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The Smoking Gun

[photopress:smoking_gun.jpg,thumb,pp_image]Alcuni giorni fa ho scoperto che la definizione “Global Warming” è stata inserita in uno dei più famosi dizionari della lingua Italiana. Non so se compaia anche la voce “riscaldamento globale”, è più probabile che le due siano trattate separatamente, però il fatto che ci sia la prima la dice lunga su quanta suggestione possa indurre l’uso comune di termini importati, creati ad effetto e forse anche dal significato non del tutto noto. Se dovessimo fare un sondaggio (perchè no, oggi sono di gran moda), scopriremmo che tutti sanno cos’è il Global Warming e che, tra questi, molti sono convinti che non sia necessario aggiungere il sostantivo “antropico” per chiarire che si parla di qualcosa di cui il genere umano dovrebbe essere ritenuto responsabile. Potere della comunicazione efficace.

A costo di essere monotono vorrei provare a definire il Global Warming: aumento della temperatura media globale, che non si traduce in aumento ovunque, che induce dei cambiamenti nelle dinamiche atmosferiche e nel sistema pianeta, ma che può anche essere causato da questi ultimi. Un sistema in equilibrio dinamico e non statico è infatti soggetto a molti cambiamenti.

Ma quello che più ci interessa è che dalla comparazione delle osservazioni dell’era moderna con i sistemi di definizione delle temperature del passato, risulterebbe che in alcune decine di anni la temperatura media globale alla superficie è aumentata di circa 0,7°C, [photopress:Temperatura.JPG,thumb,pp_image]seguendo però un andamento decisamente poco lineare, caratterizzato da alcune inversioni di tendenza ancora inspiegabili. Tra queste spiccano il periodo di raffreddamento tra gli anni ’40 e ’70, l’improvvisa accelerazione della fine del secolo scorso e infine l’arrestarsi della fase di aumento che si protrae ormai dal 1999. Il risultato netto sarebbe comunque in positivo e quindi devono essere valutati tutti gli effetti che questo riscaldamento potrebbe avere sul sistema.

Quale la causa di questo aumento complessivo? Una buona parte della letteratura scientifica, largamente supportata dai media, individua un solo responsabile, l’aumento della concentrazione di gas ad effetto serra causato dalle attività umane, prima fra tutte il massiccio impiego di combustibili fossili che bruciando producono grandi quantità di anidride carbonica. Ad un primo sguardo il discorso fila, aumenta la CO2 aumentano le temperature, come aumenta la temperatura dell’acqua di una pentola quando ci si mette sopra il coperchio. [photopress:CO2_CONC_MAUNA_LOA2.png,thumb,pp_image]Ma l’anidride carbonica ha subìto un trend di aumento assolutamente lineare, diversamente dalle temperature, perciò questo rapporto di causa effetto appare in qualche modo poco chiaro. Nel sistema ci sono molteplici altri elementi, il cui livello di comprensione scientifica è ancora piuttosto basso, che interagendo tra loro determinano questa difformità di comportamento pur in presenza di una comune tendenza all’aumento. Questi elementi sono normalmente definiti come forzanti naturali del clima e, diversamente dalle forzanti antropiche, sono difficilmente riproducibili con i modelli di simulazione, al punto di non essere presi quasi mai in considerazione nella determinazione dell’evoluzione del sistema in risposta al variare delle forzanti antropiche.

Le variazioni dell’attività solare, il calore endogeno del pianeta, la variazione della capacità degli oceani di assorbire, trasportare e riemettere l’energia termica, le variazioni della quantità di energia riemessa dalla terra, tutti fattori che concorrono all’equilibrio del sistema e che ne hanno spesso determinato il cambiamento, quando di effetto antropico non si poteva davvero parlare. Di più, il comportamento di questi fattori mostra spesso livelli di correlazione con il trend della temperatura molto più elevati di quelli dell’anidride carbonica.

Ma allora perchè si dice che siano tutti convinti che sia l’umento dell’effetto serra a produrre l’aumento di temperatura? Una sola risposta, lo dicono i modelli di simulazione climatica, gli stessi di cui sopra. Questa convinzione si fonda sul fatto che questi modelli non riescono a riprodurre il comportamento della temperatura nel passato recente, noto grazie alle osservazioni, se non si introduce il forcing prodotto dalle attività umane. Ergo, non conoscendo bene le forzanti naturali e non avendo a disposizione altra spiegazione, la responsabilità deve per forza essere tutta dei gas serra. Per esclusione.

