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Chi comanda davvero?

 

Sostiene il Mainstream che il mondo va in malora perché gli inquinatori e gli sfasciamondo, forti della loro potenza economica, continuano ad inquinare impunemente. Pur di rovinare il Pianeta con sadico accanimento, i rovinamondo manipolano l’informazione e corrompono le menti dei più deboli, sostenuti dal gotha della finanza, molto vicino agli interessi delle mega-corporations petrolifere, energetiche, chimiche e industriali in generale. Del resto, parliamo di società la cui capitalizzazione in borsa permette di fare attività di lobby come nessun’altra società. Chi si oppone alle mega-corporations in questione, invece, è privo di sostegno e di mezzi economici, e non ha voce in capitolo, schiacciato com’è dal potere economico dei cattivi.

Ma è davvero così?

In Fig.1 possiamo vedere quali sono le società più capitalizzate al mondo, ovvero le più “ricche”, per farla semplice. La classifica è riferita a intervalli temporali di 5 anni e mostra una evoluzione di cui il Mainstream non ama parlare.

Fig.1. I magnifici 5

Si scopre, per esempio, che tra il 2001 e il 2011 le società petrolifere erano molto ben rappresentate, con Exxon, Total, Shell e PetroChina. Troviamo anche General Electrics, gigante americano molto legato all’industria dell’energia, della tecnologia e dei servizi. E poi le banche, immancabili, con Citigroup e la China Investment Bank. Nel 2011, però, irrompe Apple che si piazza direttamente al secondo posto della speciale classifica.

I giganti high-tech in questione, non casualmente, sono rappresentati in verde in Fig. 1: sono proprio loro, infatti, a sostenere la narrativa della nuova economia sostenibile salvamondo, a bassa emissione di CO2. Viene da pensare a come si sosterrebbero, i giganti in questione, se qualcun altro non producesse energia elettrica a basso costo per consentire un accesso globale ai loro prodotti, ma questa ovviamente è un’altra storia.

Quel che è certo, è che nel 2016 lo scenario è completamente cambiato. Nessuna società petrolifera, banca, gruppo industriale, grande distribuzione. Solo tecnologici ai primi 5 posti, nell’ordine: Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Amazon e Facebook. Definirlo un ribaltone è dire poco. I cosiddetti FANG (Facebook-Amazon-Netflix-Google), del resto, sono stati protagonisti indiscussi della bolla azionaria degli ultimi anni, in cui hanno clamorosamente sovraperformato l’indice di riferimento, l’S&P500 (Fig.2).

Fig.2. Performance in borsa dei FANG vs. S&P 500 (fonte)

 

Particolare non di poco conto, esiste una correlazione strettissima (Fig.3) tra l’incremento di capitalizzazione dei FANG e il Balance Sheet delle 3 più grandi banche centrali al mondo (FED, Bank of Japan, BCE). Cosa vuol dire in parole semplici? Che c’è una probabilità molto alta che i trilioni riversati dalle banche centrali di mezzo mondo sui mercati negli ultimi anni siano finiti per gonfiare, direttamente o meno, proprio le quotazioni delle mega-corporations tecnologiche in questione.

 

Fig.3. Dove finiscono i soldi dei Quantitative Easing? Fonte: zerohedge

 

Di certo il peso economico dei salvamondo high-tech si fa sentire, anche nella disputa tra produzione di energia fossile e rinnovabile. Solo a titolo di esempio, vale la pena citare la Breakthrough Energy Coalition (BEC), fondata in piena COP21 con l’intento di finanziare progetti per la produzione di energia a zero emissione di CO2. Indovinate un po’ chi fa la parte del leone tra i finanziatori di questa indispensabile iniziativa? Ben tre dei cinque “unicorni” di Wall Street (li chiamano così) in testa alla classifica delle società più ricche nel 2016; nello specifico: Facebook, Amazon e Microsoft.

L’impegno verde degli unicorni non ha tanto valore commerciale quanto, piuttosto, di immagine. Gli investimenti nel solare, del resto, hanno prodotto risultati catastrofici negli ultimi anni (SunEdison, First Solar, SolarCity-Tesla solo per fare qualche nome tra i caduti più celebri). Se quindi da una parte la fanfara del catastrofismo climatico puo’ dare una mano a prolungare gli incentivi che hanno tenuto in piedi la baracca fino ad oggi, dall’altra parte mostrarsi verdi, salvamondo ed eco-compatibili ha un valore enorme dal punto di vista del marketing.

Sono soldi ben spesi, quindi, quelli del Breakthrough Energy Coalition e delle altre millemila iniziative volte a riversare miliardi o trilioni di dollari in investimenti che in una pura ottica di business sono nella gran parte dei casi catastrofici. Soldi ben spesi solo per i FANG & Friends, naturalmente, perché a fronte di investimenti a loro carico relativamente limitati (il BEC comporta un impegno per “solo” un miliardo di dollari in 20 anni), la parte del leone la fanno i finanziamenti pubblici dei governi ovvero, in ultima analisi, i soldi dei contribuenti, gettati letteralmente nel camino per finanziare progetti energetici senza alcun senso da un punto di vista economico.

Ma quel che è ancora più importante, la demonizzazione dei giganti decaduti dell’energia e dell’industria, e la concomitante esaltazione dell’high-tech in ottica salvamondo, hanno un risvolto ancora più pratico. Basti pensare ai tanti gruppi di pressione, lobby ambientaliste in testa, che a gran voce chiedono agli investitori più ricchi e potenti di distogliere i loro investimenti dalle società rovinamondo. L’effetto del tam-tam ambientalista e salvamondista, in ultima analisi, è proprio quello di gonfiare ulteriormente le capitalizzazioni degli unicorni a tutto danno delle altre società quotate in borsa.

Proviamo quindi a riassumere.

  • Nonostante la narrativa del mainstream, le società più ricche del mondo oggi sono quelle high-tech, mentre quelle legate all’energia, alle risorse minerarie e all’industria arrancano.
  • Le stesse società high-tech attraggono la grandissima parte della carta cartamoneta che viene stampata dalle banche centrali nel disperato tentativo di far ripartire l’economia e salvare il debito dei paesi scassati. In altre parole, si stanno ingrassando impunemente grazie a soldi che avrebbero potuto sostenere una ripresa economica vera, piuttosto che l’ennesima gigantesca bolla finanziaria.
  • La narrativa catastrofista e salvamondista è utilizzata dalle stesse società per mere questioni di marketing, per apparire più etiche, belle e oneste rispetto ai rivali tradizionali: brutti, sporchi e rovinamondo per definizione.
  • La demonizzazione degli avversari in ottica salvamondista si associa all’azione di lobby ambientaliste che pretendono il ritiro degli investimenti nelle società energetiche per motivi “etici” con la conseguenza di gonfiare ulteriormente la bolla del tecnologico.

Dulcis in fundo. Forse a qualcuno interessa sapere che il boss di Amazon è casualmente anche il proprietario del Washington Post, quotidiano da cui i giornali mainstream di mezzo mondo scopiazzano, traducono e incollano impunemente una parte significativa dei “loro” articoli. Inutile dire quali siano le posizioni del Washington Post in fatto di Climate Change, vero?

Direi che il cerchio si chiude abbastanza bene così.

Colgo l’occasione per anticiparvi che del rapporto tra la stampa mainstream e il climatismo catastrofista parleremo molto presto, in un articolo in uscita all’inizio della prossima settimana. Ché saranno pure giorni di vacanza, ma Climatemonitor non va in ferie, neppure quest’anno. Così ci potete leggere anche sotto l’ombrellone.

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Published inAttualità

56 Comments

  1. […] Blog, che già più di tre anni fa, seppure in modo più embrionale e decisamente meno accademico, di queste cose predicava nel deserto più desolato. Ed è anzi motivo di orgoglio che certe intuizioni si siano […]

  2. Alessandro

    Chi comanda davvero?
    Alla BEC BreakthroughEnergy Coalition partecipa anche l’Università della California che ricordo opera al Lawrence Berkeley National Laboratory sotto un contratto con Department of Energy.
    Berkeley Earth è fondata da rappresentanti dell’Università di California e del Berkeley National Laboratory.
    Comunque da un altro punto di vista potrei rispondere che chi comanda davvero è la massa o la maggioranza dei consumatori che utilizzano questi servizi, cioè le persone comuni!
    Ci tengo a precisare che la vita del sottoscritto non è quella di uno schiavo del lavoro o schiavo di un servizio quando non lavora. Possiedo un Nokia 3210 per telefonare o mandare SMS, niente Facebook, niente WhatsApp, (ma ho un tetto dove stare di propietà della mia famiglia), nessun mutuo con banche, nessuna rateizzazione su ciò che posseggo, ecc. ecco perchè non sono schiavo del lavoro e dello stipendio, ma allo stesso tempo non mi manca nulla e ho tutte le comodità che ritengo prioritarie tipo una casa calda di inverno e una casa fresca d’estate grazie alle nuove tecnologie a gas ed elettriche. Ho quella “consapevolezza” a cui si riferisce Massimo e devo dire la comunicazione a quattr’occhi umana è davvero difficile. Cerchiamo di diventare più umani e meno “robot”(inteso come essere umani dipendenti dalla fredda tecnologia) tutti i giorni…pensateci tutti e poi fatemi sapere.

  3. donato b.

    @ Fulvio
    Scrivo qui per problemi di leggibilità. Non ho letto il libro consigliato: sarebbe sciocco pensare di leggere un testo di centinaia di pagine in poche ore. Ho, però, cercato di capire ciò che dice e mi sono imbattuto in questa recensione critica di P. Piro. Ciò che ho letto non fa altro che rafforzare le mie convinzioni: non credo che spenderò 27,00 euro per un libro che non mi piacerebbe affatto.
    http://wwwdata.unibg.it/dati/bacheca/1030/58262.pdf
    Ciao, Donato.

  4. fulvio

    sì sì Lumicino, bravo. Il mio è qualunquismo il suo è fancazzismo. Quando non si hanno le risposte si spolvera il solito adagio del qualunquismo e avanti così! Mi saluti Matteo

    • Fulvio, questo non è un forum. I commenti privi di contenuto ma con insulti ad personam non sono graditi. Non ripetiamo la solfa di qualche settimana fa.
      gg

  5. Vogliamo tornare agli anni ’70 e alle occupazioni delle fabbriche? In particolare, quando mai le industrie petrolifere hanno investito tanto quanto Google, Microsoft e C. nell’educazione in tutti i paesi del mondo? E con questo non intendo dire che facciano beneficenza…

    Non vogliamo tornare alle okkupazioni, ma i nemici sono su due fronti: sull’altro c’è il capitalismo selvaggio che cerca di imporsi al di sopra dello stato. La Silicon Valley avrà investito più delle compagnie petrolifere (peraltro vorrei vedere i conti), ma anche perché capitalizza impropriamente di più in funzione della bolla in cui vive. Poi voglio vedere cosa succederà quando la bolla scoppierà…

  6. roberto

    Che le FANG siano ben sostenute dalle banche centrali è reso palese dagli acquisti della Banca Centrale Svizzera che, per tenere il franco basso sul dollaro, detiene il 20 % delle azioni Apple. Ma anche la major del petrolio non sono messe male con Tillerson agli esteri e sussidi alla energia fossile che non sono certo scarsi ( https://www.forbes.com/sites/ucenergy/2017/02/01/the-200-billion-fossil-fuel-subsidy-youve-never-heard-of/#17f01b7652b7)
    Per finire tutto si può dire dell’OPEC ma sicuramente si può affermare che agisce secondo strategie politiche tra cui la principale l’affossamento dello shale gas americano. Per non dire del Qatar la cui “colpa” è di avere un maxi giacimento di gas in comune con l’Iran. In conclusione vale il detto evangelico “chi non ha peccato scagli la prima pietra”

    • Massimo Lupicino

      Complimenti Roberto, icastico direi. Sono d’accordo su tutti i tuoi punti. Riguardo ai sussidi l’argomento e’ complesso (sono comunque necessari per compensare alle inefficienze delle rinnovabili), e in rapporto alla produzione energetica totale, quelli forniti alle rinnovabili sono enormemente maggiori.
      Sull’oil&gas c’e’ poco da dire: geopolitica e petrolio vanno a braccetto, ma il disimpegno americano e’ evidente: la “guerra” allo shale e’ una guerra puramente commerciale, niente a che vedere con le invasioni di stati sovrani che si sono viste in passato (oggi va di moda usare proxy, semmai),e infatti come giustamente sottolinei, le tensioni sono tra paesi produttori del medioriente (triangolo iran-qatar-arabia in primis). Lo stesso Tillerson abbandonata la poltrona e’ stato affettato elegantemente dal nuovo ceo che ne ha criticato la gestione appena insediato. E la posizione delle major oil company oggi e’ estremamente piu’ debole che in passato, basta guardare alla recente delibera del congresso americano che al fine di bloccare il north-stream sta mettendo in forte difficolta’ le societa’ petrolifere americane che lavorano con i russi. Ne riparleremo.

  7. In Iraq ci sono militari italiani, per esempio, che presiede i lavori ad una diga. Per costruire smartphone e pannelli fotovoltaici sono necessari metalli “rari”, che causano tensioni e anche conflitti. Ci sono molti interessi nel mondo che smuovono eserciti e causano conflitti.
    Se uno è interessato alle vittime, si fa domande su tutti i vari fronti. Se uno è ossessionato dal petrolio e dal gas, in ossequio a slogan che si rifanno ad una situazione che, come spiegato, non è più quella odierna, si fa domande solo sul petrolio e sul gas.

    • Fulvio

      Vero, però anche chi è ossessionato dai sostenitori dell’afa dovrebbe rivedere le sue posizioni granitiche e spesso controverse.

    • Questa risposta è un salto di palo in frasca.

      Comunque, qui non c’è alcuna ossessione: c’è la legittima voglia di non farsi prendere per il culo, e non solo sul Global Warming. Dopodiché essendo un sito sul clima, è ovvio che si parla principalmente di quello.

    • fulvio

      non afa ma agw, ovviamente(devo cambiare occhiali). ad ogni buon conto, nessuno ha risposto ai miei quesiti:
      1) quanto ci costa ed è costato difendere militarmente l’estrazione di petrolio? (ovvio che ci son stati anche enormi benefici)
      2) http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-03-10/sorpresa-iran-iraq-libia-e-nigeria-produzione-boom-063800.shtml?uuid=AE1hfSl&refresh_ce=1
      queste situazioni le crea Babbo Natale in guerra con la Befana?
      3) si scopre l’acqua calda denunciando il fatto che l’economia digitale è ai vertici a W.S. E allora? E’ così che va il capitalismo moderno. Vogliamo tornare agli anni ’70 e alle occupazioni delle fabbriche? In particolare, quando mai le industrie petrolifere hanno investito tanto quanto Google, Microsoft e C. nell’educazione in tutti i paesi del mondo? E con questo non intendo dire che facciano beneficenza…

      e ci sarebbero tante altre domande le cui risposte, Lu(Pochino) permettendo, si possono trovare nella rete che queste industrie contribuiscono a mantenere e sviluppare.

      p.s. “Tutti, tranne me, erano impegnati con i loro devices elettronici e nella stanza regnava un silenzio assordante, rotto solo da qualche risolino degli astanti (riferito a qualcosa che sta accadendo on-line) ed ai sospiri di chi si stava stancando della lunga attesa.

      È praticamente l’equivalente delle fumerie d’oppio.”

      consiglio vivamente la seguente lettura: Turkle S. Insieme ma soli, Codice Edizioni, Torino (2012)

      buona settimana

    • Massimo Lupicino

      FulvioMatteo12 alle tue domande e’ obbiettivamente difficile rispondere perche’ sono qualunquiste, un ammasso di sentenze buttate a casaccio. E’ evidente che frequentare questo Blog non ti ha giovato.
      Per esempio l’aumento di produzione in libia e nigeria: a che proposito lo citi? A sproposito, come sempre, dopo una frettolosa ricerca con google. Quei due paesi sono stati afflitti da guerre e terrorismi interni che ne hanno falcidiato la produzione, e adesso con fatica stanno tornando a produrre greggio, con l’effetto, tra l’altro, di farne calare ulteriormente il prezzo. La Libia per altro dovrebbe esserti piu’ cara di altri paesi, vista la quantita’ di gas che esporta direttamente in Italia attraverso il Greenstream.
      Quanto agli investimenti delle oil company nei paesi produttori vs. quelli dei giganti high-tech, hai dei numeri per supportare la tua ennesima affermazione da bar-dello-sport? Evidentemente non sei a conoscenza del fatto che le societa’ petrolifere sono obbligate ad assegnare lavori nel paese produttore in base a precisi principi legati al “local-content”. Aggiungiamo il fatto che ormai le vecchie “concessioni” petrolifere sono state rimpiazzate dai Production Sharing Agreement, che lasciano la proprieta’ dei giacimenti nelle mani dei paesi produttori,e permettono alle oil company di partecipare solo di una parte dei profitti, la grandissima parte dei quali rimangono ai paesi produttori. Che poi ne facciano un uso non necessariamente virtuoso e’ un altro conto.
      Basta cosi’. Ti ho dedicato troppo tempo. Tempo sprecato, come sempre.

    • DarioC

      “…..Google, Microsoft e C. hanno investito tanto nell’educazione in tutti i paesi del mondo……..”
      Questa e proprio bella AHAHIHIHOHOH me la devo segnare.

  8. alerattolo

    E’ fuori dubbio che i Silicon contrelleranno il mondo, già lo fanno in parte. Mi sorprende di non vedere anche Google tra i nomi dei superpotenti, lei e tutte queste compagnie stanno investendo quantità spropositate di denaro per creare tecnologie che impatteranno il nostro modo di vivere come neanche possiamo immaginare, ma di certo non in maniera augurabile.
    Il capitalismo stesso è destinato a morire, già adesso è solo un animale agonizzante.
    Il futuro sarà l’uguaglianza tra i popoli, non un’uguaglianza auspicabile però, e consisterà nel livellamento ad uno status sociale unico dove ti sarà garantita la vita ma dove indipendenza e pensiero critico e alternativo saranno solo parole senza senso.
    A questo punto non ci sarà nemmeno bisogno di fare del marketing, se vuoi vivere devi perforza utilizzare la loro tecnologia o i loro servizi, esattamente come oggi sui nostri computer siamo pressoché costretti ad utilizzare windows o apple softwares.

    • Massimo Lupicino

      Ciao Alerattolo, ovviamente Google c’e’, sotto il nome della sua conglomerata Alphabet…

      Immagine allegata

    • AleD


      se vuoi vivere devi perforza utilizzare la loro tecnologia o i loro servizi, esattamente come oggi sui nostri computer siamo pressoché costretti ad utilizzare windows o apple softwares.

      Già oggi se vuoi vivere sei costretto a respirare ossigeno, bere e mangiare roba commestibile.
      Che ci vuoi fare, è un mondo difficile…

    • Fabrizio Giudici

      Già oggi se vuoi vivere sei costretto a respirare ossigeno, bere e mangiare roba commestibile.
      Che ci vuoi fare, è un mondo difficile…

      Scusate ragazzi, ieri forse era la Giornata Mondiale dei Paragoni Stupidi e non me ne sono accorto?

    • AleD

      Certo che no, era per rispondere a chi si lamenta che servirebbe altro ma non sa cosa, e nel mentre usa e parecchio quello che non vorrebbe usare perché appunto sarebbe meglio usare dell’altro.
      Sono i famosi problemi di chi è troppo pasciuto.

    • Alessandro

      Direi che sono gli stessi servizi a “riuscire” a dirottare le attenzioni favorendo un aumento dei consumi e il problema dei consumatori è proprio l’assenza di una guida che riporti l’animo umano verso dei sani e tradizionali principi morali che ahimè non vedo preponderanti, ma in via di estinzione, nonostante la storia ci insegni altro (vedi storia del clima).
      Naturalmente spero di ricredermi e di vedere un maggior buon senso da parte della maggioranza dei consumatori.

    • Fabrizio Giudici

      A parte il fatto che non è vero che “non sa cosa”, torniamo anche alla questione puntuale:

      se vuoi vivere devi perforza utilizzare la loro tecnologia o i loro servizi, esattamente come oggi sui nostri computer siamo pressoché costretti ad utilizzare windows o apple softwares.

      Il problema qui è evidente: per usare tecnologie che sono indispensabili ai più si è costretti a comprare hardware e software da un numero ristretto di aziende che sono parte di un “cartello culturale”. Pensando ai cosiddetti “social”, un pugno di aziende sono riuscite a “privatizzare” l’uso di internet, ovvero di assoggettarlo alle proprie regole (e quindi alla propria censura ideologica). Prima di Facebook e Twitter si potevano fare grossomodo le stesse cose fondamentali (comunicare) con strumenti ed infrastrutture che erano realmente neutri e decentralizzati.

    • AleD

      Ma si dai facciamo su tutto un minestrione.

      “windows o apple softwares” sono indispensabili per usare “Facebook e Twitter?” Ma 😀

      Vedete? Non sapete manco voi cosa vorreste avere di diverso da quello che si usa oggi. Per il gusto di rompere le balle, ideologicamente parlando.

    • Massimo Lupicino

      C’e’ stato un bel ritorno di fiamma su questo post vedo… 🙂 Io nel mio piccolo ci provo: cerco di non lasciare tracce su internet, uso pseudonimi, non uso e non ho mai usato facebook (ma il zuck me lo sono ritrovato comunque sul telefonino con wattsup), ma dall’altra parte come si fa? mancano le alternative, semplicemente. Android = Google. Amazon non ha competitor e sta letteralmente distruggendo il retail di tutto il mondo compresi altri venditori online. Se anche uno volesse fare a meno di zuck dovrebbe rinunciare a wattsup. Ok c’e’ Telegram, ma in quanti lo usano?
      Il vero problema e’ la mancanza di concorrenza, il monopolio assoluto in un campo supercritico come la liberta’ di informazione, e da questo punto di vista per i peones come noi c’e’ poco da fare: o sparisci dal cyberspazio o ti tocca usare loro e soprattutto farti usare da loro.

    • Fabrizio Giudici

      AleD, il minestrone è tutto tuo.

      Tanto per incominciare, io non uso nessun social: né Facebook, né Twitter, né Instagram, né WhatsApp. Alcuni gruppi con cui ho interesse a rimanere in contatto, però, usano Facebook e questo mi mette in difficoltà. Ma è solo un esempio.

      Rimane il fatto – non so dove tu viva, ma non certo in un eremo atecnologico, perché posti qui – che il computer o un tablet è necessario al lavoro di una gran parte di persone, e – social a parte, di cui si può fare a meno – qui si ricade in uno dei pochi fornitori citati. A complemento dell’ultimo commento di Massimo, non è più neanche una questione di monopolio in senso classico, per vari motivi: per esempio, i produttori di hardware (computer non Apple, o telefonini) sono certamente molti. Putroppo, però, contano poco, perché poi per quanto riguarda i sistemi operativi si ricade in tre possibilità: Windows, Mac OS (o iOS) e Android (Linux non è mai decollato come possibilità per gli utenti finali). Si potrebbe dire che sono comunque tre aziende in competizione, ma la visione del mondo che hanno – e soprattutto l’intenzione di entrarci dentro a gamba tesa – è quasi perfettamente allineata.

    • AleD

      Ma si, togliamo pure google e android.
      Ma anche telegram, perchè poi se cresce anche quello non va più bene.
      Ma dico, tirarsi fuori il c64 in cantina e giocare con quello no?

    • Massimo Lupicino

      AleD io il commodore 64 ce l’avevo e anche il Vic20! 🙂 Ma il punto evidentemente non e’ il rifiuto della tecnologia. Senza quella stessa tecnologia questo Blog non esisterebbe, e quindi il progresso fatto fino ad ora non avrebbe alcun senso 😀 Scherzi a parte, il problema e’ un altro: se hai un telefonino android, usi google maps e hai quindi un indirizzo di posta su Gmail tu diventi una persona rintracciabile con la stessa facilita’ di un carcerato col braccialetto elettronico. Solo che a rintracciarti non sono forze dell’ordine, ma privati che possono fare di queste informazioni quello che vogliono. Idem per facebook-wattsup. Idem per amazon (appena fai una ricerca per l’acquisto di qualcosa ti ritroverai per i mesi seguenti banner pubblicitari “su misura” pur non avendoli richiesti).
      Le stesse entita’ manipolano gli algoritmi di ricerca (cosa per altro dichiarata alla luce del sole) per privilegiare le narrative ritenute migliori, mandano collegamenti a giornali / riviste ritenute evidentemente migliori di altre, e cosi’ facendo diventano puri strumenti di informazione con l’aggravante che lo fanno in modo subdolo, pretendendo di essere imparziali e al di sopra delle parti. E’ un discorso lunghissimo, impossibile esaurirlo qui. Ma il fatto stesso che zuckerberg studi da presidente degli stati uniti fa capire, alla fine della fiera, dove si va a parare.

    • AleD

      Siamo in un regime dai… 😀

    • Massimo Lupicino

      Non siamo in un regime ma c’e’ chi in modo del tutto disinvolto e su organi di informazione ad elevata tiratura parla con tranquillita’ di supergoverno mondiale e di “reti di attivisti” che devono determinare le politiche nazionali all’interno di un disegno globalista. Qualcuno puo’ dire che si tratta di un tentativo di instaurare un regime mondiale, qualcun altro puo’ preoccuparsene e fare spallucce, qualcun altro ancora puo’ perdere buona parte del suo tempo a postare su facebook e wattsup perche’ la vita vera e’ tutta li’.
      Ognuno e’ libero di preoccuparsi o di vivere tranquillamente la fase che stiamo attraversando. I terrorismi non servono, ma personalmente ritengo che minimizzare il fatto che 3-4 persone fisiche gestiscano la gran parte dei dati personali di miliardi di persone sia esercizio un po’ peloso. E il fatto che quelle 3-4 persone hanno una ricchezza personale equivalente al PIL del Portogallo a me qualche grattacapo in piu’ lo da’.
      Poi nulla ci vieta di immaginare che questo potere immenso non venga utilizzato perche’ le persone in questione sono filantropi. Alla fine della fiera sono solo punti di vista e finche’ siamo in democrazia ognuno e’ libero di pensare quello che vuole, e votare convintamente zuck come capo del mondo. Facebook per tutti, e i problemi della terra saranno risolti come per magia. Abbiamo creduto a tutto, possiamo credere anche a questo… 😉

    • Alessandro

      Io sono come Fabrizio, niente fb, ne watsapp e non ho un android, però ho un account google con pseudonimo che mi aiuta a partecipare a dei blog interessanti con pseudonimo. Proprio ieri mi era venuto in mente di affidare ad una persona il mio cellulare per alcuni giorni per poter finalmente rivivere senza. Una prova che la si potrebbe fare, fattibile credo se non sei un pezzo grosso e fai un umile attività in proprio.
      Chiaramente per posta elettronica sarei comunque connesso con windows, poste e outlook.

    • AleD

      Boh, per me whatsapp è insostituibile anche lavorativamente parlando. Ho seguito la ristrutturazione di casa con il mio smartphone android, whatsapp, google calendar e i video i full hd per documentare il prima, il durante e il dopo.
      Io non tornerei mai indietro.
      Altro che grande fratello che ti controlla e comanda, ma per piacere, dai.

    • Fabrizio Giudici

      AleD evidentemente pensa che gli smartphone li abbiano inventati Apple e Google, che i video siano una geniale intuizione di YouTube, che la comunicazione a distanza per mezzo informatico fosse oscura agli umani prima di Twitter, eccetera. Oppure trolleggia.

  9. Fulvio

    Ok bravi. Facciamo anche il conto delle vittime? Il petrolio appunto è calato ma aveva raggiunto livelli mai visti prima. E cmq la mia domanda è quanto costa e chi paga l’ invio delle truppe.

    • Massimo Lupicino

      Fulvio, grazie per il tuo intervento che centra in pieno il tema dell’articolo. Le tue considerazioni sono interessanti, se riferite a 15 anni fa. Oggi e’ tutto cambiato, ma probabilmente nessuno le l’ha raccontato. In gran parte non e’ colpa tua.
      1) Non ci sono piu’ truppe straniere in iraq, salvo gruppi molto esigui che offrono un sostegno tattico e logistico a chi in iraq combatte contro l’isis (essenzialmente milizie sciite con contributi sunniti). Le truppe americane, hanno lasciato l’iraq nel 2010, prima amministrazione obama.
      2) Il prezzo del greggio e’ crollato, in gran parte proprio per l’esplosione della produzione irakena che ha raggiunto i 4.5 milioni di barili al giorno, una enormita’ se si pensa che partivano da zero, al tempo dell’ultima guerra.
      3) Le compagnie occidentali che operano in iraq lo fanno con guadagni infimi, con contratti di servizio che pagano pochissimi dollari per barile prodotto, con profitti quasi nulli. La grandissima parte degli introiti va al governo irakeno
      4) La scoperta dello shale oil/gas ha liberato risorse enormi negli stati uniti che, al netto della capacita’ delle loro raffinerie, sono arrivati a raggiungere la quasi totale indipendenza energetica. In conseguenza di questo, non hanno piu’ nessun interesse a ficcare il naso in guerre “democratiche” con intenti energetici
      5) Gli USA sono diventati esportatori di petrolio, grazie ad una legge approvata alla fine del secondo mandato di obama. Forse non lo sai, ma in Europa riceviamo quantita’ crescenti di idrocarburi americani (che paghiamo anche molto caro, tra l’altro).
      Come vedi il mondo e’ completamente cambiato, le tue riflessioni potevano valere 10 anni fa, non certo oggi, come mostra proprio la prima figura allegata all’articolo.
      In compenso, ci sono delle altre multinazionali che di te conoscono tutto: i tuoi gusti sessuali, quelli di consumo, dove ti trovi, chi frequenti, cosa guardi in tv, cosa scrivi nelle tue email. Intercettano le tue mail, ti ascoltano (se lo ritengono utile) attraverso smartphone o smart-tv. E a fronte di tutto questo ti preoccupi dell’effetto sulla tua vita delle nefaste compagnie petrolifere?
      Non e’ colpa tua, ripeto. E’ l’effetto di un martellamento mediatico del mainstream che mira proprio a conformare ascoltatori e lettori nascondendo i problemi e le minacce reali. Cosa molto facile per loro, visto che detengono il controllo totale dell’informazione: da quella tradizionale a quella “moderna” fatta di algoritmi di ricerca “addomesticati” o di social-network che ci trasformano in archivi virtuali ambulanti a disposizione di tutti, anche di malintenzionati.

    • Fulvio

      Guardi Lu pochino che certi toni è meglio che li usi a casa sua. Sappiamo tutti che ci sono ancora militari occidentali da quelle parti. Davvero le compagnie petrolifere di sacrificano x pochi dollari pur essendo seduto sul mare di petrolio iracheno ? Ma mi faccia il piacere…….Cmq io ho chiesto il conto delle spese della guerra, ed ancora non l’ho visto. Per quel che riguarda la mia privacy, facciano pure, tanto io credo di avere mezzi intellettuali sufficienti per non cadere nelle braccia delle loro sirene. Ditemi, vi risultano guerre e terrorismo scatenati dalle industrie IT?

    • Massimo Lupicino

      Mi permetto il tono che voglio perche’ questo Blog e’ anche casa mia. Se ci sono messaggi con un tono inappropriato in risposta a questo articolo, beh sono proprio i tuoi. Quanto ai tuoi “sappiamo tutti”, di quei “sappiamo tutti” sono piene le fosse, e il “sappiamo tutti” e’ l’argomento di chi niente sa. Ho provato a risponderti in modo argomentato, non e’ servito a nulla, come in altri post molto simili ai tuoi comparsi in passato sotto nomi diversi. Crogiolati pure nelle tue sicurezze, fai comunque parte di una ricca maggioranza e quindi sei in ottima compagnia. Mr. Happy Go Lucky.

    • Fulvio

      Va bene tuttologo, e le risposte???

  10. Fulvio

    Per proteggere i pozzi di petrolio, da molti anni siamo impegnati con truppe in scenari quali l’iraq. Chi ci guadagna dall’uso di quei pozzi? Quanto ci costa la guerra continua da quelle parti? Quanto ci guadagnano le compagnie dall’aumento del prezzo del petrolio? Chi paga il tutto?

    • Quanto ci guadagnano le compagnie dall’aumento del prezzo del petrolio?

      Visto che sono anni che il prezzo diminuisce, al momento dall’aumento non guadagnano un gran che, direi.

    • donato b

      Fulvio, il prezzo del petrolio è a livelli estremamente bassi (intorno ai 45 dollari al barile, come negli anni ’80 del secolo scorso): qualche anno fa si aggirava sui 140 dollari. Tale livello di prezzo è mantenuto artificiosamente alto grazie alle politiche di sostegno messe in atto dall’OPEC, altrimenti sarebbe anche più basso. Paesi come la Russia, il Venezuela e la stessa Arabia Saudita hanno avuto ed hanno difficoltà a causa della riduzione del prezzo del petrolio.
      https://www.money.it/Prezzo-del-petrolio-storico-WTI
      .
      Per quel che riguarda le guerre nel Golfo che si trascinano da qualche decennio, esistono molteplici cause tra cui il controllo dei pozzi di greggio e di gas. Se si considera che oggi come oggi gas e petrolio rappresentano la stragrande maggioranza delle fonti di energia disponibili, è ovvio che le grandi potenze (regionali e globali) cerchino di assicurarsene il controllo.
      E’ etico? E’ moralmente ammissibile? In un mondo ideale non credo, nel mondo reale la risposta è, purtroppo, si.
      D’altro canto è eticamente e moralmente corretto che poche società (Amazon, Google e via cantando) controllino le fonti di informazione, il commercio elettronico e, in ultima analisi, governano un mondo parallelo a quello reale condizionando miliardi di persone?
      In un mondo ideale la risposta è no, ma in quello reale, purtroppo, è si.
      Ciao, Donato.

  11. Alfredo

    Scusate il mio intervento, che forse va in “off topic”.
    Stimolato dal contributo di Massimo Lupicino, mi domando: con l’immissione massiva di devices negli ultimi anni, la “domanda” di energia elettrica a livello globale è aumentata? E se sì, esistono studi che hanno quantificato questo “aumento”?
    La domanda mi è ronzata in testa quando ho visto la fig. 1 con le big5 del 2016.
    Forse è una domanda sciocca.

    • Massimo Lupicino

      Ciao Alfredo, la domanda di energia mondiale e’ in continuo aumento, cosa che non deve sorprendere visto che la popolazione mondiale e’ in rapido aumento e miliardi di persone non hanno ancora accesso a fonti di energia sicure e a basso costo. Ti allego un link in proposito. PS: nessuna domanda e’ sciocca, per definizione.
      https://www.eia.gov/outlooks/ieo/world.php

    • Alfredo

      Grazie, Massimo.
      Ero interessato a capire se la diffusione capillare a livello mondiale di devices (smartphone, tablet, ecc.) abbia determinato negli ultimi anni un aumento della richiesta di energia e capire in quale percentuale questi devices determinano la richiesta. Se ho letto bene da qualche parte e se la notizia è vera, un paio di anni fa uscì uno studio che affermava che in UK questi erano responsabili di circa il 30% dell’aumento di richiesta.

    • Massimo Lupicino

      Ciao Alfredo, ho capito cosa intendi… Bah, a spanne e manazza la carica di un telefonino per un anno dovrebbe valere fino a un massimo di circa 5 kWh. Per un tablet parliamo di una decina? Ammesso di avere 4 cellulari e un tablet in casa, questi comporterebbero una spesa energetica di circa 30 kWh. Mettiamoci anche un paio di PC e arriviamo intorno ai 50 kWh. Ipotizziamo una spesa di circa 3000 kWh all’anno per la stessa famiglia, e otterremo che la ricarica dei device portatili varra’ si e no il 2% del consumo totale… Sono conti buttati in 5 minuti, ma non dovremmo andare lontanissimi dalla realta’…

    • Ora non lo trovo più; qualche anno fa lessi un articolo sulla previsione del consumo degli smartphone & tablet nel mondo, prevista grossomodo per il tempo presente, e si parlava dell’equivalente di circa un milione di automobili medie. Considerando che solo in Italia circolano circa 35/40 milioni di automobili, si deduce che è una percentuale trascurabile (se i conti sono giusti).

      Comunque, Alfredo, la tua domanda non è stupida, anzi. Io vorrei leggere molte più domande, perché pare che l’energia la consumano e la CO2 la producono solo certe attività e non altre.

      Tanto per fare un esempio: com’è che nessuno ha calcolato quanta energia e quanta CO2 vanno contabilizzate per il recente concerto di Vasco Rossi, ovviamente anche contando i trasferimenti di quelle migliaia di persone che arrivavano da tutta Italia e pure dall’estero? Oppure qual’è la contabilità energetica e carbonica di chi va a vedere una partita di calcio in trasferta?

    • A. de Orleans-B.

      Oltre al diretto consumo elettrico dello smartphone vanno considerati i consumi delle torri che comunicano con lo smartphone e i consumi dei server che forniscono i dati richiesti durante l’uso dello smartphone e raccolgono e analizzano i dati e metadati (big data) raccolti dale comunicazioni dello smartphone.

      Credo che la potenza di trasmissione della torre sia tra 5 e 10 volte quella dello smartphone.

      Circa la potenza della elaborazione dati credo che la quota principale sia quella di “attesa” del server (stand-by waiting for query) – ma non ho alcuna idea su come stimarla, nemmeno come ordine di grandezza.

    • Oltre al diretto consumo elettrico dello smartphone …

      Se si considera tutto l’ecosistema, il calcolo diventa estremamente complesso: non solo i server per la telefonia, ma anche per le app e i servizi collegati; e pure l’energia per lo sviluppo di queste cose…

    • robertok06

      ” E se sì, esistono studi che hanno quantificato questo “aumento”?”

      Ho visto una presentazione di Chris Llewellyn-Smith, ex direttore generale del CERN, che attualmente si occupa di problemi e politiche energetiche a Oxford (o era Cambridge?… uno dei due) che diceva che un paio di anni fa gli USA utilizzavano circa 1/5 della loro elettricita’ per telefonini, videogiochi, sistemi video e audio. Se trovo il link lo posto… ma non prometto nulla.
      … anzi… eccolo qui, dovrebbe essere questo:
      https://indico.cern.ch/event/388336/attachments/1157545/1724241/Lectures__Colloquium_Chris_Llewellyn_Smith.pdf

    • Alfredo

      Grazie, robertok06!
      Questo è quello che intendevo. Adesso me le leggo per bene, queste slides, perché è un argomento che mi interessa. A quanto pare, dalle tue anticipazioni, secondo Llewellyn-Smith si tratta di una percentuale abbastanza consistente… È una presentazione, non uno studio, ma mi pare abbastanza ben documentata, a una veloce lettura.
      Se altri hanno simili studi, sarei ben lieto se mi venissero segnalati.
      Grazie a robertok06 e a tutti quelli che hanno risposto e mi hanno aiutato a capire.

  12. Sergio

    Caro Massimo, i tuoi interventi sono sempre interessantissimi, ma mi mettono di un malumore che non ti dico. Ogni volta mi rendo conto quanto siamo stupidi.

    • Massimo Lupicino

      Sergio, non siamo stupidi: CI VOGLIONO stupidi, che e’ diverso. Per il solo fatto di frequentare siti come questo, per il fatto di essere ancora capace di arrabbiarti e di usare il tuo cervello in modo autonomo e indipendente, tu appartieni ad una elite, sappilo. Questo non ti rende la vita migliore: saresti probabilmente piu’ felice se non ti rendessi conto di nulla, La consapevolezza ha un prezzo, e la rabbia e’ uno degli effetti, di tale consapevolezza. Se bene incanalata, quella rabbia fara’ di te una persona migliore, e un agente di cambiamento.
      Tutti noi siamo potenziali agenti di cambiamento, se oltre ad arrabbiarci prendiamo delle azioni, per quanto piccole, nelle nostre vite quotidiane. E soprattutto se le nostre “scoperte” e le nostre “azioni” le condividiamo con altri.
      PS: posso darti un consiglio cinematografico? Guardati “Essi Vivono” di John Carpenter. Aveva gia’ visto tutto una ventina di anni fa. Per non parlare di Orwell, naturalmente… Non ci inventiamo niente, i veri geni sono quelli che hanno visto arrivare tutto questo molto tempo prima… 😉

  13. donato b.

    Caro Massimo, hai sviluppato una serie di considerazioni che consentono di leggere in modo corretto tanti accadimenti che caratterizzano la cronaca di questi ultimi tempi.
    Il destino economico delle nazioni del mondo sviluppato oggi come oggi lo decidono attori che sono estranei alle dinamiche politiche e sociali e, forse, anche ai famigerati “mercati”. Le società contemporanee non sono più fondate sull’agricoltura, l’industria e l’artigianato, ovvero sulla produzione di beni, ma sulla produzione di servizi.
    In questa parola di per sé insignificante, (servizi) si annida il dramma delle società dei paesi sviluppati.
    Produrre beni non è politicamente corretto o, per essere più precisi, non lo è produrli in modo “classico”, utilizzando, cioè, energia prodotta a buon mercato (carbone, petrolio, gas e nucleare). L’utilizzo di fonti energetiche alternative comporta, però, un forte aumento dei costi di produzione che, unito a quello della manodopera, mette fuori mercato i beni prodotti nel primo mondo a tutto vantaggio di quelli prodotti nei paesi in via di sviluppo che utilizzano energia tradizionale, non hanno alcuna cura dell’ambiente e trattano i lavoratori come schiavi: basse retribuzioni, nessun diritto, orari e condizioni di lavoro disumani.
    .
    I beni così prodotti vengono venduti sul mercato occidentale e costituiscono il supporto materiale di quei “servizi” di cui si parlava poco più sopra.
    In questo modo il cerchio si chiude in maniera pressoché perfetta: le società occidentali producono i progetti degli strumenti tecnologici costruiti a costi bassissimi dai nuovi schiavi dei Paesi in via di sviluppo e che costituiscono il supporto materiale per produrre quei “servizi” che contribuiscono in modo sempre più sostanzioso ai PIL dei Paesi sviluppati.
    La cosa degna di nota in tutto ciò è che la produzione di beni e servizi fa capo in misura quasi esclusiva a quegli “unicorni” cui fai riferimento nel tuo post.
    .
    Si è innescato un meccanismo perverso che sta consentendo agli “unicorni” (io li chiamerei “idre” a causa della loro struttura tentacolare) di detenere il potere effettivo nel mondo. E la politica è diventata uno dei tanti devices utilizzati da queste strutture
    per esercitare il loro potere.
    .
    Con questo non voglio assolutamente dire che esiste un “gomblotto” ed un “grande vecchio” che cerca di controllare il mondo. Voglio solo dire che si è innescato un processo evolutivo (degenerativo?) che la Politica (quella con la P maiuscola, ovviamente) non è più in grado di controllare e che sta plasmando la società globale in un modo che a me non piace, ma è quello che vuole la maggior parte della gente.
    .
    L’altra sera ero seduto nella sala di attesa di un notaio ed osservavo gli altri clienti. Un padre ed un figlio erano seduti di fronte a me, al loro fianco un altro cliente, al mio fianco la mia cliente e due o tre altre persone stavano sedute un poco più lontane. Tutti, tranne me, erano impegnati con i loro devices elettronici e nella stanza regnava un silenzio assordante, rotto solo da qualche risolino degli astanti (riferito a qualcosa che sta accadendo on-line) ed ai sospiri di chi si stava stancando della lunga attesa. Con mio profondo sollievo ad un certo punto il notaio si è liberato e siamo tornati nel mondo reale anche se, a questo punto, mi chiedo quale sia il mondo reale odierno.
    Questo aneddoto per dare un’idea della direzione verso cui stiamo andando e dell’importanza che alcuni “servizi” stanno assumendo. Questo è, però, solo un esempio e neanche molto importante. Ciò che mi preoccupa maggiormente è il livello di complessità sempre crescente che stanno assumendo le pratiche tipiche della nostra società “terziarizzata”. Ieri sera mia moglie ha dovuto sottoscrivere il suo mod. 730. La sottoscrizione ha comportato l’apposizione di ben 22 firme (si, ventidue firme, contate una per una). Il calcolo statico di una villetta di 2 piani di circa 120 metri quadrati di superficie, richiede circa 2000 pagine di output, mentre il progetto nella sua interezza comporta, complessivamente, circa 20 adempimenti (verifiche termiche, progetto degli impianti, autorizzazioni sismiche ed urbanistiche, adempimenti connessi alla sicurezza dei lavoratori, autorizzazioni ambientali varie, verifiche di accessibilità ed adattabilità per le esigenze dei diversamente abili, ecc.). Venti anni fa non avevamo bisogno di niente di tutto ciò ed il procedimento era racchiuso in 5 o 6 adempimenti totali con costi enormemente inferiori e guadagli maggiori per tutti. Tutto ciò oggi è necessario in quanto esistono i computer ed i programmi di calcolo che consentono di produrre questa mole impressionante di carte che non servono praticamente a nulla. Sono necessarie solo ed esclusivamente per consentire ad uno stuolo di programmatori, decisori, ricercatori e burocrati di sopravvivere.
    La produzione del bene (casa) è diventata secondaria rispetto alla produzione di servizi e, a breve, i costi dei secondi diventeranno preponderanti rispetto ai primi.
    .
    Con questo credo di aver fornito la mia risposta alla domanda del titolo del post. E’ una risposta che riflette il mio punto di vista, ovviamente, e, quindi, contestabile sotto tanti altri punti di vista. Difficilmente si potrà, però, avere un nome diverso per individuare chi comanda: gli unicorni di cui parla si parla nell’articolo sono i detentori delle leve del comando. E non solo in campo ambientale-climatico! 🙂
    Ciao, Donato.

    • Tutti, tranne me, erano impegnati con i loro devices elettronici e nella stanza regnava un silenzio assordante, rotto solo da qualche risolino degli astanti (riferito a qualcosa che sta accadendo on-line) ed ai sospiri di chi si stava stancando della lunga attesa.

      È praticamente l’equivalente delle fumerie d’oppio.

    • Massimo Lupicino

      Bella immagine Fabrizio. A me certe immagini di persone impietrite davanti ai loro cellulari, magari su una banchina della stazione o in una sala d’aspetto fanno venire in mente gli zombie. Ma anche Essi Vivono, il film di Carpenter gia’ citato in risposta a Sergio. A volte quando guardo quegli zombie mi rendo conto di essere uno di loro, e quindi spengo il cellulare e me lo rimetto in tasca e mentre li guardo mi sento un po’ piu’ “umano” 😉 Ma poi ci ricasco, puntualmente, anche io…

    • Bella immagine Fabrizio.

      L’analogia sarà perfettamente completata quando i visori da realtà virtuale diverranno pervasivi.

    • Massimo Lupicino

      Ciao Donato, grazie per la risposta. Difficile essere in disaccordo con te su qualche punto. E’ un discorso lungo e complicato, servirebbero decine di articoli per affrontarlo. Ma hai centrato un punto molto importante secondo me: la trasformazione delle nostre economie in economie “di servizi” e la scomparsa del manifatturiero sono una causa fondamentale della perdita di posti di lavoro, e della scomparsa della classe media.
      Molti degli unicorni in questione impiegano una quantita’ di manopodopera irrisoria rispetto alla loro capitalizzazione (es: facebook), o una gran parte di manodopera a bassissimo costo, di fatto sottratta a business che l’e-commerce ha massacrato (amazon), per non parlare di societa’ come Tesla, di cui abbiamo parlato, e che capitalizzano piu’ di General Motors senza aver prodotto nemmeno un centesimo di dollaro di profitto nella storia. E’ la “new-economy”, bellezza, in cui pochi fanno tantissimi soldi, e tantissimi fanno la fame o quasi,e altrettanti il lavoro lo perdono, in conseguenza di questa evoluzione…

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