste frodi non dimostra l’affidabilità scientifica.

    Per chiudere la discussione su questo punto ecco qui tre riferimenti chiari:

    http://www.lastampa.it/2012/07/09/scienza/benessere/la-piu-grande-frode-scientifica-del-secolo-dPohRD084rvrZRsAxL0CDI/pagina.html
    http://www.vox.com/2015/5/21/8636569/retraction-yoshitaka-fujii
    http://www.corriere.it/opinioni/16_febbraio_15/frode-scientifica-resta-impunita-1572905e-d365-11e5-9081-3e79e8e2f15c.shtml

    I primi due articoli sono relativi a quello che è stato definito il più grande frodatore scientifico del secolo (scorso), essendo riuscito a pubblicare più di 170 articoli basati SU DATI TOTALMENTE INVENTATI. E sapeva di farlo. Quindi è il caso estremo. Bene, una volta smascherato è stato sconfessato nella comunità scientifica, ma non mi risulta abbia subito alcun processo penale.

    Il terzo articolo, invece, è preso a caso dalla cronaca recente italiana. Anche in questo caso si tratta di ricerche falsificate con piena consapevolezza, ma se ne è occupata solo l’autorità scientifica, niente magistratura. Il pezzo ribadisce:

    Anche all’estero è raro che le sanzioni si spingano oltre il richiamo formale, spesso però sono i colpevoli a trarne le conseguenze

    Come vede non è che uno può venire qui a dirmi: siccome non ci sono state conseguenze giudiziarie, allora è dimostrato che non c’erano problemi sul piano scientifico. Se vale per casi così eclatanti (dati inventati di sana pianta), figuriamoci per gli altri.

    Chiaro?

    Infine, lei sull’inchiesta sul Climategate ha fatto cherry picking, perché ha accuratamente evitato di ricordare che, se è vero che gli scienziati coinvolti sono usciti in modo pulito dal punto di vista personale, sono state mosse alcune critiche chiare a proposito della trasparenza sulla condivisione dei dati, come può recuperare da qui:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Climategate

    […] ma che insieme all’Università «…non avevano dimostrato l’appropriato livello di trasparenza»

    Inoltre:

    «…alcune mail avrebbero potuto esser state cancellate per renderle indisponibili nel caso fosse stata inoltrata un’ulteriore richiesta al loro riguardo»

    E qualcosa era andata in una sorta di prescrizione:

    L’Information Commissioner’s Office identificò infatti una violazione da parte dell’Università,[20] non sanzionabile poiché il reclamo era giunto dopo il termine di sei mesi previsti dalla legge.

    Non tornerò più su questo argomento (salvo che non venga contestato uno dei riferimenti che ho dato), perché tutto ciò dimostra che i commenti comunemente fatti a frasi come “Hide the decline” per indicare la volontà di non rendere tutto trasparente rimangono perfettamente legittimi: non solo non sono smentiti dall’esito dell’inchiesta sul Climategate, anzi sono supportati da alcuni passaggi sui documenti ufficiali della conclusione delle indagini.

    “hanno generato svariate previsioni che sono poi state confermate sperimentalmente”

    Non ci siamo. Lei continua a gettare molte carte per aria, ma io ne voglio una sola, ben dimostrata. Lei mi citi UNA previsione che è stata confermata sperimentalmente. Poi proseguiamo. Ripeto: dice che sono tante, non dovrebbe essere difficile.

    @Matteo12
    “una bella seduta di joga x rilassarsi, l’ha mai considerata?”

    Non proietti le sue frustrazioni sugli altri, e poi attaccandosi ridicolmente alla correzione di un refuso. Io sono già seduto: in riva al fiume, con ampie disponibilità di pop-corn. Ed è lo sport più rilassante per me, esercita la pazienza, lo pratico da tempo ed è sempre stato ricco di soddisfazioni. Confido che me ne porterà molte altre in tempi non troppo lunghi.

    • Il grosso del problema è che NON sono disponibili i dati grezzi. La NASA, la NOAA e gli altri enti… forniscono i dati già omogeneizzati… ovvero manipolati. Ma non quelli grezzi… ovvero non quelli “letti” direttamente dalle centraline. E questo la dice lunga.

      Per quanto riguarda le modifiche ai dati… ok che cambiano i sistemi… ma se negli anni ’80 veniva riportato un trend negativo del decennio precedente, non vedo come questo, ora, possa apparire “positivo” (è solo un esempio… non ricordo bene quale sia il decennio cui è stata invertita la linea di tendenza).

  4. Diego

    @Giudici e altri
    • Climategate: le varie inchieste hanno appurato che non c’è stata frode, il che in questo contesto equivale a dire che gli scienziati coinvolti non hanno truccato/manipolato i dati. Come è già stato spiegato innumerevoli volte, “hide the decline” e il “Mike trick” erano espressioni gergali, non manifestazioni di parzialità o altro. Sono state estrapolate dal contesto per montare un caso asserire, generalizzando più o meno esplicitamente, che la comunità dei climatologi è corrotta, trucca i dati ecc. ecc.
    • Big oil e C.. Provo a rispiegarmi. Per decenni, una parte dell’industria degli idrocarburi ha mentito, distorto fatti, manipolato dati, pagato scienziati e decisori politici, giudici e inquirenti, e lo ha fatto intenzionalmente per evitare o ritardare il più possibile l’adozione di misure che avrebbero potuto pregiudicare il suo business. Ha fatto e continua a fare le stesse cose che hanno fatto, su scala diversa, l’industria del tabacco, quella del DDT, quella dei CFC e svariate altre. Se venissi a sapere che l’industria delle rinnovabili si impegna in qualcuna delle suddette attività, stigmatizzerei per quanto possibile la cosa, in ogni caso le responsabilità e le colpe vanno per quanto possibile differenziate.
    • Per l’era glaciale. Mi scuso, avevo frainteso quanto ha scritto. Sì, ha ragione, negli anni Settanta chi preconizzava l’avvento dell’era glaciale si sbagliava. E sì, potrebbero sbagliarsi anche le decine di migliaia di scienziati che, sulla base di un corpus di conoscenze che
    – si accumulano da circa duecento anni
    – provengono da molteplici settori di ricerca (chimica, fisica, ecologia, scienze della terra…),
    – hanno generato svariate previsioni che sono poi state confermate sperimentalmente

    asseriscono che la miglior spiegazione provvisoriamente non falsa del riscaldamento in atto è quella che lo ascrive alle attività umane. Al momento, di spiegazioni alternative e convincenti non se ne vedono all’orizzonte. Raggi cosmici? Gli ultimi esperimenti al Cloud sono stati un massacro per Kirby e soci. Il Sole? A oggi, temperature e irradianza sono disaccoppiate. Possibile che si scopra un meccanismo ancora ignoto, sarebbe una cosa da Nobel (oltre cha una gran consolazione per me che scrivo), a oggi però siamo ancora nel campo della pura speculazione. Connessioni con cicli planetari? Per ora si sono visti dei grandi esercizi di statistica, niente con cui confutare la spiegazione prevalente. Variabilità naturale? Mah, le spiegazioni che vengono dalle Earth System Sciences mi sembrano convincenti: è cioè estremanente probabile che, viste le alterazioni a tutte le componenti del Sistema Terra che si sono accumulate negli ultimi duecento anni, non si possa praticamente più parlare di variabilità naturale pura e semplice.
    Quindi: per adesso, almeno sotto il profilo della spiegazione dei fenomeni, non sembra si stiano sbagliando. Altro discorso, ovviamente, è quello della previsione. Può darsi che i modelli sbaglino, certo, però, e ho già posto su questo blog questa domanda, cosa vi (mi passi il plurale) rende così certi che si sbaglino sistematicamente per eccesso? E se si stessero sbagliando per difetto?

    Se me lo concede, le faccio una richiesta, anzi due: moderiamo i toni, mi ci metto anch’io, si discute meglio. E poi, sempre che Guidi sia d’accordo (è lui il padrone di casa, e siamo chilometri OT ;-): ragioniamo se possibile sul passagio in cui lei scrive “se una ricerca dimostrasse che l’AGW non sta in piedi”, cioè su quest’ultimo punto.

    Approfitto, visto che l’ho menzionato, per porre una questione a Guidi. Da quello che vedo mi pare che la crescita delle temperature globali nel lungo periodo sia abbondantemente nella forbice delle previsioni modellistiche. Quello che è davvero fuori scala, ed effettivamente non previsto, è l’accumulo di calore negli oceani a tutte le profondità finora misurate. Sembra, almeno a me, che gli oceani ci stiano facendo un gran favore, con dinamiche di assorbimento e redistribuzione del calore quantomeno peculiari (i blob caldi nel Pacifico, le oscillazioni tra El Nino e La Nina degli ultimi anni, la famigerata pausa). Cosa, secondo lei, succederà di questo calore? È certo che non imporrà un’accelerazione al rateo di salita delle temperature globali? E se sì, perché?

    • “Da quello che vedo mi pare che la crescita delle temperature globali nel lungo periodo sia abbondantemente nella forbice delle previsioni modellistiche”

      Assolutamente sbagliato. Stando agli scenari (non previsioni) proposti dall’IPCC, la temperatura sarebbe dovuta solo ed esclusivamente salire di almeno +4/+6°C da qui al 2100 (anche se spesso si parlava di 2050… ma visto che non c’azzeccano, hanno allungato il brodo). Ovvero di +0.6°C ogni 10 anni. Negli ultimi 20 anni la temperatura è diminuita o, al massimo, è rimasta stabile… come dimostrano TUTTI i grafici delle temperature medie mondiali.

      Parli di “blob caldi nel pacifico”. A me non risultano blob caldi da nessuna parte. Vi è un blob freddo, invece, nel nord dell’Atlantico… causato in parte dal rallentamento (documentato sin dagli anni ’50) della Corrente del Golfo, sia, soprattutto, dall’acqua di fusione delle nevi nel nord-est Americano… Infatti tale blob è apparso nella primavera del 2014, non prima.

      Inoltre fai dei riferimenti ignorando deliberatamente tutte le ricerche fatte su tali argomenti. Raggi Cosmici, varazioni di temperatura, percentuale di CO2 antropica che praticamente non è mai cambiata dal 1850 ad oggi, connessioni planetarie che sicuramente non hai mai neanche lontanamente analizzato e infine il Sole… che per te non ha alcuna influenza sul clima del nostro pianeta.

      Ora spiegami… se tutto ciò che è accaduto al clima del nostro pianeta negli ultimi 200 anni è solo ed esclusivamente colpa delle attività antropiche, come mai la paleoclimatologia dimostra in modo inconfutabile che la temperatura è variata tantissimo nel corso degli ultimi 100 milioni di anni? E’ stata mica finanziata dalle industrie del petrolio come affermi per qualsiasi ricerca volta a dimostrare che l’AGW è una pagliacciata abnorme?
      E quli dati sono stati raccolti da 200 anni a questa parte che dimostrano in modo inconfutabile che è tutto AGW?

      No… perché… sai… il problema non è discutere “se una ricerca dimostrasse che l’AGW non sta in piedi”, ma più che altro “perché l’AGW sta in piedi”…. e da tutte le ricerche e gli studi presentati fino ad oggi, non è mai stato dimostrato che l’AGW sta in piedi…. anzi. Quando ciò avviene è perché, come nel caso della TSI, viene considerata costante quando costante non è… e viene ignorata deliberatamente la variazione dell’orbita terrestre oltre al fatto che l’energia che effettivamente arriva sulla superficie varia tantissimo in base alla latitudine.

      Poi… io non ho una laurea… se pensi che debba starmene zitto e muto perché non ho le competenze… ok. Non è affar mio!

  5. Fabrizio Giudici

    “Ma mi dica: lei pensa che Big Renewable scriva i rapporti dell’IPCC? O le decine di migliaia di studi sull’AGW?”
    L’IPCC esiste esclusivamente in funzione dell’AGW. Se una ricerca dimostrasse che l’AGW sta in piedi, l’IPCC perderebbe la sua ragion d’essere e un sacco di gente perderebbe il posto. Pertanto, sono convinto che con quasi certezza quella ricerca, se fosse di pertinenza dell’IPCC, verrebbe affossata. Così come certamente molti studi pro AGW sono di parte, così come lo sono molti anti AGW. Questo è perfettamente normale: non per altro il metodo scientifico si basa sulla verifica sperimentale, la riproducibilità eccetera, non sul pedigree di chi sostiene una teoria. Per lei invece la scienza sarebbe una questione moralista: è vero quello che sostengono i buoni, e falso quello che sostengono i cattivi. Ovviamente i buoni sono buoni e i cattivi sono cattivi a capocchia sua.

    “Tutte – ripeto: tutte – hanno scagionato gli scienziati dalle accuse di frode.”
    Ed ecco che, dopo aver fatto pasticci tra scienza e moralismo, lei fa pasticci tra scienza e legalità. Dovrebbe esserle chiaro che uno può tenere un comportamento che non configura alcun reato, eppure essere comunque scorretto, o deleterio, o falso. A volte politici vengono assolti da accuse di dolo p.es. per la gestione pessima di un’emergenza, ma questo non esclude la loro responsabilità politica. E la scienza è piena di studi che si sono rivelati farlocchi, o interessati, o condotti in modo parziale; ma non tutti gli scienziati coinvolti hanno necessariamente subito conseguenze penali, perché non ci sono stati gli estremi. Quindi accetto le conclusioni dell’inchiesta, non c’è stata nessuna frode di pertinenza giudiziaria, ma questo non vuol dire niente. Conta quello che abbiamo letto nelle email pubblicate, che mostrano la parzialità degli scienziati coinvolti.

    Aggiungo una cosa, che prima mi era sfuggita. Questa parzialità è peggiore di quella dei think-tank, proprio perché una qualsiasi persona che non sia ingenua si aspetta che un think-tank sia parziale; se lo aspetta di meno da un’istituzione che dovrebbe essere puramente scientifica e scollegata da interessi di parte. Alla fine quella vicenda ha dimostrato che non esiste un’autorità veramente imparziale.

    “Proprio non ce la fa a capire che il Climategate è esattamente il tipo di narrazioni che un “un network composto da think tank etc. etc.” costruisce e diffonde per seminare misinformazione?”
    Lei continua a ripetere che una parte tira acqua al suo mulino: SI VUOLE METTERE NELLA TESTA CHE NON LO NEGO, LO SO PERFETTAMENTE E LO STO RIPETENDO DA GIORNI? Ma se un certo fatto favorisce una parte, non vuol dire che sia una cosa sia falsa: le cose sono vere o false a prescindere dalle convenienze. Nel caso del Climategate, non c’è dubbio che alle industrie petrolifere quello scandalo ha fatto comodo. Ma per sostenere che fosse un falso, si deve discutere sull’autencitità dei documenti. Mi risponda si/no: i messaggi che sono stati divulgati erano falsi o erano le comunicazioni reali?

    ” In ogni caso, qui trova un articolo, uno tra i tanti”
    Io voglio una risposta “sì/no”. Esiste una previsione tra le tante che si è verificata quantitativamente (p.es. l’andamento della temperatura) nei margini di errore previsti dalmetodo scientifico, che possa far ritenere affidabile il modello? Prima di darmi un link mi risponda: sì, questa ricerca ha fatto previsioni accurate che sono state robustamente verificate dalla misura sperimentale, e mi dica quali sono. Poi andrò a leggere. Se sono tanti, non avrà difficoltà a rispondermi.

