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Prevedere le previsioni

So di ripetermi, ma prevedere è difficile, soprattutto il futuro. Nel caso del clima, è noto, è particolarmente difficile prevedere anche il passato. Non ci sono dati sufficientemente affidabili, quelli che ci sono non sono facilmente paragonabili a quelli di cui si dispone ora, il sistema è troppo complesso per poterne inquadrare l’evoluzione in schemi che lo riproducano con efficacia.

Nonostante ciò, la necessità di conoscere se e come evolverà il clima anche con il contributo delle attività umane piuttosto che solo attraverso le sue dinamiche naturali è necessario.

Il problema è che le previsioni bisogna saperle fare, qualunque sia il settore di applicazione. E dati affidabili e modelli performanti non sono tutto. E’ anche questione di metodo, di verificabilità di queste performance e di interpretazione dei risultati, avendo bene a mente che una proiezione non è una previsione. La differenza tra le due è semplice. Prevedere significa assegnare un valore nel tempo ad un soggetto in evoluzione, proiettare significa immaginare un valore per lo stesso soggetto a patto che sussistano determinate condizioni che, pur essendo proprie del sistema sono definibili solo sulla base di assunti. E, se non bastasse il sistema terra-oceano-atmosfera, di per se pieno di ambiti non sufficientemente noti e quindi solo ipotizzabili, per definire l’impatto delle attività antropiche sul clima è necessario comporre la proiezione assumendo anche quale sarà l’avoluzione di sistemi altrettanto complessi e imprevedibili, come quelli economici, energetici e sociali.

Quindi, come dice chiaramente anche l’IPCC, il clima non è prevedibile ma proiettabile. Nonostante ciò queste proiezioni vengono trattate come previsioni basando su di esse delle decisioni. Un aproccio profondamente errato, ma che soddisfa esigenze evidentemente diverse da quella di conoscere il futuro del clima.

C’è un esperto di previsioni a 360 gradi che queste cose le dice da tempo, naturalmente senza che nessuno lo abbia mai ascoltato.

Ritroviamo la sua opinione in un articolo uscito su La Stampa nell’aprile scorso. Tanto per darvi un’idea, ecco un estratto dell’articolo:

Quanto sono affidabili le previsioni sul riscaldamento?

«Dal punto di vista scientifico non hanno nulla di valido. L’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (il gruppo di esperti dell’Onu), ha concluso che i mutamenti della temperatura media annuale del Pianeta non possono essere previsti, perché il clima è troppo complesso. Nondimeno si affidano a modelli elaborati al computer per esemplificare le loro supposizioni sui meccanismi climatici. Definiscono “scenari” il risultato di questi modelli e in effetti quelle dell’Ipcc sono narrazioni illustrate con l’infografica di ciò che avverrebbe, se le loro supposizioni si rivelassero corrette. Sfortunatamente, i governi trattano questi scenari come previsioni e gli scenari portano a previsioni fuorvianti. In aggiunta, le supposizioni dell’Ipcc mancano di supporto scientifico, come è stato illustrato nei tre volumi del “Climate Change Reconsidered”. Gli allarmisti del riscaldamento globale affermano che quasi tutti gli scienziati concordano sui rischi di un innalzamento delle temperature. Tuttavia citare l’opinione degli scienziati non è un sistema scientifico per fare previsioni. E l’affermazione, peraltro, non risponde al vero».

Il resto lo trovate al link qui sotto, buona lettura.

J. Scott Armstrong: “Vi spiego perché le previsioni sul clima sono sbagliate”

Nb: Grazie a Fabrizio per la segnalazione.

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Io seguo i climatologi, quelli veri non quelli inventati di “tuttologi” economisti, fumettisti, politici, enti vari che rubano lo stipendio, ecc…gente che tutto sono tranne che veri climatologi.

    Quindi se ne deduce che l’IPCC secondo te non è fatto di “veri” climatologi?

    E con questo chiudo, vi lascio suonarvela tra di voi così siete tutti d’accordo.
    Qualcuno sta tenendo il conto di quante volte Simone “chiude” e poi è di nuovo qui?

  2. Simone

    Da notare che questa persona non è ne meteorologo ne tantomeno climatologo. Ma va bene così: a quanto pare la sua opinione (e tempo fa l’opinione di un fumettista) vale più di quella dei climatologi. Ci deve essere un complotto globale!

    • Alessandro

      Da notare Simone che questa persona ha capito la differenza tra proiezioni e previsioni.
      Praticamente stai scrivendo che una persona qualunque (nè meteorologo nè climatologo) non può sapere il significato di due parole che troviamo tutti sul dizionario.

    • Per anni il presidente dell’IPCC è stato un ingegnere ferroviario, ma questo evidentemente non ti crea problemi. Traparentesi, qui la cosa è risaputa, perché è stata detta più volte; anche in tua presenza, mi pare. Ma il tuo stile propagandistico è da “pesce rosso”: ovvero, mantiene la memoria di quello che è stato detto per pochi secondi (ovviamente solo per le cose che ti danno fastidio), ma ripetere ossessivamente gli stessi slogan.

      J. Scott Armstrong effettivamente è un economista. Come chi? Mi ricorda qualcuno… Ah, già: Hoesung Lee, economista pure lui; attuale presidente dell’IPCC. Evidentemente anche questo non ti crea problemi.

      Vedi, Simone, io quelli come te li ringrazio. Perché tanti anni fa nell’AGW ci credevo pure io, non avendo mai avuto la voglia di approfondire, mi fidavo dei giornali. Cambiai idea _prima_ di arrivare su ClimateMonitor, che ha avuto il merito di permettermi di fondare il mio cambiamento di idea non più solo su sospetti, ma su argomenti solidi. Ma i miei sospetti erano antecedenti a ClimateMonitor. Sai perché ero diventato sospettoso? Perché avevo iniziato ad approfondire e a leggere l’opinione di “esperti” e commentatori come te. Opinioni così faziose, inconsistenti, auto-contradditorie, da doppio standard, contra-personam che mi dissi: porca miseria, ma perché tutta questa propaganda farlocca, se la scienza è consolidata?

    • Simone

      Non ho mai citato l’ IPCC, se trovi un mio messaggio dove lo cito dimmelo.
      Io seguo i climatologi, quelli veri non quelli inventati di “tuttologi” economisti, fumettisti, politici, enti vari che rubano lo stipendio, ecc…gente che tutto sono tranne che veri climatologi.
      Non vi sta bene il parere dei climatologi, pensate che ci sia il complotto globale, è un vostro problema.
      E con questo chiudo, vi lascio suonarvela tra di voi così siete tutti d’accordo.

    • Alessandro

      Simone ma perchè invece di pienarti la bocca di questa parola, climatologi, non ci metti un link, dico uno , in cui si può leggere il parere di un climatologo? No perchè altrimenti tutto quello che scrivi rimane nell’aere senza alcun tipo di condivisione..è così difficile?ci metti un nanosecondo CTRL+C e poi CTRL+V , .no? troppo semplice?

    • Stefano

      «Io seguo i climatologi, quelli veri non quelli inventati di “tuttologi” economisti, fumettisti, politici, enti vari che rubano lo stipendio, ecc…gente che tutto sono tranne che veri climatologi.»

      Questo è un atteggiamento religioso. È l’analogo dell’affidarsi al prelato per interpretare un testo sacro invece di leggerlo.

      La Scienza non è un mistero che può essere rivelato solo da chi è investito dal Sacro Foglio della Laurea, e chi ha un titolo accademico non cessa di essere un comune mortale.
      La comprensione è alla portata di tutti, così come l’errore. Quello che conta sono i fatti, e se i climatologi non riescono a esporli con coerenza e basi solidi, preferisco il fumettista.

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