Questo genere di critica alla fondatezza della teoria del GW l’abbiamo già sentita molte volte, rischia di essere liquidata per noia, anche se non è ancora mai stata realmente confutata. Anche per questo una ragione c’è e, per spiegarla, vanno chiariti alcuni concetti sul bilancio radiativo della terra, ossia sulla quantità di radiazione solare ad onde corte ricevuta e successivamente riemessa ad onde lunghe verso lo spazio.

E’ un fatto noto che il gas serra più potente sia il vapore acqueo, soprattutto in ragione della sua elevatissima concentrazione nella bassa troposfera. Ce n’è talmente tanto che la radiazione infrarossa emessa dalla superficie non potrebbe sfuggire verso l’alto se non si innescassero dei meccanismi di trasporto dell’energia che forzano il calore oltre le quote dominate dal vapore acqueo, tra questi soprattutto i temporali della fascia tropicale e le onde planetarie extrapicali. Grazie a questi meccanismi il calore raggiunge un livello nella media troposfera dal quale la radiazione emessa può sfuggire verso lo spazio. Questo caratteristico livello di emissione è una “profondità ottica dell’atmosfera” noto come Ï„=1.[photopress:Trasporto_di_calore.jpg,thumb,alignleft] L’equilibrio termico del pianeta è dato dunque dalla quantità di energia che attraverso questo livello caratteristico sfugge verso l’alto bilanciando la quantità di energia ricevuta dal sole. Aumentando la concentrazione dei gas che concorrono assieme al vapore acqueo alla trasparenza dell’atmosfera, il livello Ï„=1 sale di quota e finisce per essere caratterizzato dunque da una temperatura inferiore, perchè la temperatura diminuisce con l’altezza. Ne consegue che la terra non è più in equilibrio termico con lo spazio e si genera quello che viene normalmente definito “forcing radiativo”. Per ristabilire le condizioni di equilibrio la temperatura del nuovo livello caratteristico, più o meno 7-8km ai tropici ed un pò più basso a latitudini più elevate, deve aumentare. Questo riscaldamento è la base dell’effetto serra, tuttavia non è ancora molto chiaro come poi tale aumento finisca per riflettersi in superficie (Lindzen 2007).

Ancora una volta vengono in nostro soccorso i modelli di simulazione, infatti l’IPCC ha condotto una serie di simulazioni sull’evoluzione delle temperature nella medio-bassa troposfera considerando dei forcing naturali e dei forcing antropici. Il trend di aumento della temperatura è decisamente differente quando interviene il forcing antropico [photopress:Hot_Spot_temperature.jpg,thumb,pp_image](riquadri c ed f nella figura – IPCC 2007 appendice 9c), si genera infatti un “hot spot” di aumento proprio alle quote del livello caratteristico, con un rateo di crescita delle temperature tre volte superiore a quello dei valori previsti in superficie. Praticamente tutti i modelli di simulazione climatica prevedono la formazione di questa bolla di riscaldamento. Per dirla in breve, se così fosse, la temperatura in quota dovrebbe aumentare e, ancor prima essere aumentata, molto più di quanto è accaduto al suolo.

Ma cosa sappiamo delle temperature troposferiche? Molto, ma da non molto tempo. I sistemi di osservazione in quota sono relativamente recenti; se ci riferiamo ai palloni sonda, possediamo delle serie storiche che risalgono circa agli anni ’60, mentre i primi sensori a microonde dei satelliti meteorologici sono comparsi nel 1979. Periodi di osservazione decisamente brevi, ma pur sempre periodi nei quali la temperatura al suolo ha continuato a salire e quindi anche le temperature troposferiche avrebbero dovuto mostrare un trend di crescita ben definito. Così non è, la realtà descritta dalle osservazioni è ben diversa dalle simulazioni, non c’è traccia di alcun hot spot delle temperature in quota. [photopress:Radiosonde.jpg,thumb,pp_image]L’effetto serra di chiara origine antropica come descritto dai modelli di simulazione non esiste. Difficile dare una diversa interpretazione quando è chiaro che la differenza nei ratei di aumento delle temperature al suolo ed in quota prevista dai modelli di simulazione, sui quali si basa tutta la teoria del Global Warming di origine antropica, non è riscontrabile nelle osservazioni reali.

Ma dove si originano dunque le anomalie di temperatura?[photopress:Bilancio_radiativo.jpg,thumb,pp_image] Dall’analisi del bilancio radiativo della terra della figura accanto, seppur si tratti di un breve periodo di osservazione, si evince che le variazioni dell’energia infrarossa riemessa ai tropici condizionano fortemente le temperature globali, anche tenendo conto delle variazioni dell’albedo tropicale indotte dal comportamento della copertura nuvolosa. Un aumento della radiazione infrarossa emessa ai tropici avrebbe un consistente impatto sulle temperature delle latitudini polari. Da questo capiamo anche che l’aumento delle temperature alle alte latitudini non è l’effetto del Global Warming antropico, è quello che accadrebbe in risposta ad un qualsiasi trend di riscaldamento indipendentemente dalle cause, comprese le cosiddette forzanti naturali.

Ma le osservazioni confermano quanto appena detto? Sembrerebbe di sì, tenuto conto del fatto che le variazioni della radiazione infrarossa riemessa ai tropici e le anomalie della temperaura media globale presentano un indice di correlazione lineare di 0.92. Tali variazioni, essenzialmente dovute a fattori naturali quali l’ENSO e le fluttuazioni dell’albedo, sarebbero responsabili dell’85% delle anomalie di temperatura media della bassa troposfera (Moene 2006). Lo stesso non si può dire del confronto tra l’aumento della concentrazione di CO2 e l’aumento delle temperature, i cui trend sono notoriamente poco confrontabili.

In conclusione la pistola fumante, così evidente dalle simulazioni climatiche, non compare nella maggior parte dei data set di osservazioni e, anche dove ce n’è un accenno, il differenziale tra i ratei di crescita delle temperature al suolo e nella bassa troposfera è molto diverso da quello che giustifica la conclusione che l’effetto serra di origine antropica sia alla base del riscaldamento globale. Questa discrepanza è stata in effetti affrontata anche recentemente (Thorne et al. 2007) attribuendo al consistente margine di errore delle serie storiche, che non sono strutturate per identificare delle fluttuazioni di piccola entità, la responsabilità per l’assenza dell’hot spot troposferico. Ma se le osservazioni contengono un margine di errore capace di alterare la realtà, come possono costituire la base dei modelli di simulazione climatica? E come si possono trarre delle conclusioni sull’ampiezza dell’impatto antropogenico basandosi su questi modelli?

Alla luce di quanto accennato sulla dinamica del bilancio radiativo e confidando sulla bontà di un discreto numero di serie storiche verrebbe da pensare che forse il problema sono le simulazioni e non la realtà osservata. Ne consegue che proprio sulla base delle osservazioni in quota, dato un trend decadale fortemente inferiore a quello stimato, il contributo al riscaldamento al suolo del forcing antropico sarebbe circa un sesto di quello stimato ipotizzando un raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto al periodo pre-industriale, ossia 0,5°C in luogo di 3°C (Scwartz 2007, Lindzen 2006). Servono indubbiamente più informazioni, serie di dati più lunghe e più precise, ma soprattutto si dovrebbe evitare di far dipendere decisioni tanto importanti quali quelle che riguardano le cosiddette azioni di “mitigazione” da modelli di simulazione in tutta evidenza molto approssimativi.

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

22 Comments

  1. […] degli strati medio alti con rateo di crescita della temperatura maggiore che al suolo (discusso qui), l’incremento della differenza tra temperature medie globali osservate e previste e, […]

  2. admin2

    Buongiorno Maurizio,
    chiedo scusa se ci ho messo un pò a rispondere ma ero in vacanza-lavoro per l’incontro che abbiamo avuto in Cadore. Non c’è dubbio che quelle da te elencate siano evidenze di una tendenza al riscaldamento; temperature in trend positivo, ghiacci in diminuzione e CO2 in aumento con il suo piccolo contributo. Il punto è proprio questo, il “lavoro” che compie l’anidride carbonica è ben poca cosa rispetto alle forzanti naturali. Giusto lavorare nella direzione di abbattimento anche di quella poca cosa, ma non nella forma e nei modi sin qui adottati, che producono reddito e non bonifica dell’atmosfera. Al riguardo leggi questo post ed i commenti allegati: http://www.climatemonitor.it/?p=113.
    Sui carotaggi, preziosa fonte di informazioni, ti invito però ad essere prudente. Ciò che esce dal singolo campione è una media di periodi molto più lunghi di quelli che stiamo cercando di analizzare. Se ti va puoi leggere anche questo post: http://www.climatemonitor.it/?p=15.
    Comunque, benvenuto su CM.
    gg.

  3. Maurizio Maniscalco

    Ciao Guido

    Sono un dottore forestale. Molto interessante quello che scrivi, ma soprattutto, mi sembra, basato su dati scientifici e non solo allarmistici.. Inoltre non conoscevo alcuni dei dati che riporti. Vorrei comunque ricordare che, nell’obiettività scientifica, dobbiamo considerare tutti i dati di cui disponiamo. Chiaramente, mi insegni che l’ecosistema terra è infinitamente complesso e attualmente comprensibile solo in parte, inoltre esso ha un’inerzia, per cui, anche fermandoci alla situazione attuale dei gas serra emessi nell’atmosfera, alcuni effetti potrebbero vedersi solo in futuro.
    Ad ogni modo, anche se non ricordo con esattezza, la CO2 in atmosfera alla fine dell’ultima glaciazione, circa 10.000 anni fa, era di 270 ppm (parti per milione). All’inizio della rivoluzione industriale, nel 1850 circa, era di 280 ppm. Oggi siamo arrivati a circa 370 ppm. Quindi, se in 10.000 anni la variazione è stata di sole 10 ppm, negli ultimi 150 anni è stata di 90 ppm! Sebbene, come ricordavi tu, gli andamenti di Temperatura e CO2, non siano esattamente paralleli, le loro tendenze mostrano comunque una forte correlazione, e questo lo si vede anche per un periodo molto più lungo (a partire da 600.000 anni fa), dai dati ottenuti dai carotaggi del ghiaccio, in Antartide. C’è infine da considerare, che anche lo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi, seppure con variazioni cicliche, segue più o meno lo stesso trend. Dal 1850 ad oggi, la superficie di ghiaccio si è ritirata del 50% ! e il trend di scioglimento, considerando lo spessore di ghiaccio che si perde in media ogni anno, non è ormai più linerare, ma diventa sempre “esponenziale”.
    Se l’uomo non avesse nessuna responsabilità sulla variazione dei gas serra, si potrebbero fare molte ipotesi, di fatto però, volenti o nolenti, negli ultimi 100 anni abbiamo immesso nell’atmosfera quantità enormi di CO2, che, per milioni di anni sono rimaste sottoterra nei giacimenti di combustibili fossili.

    Saluti
    Maurizio

  4. […] sia se i gas sono di origine antropica sia se sono di origine naturale, l’abbiamo affrontata qui e qui, con particolare riferimento proprio all’assenza del previsto riscaldamento degli […]

  5. alessandrobarbolini

    sveglia,ma cosa vogliamo!!ritrovarci su climatemonitor tra 100 anni ed avere ancora sto banale dilemma??il clima e sempre cambiato e sempre mutera…non ce legge fondamentale che tenga se non quella della NATURA suprema…..AMEN

  6. alessandrobarbolini

    i luoghi comuni interessano eccome,ameno che uno non cambi luogo come l,uomo invisibile…le cause???nessuno sa rispondere …come credere in dio …o ci credi o no…non avremo mai la certezza scientifica….il clima uguale CHIARO???

  7. Lorenzo Fiori

    Sig.Barbolini:
    noi ci stiamo interrogando sulle cause, non ci interessano i luoghi comuni…

  8. alessandrobarbolini

    ma basta con sti ENSO ecc ecc,ma nessuno lo capisce che solo in italia non ce piu l,inverno?ma nel resto del globo si?

  9. Lorenzo Fiori

    Giusto, si parla poi di ENSO e Variazioni dell’albedo, ma quest’ultime dovute a cosa?
    Ha grafici di correlazione tra questi due fattori e l’aumento termico globale

    Che ne pensa inoltre di quello che dice il Prof.Pasini nel post del suo blog la ‘Forza della Scienza’ specie a riguardo del ‘falsificato’ studio di Spencer sull’influenza delle forzanti naturali sulla temperatura globale?

    http://antonellopasini.nova100.ilsole24ore.com/

  10. Lorenzo Fiori

    Gli articoli contengono numerosi spunti di riflessione ed è difficile stare appresso a tutto…
    Non capisco una cosa: da dove vengono, cioè quali le cause delle ‘variazioni dell’energia infrarossa riemessa ai tropici’ da cui dipenderebbe il GW globale?
    Il resto logicamente fila….