    “Aspettiamo l’era glaciale, nel frattempo il 2016 è stato l’anno più caldo etc. etc…”
    A questo punto inizio a pensare che lei abbia problemi con l’italiano. Io ho citato le previsioni sul global cooling come un’esempio di fallimento epico: non certo perché mi attendo che avvenga. Quaranta anni fa i climatologi che prevedevano il global cooling sostenevano di avere le stesse fondate premesse di quelli che prevedevano i global warming. Quindi portare come prova del complotto una ricerca degli anni ’70 è una solenne sciocchezza, perché a quell’epoca nessuno poteva prevedere un bel niente (a prescindere dalla presunta o no capacità di fare previsioni oggi).

    PS Lei continua a parlare di narrazioni: ma si rende conto che è proprio l’unica cosa che è in grado di fare lei, in modo petulante ed inconclusivo? E per quale motivo dovremmo credere che le sue narrazioni sono più affidabili di quelle di altri? La sua narrazione è quella tipica delle tifoserie contrapposte, nelle quali ognuno crede di stare nella parte “perfetta” e senza macchie. Provare, da parte della tifoseria contrapposta, che invece c’è almeno una macchia sembra avere un senso, perché fa cadere tutto il castello. Purtroppo per lei, io non sono un tifoso e non credo esistano parti perfette: essendo l’imperfezione inevitabile, la sua presenza non prova niente.

    • Fabrizio Giudici

      Correzione: Se una ricerca dimostrasse che l’AGW _NON_ sta in piedi…

    • Matteo12

      una bella seduta di joga x rilassarsi, l’ha mai considerata? potrei consigliarle anche altro ma non mi pubblicherebbero.

  6. Mauro

    I petrolieri saranno anche brutti e cattivi ma ad oggi esistono solo tre fonti di energia serie: i combustibili fossili, l’idroelettrico e il nucleare.
    Può piacere o non piacere ma questa è la realtà.
    A chi non piace provi a fondere i metalli ovvero alimentare una fonderia, con i mulini a vento o i pannelli solari. Oppure provi a fare un pannello fotovoltaico (fondere il silicio) senza usare combustibili fossili….
    Senza i “petrolieri” torneremmo a vivere con un’economia di sussistenza.
    Mauro

    • Luca Maggiolini

      Esatto Mauro. Peccato che quelli che la propugnano vivano in villoni con contatori da 30 kWh, usino tecnologie energivore quali internet e smartphone (o pensate che un server e i millemila router consumino come una candela?), volino con aerei non certo a pedali e così via; perchè non vanno a fare gli eremite su una baita??
      Quanto al petrolio: uao, notiziona! Abbiamo scoperto che le guerre si fanno per i soldi. Come tutte le guerre, anche quelle ridicole come quella, vera buffonata, contro l’olio di palma (fomentata dai francesi produttori di olio di colza e di burro, che devono vendere i loro prodotti e che ne temono la concorrenza di qualità e di prezzo)
      Che poi, se fosse per chi abita nelle zone che ne sono più ricche, il petrolio sarebbe ancora oggi una roba puzzolente e sporchevole senza alcun uso pratico (per inciso, senza non potreste nemmeno scrivere qui)

    • AleD

      30 kW…

  7. Matteo12

    @Lupicino: lei è veramente inqualificabile.

    • David

      Per me l’inqualificabile è lei e tutti i vetero verdi-comunistoidi

    • Matteo12

      ho capito, qui non si fa politica ma pura informazione scientifica.

  8. Fabrizio Giudici

    “Le è sfuggito il passaggio centrale del mio intervento:”

    No, Diego, questa è la terza volta che ripeto che tutti sanno, incluso me, che le aziende petrolifere/carbonifere finanziano cospicuamente think tank. È lei che continua a sfuggire alla mia domanda: è vero o no è vero che anche le aziende “rinnovabili” possono usufruire di think tank cospicuamente finanziati?

    Quanto al rapporto degli anni ’70, leggo:

    A year later, Black, a top technical expert in Exxon’s Research & Engineering division, took an updated version of his presentation to a broader audience. He warned Exxon scientists and managers that independent researchers estimated a doubling of the carbon dioxide (CO2) concentration in the atmosphere would increase average global temperatures by 2 to 3 degrees Celsius (4 to 5 degrees Fahrenheit), and as much as 10 degrees Celsius (18 degrees Fahrenheit) at the poles. Rainfall might get heavier in some regions, and other places might turn to desert.

    Non metto in dubbio l’esistenza di quella ricerca. Ne metto in dubbio il valore. Il fatto che lei ritenga la cosa sufficiente a trarre delle considerazioni dimostra che di scienza ha un concetto bislacco e superficiale. Devo fare ammenda: la settimana scorsa rispondevo ad un altro commentatore che davo per scontato che qui dentro certi concetti minimi fossero noti, ma mi arrendo all’evidenza.

    Per dimostrare il suo errore posso usare vari argomenti.

    Il primo è che una ricerca da sola non è scienza consolidata, anche se è un articolo peer-reviewed. Deve dimostrare di fare previsioni qualitative. Si sono verificate? Mi risponda lei. Noti che le previsioni qualitative non devono essere vaghe: “la pioggia può intensificarsi in certe regioni e altre possono desertificarsi” è una roba ovvia, che è sempre accaduta da quando esiste il clima.

    Che all’epoca la scienza non fosse consolidata è dimostrato da molti fatti. Quello macroscopico è che negli anni ’70 esistevano anche molte ricerche che parlavano di “raffreddamento globale”. Tanto per dirne una, Fred Hoyle, noto fisico, astrofisico e matematico, scrisse un libro “Ice: The Ultimate Human Catastrophe “. Mica se l’era sognato; recita l’introduzione:

    “Citing evidence drawn from geology, astronomy, biology, and meteorology, the noted scientist argues that the conditions for inducing an ice age may develop within a decade’s time and outlines necessary precautions to avert this catastrophe”

    Evidentemente queste “prove”, abbondantemente presenti in letteratura, non erano prove, ma solo congetture. È vero che Hoyle sostenne varie tesi scientifiche errate, a volte spingendosi un po’ fuori da suo campo; ma diede anche contributi importanti, come la nucleosintesi stellare. Insomma, era uno scienziato serio. D’altronde anche Einstein sostenne tesi errate (tra cui la stessa di Hoyle, lo stato stazionario) e non c’è scienziato che non commetta errori. Comunque, non era lui il padre della teoria: scrisse il libro agendo da divulgatore a proposito di ricerche fatte da eltri, di cui può verificare l’esistenza facilmente. Ho citato il suo libro semplicemente perché il suo titolo riassume il concetto. Il tema del “global cooling” in quella decade a volte arrivava persino su qualche titolo di giornale.

    Il secondo punto è che all’epoca non c’erano gli strumenti per fare previsioni quantitative serie. Dire che la CO2 può causare il riscaldamento globale perché è un gas-serra non è una considerazione realmente scientifica, ma un’ovvietà; e qui chi ne sa non perde occasione di ricordare che per capire cosa farà il clima, ammesso e concesso che mai ci si riuscirà, vuol dire avere modelli molto sofisticati riguardo ad un sistema di interazioni molto complesso.

    Le manca anche la logica di base: se questi strumenti, per assurdo, fossero già stati noti quarant’anni fa, per quale motivo i ricercatori sul clima continuano a spendere oggi miliardi per supercalcolatori e sfornano in continuazione modelli che “ora finalmente sono precisi” e ogni anno ripetono “ora possiamo dire che la scienza è consolidata”? Se lo dicono ora, non poteva esserlo quarant’anni fa. Insomma, con la sua tesi lei non si rende conto di fare un gran torto ai paladini del riscaldamento globale. Sarebbero degli imbroglioni che millantano grandi sforzi per sfornare conclusioni che erano già ovvie da tempo.

    Siccome è chiaro che lei è un moralista, intuisco cosa dirà al prossimo giro. Per cui glielo anticipo già io: non ho dubbi che se la lobby dei petrolieri avesse avuto una ricerca realmente valida contraria ai propri interessi, l’avrebbe insabbiata. Così la piantiamo di mischiare moralismo e scienza. Le ribadisco però che lo fanno tutti: in questo caso non uso neanche il condizionale, perché la prova c’è: il Climategate. Siccome ormai c’è un leak al mese, forse molti se lo sono dimenticati, ma noi no. Divenne famosa la frase “hide the decline”, cioè “non facciamo trapelare che le temperature non salgono come avevamo previsto”.

    E a proposito di temperature che non salgono come previsto, concludo ribadendo la stessa domanda: quella previsione degli anni ’70 si è verificata, quantitativamente? Se ne è verificata una qualsiasi più recente?

    • Diego

      Le è sfuggito il passaggio centrale del mio intervento:”
      >È lei che continua a sfuggire alla mia domanda: è vero o no è vero che anche le aziende “rinnovabili” possono usufruire di think tank cospicuamente finanziati?>
      Ne hanno senz’altro. Ma mi dica: lei pensa che Big Renewable scriva i rapporti dell’IPCC? O le decine di migliaia di studi sull’AGW?

      Anch’io ho dato per scontato che lei fosse in grado di andare oltre alle prime righe di un articolo. Evidentemente non ha il tempo di farlo. La aiuto. Il passaggio chiave è questo: “… then led efforts to block solutions”.

      >Per dimostrare il suo errore posso usare vari argomenti. Il primo è che una ricerca da sola non è scienza consolidata, anche se è un articolo peer-reviewed. Deve dimostrare di fare previsioni qualitative. Si sono verificate? Mi risponda lei. Noti che le previsioni qualitative non devono essere vaghe: “la pioggia può intensificarsi in certe regioni e altre possono desertificarsi” è una roba ovvia, che è sempre accaduta da quando esiste il clima.>
      Non mi è del tutto chiaro questo passaggio. In ogni caso, qui trova un articolo, uno tra i tanti,
      https://pubs.giss.nasa.gov/docs/1988/1988_Hansen_ha02700w.pdf

      Se poi ne ha voglia può fare una ricerca on line sulla cronologia della modellistica e delle relative proiezioni.

      >Che all’epoca la scienza non fosse consolidata è dimostrato da molti fatti. Quello macroscopico è che negli anni ’70 esistevano anche molte ricerche che parlavano di
      “raffreddamento globale”.>
      Cero, anche Time dedicò una copertina al tema. Adesso però siamo nel 2017, e chi parla di Era Glaciale? Easterbrook? Corbyn? Zharkova? Aspettiamo l’era glaciale, nel frattempo il 2016 è stato l’anno più caldo etc. etc…

      <Insomma, […] Le ribadisco però che lo fanno tutti: in questo caso non uso neanche il condizionale, perché la prova c’è: il Climategate. Siccome ormai c’è un leak al mese, forse molti se lo sono dimenticati, ma noi no. Divenne famosa la frase “hide the decline”, cioè “non facciamo trapelare che le temperature non salgono come avevamo previsto”.
      Ancora il Climategate. 9, ripeto: 9, commissioni d’inchiesta indipendenti hanno indagato in momenti successivi sull’evento. Tutte – ripeto: tutte – hanno scagionato gli scienziati dalle accuse di frode.
      Proprio non ce la fa a capire che il Climategate è esattamente il tipo di narrazioni che un “un network composto da think tank etc. etc.” costruisce e diffonde per seminare misinformazione?

      Chiudo con una citazione, che secondo me spiega bene perché non riuscirò mai a convincere né lei né altri lettori.

      "All of us are conformists, of course, including those who accept climate change. As I said, it’s true of almost everyone about almost everything.
      We absorb knowledge socially; we resist revising beliefs that are constitutive of our social identities.
      The difference lies not in the cognitive abilities, intelligence, or education level of individuals within the tribes, but in the fact that some tribal norms enforce deference
      to scientific institutions, and some do not.
      Conservatives will accept the scientific facts of climate change when conservative elites signal that that’s what conservatives do — when they demonstrate trust in the institutions of climate science. When that happens, there will be no particular grassroots resistance, because there’s no particular commitment to climate denialism outside its role in the culture war.
      Once it is not constitutive of conservative identity, it will be easily shed.
      How can conservative elites be persuaded to think and communicate differently about climate change? That’s a subject for another post, but here’s a spoiler:
      The answer won’t be found in clever arguments or skillful persuasion, but in money, power, and material interests."

      Quindi: quando i repubblicani e Big Oil si renderanno conto che c'è più da guadagnare con le rinnovabili, e non manca molto…

    • Maurizio Rovati

      Ehi Diego, Big Renewable deve 600 Testoni a MPS, e non glieli dà, perché senza l’aiutino Big Renewable la ven giò.

      Si tratta di Sorgenia, quelli dell’energia “sensibile” con cui immagino lei stia alimentando il pc e il bancarottier De Benedetti.

    • Una domanda diretta a Diego: secondo quello che lei conosce della teoria dell’AGW, il riscaldamento globale che dovrebbe verificarsi da qui al 2100 è frutto di PREVISIONI o di PROIEZIONI? Cioè si tratta di una REALTÀ INCONFUTABILE che si verificherà al 100% o di possibili SCENARI che si potrebbero verificare se tutto funzionasse secondo tale teoria?

      E inoltre… per la teoria dell’AGW, a quanto ammonta la percentuale di “utilizzazione” di Modelli Matematici e a quanto quella di Osservazioni Dirette?

  9. gian marco sigismondi

    Personalmente mi aspetto un bel contributo da questo progetto http://cloud.web.cern.ch/cloud e la relazione tra i GCR e l’attività solare che resta il driver principale del clima terrestre.
    Almeno capire come possa aggregarsi il vapore acqueo per dar vista ad una piccola nuvola e poi ne riparliamo dell’ AGW e del resto

  10. Fausto Cavalli

    Chissà chi ha ragione in questa interessante discussione tra Diego ed altri? Tuttavia mi sorge la solita domanda, che tra l’altro è piuttosto ovvia: non esiste nella ricerca scientifica mondiale una spiegazione sufficientemente condivisa sulle cause delle variazioni climatiche che si sono susseguite nel corso, ad esempio, dell’ultimo milione di anni. Si parla di variazione della temperatura, ad esempio della Pianura Padana di circa 6-8°C, probabilmente nel giro di pochi decenni. Allora si racconta con sorprendente certezza che questo grado centigrado di innalzamento della temperatura dell’ultimo secolo è di certa origine antropica, mentre i precedenti sono naturali, ma cosa li avrebbero provocati, non si sa bene. Tutto ciò assomiglia molto ad una visione antropocentrica , che poco ha in realtà di scientifico A riprova c’è che la proiezione della media della temperatura terrestre propinata dai vari IPCC si discosta di molto dal dato reale. L’approccio scientifico direbbe che la teoria non spiega la realtà, quindi è errata. a margine di ciò aggiungo che la mia stazione meteo che si trova a Brescia a quota 330 m slm dal 1978 (epoca in cui ho iniziato le misurazioni) non rileva alcuna variazione della nevosità media annuale. Cordiali saluti

  11. Fabrizio Giudici

    Diego,

    le rivelo una cosa. Quando si discute con qualcuno e si è su posizioni opposte, si lavora per contraddirlo. Se non si fa, si gira a vuoto. Dovrebbe essere ovvio, ma pare che non lo sia per lei. Tutto il succo del suo commento è che le aziende energetiche tradizionali hanno molti soldi e li usano a proprio vantaggio. Io questo non l’ho mai negato, e neanche nel mio commento precedente. Quindi, che senso ha la sua risposta? Nessuno, se non suonare il solito disco.

