Salta al contenuto

Risvegli

Si è parlato alcune settimane fa, in riferimento alla differenza tra falsi pericoli e pericoli veri, di una vecchia conoscenza: lo Yellowstone, il celebre super-vulcano americano che ultimamente ha dato qualche segno di nervosismo in più rispetto al solito, paventando il pericolo di un risveglio che getterebbe nel panico l’intero Pianeta da un momento all’altro.

Qualche segno di risveglio, tuttavia, si ravvisa anche dalle parti della NASA, dopo quasi un decennio di sostanziale nullafacenza rispetto ai periodi pionieristici in cui quell’acronimo era sinonimo di ricerca, sviluppo, sfida tecnologica estrema. Non deve essere stato facile, per i dipendenti della gloriosa agenzia, passare dall’organizzazione di missioni lunari al trastullarsi con le “omogeneizzazioni” delle temperature delle stazioni meteo per colorare più o meno di rosso delle cartine da dare in pasto a media compiacenti. Ma forse certa ricerca più seria si è sempre continuato a farla. Probabilmente era solo sepolta dal rumore di fondo di cause più care a certa politica.

Fatto sta: è di pochi giorni fa la notizia che la NASA ha elaborato un piano per provare a scongiurare l’eruzione dello Yellowstone, eruzione che quasi sicuramente accadrà: si tratta “solo” di capire quando. Pare, infatti, che alla NASA si siano accorti che i supervulcani costituiscono una minaccia molto più grave rispetto a quella portata dai corpi celesti. Assolutamente ragionevole, considerato l’impatto devastante che una super-eruzione può avere sull’intero Pianeta, la diffusione dei supervulcani e i tempi di ritorno per questi eventi.

Nel tentativo di mitigare gli effetti di un evento dal potenziale estintivo che potrebbe anche accadere domani, la NASA-risvegliata ha scoperto che se si inietta dell’acqua fredda in pressione nelle zone periferiche della caldera del supervulcano, si incrementerà il rilascio di calore da parte del sistema, abbassando di conseguenza la probabilità che si abbia un’eruzione. Certo, di acqua ne serve tanta, ma alla NASA si sono ricordati che se si inietta acqua in ciclo chiuso in pressione e si scalda, questa si può poi mandare sotto forma di vapore in turbina per generare, udite udite… Elettricità!!!

Due piccioni con una fava: inietto l’acqua fredda, riduco il potenziale esplosivo del supervulcano e ottengo energia in quantità ad un prezzo ragionevole. Energia praticamente illimitata e verde che più verde non si può. Energia erogata in modo costante nel tempo, indipendentemente da qualsiasi fattore atmosferico. Quanto costerebbe questo giochetto? Circa 3.5 miliardi di dollari: un’inezia, se si pensa che sono soldi che verrebbero comunque recuperati nel tempo sotto la forma di un puro e semplice investimento economico, di quelli che nella neo-economia californiana di TESLA & Friends non vanno più di moda. Per non dire del risparmio incalcolabile che deriva dallo scongiurare una eruzione che cancellerebbe metà degli Stati Uniti dalla carta geografica, e che ci regalerebbe un inverno nucleare e una carestia medioevale su scala planetaria.

Giustamente, la preoccupazione principale da parte di chi ha fatto questa ricerca è di carattere politico: bisognerà convincere la politica della bontà di un investimento del genere. Compito obbiettivamente non facile, se si considera che enti come l’EPA, il NOAA e la NASA, organismi alle dirette dipendenze della Casa Bianca in quanto federali, si sono per molti anni adattati a recitare il ruolo di fornitori ufficiali di pezze giustificative scientifiche più o meno stracciate, a supporto dei fondamentalismi verdi e salvamondisti delle precedenti amministrazioni democratiche. Non a caso, nessuno dei tre prestigiosi enti sopra citati ha battuto ciglio quando all’apice della campagna presidenziale del 2016 il candidato “favorito” dagli enti in questione ha proposto di spendere 200 miliardi di dollari per ricoprire gli Stati Uniti con mezzo miliardo di pannelli solari.

La perversione folle e ridicola del fondamentalismo “verde” di questo sgangherato periodo storico è tutta in questo paragone: si volevano bruciare nel camino 200 miliardi di dollari per tappezzare di pannelli gli Stati Uniti, con l’effetto di far pagare l’energia il doppio ai contribuenti e sfasciare la rete di distribuzione elettrica nazionale. “Per salvare il mondo”. E poi ci si fa dei problemi a spendere uno o due centesimi di quell’importo per prevenire quella che potrebbe essere un’eruzione che mette fine alla civiltà contemporanea. Il tutto con l’effetto involontario, tra l’altro, di generare energia pulitissima, abbondante e costante nel tempo.

