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L’ondata di caldo del Giugno 2017

Livello di anomalia relativo al periodo 1951-2017 per la zona rurale prossima a Milano

Ieri l’altro, giovedì 22 giugno, molti notiziari radiofonici e televisivi mettevano il caldo e la siccità come prima notizia, complice anche lo stato di emergenza per siccità dichiarato nelle provincie di Piacenza e Parma. Non è mia intenzione commentare lo stile adottato dai media o il fatto che nessuno sappia più distinguere fra meteorologia e clima o ancora il significato politico dato all’ondata di caldo, che secondo alcuni commentatori (oggi ho sentito il dottor Mentana sul TG di La sette) sarebbe nientemeno che da ricollegare al voltafaccia americano rispetto agli accordi di Parigi.

Premetto che l’anomalia termica positiva è frutto di un promontorio anticiclonico subtropicale di blocco da sudovest che influenza in modo più diretto il centro-nord e la Sardegna. Il meridione peninsulare e la Sicilia invece sono stati invece fin qui esposti a un regime di correnti più fresche da nordest che scorrono sul fianco orientale del promontorio in questione, per cui le temperature di giugno sono state fin qui pienamente nella norma.

Per cercare di capire quanto è fin qui anomalo dal punto di vista delle temperature massime il giugno 2017 per il circondario di Milano ho estratto per il periodo da 1 a 22 giugno il numero di giorni con temperature massime maggiori o uguali a 30°C. Il risultato è in figura 1. In figura 2 riporto invece i casi con temperature massime maggiori o uguali a 33°C.

Preciso che la serie storica analizzata è quella di Milano Linate per il periodo 1951-1992 (Servizio Meteorologico dell’Aeronautica militare e ora Enav, con dati che dal 1973 provengono da GSOD – https://www1.ncdc.noaa.gov/pub/data/gsod/) e quella di Montanaso Lombardo dal 1993 in avanti (fonte: Crea – Cma – http://cma.entecra.it/homePage.htm). Il cambio di stazione è dovuto al fatto, già in altre occasioni discusso, che la stazione aeroportuale di Linate, problemi gestionali a parte, risente sempre più dell’Isola di calore urbano di Milano.

Come si può notare dai dati, il 2017 con 15 giorni con temperature oltre i 30°C e 7 giorni oltre 33°C è al secondo posto dopo il 2003 (rispettivamente 16 e 8). A seguire abbiamo il 2013 (11 e 3) e il 2014 (8 e 6).

Notare anche che gli ultimi due anni (2015 e 2016) erano stati particolarmente miti, disabituandoci ai mesi di giugno torridi vissuti negli anni precedenti.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

15 Comments

  1. Alfio

    Oltre a Ferrara (già segnalate le non credibilità di certi dati), segnalo anche le 2 stazioni di Catania Sigonella e Fontanarossa infatti dal 2008 i dati perdono credibilità:

    Immagine allegata

  2. Alessandro

    qualcuno mi sa spiegare perchè le 2 stazioni ufficiali di Ferrara 16138 e 16133 registrano valori tanto differenti essendo entrambe a 10 m slm?
    la 16138 ha media giugno max di 33,1°C al 27
    la 16133 ha media giugno max di 29,5°C al 27
    la 16138 ha media giugno min di 19,0°C al 27
    la 16133 ha media giugno min di 18,0°C al 27
    quindi Ferrara per la 16133 avrebbe media mensile +23,75°C, invece per la 16138 avrebbe media mensile di +26,1°C capite che con questi dati ufficiali è pressochè inutile discutere di anomalie e di clima ad esempio di Ferrara.

  3. […] per cui le temperature di giugno sono state fin qui pienamente nella norma. Segui l’articolo QUI Cosa accade se le emissioni antropiche non sono tutte influenti? Studi scientifici indicano […]

  4. Al TG2 hanno appena fatto vedere due immagini della NASA, del giugno 2016 e di oggi, dalle quali si vedrebbe la mancanza di verde, a provare l’estensione della siccità. Le hanno tenute in video per meno di due secondi e francamente non si ho fatto in tempo a capire niente. Ma sembrano quelle riportate qui:

    http://www.inmeteo.net/blog/2017/06/20/emergenza-siccita-italia-le-immagini-drammatiche-dal-satellite-nasaemergenza-siccita-in-italia-le-immagini-drammatiche-dal-satellite-nasa/

    Dalle immagini riportate è veramente desumibile l’estensione del fenomeno?

  5. Alessandro

    Over 30° in Giugno a Bologna Borgo Panigale dal 1973 al 2017:
    1973 ->3
    1974 ->0
    1975 ->4
    1976 ->5
    1977 ->3
    1978 ->0
    1979 ->11
    1980 ->0
    1981 ->6
    1982 ->10
    1983 ->5
    1984 ->2
    1985 ->2
    1986 ->8
    1987 ->3
    1988 ->4
    1989 ->3
    1990 ->8
    1991 ->6
    1992 ->0
    1993 ->12
    1994->8
    1995 ->6
    1996 ->8
    1997 ->12
    1998 ->17
    1999 ->12
    2000 ->16
    2001 ->11
    2002 ->14
    2003 ->25
    2004 ->9
    2005 ->13
    2006 ->17
    2007 ->10
    2008 ->11
    2009 ->9
    2010 ->11
    2011 ->9
    2012 ->15
    2013 ->10
    2014 ->12
    2015 ->15
    2016 ->9
    2017 ->18
    Come si può vedere le giornate con massime sopra i 30°C sono andate spesso in doppia cifra dopo ElNino 1997/98.

    • Luigi Mariani

      Alessandro,
      ho provato ad applicare un’analisi di discontinuità ai dati che mi hai inviati. Il risultato è nel diagramma allegato che pone in luce un breakpoint che con il 99% di probabilità ricade nel periodo compreso fra 1991 e 2000 (barra orizzontale rossa) e che ha come anno più probabile il 1996 (linea verticale tratteggiata), anno che segue di due anni il cambio di fase di AMO.
      Il numero medio di casi con TD>30°C era di 5 giorni prima del 1996 e passa a 13 giorni dopo il 1996. Un bel cambiamento climatico brusco, non c’è che dire e dal quale non possiamo prescindere nelle nostre analisi.

      Immagine allegata

  6. lorenzo

    quindi, si può affermare che la frequenza di giorni di giugno con temperatura >30° sia aumentata nel corso degli ultimi 20-30 anni?
    forse sarebbe interessante anche incrociare questi dati con le piovosità mensili?

    anche per capire se ultimamente sono stati piu frequenti casi di blocco anticiclonico, cosi come sta avvenendo in questi giorni?

    • Luigi Mariani

      Lorenzo,
      analizzare la climatologia dinamica (frequenza dei blocchi anticiclonici subtropicali da sud e sudovest sull’Italia) sarebbe a mio avviso uno ottimo strumento. Credo anche che se provassimo ad analizzare il numero di giorni di giugno con tale tipo circolatorio li troveremmo proporzionali al numero di giorni ci TD>30°C la cui analisi per Bologna è stata da me inserita in coda alla risposta ad Alessandro. Come vedrà il 1996 è l’anno di svolta…
      Circa poi la relazione fra TD e numero di giorni di pioggia (NGP) è probabilmenet di porporzionalità inversa.
      In ogni caso si tratta di ottime idee e non appena avrò un poco di tempo le porrò sicuramente in atto.

  7. Mario

    Viviamo in tempi di cambiamenti “veloci” e anche il “clima” si adegua. Ora cambia da un giorno all’altro. 🙁

  8. Alberto Guidorzi

    Caro Luigi

    Tu sei andato a pescare i dati in varie istituzioni io invece quando ero ragazzino chiedevo a mio nonno e lui mi diceva che l’anno tal dei tali aveva fatto un caldo elevatissimo ed ancorava il ricordo al fatto che il granoturco si era essiccato in pianta e aveva dovuto comprarlo per poter mangiare la polenta, oppure che il caldo era stato così precoce che la produzione di grano per biolca (1/3 di ettaro) era stata di soli 5 quintali e quindi non era riuscito a saldare la produzione di pane con il successivo raccolto, oppure che il raccolto dell’uva era stato tale che avevano riempito due terzi delle botti della cantina. Mi chiedo, visto che oggi per tutti è sempre più caldo degli anni precedenti anche se non è vero, è forse per il fatto che la gente oggi non riesce ad ancorare il caldo con la dispensa vuota di qualcosa e quindi con momenti di penuria di cibo come faceva mio nonno, che la gente ha una memoria cortissima? Ad esempio in me il 2003 è nella memoria indelebilmente come caldissimo perchè la produzione di bietola da zucchero e stata tale da incidere talmente sui bilanci degli zuccherifici (già in mano alle banche o in amministrazione straordinaria) che fece accogliere come una manna dal cielo la proposta comunitaria di dismettere pressoché tutto il nostro settore saccarifero in cambio di tanti, ma tanti soldi di indennizzo. In tutta Europa l’anno 2003 è ricordato come il peggiore anno per la produzione dello zucchero.

    • Luigi Mariani

      Caro Alberto, parole sagge.
      Anch’io avevo uno zio che mi ricordava sempre l’anno in cui al mio paese si poteva attraversare Trebbia senza bagnarsi le scarpe. E’ che oggi la memoria storica è stata abolita (nemmeno io mi ricordo l’anno di cui parlava quel mio zio…. che fosse il 1944?) e tutto viene enfatizzato oltremisura senza che la gente abbia più gli anticorpi che derivavano da detta memoria. E’ che per evitare le derive demagogiche occorrerebbe che gli enti pubblici a ciò deputati sviluppassero analisi climatiche atte a tutelare i nostri concittadini dall’uso demagogico delle informazioni che non è affatto una novità dei nostri tempi. Quando vedo che le notizie su caldo e siccità sono appannaggio di una organizzazione professionale agricola e degli ambientalisti io mi preoccupo moltissimo.
      ne.

  9. donato b.

    Caro Luigi, in questi giorni è veramente una tortura seguire i servizi giornalistici dei media generalisti su quanto sta succedendo in Italia. Dalle mie parti (appennino settentrionale campano, versante tirrenico, zona interna a 500 m di altezza s.l.m.), fatta eccezione per una primavera un po’ secca (ma non troppo), per il resto tutto nella norma.
    Siccome ho imparato che il clima è diverso dal tempo; che gli aspetti locali non ci dicono nulla sul clima regionale o globale; che le valutazioni aneddotiche risentono della soggettività (e della memoria) dell’osservatore, per capire come vanno le cose in giro per l’Italia, mi informo attraverso i normali media (ma anche quelli non tradizionali sono monocordi sul tema).
    Ieri sera ho seguito per un certo tempo su RAI news 24 il dibattito tra due giornalisti: uno di Radio Capital e l’altro della testata ospite (intorno alla mezzanotte, credo). Il giornalista RAI ha esibito due belle figure in cui lo stivale era coperto da riquadri di un colore cangiante dal rosa al rosso vivo. Si trattava delle anomalie termiche e pluviometriche della primavera 2017 rispetto a qualcosa che non sono riuscito a capire bene: dai vari farfugliamenti del giornalista RAI mi è parso di capire che si trattava di anomalie rispetto alla media 1971-2000, ma non ne sarei tanto sicuro perché ha snocciolato tutta una serie di date senza senso per cui sospendo il giudizio (da ciò capisco quanto scienza e matematica siano neglette nella scuola odierna e mi rendo conto dei nostri errori di valutazione degli alunni che si diplomano).
    Ciò che più mi ha più interessato, però, sono stati i discorsi dell’altro giornalista: ciò che preoccupa sono i trend costantemente in aumento. Non so a quali trend si riferisse in quanto non ha citato uno straccio di numero: solo le parole “trend in aumento”, ma all’ascoltatore medio ciò che fa impressione è la parola trend: inglese, misteriosa, deve per forza significare qualcosa di importante e, dal contesto, molto preoccupante. Per me non un significato lo aveva, ma in mancanza di numeri valeva niente.
    .
    Su “Linea notte” (trasmissione di RAI3) le cose non andavano meglio: diversi giornalisti generalmente impegnati a commentare le vicende politiche nazionali e che spesso e volentieri prendono delle topiche spaventose anche in questo, si affannavano a spiegare che la colpa di tutto è di Cina e USA che non vogliono ridurre le emissioni. Roba da pigliarli a calci nel deretano.
    .
    Dopo lo sfogo iniziale, passiamo ai tuoi dati. Il trend dei giorni caldi a Milano, a partire dal 1951 e fino ad oggi è positivo, senza ombra di dubbio: il numero dei giorni in cui le temperature superano i 30 gradi è positivo ed è pari a poco più di mezza giornata per decade.
    Considerando periodi di undici anni a partire dal 1951, il risultato è leggermente diverso: fino alla fine del secolo scorso il trend era positivo, ma inferiore alla mezza giornata per decade, dopo il 2000 il trend è aumentato di quasi un giorno per decade rispetto al periodo precedente.
    A questo punto sorge spontanea una domanda: l’aumento del trend sarà costante anche nel futuro o avremo una sua diminuzione nei prossimi anni?
    La risposta ovvia è che non lo sappiamo, probabilmente aumenterà, probabilmente resterà costante, probabilmente diminuirà. Il succo del discorso sta tutto in quel “probabilmente”. Per sapere cosa succederà bisognerebbe sostituire alla parola “probabilmente” un numero, ma questo numero non lo sa nessuno, lo si stima.
    Oggi come oggi la stima propende per un aumento del numero di giorni caldi, ma è più un fatto di consenso e di persistenza della serie che di fisica. Per i nostri media non ci sono, però, dubbi: sarà peggio, sempre peggio, sarà disastroso, sarà la fine del mondo.
    Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato, grazie per la tua testimonianza che condivido in toto. Sarà il caldo ma la mia insofferenza per le castronerie veicolate dai media ha raggiunto una soglia critica che mi spinge in modo irrefrenabile a cambiare canale.
      Circa la tua domanda rispetto ai trend futuri ti prego di vedere la riposta che ho dato ad Alessandro con riferimento ai dati che mi ha inviato. Da essa emerge che:
      1. analizzando sul piano delle temperature gli ultimi 50 anni vedo due fasi con un prima e un dopo. L’anno di svolta (breakpoint – bkp) si colloca nel 1987 per le temperature medie annue mentre per Il numero di giorni di giugno con TD > 30°C a Bologna ricade nel 1996
      2. il prima e il dopo rispetto al punto di bkp sono grossomodo stazionari
      3. le cause del bkp sono circolatorie (cambio di fase della NAO nel 1987 seguito da cambio di fase di AMO nel 1994).

  10. Gianluca

    Giusto per curiosità… non so se avete notato che tutte le foto pubblicate dalle varie testate giornalistiche (fiumi in secca, lande desertificate, vegetazione bruciata, ecc.), in merito alla “catastrofica” ondata di caldo di questo mese, risalgono ad anni passati, alcune addirittura giravano in rete già 10 anni fa!
    Emblematica ad esempio la foto del Ponte Romano di Taggia sul torrente Argentina in Liguria, rimbalzata su varie testate giornalistiche come Sky News (http://www.sky.it/eveningnews/2017/761/web/homepage.html?lightbox=1&extid=e48a1f663cc0d69c52a44d1bde73d1c5a8e03df4f9fb3dbd) risalente al 2007 (qui la prova https://it.wikipedia.org/wiki/File:Taggia_Ponte_romano.jpg) o quella del fiume Po scattata nel 2015 (http://www.gettyimages.fr/detail/photo-d'actualit%C3%A9/picture-taken-on-july-26-near-boretto-shows-the-dry-photo-dactualit%C3%A9/482046020#picture-taken-on-july-26-near-boretto-shows-the-dry-river-bed-of-the-picture-id482046020) di cui ne esiste pure una versione ancora più “secca” scattata anch’essa nel 2007 (http://www.gettyimages.fr/detail/photo-d'actualit%C3%A9/picture-taken-25-july-2007-near-boretto-shows-the-photo-dactualit%C3%A9/610889680#picture-taken-25-july-2007-near-boretto-shows-the-desiccated-bed-of-picture-id610889680).
    E di esempi così ce ne sono a bizzeffe… ma dico, mettere una foto scattata avant’ieri no eh?… evidentemente i luoghi come si presentano oggi non sono abbastanza “d’effetto”… mah?!

    • Luigi Mariani

      Gianluca, condivido la tua impressione: i luoghi dipinti come affetti da siccità dirompente non sono abbastanza telegenici per essere mostrati al pubblico!
      Oggi ero nella bassa piacentina a Villanova sull’Arda, e debbo dire che le colture (mais, frumento, medica, pomodoro) erano in ottimo stato e non mi è stato dato di cogliere neppure un sintomo di siccità.
      Ieri poi su canale 5 ho visto un giornalista che parlava dal greto del fiume Trebbia proprio al mio paese, sostenendo che il fiume era ridotto a un rigagnolo, il che per un fiume a carattere torrentizio non è che sia poi una cosa tanto eccezionale. Peraltro il “rigagnolo” s’è visto troppo di striscio perché io stesso, che pure posso dirmi esperto dei luoghi, potessi farmi un’idea del livello del fenomeno. Stesso giochino il nostro giornalista l’ha dato con il Po ripreso poco sotto al Pian del re.
      Ma è mai possibile che mai nessuno si ponga più il problema di ragionare di dati idrometrici? L’impressione è che nella civiltà dell’immagine si sia ormai radicata una “retorica dell’immagine” da utilizzare come succedaneo del dato, dandola in pasto a folle prive di qualsiasi interesse agli aspetti quantitativi dei fenomeni e per le quali sentirsi dire che domani la temperatura massima sarà chessò di 50 o magari anche di 70°C è del tutto naturale e no fà sorgere alcun dubbio.
      Stando così le cose penso che ci attenda un futuro terribile, altro che global warming!

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