    Quello che ho scritto io è che da molto tempo anche le aziende che operano nel rinnovabile stanno in un giro d’affari di notevoli proporzioni, che può facilmente indurre in tentazione. Siccome vedo che lei rimane sempre sul vago e non porta dati, glieli porto io. Per esempio, già dal 2011 il giro d’affari delle rinnovabili supera quello dei beni di lusso:

    http://www.qualenergia.it/articoli/20120214-nel-2011-il-giro-d-affari-delle-rinnovabili-supera-quello-dei-beni-di-lusso

    La mia osservazione era: se esistono disonesti e conflitti di interesse in un campo, per quale motivo non dovrebbero esistere nell’altro? Non mi ha risposto.

    Secondariamente; il trend delle rinnovabili è in crescita da prima dell’insediamento di Obama, a livello mondiale:

    http://fs-unep-centre.org/publications/global-trends-renewable-energy-investment-201

    Sospetto che gli arretramenti che si vedono nel grafico siano dovuti ai contraccolpi della crisi economica. D’altronde, nel mondo non ci sono solo gli USA. La Cina è la più grande produttrice di pannelli solari, per quanto ne so, e non credo proprio che si faccia dettare i programmi industriali da Trump. Se ci saranno le condizioni economiche favorevoli, ovvero la domanda, il trend proseguirà.

    Infine, continuando ad essere d’accordo sul fatto che le industrie energetiche tradizionali spendono enormi cifre in comunicazione, devo dire che o sono dei cani nello scegliere come spenderle, o gli altri ne spendono di più. Perché non c’è attore, cantante, documentario della BBC o della National Geographis, e di un numero che non so contare di altre case di produzione, ma anche sino ad arrivare alle tv nostrane: Geo & Geo, Che tempo che fa, TG Montagne o come si chiama, Linea Verde, Linea Blu, Linea Bianca, e se ci fossero linee degli altri colori ci sarebbero pure loro, che non ripete costantemente il bombardamento del riscaldamento globale. Sono riusciti persino a varcare il perimetro della Città del Vaticano.

    Siccome non sono soldi miei, se li possono spendere come gli pare e non me ne frega niente (finché non scopro che in questo giro non ci sono porzioni di finanziamenti pubblici che pago con le mie tasse).

    Quello che non mi va è proprio questo cortocircuito globale; che coinvolge politica e, guarda caso, industria dello spettacolo, che è una delle più ricche del mondo. Insomma, è ben difficile far passare i rinnovabilisti come una banda di poveracci. Siccome l’industria dello spettacolo rimane lì dov’è, quello che mi auguro che accada con Trump e che semplicemente non ci sia più l’unisono: rompendo il cortocircuito tra politica, media e scienza, limitando la libera circolazione delle idee e costruendo quella retorica dei buoni da una parte, brutti dall’altra a cui lei abbocca.

    PS Questa:

    “dalla fine degli anni settanta che l’industria degli idrocarburi sa che l’incremento dei gas serra in atmosfera può destabilizzare il clima terrestre”

    è veramente notevole. Ci fa leggere qualche articolo a proposito?

    Quello che si può dire è che negli anni ’70 il primo politico di grosso calibro che parlò effettivamente di riscaldamento globale fu la signora Thatcher. Temo che ricada nel gruppo degli sporchi e cattivi, per lei. In ogni caso lo fece per un motivo ben preciso: demolire il potere dei sindacati dei minatori del settore carbonifero. Un bell’esempio di uso strumentale dell’AGW.

    • Diego

      Qui il link all’inchiesta.
      https://insideclimatenews.org/content/Exxon-The-Road-Not-Taken

      Le è sfuggito il passaggio centrale del mio intervento: “a partire da quel periodo [l’industria degli idrocarburi] ha iniziato a spendere centinaia di milioni di dollari per creare e consolidare un network composto da think tank, centri studi, case editrici, radio, siti, blog, movimenti politici, accademici, politici, giornalisti, blogger che hanno operato per seminare dubbi sulla scienza dei cambiamenti climatici”.
      Glielo dico in un altro modo: per decenni [l’industria degli idrocarburi ha speso centinaia di milioni di dollari per contribuire alla costruzione di una narrazione pseudoscientifica menzognera a cui lei e tanti altri, qui e altrove, continuate ad abboccare.

    • Massimo Lupicino

      Il processo alla Exxon e’ semplicemente ridicolo, una goffa replica dei processi intentati contro le case produttrici di tabacco con l’accusa di “aver taciuto la nocivita’ delle emissioni in termini di global warming”. Quindi si accusa una societa’ di aver “nascosto subdolamente” delle informazioni relative al fatto che l’emissione di CO2 causi il global warming. Cosa che per altro ad oggi e’ tutt’altro che verificata, sia nell’entita’ del contributo antropico, sia negli effetti, che tra global greening, variazioni di temperatura trascurabili, incremento della produzione agricola e diminuzione di fenomeni estremi si contano, semmai, piu’ conseguenze positive che negative, nell’aumento della CO2.
      In secondo luogo le compagnie petrolifere hanno permesso la produzione di energia in questi decenni, creando sviluppo economico, benessere, crescita, posti di lavoro e permettendo al Sig. Diego e ad altri come lui, di scrivere post sulla tastiera di un PC, guidare un’automobile o illuminare la propria casa senza usare il grasso di balena. Quindi il parallelo tra la marlboro e la exxon non ha evidentemente nessun senso,
      Forse sarebbe il caso di parlare della quantita’ di denaro associata al business del verde, vista la quantita’ sempre crescente di prodotti finanziari “etici” che includono ETF, Bonds “green” e muovono interessi multimiliardari che ruotano, per altro, attorno al mega-business degli incentivi, che arricchiscono produttori “verdi” e speculatori a danno dei cittadini, che di fatto si vedono mettere le mani in tasca per rendere profittevoli attivita’ economiche che non sono in grado di stare in piedi sulle loro gambe.

    • Matteo12

      E le guerre x il petrolio sono gratis? I civili coinvolti sono ‘morti trascurabili’ in quanto non occidentali e non cristiani? Non sarebbe il caso di rivedere i suoi conti? Gli utili idioti non mancano mai!

    • Massimo Lupicino

      AHAHAHAH quindi non estraiamo petrolio perche’ “si fanno le guerre per il petrolio”? Come se un uomo se lo tagliasse per essere sicuro di non tradire la moglie. Contento lui… Cordialita’ 🙂

    • Luca Maggiolini

      A proposito degli effetti speculatori delle rinnovabili, la mia esperienza lavorativa mi indica che le società che producono energia green, se sono in utile (non molte), lo sono per la gestione finanziaria (vendita certificati verdi – cioè vendono ad altri il diritto di inquinare, contributi et similia) e NON per l’attività caratteristica, cioè la produzione di energia, che quasi sempre è negativa, quando non addirittura un vero e proprio bagno di sangue economico.

  12. Luca Maggiolini

    Già il fatto che parlando di meteorologia, cioè di una scienza, si parli di “negazionismo” e “true believers” dovrebbe fare accapponare la pelle come ad un proboscidato…..

    • Alex

      Veramente si parla di climatologia che come scienza non e’ proprio esatta, tanto e’ vero che esiste questa controversia globale. Poi hai dimanticato i “lukewarmers”, quelli cioe’ che credono che ci sia un contributo antropogenico al riscaldamento globale, ma che questo contributo sia minimo e per certi versi benfico.
      In genere questi sono diventati tali dopo aver distrattamente creduto alla propaganda a favore dell’ AGW e ad un certo punto hanno deciso di documentarsi.
      Per me le folgorazione sulla via di Damsco e’ avvenuta con lo scandalo del “climategare”.

