Salta al contenuto

Pianeta Corriere – Da Bufalaio a Giudice delle Bufale altrui

Il Corriere della sera è un infaticabile produttore di bufale e di ciò debbo rendergli merito in quanto sono proprio tali bufale a ispirare una quota rilevante dei miei interventi su CM.Un esempio fresco fresco ci viene dal Corriere del 23 giugno scorso, in cui la seconda e terza pagina sono dedicate alla tremenda siccità del 2017. E proprio in seconda pagina compare un diagramma in cui si riporta il numero di giorni di pioggia mensili da gennaio a maggio del 2017 e del 2016 messi a confronto con la media degli ultimi 15 anni. Anzitutto non si capisce a quale territorio si riferiscano tali dati, per cui mi pare legittimo supporre che si tratti di una media nazionale italiana.

Partendo da tale presupposto ha realizzato la tabella 1 in cui ho messo a confronto i dati del Corriere (prefisso CDS) con le mie elaborazioni sui dati di fonte GSOD (prefisso GSOD) e che riportano la media di 202 stazioni che coprono con una relativa omogeneità il territorio nazionale. E qui emerge quanto già avevo colto “a occhio” e cioè una palese sovrastima dei giorni piovosi: il numero medio di giorni di pioggia degli ultimi 15 anni per il periodo gennaio – maggio indicato dal Corriere è del 43% superiore a quella ricavato dal dataset GSOD!

Il guaio è che analoghe stranezze si vedono nel 2017 (+37% per il dato del Corriere) e nel 2016 (addirittura +65% per il dato del Corriere). Chi ha ragione? Per tagliare la testa al toro segnalo che la tabella climatica del Servizio meteorologico dell’Aeronautica per il trentennio 1961-1990 riferita a 12 stazioni distribuite sull’intero territorio nazionale (da Milano Linate a Palermo Punta Raisi), indica una media nazionale di 78 giorni di pioggia annui, di cui 37.5 cadono fra gennaio e maggio. Insomma, non c’è niente da fare: è il Corriere che spara alto!

Tabella 1 – Numero medio di giorni di pioggia per l’Italia indicati dal Corriere della sera (seconda pagina, 23 giugno 2017) posto a confronto con la media di 202 stazioni dal dataset GSOD di NOAA.
Da bufalaio o giudice delle bufale altrui

Ma l’obiettivo di questo articolo non è tanto mettere a conoscenza i lettori di una della tante bufale del Corriere quanto quello di commentare un articolo in cui un giornalista del Corriere si erge a giudice delle bufale altrui, e qui verrebbe da dire “da che pulpito…” oppure richiamare l’evangelico “” Perchè guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (Luca 6,41). Mi riferisco all’articolo a firma di Danilo di Diodoro “Perché crediamo alle «bufale»” uscito sul Corriere della Sera del 2 luglio 2017 e curiosamente pubblicato nel supplemento Corriere salute, il che per inciso adombra il fatto che il credere alle bufale sia da considerare alla stregua di una patologia.

Tale articolo evidenzia in linea generale che la nostra tendenza a credere alla bufale è dovuta al fatto che non siamo sufficientemente motivati a seguire la scienza rinunciando alle credenze consolidate (profonde convinzioni personali, valori morali o valori del gruppo in cui ci identifichiamo), e fin qui nulla di nuovo.

Quel che mi ha più colpito dell’articolo sono tuttavia due frasi che riporto qui di seguito con miei brevi commenti.

La prima frase è di Matthew Hornsey, professore di psicologia alla Università del Queensland australiana:

“Malgrado il fatto che il 97% degli scienziati climatologi concordino sul fatto che il rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera influenzi il nostro clima, circa un terzo della popolazione dubita che il cambiamento del clima sia causato primariamente dall’attività umana”.

Al riguardo su CM abbiamo già discusso di quel 97% (ne ha scritto ad esempio l’amico Gianluca Alimonti) e su tale dato mi sento di dire che è un po’ la scoperta dell’acqua calda in quanto il fatto che CO2 sia un gas serra è stato dimostrato oltre un secolo orsono dal grande fisico svedese Svante Arrhenius ed oggi è pacificamente accolto da tutti o quasi. Tuttavia sappiamo anche che il sistema climatico presenta una variabilità naturale davvero imponente e dunque credere che tale variabilità possa risultare prevalente rispetto a quella indotta dall’uomo è a mio avviso del tutto lecito e non configura affatto una bufala ma viceversa un tema che è una componente fisiologica del dibattito scientifico odierno.