  11. […] lungo tutto l’asse verticale, ci sarebbe ancora spazio per trattenere parecchio calore. In questo post, abbiamo già in parte discusso delle dinamiche del bilancio radiativo, e non sembra che la […]

  12. […] del riscaldamento globale di origine antropica. Qualche tempo fa ne abbiamo parlato qui su CM in questo post. Perchè la teoria dell’effetto serra di origine antropica regga è necessario che la […]

  13. Aldo Meschiari

    Caro Guido,
    non volevo certo offendere l’AM, ma solo esprimere un pacato giudizio su come a volte viene gestita l’informazione meteo RAI sia radiofonica che televisiva.
    Capisco tutto quello che hai detto, e confermo i miei complimenti a te e tutti quelli che fanno il lavoro sporco, cioè lavorano bene e molto per permettere a voi di lavorare.
    Tutto qui. Le mie erano parole sincere da utente dei servizi AM sulla RAI, che so essere spesso penalizzati.
    ciao

  14. Aldo Meschiari

    Grazie caro Guido della risposta approfondita. Ti do del tu perchè così è più semplice, e poi lo hai già fatto tu 🙂

    Concordo con te su molti aspetti (soprattutto su Al Gore) e mi sembra di essere sottoposto ad effetto di straniamento nel trovare una persona così preparata, intelligente e colta nell’ambito della AM. Non voglio essere offensivo, ma purtroppo lunghi anni ci avevano abituato a personaggi molto più superficiali, adatti solo ai fatidici 5 minuti del che tempo fa a gestione famigliare.

    Ora come tu sai, meglio di me, la cultura meteo e cliamatica italiana è penso la peggiore dei paesi europei. Addirittura i giornali e i cosiddetti giornalisti specializzati confondono effetto serra con buco dell’ozono ed altre amenità simili.

    Inoltre aggiungo che concordo sul fatto che il AGW stia divenendo un affare, ed anche un affare talmente grosso da competere con quello considerato a mio parere a torto alternativo e nemico dei combustibili fossili.

    Quindi ti faccio tutti i miei più sinceri complimenti riguardo alla tua opera seria e approfondita di divulgazione, che non scordarlo mai è la parte più difficile della scienza.

    Ma non posso che concludere con un ma:
    la quantità di inquinanti, non solo CO2, che introduciamo in atmosfera è impressioanante, e i grafici dell’aumento termico collegati all’aumento della CO2 non saranno perfettemanete sovrapponibili ma sono in modo molto sospetto molto simili. L’atroce e spesso irrazionale mala gestione del territorio, la distruzione delle foreste tropicali, la scemenza dei biocombustibili, ecc ecc mi fanno pensare che sarebbe davvero opportuno dare un forte peso all’attività antropica come concausa di questi cambiamenti climatici.

    Infine mi permetto di esprimere dei dubbi su Vacca, che mi risulta troppo neopositivista per potermi convincere.

    ciao con grande stima

    PS
    se ti va dai un’occhiata ai miei raccontini Climate Fiction
    http://www.meteogiornale.it/news/archive.php?type=topic&id=187