    • Mai sentito parlare del contributo dell’Attività Solare sul clima? Per quelli che credono all’AGW tale contributo è insignificante.

    • Luca Maggiolini

      Ma io non ho detto che sia una scienza esatta, però il fideismo in questo ambito è completamente fuori luogo; diverso è, invece, il difendere anche strenuamente una propria teoria, un’interpretazione. Ma arrivare a limare decimini qui e là per adattare i dati alla propria teoria lo trovo veramente squallido.
      Ma poi questa gente credeva veramente che nessuno avrebbe mai scoperto i loro giochini??

  13. Alex

    Devo dire che l’ intervento di Diego e’ benvenuto, perche’ se si e’ tutti d’ accordo non ci si diverte. Se fosse piu’ originale e non si limitasse agli argomenti piu’ scontati ed abusati dai “true believers”, sarebbe ancora piu’ divertente.

    Per esempio l’ appello ad articoli “sottoposti a revisione e pubblicati” e’ quantomeno da ingenuo, visto come l’ abuso di questo processo e’ stato illustrato dalle email del “climategate”.

    Altro classico e’ l’ accusa di mazzette da parte di “Big Oil”. Non mi risulta che il nostro padrone di casa vada in giro con una Bentley decappottabile, quanto a Lupicino, chissa’…?

    Circa la manipolazione dei dati storici della temperatura, il fatto che le “correzioni ” siano avvenute a senso unico e’ incontrovertible, se poi questi “adeguamenti” siano legittimi, da profano posso solo citare Giulio Andreotti: “Pensare male e’ peccato, ma in genere ci si azzecca”.

    • Alex…ehm…quant’è che non ci vediamo? 😉
      gg

    • Massimo Lupicino

      Forse ho avuto il modellino, della bentley, da piccolo… Adesso ho una macchina italiana, comprata a km0 e per di piu’ incidentata…

    • è già tanto che non abbia chiesto il titolo di studio di Massimo… perché quelli come lui è la prima cosa che chiedono. Infatti per chi appoggia in modo incondizionato l’AGW, non è importante ciò che si dice… ma chi lo dice e qual’è il titolo di studio. Il resto non conta.

      Poi ci sarebbero altre critiche da fare… lui parla di soldi, ma gli oltre 2000 miliardi di dollari l’anno che “macina” l’AGW? E il fatto che metà delle aziende statunitensi (5 se non erro) che svilupparono la tecnologia fotovoltaica sono miseramente fallite al termine dei finanziamenti governativi? Nessuno lo ricorda? E guarda caso… un finanziamento di Obama al settore… può essere considerato l’unica soluzione per evitare di perdere in modo permanente un know-how sul fotovoltaico.

      Sulla “fisica dei gas serra” non entro nel merito. Ricordo, però, che recenti studi sul rapporto tra CO2 “naturale” e “antropica” ha stabilito che tra il 1850 ed oggi, la variazione di tale rapporto è insignificante. L’ho scritto 2 mesi fa sul blog attivitasolare.com

  14. Fabrizio Giudici

    “Qualche altro commento sulla Valpadana: dispiace veder utilizzato un dato statistico (che non posso smentire nè confermare) sulle nevicate negli ultimi 30 anni ”

    Per puro caso stavo leggendo questo articolo su Wikipedia:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Clima_di_Genova

    Qui infatti fa un freddo becco e ne stavo discutendo con un amico non genovese. Mi sono reso conto di non essere certo di usare correttamente gli attributi “raro” ed “eccezionale” per quanto riguarda
    le ondate di freddo genovesi con annesse nevicate (in questi giorni niente neve, semplicemente perché non ci sono state precipitazioni: ma la minima di ieri era zero o poco più). Interessante questo paragrafo, purtroppo senza riferimento bibliografico:

    “Negli anni novanta la frequenza delle nevicate è notevolmente diminuita, al pari della tendenza in atto in tutto il nord Italia: in città si sono registrati solamente due fenomeni di rilievo, nel 1991 e nel 1996. Negli anni duemila il numero e l’intensità delle nevicate sono nuovamente aumentati.[8]”

  15. gian marco sigismondi

    Complimenti e condivido interamente ogni punto.
    Una domanda per i guru di CM :
    nel mio piccole scorribande domenicali in bicicletta , ho notato che nella mia zona (prealpi orobiche) , il fenomeno dell’inversione termica si è ripetuto sistematicamente in un misura molto , molto marcata dall’inizio dell’inverno (1 dic.) .
    Esempio : 8 gennaio – fondo valle -8 (ore 10:00) monte Resegone +4 (ore 12:00) e via dicendo …
    A mio parere il fenomeno dell’inversione termica meriterebbe una sua pubblicazione (mappe /dati storici) etc..

  16. Diego

    “dal punto di vista scientifico, per la sempre più evidente manipolazione cui sono sottoposti i data set delle temperature mondiali,”
    In che senso? Può indicare quali fonti può portare a sostegno di questa affermazione che, per usare un eufemismo, è un’enormità, e come tale andrebbe supportata da documenti, studi e, vista l’accusa, atti giudiziari?
    Pealtro: è appena uscito un nuovo studio, firmato da Hausfather et al., che dimostra che il dataset della NOAA è il più affidabile e “reinforces previous findings that the rate of recent warming had been underestimated”. Cioè: Karl aveva ragione, gli altri no. Specie quando insinuavano accuse di frode o manipolazione.

    • Massimo Lupicino

      Caro Diego, e’ la stessa NASA ad ammettere di “revisionare” (lo preferisci a manipolare?) i dati del passato. Esiste anche una pagina dedicata alle correzioni apportate al GISS nei mesi precedenti fino agli ultimi 5 anni (se ne e’ parlato, tra le tante occasioni, anche qui http://www.climatemonitor.it/?p=41899) Non solo: esiste una casistica infinita di dati relativi a stazioni reali i cui dati sono stati cambiati a babbo morto (il caso di reykjavik e’ discusso qui: http://www.climatemonitor.it/?p=42860).
      Quindi i dati del passato sono stati manipolati, e nella grandissima parte dei casi scaldando le temperature del passato (in particolare degli anni ’20-’30) ottenendo, ovviamente casualmente come per i secchi di Karl, il risultato di inclinare una curva sostanzialmente piatta in tanti casi. Si i dati del passato sono stati manipolati e tocca solo farsene una ragione, trovando forse consolazione nei soliti studi che garantiscono sulla correttezza della metodologia alla base della “revisione”.
      Le secchiate di Karl hanno solo completato il lavoro per quanto riguarda i dati terrestri, mentre come avrai visto facilmente nel grafico relativo ai dati satellitari, lo hiatus e’ ancora li’, e lotta tra noi, nonostante le secchiate. Tanto piu’ che l’ultimo nino non e’ stato significativamente piu’ caldo del precedente.
      Attestato che la manipolazione c’e’ stata, eccome, ed e’ riconosciuta dagli stessi manipolatori, o “scienziati” se preferisci, restano da appurare eventuali responsabilita’ giudiziarie nel caso in cui si riesca a provarne la malafede. Le commissioni parlamentari americane ne discutono da tempo, sono stati emessi dei subpoena a carico dell’IPCC che si e’ rifiutata fin qui di adempiere. Diamo tempo al tempo, chi vivra’ vedra’.

    • Diego

      Gentile Lupicino,
      abbia pazienza, ma la sua risposta non mi pare granché convincente. Non porta a sostegno della sua tesi (quella secondo cui i dati sarebbero stati manipolati) nessun articolo sottoposto a revisione e pubblicato su rivista. Rinvia a un testo scritto da un giornalista che cita uno scritto di un geologo che afferma di aver individuato le prove della frode. Ok: dove sono? E dove sono le altre “innumerevoli manipolazioni” e le prove he dimostrano esserci effettivamente stata manipolazione?
      E poi: tutti i dataset (Giss, NOAA, WMO, Berkeley Earth, HadCrut e Crutem, APDRC, JMA, RSS, UAH…) puntano nella stessa direzione: le temperature, al suolo, sul mare, in alto e in basso si stanno alzando. Mentono tutti? Se sì, dove sono le prove?