Difficile pensare che un giorno non ci verrà presentato il conto, per la follia fondamentalista salvamondista che ormai ammorba e appesta qualsiasi dibattito politico, industriale ed economico in ogni parte del mondo. Impedendo alle considerazioni più elementari di ragionevolezza e di buon senso di farsi largo nel fuoco di sbarramento ideologico violentissimo, intollerante ed utopista dei salvamondo di professione.

Speriamo, almeno, che quel conto non ci venga presentato troppo presto. E che il risveglio collettivo dall’incubo di un pensiero unico, politicamente corretto e in ultima istanza suicida, non accada proprio ad opera dello Yellowstone: difficile negare che si tratterebbe di una nemesi perfetta.

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

19 Comments

  1. DarioC

    Ipotizzando un diametro di 100Km per un’altezza di 10 metri, una densità del magma di 3 kg/dm³ ed un calore specifico di circa 2000J/kg per abbassarlo di 1 °C bisogna estrarre un’energia di circa 130 TeraWattora che corrispondono a 11 Mtep e sono l’equivalente dell’energia elettrica consumata in Italia in 1 anno.

    • Max Pagano

      un’altezza di 10 m??????? ti è sfuggita una “k” 🙂

      in ogni caso, giusto per dare un’idea:
      http://www.sciencemag.org/news/2015/04/two-huge-magma-chambers-spied-beneath-yellowstone-national-park

      dopo la più superficiale e nota fin dagli anni 60 camera magmatica a circa 10 km di profondità, il cui volume è stimato in circa 10.000 km cubi di roccia fusa, tramite analisi di tomografia sismica, due anni fa è stata identificata la camera magmatica principale, tra i 15-20 e i 40-50 km di profondità, che farebbe da bacino collettore dei flussi di magma risalenti direttamente dal mantello (quello che dicevo sopra);
      dimensioni stimate: un volume di circa 45.000 km cubi…. !!!

      ora a parte il discorso sui calcoli della quantità di calore e della capacità termica, etc etc, il punto è quello che dicevo prima:
      costruire un sistema di circolazione di acqua fredda tipo radiatore per “rinfrescare” la camera magmatica a 10 km di profondità, quando sotto c’è un serbatoio di flusso e calore 5 volte più grande che la alimenta, è semplicemente inutile.

      Immagine allegata

    • DarioC

      Confermo 10 metri di altezza, ho fatto un’ipotesi di rafreddare di 1°C solo uno strato superficiale di magma, che mi corrisponde a 78,54 km³. Se il volume della camera magmatica è di è 10mila km³ si facciano le debite proporzioni moltipicando per 127 o se vuole rafreddare di 10°C potremmo avere l’energia per l’Italia per 1270 anni, più la camera sotto 5 volte piu grande….

    • Fabrizio Giudici

      Mi sembra che stai confermando quanto è stato detto sopra: a parte problemi di realizzabilità pratica (che ignoro), l’idea pare potenzialmente buona per quanto riguarda la quantità di energia estraibile; ma certo non ha senso parlare di vantaggi ottenibili dal raffreddamento. Per cui è proprio un esempio di greenwashing…

  2. max pagano

    allora:
    premesso che raffreddare una camera magmatica come quella di yellowstone così come descritto, equivale a tentare di spegnere un incendio di un bosco di 100 ettari facendo sgocciolare una spugnetta per lavare i piatti intrisa di acqua (le proporzioni sono più o meno queste), probabilmente questa “vestaglia” anti-catastrofe è stata inventata ad arte per rivestire di “utilità salvamondista” uno (e non il primo) dei progetti di sfruttamento di energia geotermica all’interno di aree vulcaniche a tutti gli effetti ancora attive, che senza questo “secondo fine” sarebbe bollato e osteggiato da tutto il mondo eco-bio-olistico-fuffaro-newage etc etc;

    per rispondere ad alcune domande poste sopra:

    a febbraio scorso in Islanda hanno raggiunto i 4650 m di profondità sui bordi di una delle tante camere magmatiche presenti nel sottosuolo dell’isola, e…. SORPRESONA: non è esploso nulla, non c’è stata nessuna eruzione provocata, nessuna estinzione di massa, nessuna fine del genere umano, etc etc etc…. ma tu guarda….

    qui un report completo dello stato di fatto:
    http://iddp.is/wp-content/uploads/2017/02/IDDP-2-Completion-websites-IDDP-DEEPEGS2.pdf

    per quel che riguarda il progetto di studio relativo ai campi Flegrei, dopo aver raggiunto i 502 m di profondità in un pozzo pilota, se non mi sbaglio tra il 2012 e il 2013 , ora è tutto fermo, sia per le inevitabili ridicole opposizioni dei vari comitati no-triv/no-eruption/no-buchi/no-energia/no-vulcani etc etc, sia, come da tradizione italica, per una cronica mancanza di fondi (e dire che gli 8-9 milioni di euro sufficienti a continuare sono una cifra ridicola a fronte di qualunque cosa);

    qui comunque lo stato attuale della ricerca, e le ricostruzioni stratigrafiche derivanti dal pozzo pilota di cui sopra:

    http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/2015GC006183/epdf

    • Luca Rocca

      Secondo me con una camera magmatica da quasi 100 Km di diametro la proporzione della spugnetta e’ un po’ scarsa . Direi che si avvicina di più’ il fermare un eruzione dell’ etna facendoci pipì sopra