La seconda frase è del sociologo e senatore americano Daniel Patrick Moynihan e recita come segue:

“tu hai diritto ad avere le tue opinioni alle quali credere, ma non dovresti avere diritto ad avere i tuoi fatti ai quali credere”.

Tale frase si presta a una domanda che a mio avviso dovrebbe essere ineludibile: il Corriere ha il diritto di diffondere i dati sulla piovosità sopra presentati e commentati?

Morale: quando un quotidiano che prospera sulle bufale si prova a spiegare al popolo perché è vittima delle bufale crea spunti di comicità involontaria davvero unici. Il mio consiglio è quello di goderceli prima dell’inevitabile catastrofe!

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologiaMedia Monitor

17 Comments

    • Massimo Lupicino

      Alessandro, ci scriveremo un articolo… 😉

  1. Luigi Mariani

    Elemento chiave di questo mio post è se sia eticamente corretto che i grandi media fabbrichino dati utili a dimostrare tesi precostituite (e questo lo scriverei anche se i dati fossero fabbricati per tranquillizzare l’opinione pubblica anziché, come viene fatto
    oggi, per creare stress paventando catastrofi ad ogni piè sospinto).
    Come altro esempio in tal senso riporto quello del 31 luglio 2014 allorché il Corriere “fabbricò” la pioggia di luglio su Milano inventandosi un 318.1 mm quando i dati di misura andavano da 155 a 185 mm (http://www.climatemonitor.it/?p=36200).
    Cito anche i seguenti esempi (e la lista è tutt’altro che esaustiva):
    Luigi Mariani 2015 La “La prima vittima della guerra al Global Warming è la verità”, Climate monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=39840
    Guido Guidi e Luigi Mariani, 2015 “Se un albero fiorito in inverno non fa Global Warming”, Climate monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=40093
    Luigi Mariani 2016 “Il Disagio da Anidride Carbonica”, Climate Monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=40193
    Mariani L., 2016. “Come ti cucino una catastrofe”, in climate monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=40284
    Mariani Luigi 2016. “E’ il tempo, bellezza!” su Climate Monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=41629
    Mariani L., 2016. “Dall’Isola di Saricef in Alaska, i primi rifugiati climatici USA. Ma sarà davvero così?”, su Climate monitor, http://www.climatemonitor.it/?p=42126
    Voglio anche precisare che questa abitudine alla bufala risponde evidentemente a una precisa linea editoriale del Corriere di cui credo di aver preso per la prima volta piena coscienza tanti anni fa (anni ’90) allorché, intervistato da un suo giornalista (allora dirigevo
    il servizio meteorologico regionale della Lombardia) gli dissi che con riferimento alla serie di Milano Brera quel mese era stato il 7° meno piovoso dal 1763. La mia dichiarazione finì in prima pagina deformata in un “il meno piovoso dal 1763 ad oggi” al che telefonai a quel giornalista e lo trattai malissimo (fin da piccolo mi hanno educato a non dire le bugie) senza però ottenere alcuna soddisfazione in termini di smentita.
    Al lettore che mi chiedeva perché non scriva al giornalista contestandogli i dati di pioggia da lui pubblicati e oggetto di questo mio post, rispondo che apprezzo il suo suggerimento che vent’anni fà avrei fatto mio senza alcun problema. Purtroppo però ho smesso da tempo di scrivere lettere al Corriere in quanto le mie in particolare seguono evidentemente una curiosa traiettoria verso il cestino della carta straccia del giornale (e potrei fare diversi esempi al riguardo), per cui sono stanco di attendere inutilmente risposte e ritengo nettamente più appagante provvedere direttamente a contestare su CM le bugie più palesi di quel giornale.
    Su chi infine ha inserito commenti sull’influsso dell’uomo sul clima rispondo che questo tema esula dall’obiettivo di questo mio scritto, per cui evito di commentare.