      E poi ancora: mi meraviglierei se i dataset di dati non venissero revisionati. Cambiano i metodi di analisi, cambiano gli strumenti, cambiano i modi di organizzare i dati, ci si accorge di errori… Tutte cose che lei conosce benissimo, e che fanno parte di quel meccanismo di accumulo di dati e conoscenze che è elemento fondamentale e costitutivo del processo scientifico. Mi meraviglio quindi che lui mi parli di “manipolazione”, presupponendo così un intenzione dolosa.
      E per favore, non mi citi le richieste della commissione guidata da Smith. Smith ha chiesto agli scienziati della NOAA (non dell’IPCC) di consegnare le proprie mail private. Se fosse stato interessato all’aspetto scientifico, avrebbe chiesto i dati (peraltro pubblici). Sarà mica che Smith ha preso parecchi soldini dall’industria del gas e del petrolio (quasi 700.000 dollari dal 1998)?
      Lei scrive che chi vivrà vedrà. Mi conceda di chiudere con una battuta al riguardo: vuole scommettere che il governo che ha piazzato l’ex CEO di Exxon al posto di segretario di stato (altro che la volpe nel pollaio…) proverà a risolvere il problema del AGW… eliminando i dataset di dati e le agenzie che li raccolgono (Nasa e Noaa, per le altre che sono fuori dal territorio americano ci penseranno i cari hacker di Vladimir)?

    • Massimo Lupicino

      1) Cominciamo col dire che il grafico di Reykjavik esprime il confronto tra il GHCN Raw e quello “adjusted” adottato dall’IPCC, quindi non si tratta di grafici hackerati da putin, ma di aggiustamenti (prevalentemente unidirezionali) fatti allo scopo dichiarato di “omogeneizzare” i dati sperimentali. Tradotto in altre parole, sono grafici ottenuti massaggiando le rilevazioni reali sulla base di una serie di assunzioni piu’ o meno opinabili ma, “metodologicamente corrette”. Che in questa metodologia rientri l’operazione di eliminare i picchi termici positivi degli anni 30 e quelli negativi degli anni 60 cambiando l’inclinazione della linearizzazione, e’ evidentemente frutto di sfortunate coincidenze, per chi ci vuole credere. Se e’ interessato qui trovera’ una interessante discussione sul caso islandese: http://euanmearns.com/re-writing-the-climate-history-of-iceland/
      Quindi la sua prima citazione e’ a sproposito, visto che e’ proprio il GISS a recepire e incorporare nei loro database le versioni “massaggiate” del raw di GHCN, e alla luce del sole per giunta.
      2) Il grafico allegato nell’articolo e’ proprio di UAH (ma controlla almeno le citazioni che fa? O copia e incolla nel mucchio?) quindi si smentisce da solo visto che il grafico in questione conferma lo hiatus, anche al netto dell’ultimo Nino, con buona pace di Karl e dei suoi secchi. E di quelli che credono fermamente, in quei secchi.
      3) L’articolo di Karl come gia’ commentato in altre circostanze, puo’ anche essere metodologicamente corretto, ma tra la correttezza metodologica e la realta’ ce ne passa, come testimoniato dal fallimento sistematico, provato, e multidecennale di modelli di previsione climatica pur metodologicamente “infallibili”. Con l’aggravante che Karl massaggia con i suoi secchi i dati storici, cambiando con un tratto di penna dei dati realmente misurati nel passato per sostituirli con dati massaggiati, proprio come per GHCN. Operazione ovviamente verificabile solo da un mero punto di vista metodologico, nonche’ spericolata, visto che i margini di errore di questo esercizio sono paragonabili proprio all’entita’ delle correzioni stesse. Cosa che dovrebbe far rizzare i capelli in testa a qualsiasi persona abbia familiarita’ anche solo epidermica con la materia scientifica.
      4) Visto che GISS si arroga il diritto di sostituire i dati mancanti con quelli sfornati dai loro modelli di simulazione, non c’e’ nessun bisogno di temere i dati di fonte russa (dagli al KGB), giacche’ questa e’ una operazione che si puo’ fare comodamente da un monitor, e su qualsiasi zona del globo.
      5) Quanto all’essere convincente, abbia pazienza, penso di poter distinguere tra le imprese sfidanti e quelle disperate. E provare a convincere qualcuno che si abbevera alle storie sugli hackeraggi russi, appartiene decisamente alla seconda categoria.
      Cordialita’.

    • Diego

      1) Reykjavik: mi linka un post su un blog. Non mi pare si tratti di un articolo sottoposto a revisione. In ogni caso: nell’articolo non ho trovato nulla che smentisca la fisica dei gas serra. Lei sì?
      2) Tra tutti i dataset (Giss, NOAA, WMO, Berkeley Earth, HadCrut e Crutem, APDRC, JMA, RSS, UAH) si concentra su quello di Spencer. Quanto deve salire la temperatura in questo dataset perché la si finisca di parlare di pausa? Siamo a +0,24, a che altezza mettiamo l’asticella?
      E come mai tutti i dataset confermano la fisica dei gas serra?
      3) Per Karl et al.: legga Hausfather et al. Entrambi, peraltro, si muovono nell’ambito delle attuali conoscenze sulla fisica dei gas serra.
      4) Faccio di meglio, le propongo un’impresa sfidante e disperata allo stesso tempo: convinca chi la legge che la fisica dei gas serra è sbagliata.

    • Diego,
      nessun dataset conferma nessuna fisica, tanto meno quella dei gas serra, ammesso che ne esista una specifica per loro. Molti, quasi tutti, i dataset confermano il trend positivo delle temperature nel lungo periodo e il rallentamento dello stesso trend nel medio.
      Quella che chiami più volte “fisica dei gas serra” non basta affatto a giustificare tale aumento, che invece si giustifica per la somma dei feedback che dovrebbero aver luogo in ragione del forcing esercitato dai gas serra. Il problema, come immagino concorderai, è che sul segno di quei feedback il livello di comprensione scientifica è spesso molto basso, ove non del tutto assente. regola vuole che vengano intesi per la maggior parte positivi, ma regola non fa realtà, per cui oggi come ieri, nonostante il forcing, quella porzione di “fisica dei gas serra” che ricostruisce e proietta le temperature non funziona. Secondo regola oggi dovremmo avere un trend delle temperature da Business as usual, invece lo abbiamo di gran lunga più basso, nonostante siamo proprio in uno scenario BAS in termini di emissioni.
      Le evoluzioni dei dataset servono, sono servite, a mettere (sempre secondo corretta metodologia) d’accordo scenari e osservazioni. nonostante tutto però, questo non è accaduto. Non è difficile su…
      gg

    • Fabrizio Giudici

      Scusi Diego,

      sulla questione dei dataset – che è quella principale nel suo commento – non sono competente.

      Ma lei tocca altri punti di facile accesso. E che francamente hanno un po’ rotto per la loro inconsistenza.

      Il primo è la questione dei soldi. Da commenti come il suo, pare che tutta l’industria del gas, del petrolio e del carbone vive su grandi budget;
      quella delle energie alternative no. È ovvio che non è così: basta vedere quante vagonate di soldi la sola amministrazione Obama ha dirottato
      sulle energie alternative in nome della lotta all’AGW. È piuttosto evidente che ci sono molte aziende, piccole, medie e grandi, interessate allo
      sviluppo delle alternative. È ovviamente una cosa del tutto normale. Non si capisce però perché dovremmo pensare che in questo nuovo mondo
      sono tutti onesti, a differenza degli altri che son tutti disonesti. Questo tipo di osservazione, dal mio punto di vista, scredita chi la fa.

      Il secondo è la questione complottista:

      “proverà a risolvere il problema del AGW… eliminando i dataset di dati e le agenzie che li raccolgono”

      Quanto ai russi che distruggono i dati… Be’, i salvatori del mondo avranno ben pensato a fare un backup, o no? Un backup su cloud costa poco e
      tutte le aziende che gestiscono i cloud, da Google ad Amazon, sono di provata fama progressista ed ambientalista.

    • Diego

      Ha ragione, è una questione di soldi. Lei mi parla di quelli che l’amministrazione Obama ha investito nelle rinnovabili. Lasciando da parte la questione dei posti di lavoro creati, mi risulta che Obama sia stato in carica dal 2008 al 2016, e che gli investimenti in rinnovabili siano cresciuti negli ultimi 4 anni. Su un piatto della bilancia c’è quindi un periodo di 8 anni. Sull’altro piatto, limitandosi agli USA, e semplificando molto, le potrei ricordare che è dalla fine degli anni settanta che l’industria degli idrocarburi sa che l’incremento dei gas serra in atmosfera può destabilizzare il clima terrestre. Composta da persone intelligenti, ha capito rapidamente i termini della questione, e a partire da quel periodo ha iniziato a spendere centinaia di milioni di dollari per creare e consolidare un network composto da think tank, centri studi, case editrici, radio, siti, blog, movimenti politici, accademici, politici, giornalisti, blogger che hanno operato per seminare dubbi sulla scienza dei cambiamenti climatici, al fine di preservare, è questa la cosa tragica, il business dell’industria degli idrocarburi. Esattamente come è successo, su scala più piccola, per il DDT, il tabacco, il buco nell’ozono e le piogge acide. L’amministrazione Trump, considerati la sua composizione e i suoi rapporti con la Russia, porta il gioco a un livello inedito. Quindi, per favore, eviti di dare risposte che la screditano mettendo sullo stesso piano gli otto anni di Obama con quanto lo ha preceduto e lo seguirà.

    • Diego, una cosa è certa: finalmente è tornato il Grande Satana, ora sappiamo di chi sarà la colpa di tutto. 😉
      gg

    • roberto

      Nemmeno la fisica dei gas serra si salva!
      Se interessa riporto un articolo del 1932
      The infrared absorption Spectrum of Carbon Dioxid
      P.E Martin & E.F. Baker
      Physical Review 1 August 1932 Volume 41
      che spiega le bande rotovibrazionali della molecola di CO2 confrontando i modelli con i dati sperimentali.
      e rende conto delle bande a 4.3 e 15 micron. Uno dei contributi alla risoluzione del problema di come una molecola “simmetrica” abbia queste bande è è dovuta al metodo di Enrico Fermi Zeist. f. Physik 71, 250 (1931). Miracoli della meccanica quantistica!
      Ancora buon anno

  17. Giovanni

    Meraviglioso articolo!Mostra davvero i punti deboli dell’articolo di Mercalli.
    Ma volevo fare una precisazione:con Salento si intende il pezzo di terra che va approssimativamente da Ostuni in giù ,Pertanto dire che i tempi di ritorno soon di 3-5 anni non è sbagliato,ma a patto che ci si riferisca all’alto Salento (ovvero il brindisino e tarantino).

    Forse Mercalli aveva preso i dati di Brindisi in considerazione,grave errore dato che ha una nivosità molto maggiore del resto del Salento (cioè la provincia di Lecce).A Brindisi infatti,la neve negli ultimi 15 anni ha accumulato nel Dicembre 2001,Aprile 2003,Dicembre 2007 e 2014,infine in questo Gennaio 2017,e si vede cadere almeno una volta l’anno.

    Da Lecce in giù,invece,solo spolverate o fiocchi coreografici,l’ultima vera nevicata risaliva al 2001.

    • Massimo Lupicino

      Giovanni, grazie per la precisazione che raccolgo volentieri non essendo salentino. Giusto parlare di basso salento quindi, visto che le propaggini meridionali delle murge presentano sicuramente nevosita’ molto maggiore rispetto al leccese. Forse bisognerebbe parlare di alto brindisino, sofismi comunque. Di certo l’evento nel leccese ha tempi di ritorno molto maggiori di 3-5 anni che e’ invece un tempo di ritorno a mio parere del tutto corretto per degli eventi magari non altrettanto clamorosi,sul resto della costa adriatica, da bari in su…

    • Giovanni

      Sono d’accordo con lei nel parlare meglio di alto brindisino,suppongo intenda da Brindisi in su,non l’ho specificato perchè non sapevo se conoscesse la geografia dei miei luoghi abbastanza bene da farmi capire.

      Sui tempi di ritorno,essi sono sicuramente molto più lunghi nel leccese,il discrimine penso sia Brindisi.E da Bari in su la frequenza è ancora più elevata,addirittura direi a Bari un episodio con accumulo ogni due anni.

      Ecco perchè ritengo che i 3-5 anni si riferissero a Brindisi,quindi più che errore involuto penso sia stata una svista,in buona fede.

  18. Mauro

    Complimenti per l’articolo molto ben fatto.
    Finalmente un commento agli articoli che Mercalli pubblica due volte a settimana e che finiscono sempre con il pistolotto pro AGW.
    Confermo che l’inizio in genere è ben fatto e spesso spiega chiaramente diversi fenomeni meteorologici.
    Continua a nascondere o minimizzare gli eventi freddi del pianeta. Sono sempre “non eccezionali” al contrario di quelli caldi.
    Però ho come l’impressione che qualche dubbio gli stia venendo, ma ormai ha abbracciato la “fede” sbagliata.

    Mauro

    • Massimo Lupicino

      Il problema e’ che si tratta prima di tutto della fede-religione dei datori di lavoro…Finche’ non cambiano idea loro sara’ difficile che si senta una sarabanda diversa…

  19. Luigi Mariani

    Penso che si dovrebbe avere grande prudenza nell’associare al tema del global warming singoli eventi meteorologici come l’ondata di freddo in atto.
    Credo poi che la Valpadana sia di per sé un’area del tutto inadatta per trarre vaticini sul GW e ciò perché troppe sono le influenze da fenomeni a meso e microscala (foehn-stau, estesi cambiamenti di uso del suolo, urbanizzazione massiccia e sempre crescente, inquinamento da solfati un tempo elevatissimo ed ora assai più ridotto, inquinamento da ozono, ecc.).
    In ogni caso capisco che questo collegamento fra eventi locali e GW sei tenuto a farlo altrimenti non ti pubblicano (e questo vale sempre più spesso anche per le più paludate riviste di climatologia, per cui immaginiamoci cosa accade a livello di media).
    Mi pare che una volta si chiamassero marchette (http://www.treccani.it/vocabolario/marchetta/) anche se oggi il termine è andato in disuso…

    • lorenzo

      Grazie mille. Avevo segnalato la necessità di rispondere all’articolo di Mercalli.
      Aggiungo che quando si parla di neve in Val Padana sembra quasi che le Alpi si siano spostate negli ultimi 20-30 anni… Il Piemonte è sempre stato sottovento. Non è una novità o un effetto del GW.

    • Massimo Lupicino

      Lorenzo, dove lo trovi un blog in cui si scrivono articoli a richiesta? 😉

    • lorenzo

      Questo articolo lo incornicio!
      Scherzi a parte complimenti.

    • Massimo Lupicino

      Grazie Luigi per la precisazione sul microclima padano. Confesso che avrei voluto fare riferimento alla diminuzione di emissioni solforose con conseguente riduzione di fenomeni nebbiosi, inversioni termiche e “protezione” del cuscinetto freddo ma non ho osato avventurarmi troppo… L’hai fatto tu, con poche parole e in modo sicuramente piu’ efficace 🙂

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