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El Niño non vuol dire Global Warming

Ormai quasi due anni fa, quando si stava preparando l’evento di El Niño che ha dettato legge sul Pacifico equatoriale per buona parte del 2015 e almeno metà del 2016, eravamo stati facili profeti (o previsori 😉 ?), nell’anticipare il fatto che la comunità dei salvamondo avrebbe colto al volo l’occasione dell’inevitabile picco delle temperature superficiali globali che accompagna sempre questi eventi, per prendere due piccioni con una fava, cioè per gettarsi dietro le spalle l’inspiegabile (secondo la dottrina imperante) pausa del global warming, e per tornare soffiare sul fuoco dei record della temperatura globale.

Del resto, appena pochi giorni fa, abbiamo commentato un paper uscito su Nature che riconosce l’esistenza della “pausa” del global warming (o rallentamento se preferite, ma tanto sempre di gran lunga sotto le stime), ma ne parla al passato, proprio perché l’ultimo El Niño ha riversato in atmosfera la quantità di calore necessaria a far riprendere una pendenza decente ai grafici della temperatura.

Il fatto è che nell’ansia di veder confermate le profezie di sventura, i nostri salvamondo si ostinano a fare i conti senza l’oste. Infatti, finito El Niño, finita la scaldata e, neanche fosse il grafico del rapporto deficit/PIL, ecco che la curva delle temperature globali ritorna lestamente su valori pre-El Niño, a sottolineare una volta di più che a tessere le fila delle oscillazioni della temperatura, quanto meno nel breve medio periodo, non è la CO2, ma la variabilità intrinseca del sistema.

Trovate sia difficile da capire? Non credo, è assolutamente intuitivo. Sarà per questo che i salvamondo, ora intenti a marciare a destra e a manca (anche sotto la neve ?!?) per sensibilizzare il mondo sul fatto che l’AGW è vivo e lotta insieme a loro, evitano con cura di spiegarlo ai loro megafoni mediatici preferiti.

Nel frattempo, come sottolineava un lettore molto attento, la “buona stagione” sull’emisfero nord è partita con record negativo della posizione dell’ITCZ o zona di convergenza intertropicale sull’Africa. L’ITCZ è tra le altre cose la zona dove nascono i temporali in area intertropicale, eventi che hanno il compito di portare verso l’alto il calore ricevuto dalla “pancia” del pianeta e segnare quindi il ramo ascendente della Cella di Hadley, la cui discendenza oltre i tropici segna la posizione delle alte pressioni che ci regalano la stabilità estiva (e anche le ondate di calore). Se tutta la circolazione resta bassa di latitudine, è segno che il sistema deve ancora virare verso il caldo e la stagione è in ritardo, perché ancora detta legge l’aria fredda. Staremo a vedere.

Ah, dimenticavo, pare che oggi ci sarà un annuncio della Casa Bianca in materia di clima. Scrivo senza sapere di cosa si tratti, anche se ho il sospetto che secchio e spugna siano pronti già da un pezzo da quelle parti. Qualcuno dovrà comprarsi delle scarpe comode perché ci sarà da marciare parecchio. Ad ogni buon conto, se di secchio e spugna sui non accordi del secolo di Parigi si dovesse trattare, politica è da un lato e politica è dall’altro, assolutamente equidistanti dal clima e dalla conoscenza che ne abbiamo e, per di più, del tutto inifluenti.

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Published inAttualità

9 Comments

  1. Simone

    sig. Guidi ho già perso il conto da tempo, per fortuna che in matematica esiste il simbolo del +infinito.

    Mi consola vedere che ogni tanto non sono il solo a obbiettare su quello che viene scritto in questo sito, evidentemente esiste ancora qualche persona con un po’ di cervello.
    Questo 2017 con ENSO neutro rischia di essere addirittura più caldo dal 2015, certamente il più caldo degli anni con ENSO neutro. Evidentemente i dati ufficiali sono tutti truccati quindi va bene così. Diffusione di falsità tendente all’infinito.

    • Simone, sono sinceramente sollevato dal saperti consolato.
      Ad ogni modo, per stare al mondo di cervello non ce ne vuole un po’, ce ne vuole uno.
      Enjoy.
      gg

    • Simone

      Fossi in lei proverei a ragionare, perlomeno ci provi a ragionare ammesso che il presunto cervello funzioni, sul fatto che questo 2017 con ENSO neutro potrebbe battere il 2015 dove c’è stato El Nino, mi riferisco ovviamente alla temperatura globale (calcolata dagli enti ufficiali), dato che in questi primi 3 mesi siamo stati in linea con l’anomalia del caldo anno 2016.

    • fra diavolo

      Cervello o no, tutto o parte di esso, mi sembra evidente che un articolo centrato su un grafico non possa prescindere da questo. E il grafico in questione mostra ciò che l’autore descrive: anche considerando l’inerzia di accumulo termico si nota come la temperatura globale si stia riportando a livelli pre-nino.
      Vediamo se continua, al momento è così. Se in futuro i dati indicheranno una nuova ripresa termica, verranno trattati come tali. Al momento descrivono un rientro, senza tante offese per nessuno.

  2. Jerry

    Infatti gli anni neutri piu’ caldi sono tutti recenti (quest’anno ASFALTERA’ qualsiasi altro anno ENSO neutro), cosi’ come gli anni Nina piu’ caldi sono tutti recenti.
    Si perde il conto delle baggianate, falsita’ e indirette diffamazioni alla scienza che si fanno in questo -cosi’ come in tutti gli altri articoli di questo blog- ivi contenute.

    • Comprendo la difficoltà Jerry, ma ti prego di continuare a contare. Ci conto 😉
      gg

    • Alessandro

      Non capisco come fai a farti un opinione senza consultare i dati. Avrai sempre difficoltà Jerry a farti un opinione, se non approfondisci i dati.
      A me è bastato plottare i dati del ventennio 1997-2016 e del ventennio 1957-1976 per notare come nel ventennio con forti ElNino (1997-2016) si osserva un ITCZ più basso di latitudine:

      Immagine allegata

    • Alessandro

      questo invece è il ventennio 1997-2016:

      Immagine allegata

    • Luca Maggiolini

      I dati, i dati…. che baggianata sono, i dati? Se non collimano con la teoria, una correzione qui, una omologazione là, un taratura su, una omogeneizzazione giù, e via! che i dati tornano.
      Del resto, oggi in TV, in un documentario ho sentito affermare che le polveri alzate dalle Jeep nella savana influivano sulle nevi del Kilimangiaro, riducendo l’albedo…….. A parte le dimensioni del massiccio, ci sono almeno 4.000 metri di dislivello tra la savana e le nevi perenni…

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