    PS: Ulteriore spunto di riflessione: più sopra ho scritto “spaventare l’opinione pubblica paventando catastrofi ad ogni piè sospinto”. Questo concetto è analizzato in modo assai dettagliato in un testo di Daniel Lord Smail “Storia profonda. Il cervello umano e l’origine della storia”, Bollati Boringhieri, che sto leggendo in questi giorni.
    Di tale opera (a pag. 188) cito la frase che segue: “quale modo migliore per costruire e mantenere il potere che quello di creare stress fornendo al contempo i mezzi per alleviarlo?” Penso che tale frase dovrebbe farci riflettere, a partire dal fatto che è scritta a commento di alcune osservazioni svolte su un gruppo di scimpanzè di un parco della Tanzania, scimpanzé che sono fra i primati viventi la specie più vicina al’uomo, per cui il binomio “induzione di stress – alleviazione dello stesso” potrebbe essere un tratto profondo del comportamento sociale risalente addirittura all’antenato comune uomo-scimpanzè e sul quale i media e i gruppi di potere, magari inconsciamente, stanno agendo da tempo.

    • Alessandro

      Luigi, è così.
      è la conferma che il popolo è l’artefice del proprio futuro e che la maggior parte di questo per ora si stia comportando come un semplice scimpanzé..anche se a me a volte il comportamento sembra molto più vicino alle pecore.
      Caro Luigi verrà anche il mattino, ma ancora è notte fonda..

    • AleD

      Non si scrivono più le lettere, da un po’ di tempo basta mandare mail… Una bella mail al giornalista + suo direttore chiedendo solamente le fonti di quei dati ci vuole 5 minuti a farla… Ma lei dice che il direttore essendo pure lui giornalista farebbe spallucce ammettendo quindi di essere pure lui un gossipparo? Un gossipparo direttore? Gli conviene che la gente lo pensi?

    • Alessandro

      AleD, non gli fa nè caldo e nè freddo, perchè se l’editore perde le vendite, c’e sempre comunque chi tappa il buco con cash perchè hanno interesse che la notizia sia scritta in quel modo. Non ammettera mai di essere un gossipparo altrimenti perde il “soldo facile”.

  2. virgilio

    Chiedo: la Climatologia è materia universitaria che esiste da tempo come Matematica, Fisica, Economia, Sociologia etc… ? A me pareva esistessero Meteorologia, Scienze Della Terra, Biologia e il clima rientrasse in queste come fattore conseguenziale, complementare. Non è che il 97% degli scienziati climatologi dichiarano valido il “riscaldamento antropico” perché la “Climatologia” l’hanno inventata loro proprio per dichiarare valido il “riscaldamento antropico” ? Inoltre penso: la CO2 è gas serra ma immagino che qualsiasi riscaldamento ambientale produca un aumento di forme vitali che a propria volta produce, per reazione fisiologica, un aumento di detto gas. Quindi chiedo: l’attuale (assumendone per lemma la veridicità) incremento delle temperature globali inizia con una proporzionale profusione del gas serra o è il contrario? Ossia, presumendo che la temperatura dei pianeti non sia regolata esclusivamente dai gas serra, nei secoli scorsi fu prima la temperatura a salire o tale gas? E’ dimostrato che l’aumento di CO2 (che comunque contribuisce a detto riscaldamento) fu il grilletto d’innesco di supposto processo globale e non una delle sue conseguenze?

    • Massimo Lupicino

      Virgilio, fai una domanda in apparenza, solo in apparenza banale. In realta’ una domanda scomoda e a cui si puo’ rispondere in tanti modi. La fisica e’ una scienza, decisamente. Che obbedisce a regole ben rappresentate dal modello della fisica newtoniana. Migliorabili, sicuramente, ma che hanno mostrato di funzionare. Vogliamo parlare dei modelli climatologici invece? O delle stazioni di rilevamento? Dei dati torturati per decenni a babbo morto per trovare il sacro graal del matching con i modelli sopra citati? Vogliamo parlare del processo di peer review? Della politicizzazione della materia? Delle speculazioni economiche che sottendono al terrorismo climatico? E’ ancora scienza questa? Non e’ una domanda facile a cui rispondere. Proprio per niente.

    • robertok06

      “Vogliamo parlare dei modelli climatologici invece? ”

      I modelli sono farlocchi. Punto.

      Non e’ una mia opinione, lo dice implicitamente persino il puppet master Gavino “il modellista” Schmidt, del GISS NASA in questo video di una sua conferenza TEDx… vedere i transcripts al minuto 1:03 e 1:32.
      Sono ad anni luce di distanza dal poter simulare come si dovrebbe tutti i fenomeni che concorrono a generare un clima, piuttosto che un’altro:
      https://www.ted.com/talks/gavin_schmidt_the_emergent_patterns_of_climate_change/transcript

      E tralascio i mille articoli scientifici dove si discutono i limiti, e le discrepanze, dei modelli al calcolatore, rispetto ai dati.
      Per azzecarci, di tanto in tanto, devono fare salti mortali con la statistica, al limite della “scienza creativa”… cioe’ sconnessi dal metodo scientifico: calcolare la media di “ensemble” di modelli… nessuno dei quali e’ in grado di riprodurre il clima giusto (neanche del passato… figurarsi del futuro). Come chiedere a 30 persone cieche quale sia l’altezza di un bambino di 10 anni posto davanti a loro. Daranno una risposta ragionevole, fra 1 m e 1 m e 40… ma da questo a dedurne che l’altezza “vera” e’ quella data dalla media (o altro valore statistico derivato) ce ne corre.

      Saluti.

    • DarioC

      Non sono il più adatto a rispondere, ma penso che risposte esatte non ce ne siano.
      Pare (a mè) che la Co2 arrivi in ritardo sulle temperature, quando cresce e con molto meno ritardo quando le temperature calano. Qui troverai molto materiale per farti un’idea.
      Che l’uomo cambi il clima, come vogliono farci credere, mi sembra una follia e che il clima sia stabile, in eterno, mi pare un’altra follia.

    • Guido Botteri

      La climatologia è una delle scienze più antiche, perché l’uomo ha osservato la natura prima ancora di imparare a scrivere, e forse a parlare.
      In tempi storici la “colpa” dei fenomeni naturali era attribuita all’uomo. Colpevolizzare l’uomo per un’alluvione, un’eruzione, una spaventosa grandinata o un terremoto era molto gratificante ed ha costituito la base del potere di tutta una casta di assassini (sedicenti sacerdoti).
      Ricordate il Calcante che assassina (lui dice “sacrifica”) la povera Ifigenia per dare agli Achei una traversata tranquilla?
      Quanti innocenti assassinati da ciarlatani senza scrupoli perché “colpevoli” di causare l’ira degli dèi!
      L’argomento “colpa” è sempre stato vincente.
      E lo è tuttora. Appena nasciamo siamo colpevoli del peccato originale, del debito pubblico, di essere bianchi, degli imperi creati dai nostri predecessori. ecc. ma per fortuna non siamo colpevoli degli imperi creati dagli Unni, dai Mongoli, dagli Arabi ecc. Quelli sono imperi innocenti.
      La morale è dunque, “colpevolizza!”, e ne trarrai un utile, e potere.
      Ed è quello che sta succedendo con la storia del clima. Le mucche americane, ma non quelle indiane, non gli elefanti, né altri animali, sono colpevoli di buona parte dell’effetto serra.
      Le industrie americane ed europee, ma non quelle indiane o cinesi, sono colpevoli del disastro prossimo futuro.
      Colpevolizza e vincerai, perché la gente abbocca, si sente colpevole, non conosce la storia, non ha idea di come va e come è andato il mondo, e pur di sentirsi colpevole accetta qualsiasi accusa, per infondata e faziosa che sia.
      La realtà dice una cosa diversa? La storia dice una cosa diversa?
      E chi sono, realtà e storia, per opporsi alla strategia vincente della colpevolizzazione, su cui si basa il potere di certa gente?
      Ripeto, non è una strategia di potere inventata oggi, frutto di osservazioni moderne, ma affonda le sue radici nella notte dei tempi, e durante tutta la storia ne sono riconoscibili gli effetti.
      Flagellanti, Catari, ecc. non c’è epoca in cui qualcuno non abbia inveito contro le colpe dell’uomo.
      Ma siamo davvero così colpevoli?
      Le eruzioni, le alluvioni ecc. antiche certamente non le causavamo noi; tutte le vittime assassinate (sacrificate) allora sono certamente innocenti.
      Mi pare fuori di dubbio.
      Se veniamo ai nostri giorni, la questione è calda e non posso trattarla in un commento, mi limiterò a dire che (a mio parere) l’uomo è ancora una volta calunniato e accusato ingiustamente.
      Da persone che parlano come se avessero in tasca una verità che invece (secondo me) non hanno.
      perché la climatologia, scienza antichissima, non è ancora, purtroppo, “settled”, checché ne dica All Gore; e se qualche passo avanti s’è fatto (senza dubbio) ci sono ancora importanti passi da fare per capire a fondo i meccanismi del clima, e poter fare previsioni veramente precise a medio e lungo periodo.
      I modelli ? Ben vengano, perché fanno parte di quei tentativi e di quegli sforzi che è necessario fare per migliorare la conoscenza del clima;
      ma
      credere che essi siano il Vangelo è ridicolo; sono solo una base di lavoro, da correggere.
      Ed è questo il punto:
      correggere i modelli, perché rappresentino meglio la realtà
      non
      correggere la realtà perché rispetti meglio i modelli.
      Secondo me.