    Ciao Aldo, conosco i racconti ed alcuni li ho anche letti, sono scorrevoli ed interessanti.
    Dunque, un paio di pensieri. Non nascondo che ogni volta che riceviamo dei complimenti per questo blog cresciamo di qualche centimetro, perchè lo scopo che avevamo e che in qualche modo stiamo raggiungendo era quello di fare un pò di approfondimento e divulgazione certamente, ma anche di incontrare linee di pensiero diverse dal nostro. Sinceramente non amo mescolare la mia attività istituzionale con queste pagine, però questa volta avrei una cosa da dire. Climate monitor nasce perchè a mio parere c’è troppa informazione superficiale. Bene. Allora la prima regola è che non si devono mai dare giudizi superficiali. Gli uomini del Servizio Meteo AM (me compreso) fanno quello che viene loro chiesto di fare, in un contesto che non prevede altro salvo rare eccezioni di approfondimento che cerchiamo di sfruttare al massimo. Ma tanto la fase “leggera”, quanto quella più rara ma più pesante appena accennata, sono possibili per la grande professionalità e le consistenti risorse che l’istituzione ha a disposizione. Risorse che vengono dal paese, nei confronti del quale siamo debitori. L’unico modo per saldare il debito è fare quello che ci viene chiesto di fare. Questa è la regola e deve essere rispettata. In Italia c’è tanta passione per la meteorologia, ma l’intero movimento ha le sue fondamenta proprio nell’attività del Servizio meteo dell’AM, di cui non posso che essere orgoglioso di far parte.
    Ancora, gli articoli che capita di leggere su testate anche molto prestigiose di altre nazioni, denotano spesso un atteggiamento ben più superficiale di quanto succeda da noi. Non sono affatto daccordo sul fatto che altrove le cose funzionino meglio, nel nostro piccolo, che come ho avuto modo di sottolineare così piccolo non è, a mio modesto parere ci difendiamo bene. C’è molto da fare, non c’è dubbio, ma siamo qui per questo.
    La mia idea sulla gestione del territorio è in queste pagine e non la ripeterò in questa sede, anche perchè concordo con quanto scritto nel tuo commento, però ancora una volta vorrei invitarti a non dare giudizi affrettati. L’articolo che ho segnalato mi è sembrato ben scritto, e lo avrei indicato anche se lo avessero scritto altri, quindi l’atteggiamento personale di chi lo scrive non è importante. Nessuna esigenza di essere convinti, solo un pò di informazioni in più. La pratica del convincimento la lasciamo ai fondamentalisti dell’AGW. 🙂
    Buona giornata e grazie ancora per i tuoi contributi a queste pagine.
    Guido Guidi.

  15. gurrisi salvatore

    Personalmente faccio parte della schiera dei dubbiosi del riscaldamento globale di origine antropica senza se e senza ma, ma nonostante ciò, vorrei mettere in risalto alcuni punti che sono stati confermati dalle simulazioni dei modelli climatici e che giocano a favore dei sostenitori del G.W. causato prevalentemente dall’immissione nell’atmosfera di gas serra:
    1) previsione del raffreddamento della stratosfera e riscaldamento della superficie;
    2)previsione del riscaldamento della troposfera più bassa che all’inizio era in disaccordo con le misure dei satelliti, misure che sono state successivamente corrette in quanto viziate da errori;
    3)diminuzione della temperatura a seguito di eruzioni vulcaniche (vedi Monte Pinatubo);
    4)amplifacazione del riscaldamento nell’artico;
    5)squilibrio tra energia solare ricevuta e riemessa nello spazio pari a 0.85 Watt per metro quadrato che nei prossimi decenni causerà un ulteriore riscaldamento supplementare di 0,6 C. Questo squilibrio di energia della Terra è una conseguenza prevista causata dall’inquinamento atmosferico (CO2, CH4, O3), surplus di energia che gli oceani assorbono e riemettono a distanza di tempo a causa della loro inerzia termica.
    Ciò detto è pur vero che le forzanti naturali del clima non possono, a tutt’oggi, essere previste correttamente dai modelli climatici non conoscendone i meccanismi di fondo. Valga come esempio il fenomeno dell’ENSO, che pur avendo mediamente un periodo ciclico di tre o cinque anni non si riesce ancora a prevederlo con buona approssimazione.

  16. Massimo Bassini

    Aldo il punto 2 si smentisce da solo con la nina di quest’anno.
    Se la positività dell’ENSO dipendesse dalle forzanti positive eventi di ENSO– come quello del 2007-2008 sarebbero impossibili.
    Le serie storiche, pur se corte, parlano abbastanza chiaro; per trovare eventi analoghi bisogna andare indietro di decenni.

    Ergo non è certo, a oggi, la T dell’aria il fattore principale che determina la forza dell’ENSO, + o – che sia. 😉

  17. Aldo Meschiari

    Articolo come sempre interessante, e devo dire ben scritto, il che è una eccezione nel panomarama della meteo italiana.
    Però vi sono alcuni punti deboli nella sua argomentazione.
    1. “Di più, il comportamento di questi fattori mostra spesso livelli di correlazione con il trend della temperatura molto più elevati di quelli dell’anidride carbonica.”
    Questa affermazione andrebbe confermata in modo piàù approfondito, con prove a favore.

    2. “Tali variazioni, essenzialmente dovute a fattori naturali quali l’ENSO e le fluttuazioni dell’albedo, sarebbero responsabili dell’85% delle anomalie di temperatura media della bassa troposfera”
    Qualcuno potrebbe dire: ma questi ENSO positivi così forti non sono forse la diretta conseguenza di un sistema che si sta surriscaldando a causa della forzante antropica?

    Per il resto condivido quasi tutto, anche se non il tono che risente troppo della moda attuale abusata della tesi del grande complotto.
    Ma soprattutto concordo su questa tesi, che ho sempre ritenuto fondamentale:
    Ma se le osservazioni contengono un margine di errore capace di alterare la realtà, come possono costituire la base dei modelli di simulazione climatica? E come si possono trarre delle conclusioni sull’ampiezza dell’impatto antropogenico basandosi su questi modelli?
    Servono indubbiamente più informazioni, serie di dati più lunghe e più precise, ma soprattutto si dovrebbe evitare di far dipendere decisioni tanto importanti quali quelle che riguardano le cosiddette azioni di “mitigazione” da modelli di simulazione in tutta evidenza molto approssimativi.

    saluti

    Aldo buongiorno,
    innanzi tutto grazie per aver dedicato tanta attenzione ai contenuti di questo blog, ma grazie anche per aver richiesto informazioni più dettagliate, costringendomi, si fa per dire, ad approfondire la ricerca.

    La faccenda del punto uno è, ovviamente, molto controversa. Proviamo ad orientarci. La domanda è: l’aumento della CO2 agisce come forcing del clima o è una risposta dell’ambiente ad una variazione dello stato termico del sistema? Al riguardo può essere interessante leggere quanto scritto un pò di tempo fa da Roberto Vacca sul suo sito (http://www.robertovacca.com/serra.html). Nell’articolo si ipotizza che l’anidride carbonica aumenti per una accresciuta capacità degli oceani di liberare parte dell’enorme quantità di carbonio che contengono in risposta ad un aumento della temperatura e, successivamente, l’accresciuta concentrazione di CO2, contribuisca a far crescere le temperature nel più classico degli esempi di feedback positivo. In qualche modo questo sarebe confermato dal fatto che le serie storiche sembrano mostrare la tendenza dell’aumento di CO2 a seguire (e non precedere) di circa 400 anni l’aumento della temperatura. Un ulteriore fattore di indeterminatezza è introdotto dal fatto che, sempre dalle serie storiche, il cammino della CO2 e della temperatura sembra essersi diviso durante la fase iniziale dell’ultima era glaciale (circa 120Kyr). Al riguardo però c’è uno studio con abstract consultabile (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/sites/entrez?db=pubmed&uid=11484049&cmd=showdetailview&indexed=google) che spiegherebbe come la causa della separazione di questo cammino sia stata nelle variazioni climatiche delle zone di origine del vapore acqueo, una forzante del clima ma anche un feedback, tanto per cambiare. Ne consegue un elevato indice di correlazione tra queste due grandezze (0,89 per 150kyr e 0,84 per 350-150kyr). Non ho letto tutto l’articolo, per cui non so se sia o meno confermato il delay di cui sopra.

    Quanto al punto due, degli studi recenti attribuiscono alle forzanti naturali un ruolo di accentuazione e mitigazione a seconda dei casi del forcing antropico; quanto possano a loro volta essere da questo influenzate non è dato saperlo. In linea di massima mi sento di condividere quanto affermato nel commento che segue.

    E veniamo al tono dell’articolo. Credo di aver usato uno stile un pò critico in tre parti essenziali: il titolo (mi si perdoni l’analogia con altri noti fatti), l’introduzione e la conclusione. Per il primo ho già detto, qualche artificio di comunicazione efficace non guasta purchè non sia fuorviante.
    Per le prime righe, e credo che il termine complotto sia riferito a quelle, direi che tutto il sistema che gira intorno all’AGW e all’ambientalismo di maniera non siano ascrivibili ad alcun megadisegno (che Dio ci salvi dalle teorie complottiste) ma ad un semplice buon affare in un mondo appunto dominato dagli affari, mentre l’attenzione all’ambiente seria non è (purtroppo) ancora un buon affare.
    Quanto alla conclusione non saprei, mi sembra che lei fosse daccordo con me.
    Un caro saluto e ancora grazie. Guido Guidi.

  18. Fabry18

    come sempre complimenti, articolo che condivido in pieno….

  19. davide depaoli

    Io sono del parere che si qualcosa abbiamo fatto noi con le nostre attività,ma son certo che il Sole faccia la sua parte,ottimo articolo come sempre

  20. Sandro

    Grandissimo articolo !! Complimenti.

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