    • Massimo Lupicino

      Max, grazie per le info molto interessanti. Personalmente condivido anche la tua ricostruzione di come sono andate le cose, ovvero che oggi per poter fare anche il minimo sindacale, o ci si presenta com salvamondo, o non si riesce a fare nulla.
      Normale che si vada a sfruttare l’energia geotermica in aree attive geologicamente, altrimenti bisognerebbe trivellare fino a profondita’ inconcepibili e non-economiche, ma ai salvamondo queste considerazioni normalmente non interessano: loro i soldi li buttano proprio per dimostrare che sono interessati a ben altro, noblesse oblige 😀
      Quanto all’effetto spugnetta, concordo che 3 miliardi di dollari a naso mi sembrano un po’ pochino per “controllare” lo yellowstone, ma e’ pur vero che si parla del fatto di gestire il flusso di calore in uscita in modo piu’ efficiente, in modo da ritardare l’accumulo di quella energia/pressione critica necessaria ad innescare una eruzione. Che e’ cosa ben diversa dallo sperare di spegnere la camera magmatica del vulcano a secchiate 😉

    • Max Pagano

      cambia poco, le camere magmatiche di quelle dimensioni sono continuamente alimentate da risalita di magmi più profondi, nello specifico Yellowstone, come l’Islanda, sta sopra ad uno dei cosiddetti Hot Spot, “pennacchi” di risalita di magmi e calore dal mantello terrestre da profondità che possono arrivare e superare anche il migliaio di km, quindi quale che sia il metodo o il progetto, l’effetto “radiatore” è comunque destinato a fallire, anche se fosse adeguatamente dimensionato (e non potrà mai esserlo) 🙂

  3. Maurizio Rovati

    Ci manca solo che la più blasonata agenzia SPAZIALE per trovare un nuovo campo di ricerca (di finanziamenti pubblici) si metta a SCAVARE pur di non fare il suo mestiere!!… Che mondo, che tempi …

  4. roberto

    Riguardo a super vulcani anche l’area Pozzuoli-Campi Flegrei-Vesuvio+vulcano sottomarino non scherza e l’ultima eruzione è ancora più recente 30000-40000 anni fa più alcune minori più recenti. Stanno comunque monitorandola.

    • flavio

      infatti anni fa, forse una decina, c’era un progetto più o meno analogo per i campi flegrei

      …ma i trivellatori sono Nemici dell’umanità, per cui sono abbastanza sicuro che i Giusti siano riusciti a fermarli e non se ne sia fatto niente, soprattutto dopo il terremoto dell’emilia

  5. DarioC

    Creare energia elettrica sfruttando il magma dei vulcani, una idea fantastica che ho in testa da sempre. Ma quali possono essere i rischi? Nell’articolo parlano di creare una crosta artificiale, per effetto del rafreddamento, che poi può scoppiare per cui suggeriscono di prelevare il calore da sotto il vulcano, ma chi o con cosa ci si va?
    Non esiste energia senza rischio!

    • Massimo Lupicino

      Si chiama energia geotermica Dario, fai qualche ricerca su internet, non su wikipedia possibilmente, dove troverai frasi del tipo “il geotermico è brutto perché servono comunque dei tubi”…

    • DarioC,
      Sai cos’è un TSO?

      Immagine allegata

    • DarioC

      Non ho capito nè il TSO nè la foto.
      Pensavo di saperne qualcosa di energia geotermica, ma infilare un tubo nel magma di un vulcano è un pò diverso.

    • Alessandro2

      In effetti, scusate, ma mi unirei a Dario nell’avanzare qualche dubbio sulla pericolosità della faccenda.. Ho letto che i rischi legati a questa “punzecchiatura” del super-vulcano sarebbero superiori a quelli di un’eventuale eruzione “naturale”: “but this in itself poses risks.
      Drill too deep, and the vent could cause an explosive depressurization that might set off the exact kind of eruption the scientists were trying to avoid”(dal NY Times).
      Basta che non date del pazzo anche a me 🙂

  6. Franco Caracciolo

    La madre degli idioti sembra essere sempre gravida. Pensate che nel mio Abruzzo devastato dagli incendi qualcuno si rammarica della pioggia prevista nel weekend!!! Che Dio ci aiuti…

Rispondi a DarioC Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »