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La forzante solare – Redux

Da WUWT, con buona pace di tutti i benpensanti del clima che cambia e cambia male:

The Smoking gun of the Ice Ages

Un breve commento ad un articolo uscito su Science nel dicembre scorso che a sua volta rimanda ad un paper vecchio di quaranta anni in cui l’evidenza del contributo orbitale e delle dinamiche del sistema solare è schiacciante.

Variations in the Earth’s Orbit: Pacemaker of the Ice Ages

A volte mi capita di pensare dove sarebbe la conoscenza sul clima se non ci fossimo ubriacati di CO2 negli ultimi decenni, se queste teorie, di gran lunga più solide e realistiche di quelle della “mosca cocchiera antropica”, fossero state investigate mettendoci almeno pari impegno e risorse di quanto fatto per il contributo antropico all’evoluzione del clima.

Magari avrete già visitato il link, ma se così non fosse stato, ecco il settimo ed ultimo punto del loro abstract:

Un modello del clima futuro basato sulla relazione osservata tra clima e fattori orbitali, ma che ignora gli effetti antropogenici, prevede che il trend di lungo periodo per i prossimi settemila anni vada verso estese condizioni glaciali per l’emisfero nord.

Per quanti non lo sapessero, l’ultimo massimo glaciale è stato 18.000 anni fa e da 12.000 anni ci stiamo “godendo” condizioni interglaciali, ovvero di aumento della temperatura, in cui incidentalmente la specie umana ha prosperato. A seguire… beh, a seguire, se non ci pensa la CO2, che non ci penserà, piaccia o no alle vestali del clima, farà freddo. Considerato tutto quello che è successo negli ultimi cento anni, un abbondante numero di multipli di questo periodo vedrà cose al largo dei bastioni di Orione che neanche Harrison Ford di Blade Runner avrebbe saputo immaginare.

E noi qui a fare le mosche cocchiere…

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Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. Alessandro

    – La stratosfera ha iniziato a raffreddarsi dopo l’eruzione del Pinatubo 1991
    – Dal 1982 si sono verificati n°3 very strong El Nino
    – Dal 1989 assenti very strong La Nina

  2. Luigi Mariani

    Caro Guido,
    in realtà leggendo l’articolo di Hodell apparso su Science nel dicembre 2016 si legge anche che “Parallel advances in the recovery and analysis of ice cores produced long records of variations in greenhouse gases in the atmosphere, which proved to be a vital feedback needed to explain glacial–interglacial cycles. In 2000, Shackleton (6) combined data from ice and marine sediment cores to argue that the global carbon cycle was responsible for the 100,000-year signal
    through changing atmospheric carbon dioxide concentrations.”
    Pertanto come vedi la CO2 è “sempre il numero 1”.
    Ciao.
    Luigi

    N. J. Shackleton, Science 289, 1897 (2000).

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