    • Alex

      @ Virgilio: “la Climatologia è materia universitaria che esiste da tempo come Matematica,”

      Si, pero’ come piu’ volte affermato dal Prof. Zichichi, per definire il clima occorrono 3 equazioni differenziali non lineari accoppiate. Inoltre, per prevedere il suo comportamento usiamo dei modelli che con piu’ di 4 paramentri diventano inaffidabili. Vi ricordate cosa diceva il padre della modellistica matematica Von Neumann che con 5 variabili faceva volare un elefante?

      Ebbene, i modelli climatici, usano dai 10 ai 13 parametri che si applicano su serie di temperature che, per sopperire alle problematiche delle stazioni (soprattutto alla scarsita’ in alcune parti del momdo) vengono interpolate, guarda un po’, con I suddetti modellli.

      Meglio che niente, per carita’, ma l’ assalto alle serie satellitari (che hanno copertura globale) per adeguarle a quelle terrestri, invece che viceversa, fa pensare che lo scopo non e’ quello di cercare una fedelta’ al mondo reale, ma piuttosto di creare a posteriori un appoggio ad una teoria preconcetta.

      Se fossero solo beghe fra credenti al “catastrofico” AGW e scettici, ciascuno la puo’ pensare come vuole, ma siccome siamo costantemente bombardati, per lo piu’a sproposito dalla propaganda catastrifista, bisogna reagire.

      La gente deve sapere che I fantomatici 2 C nel 2100, anche se fossero veri, non produrrebbero alcuna catastrofe e che la cosiddetta “decarbonizzazione:

      a – non serve a niente perche’ ridurrebbe l’ incremento della temperature in maniera irrisoria;

      b – impoverirebe i paesi sviluppati (scopo inconfessato di qualcuno), ma sopratttutto condannerebbe i paesi poveri, che non si possono permetttere le costose ed inefficienti “energie alteranative” ad una poverta’ permanente.

  3. AleD

    Ma abbia pazienza, ha fatto 30 faccia 31 no?
    Non può chiedere all’autore dell’articolo sul cds da dove arrivano quei dati? Così magari gli ricorda che quando si pubblicano dati è sempre bene citare la fonte.

    • Luca Maggiolini

      Temo che l’autore non lo sappia mica, da dove arrivano quei dati…..
      Del resto, c’è da dire che inredazione al Corriere negli ultimi anni è diluviato abbastanza….. visti gli scandalosi, imbarazzanti risultati economici pre-Cairo.

    • Comunque sono certo che interverrà l’Ordine dei Giornalisti.

    • Massimo Lupicino

      Per non parlare dei risultati puramente editoriali di questa gestione, su cui mi autocensuro volentieri.

    • Massimo Lupicino

      Non hanno bisogno di citare fonti. Devi credergli e basta, perché loro sono mainstream quindi infallibili. E chi nn la pensa come loro è Fake News. Semplice no?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »