Salta al contenuto

Si deve per forza passare per scemi

Alessandro Milan, giornalista di Radio24, conduce ogni mattina un’interessante rassegna stampa la cui parte più divertente è quella in cui ricorda a chi ascolta che la carta costa, perché di lì a poco darà notizia dell’articolo più inutile della giornata.

Bé, in tema di climate change la carta evidentemente la regalano, nonostante le eroiche battaglie ambientali combattute su questa preziosa materia. E’ uscito infatti l’ennesimo articolo in cui il sociologo prestato alla causa del clima di turno, spiega perché non sempre chi solleva dei dubbi sul terrore climatico sia poco informato, ignorante o in qualche modo incapace di capire (sic!), quanto piuttosto, che possano esserci altre ragioni per questa ostinata attitudine a non voler seguire il branco (o gregge, nella fattispecie). Quali ? Eh, per esempio potreste essere impiegati di un’industria che opera nel settore del petrolio, e quindi subire l’eventuale condizionamento dell’impatto di misure che la possano danneggiare… Ergo, in un caso simile la vostra ostinazione avrebbe all’origine del sano egoismo o, se preferite conflitto di interessi…

Understanding alternative reasons for denying climate change could help bridge divide

A chi è venuta in mente questa perla? Trattasi di un gruppo di lavoro dell’università della Luoisiana, Stato degli USA meridionali che affaccia sul Golfo del Messico e … … campa di petrolio e suoi derivati. Dev’essere per questo che, a sentir loro, da quelle parti è pieno di scettici. I nostri sociologi prestati alla climatologia si stupiscono infatti del fatto che, nonostante le coste dello Stato siano minacciate dall’erosione e ci siano tanti programmi ambientali per porvi rimedio, la gente ancora non voglia convincersi che il clima cambia e cambia male, ovvero bagnando loro le caviglie.

Sentiamo un po’ cosa dice l’EPA, equivalente americano del nostro Ministero per l’ambiente e certamente non scettico anzi, piuttosto schierato come tutti gli enti governativi che si rispettino, a proposito di Louisiana, erosione e climate change (queste le paroline magiche che ho messo su google):

Rising sea level is likely to accelerate coastal erosion caused today by sinking land and human activities

What Climate Change Means for Louisiana – Agosto 2016

Quindi, nonostante le solite inverificabili previsioni di accelerazione dell’erosione per l’innalzamento del livello del mare, il loro problema sono il suolo che sprofonda e l’urbanizzazione delle coste. Per quale ragione questo dovrebbe convincere qualcuno che sente i piedi bagnati che questo accada a causa di quello che guida, mangia o produce è un mistero che il solerte sociologo si guarda bene dall’investigare.

Però, sempre lui, ci spiega che c’è chi non crede al climate change antropico. Non sarà mica per le balle che raccontano anche quelli come lui? Ah, per inciso, nel gergo tutto nuovo e particolare della scienza del clima che cambia male, “likely” significa “non lo sappiamo”, perché ci sono altri due livelli di certezza nella scala del convincimento, ossia “very likely” e “vìrtually certain”… vuoi che se non avessero avuto qualche straccio di prova in più gli eroici salvamondo dell’EPA non li avrebbero usati?

La carta costa…e i bit pure, quindi mi fermo qui.

Buona giornata.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

3 Comments

  1. Alessandro

    Ecco una chicca di ignoranza e comicità che conferma come non serva passare da scemi, ma che siamo nell’era della crassa ignoranza che viene elevata a segno distintivo delle carriere di taluni personaggi:
    https://www.nextquotidiano.it/barbara-lezzi-pil-cresce-caldo/
    Purtroppo come vado a ripetere questa è l’ennesima conferma che siamo in pochi nel popolo consumatore a rilevare queste dichiarazioni comiche climatiche energetiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »