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Puntini vecchi e nuovi, clima sempre quello

Oggi il blog va in subappalto o, se preferite, in outsourcing, come dicono quelli bravi. Lo faccio volentieri perché sto per proporvi la lettura di un articolo di un vecchio amico, mio e di CM.

Prima però un po’ di storia. Alcuni anni fa, quando queste pagine avevano i pantaloni corti, abbiamo ospitato un dibattito molto interessante (qui i precedenti) come spin off di uno scambio di opinioni avvenuto sulle pagine della Normale di Pisa. Si parlava ovviamente di clima e, più specificatamente del trend delle temperature globali, della capacità dei modelli climatici di riprodurlo e di quanto questo, piuttosto che essere attribuito alle sole attività antropiche, possa avere una consistente componente naturale da ricercarsi anche ben al di fuori del sistema pianeta, ovvero nelle dinamiche del sistema solare.

Ormai avrete capito che l’amico di cui parlavo all’inizio del post è Nicola Scafetta, ricercatore recentemente trasferitosi dalla Duke University alla Federico II di Napoli.

Appena ieri, Nicola mi ha segnalato l’ultimo numero della rivista 21° Secolo, su cui ha pubblicato (per una volta in Italiano!) un articolo che riprende gli argomenti del dibattito e, nell’introduzione, contiene anche delle informazioni per i non iniziati alla querelle climatica, notizie preziose per tutti quei lettori di CM che spesso ci chiedono come poter fare ad orientarsi per approfondire questi argomenti.

Ma, dicevo nel titolo, protagonisti del dibattito di allora e dell’aggiunta più recente sono i pallini, come quello che che vedete qui sotto e che rappresenta la posizione “attuale” delle temperature medie superficiali rispetto alle previsioni dei modelli climatici e rispetto alle previsioni messe a punto ormai un decennio fa proprio da Nicola Scafetta.

Figura 13 da “I Cambiamenti Climatici” Nicola Scafetta 21° Secolo – Confronto tra la previsione di Scafetta [25] (area gialla), le previsioni dei modelli dell’IPCC (area verde) e i record della temperatura. Nel 2015-2016 c’è stato un forte picco caldo naturale causato dal El-Nino.
A chiunque dovesse avvicinarsi anche solo per caso a questi argomenti, basterebbe un minimo di buon senso per capire che, al netto dell’ultimo potente El Niño (2015 e parte del 2016), il trend delle temperature globali è molto più simile alla previsione del modello semplificato di Nicola Scafetta che alle proiezioni dei modelli climatici. El Niño, infatti, come fenomeno del tutto naturale, ha scaricato in atmosfera grandi quantità di calore accumulatosi in un periodo in cui hanno invece prevalso condizioni di La Niña, non ha liberato il calore prodotto dalle attività umane e temporaneamente stoccato nel mare.

Certamente il trend di lungo periodo delle temperature superficiali contiene una componente antropica in cui hanno un ruolo i gas serra prodotti dalle attività umane, le variazioni dell’uso del suolo, l’urbanizzazione di molte delle zone in cui si fanno i rilevamenti da più tempo etc, ma ancora qualcuno deve riuscire a spiegarci perché, questo pianeta, che si è raffreddato e scaldato a suo piacimento migliaia di volte, debba e possa scaldarsi ora esclusivamente per cause antropiche.

Comprendere questo, alla luce dell’incapacità dei modelli di simulazione che vanno a CO2 di riprodurre efficacemente il trend delle temperature, alla luce dei segnali che il passato ci ha lasciato, alla luce degli indubbi benefici che i periodi caldi hanno sempre portato, è solo questione di buon senso.

Però, succede che qualcuno dei soliti benpensanti non riesca ad approfittare dell’occasione di tacere, omettendo di fare riferimento alle dinamiche naturali, appunto El Niño 2015, per invalidare a proprio dire la previsione fatta da Nicola Scafetta.

Ora, ci sono due sole ragioni per non far uso del buon senso. O non lo si ha, e quindi pazienza, oppure non lo si vuole usare per altre ragioni, come per esempio la tentazione di fare la mosca cocchiera perché “c’è un pianeta da salvare“. Dal momento che alle mosche va riconosciuta l’utilità di tutte le specie che abitano questo pianeta, è bene ricordare che esse sul cocchio non si sono mai trovate a proprio agio, quindi riflettano.

E così, pare che alla fine il subappalto non ci sia stato. Ma sono in debito di un link, quindi, presto fatto. Buona lettura.

[button link=”http://www.climatemonitor.it/wp-content/uploads/2018/01/Scafetta_21moSecolo.2017.pdf” color=”red” newwindow=”yes”] Scafetta 21° Secolo[/button]

 

 

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Published inAttualitàClimatologia

5 Comments

  1. Guido mi ha “costretto” (si fa per dire) ad una visita sul sito di Ugo Bardi e mi sono ulteriormente reso conto che “il bel tacer non fu mai scritto”. Evidentemente Bardi ha perso un’ottima occasione per evitare di dire cose sbagliate (e siccome sono una persona educata non vado oltre) ma credo che a queste persone bruci ancora tremendamente l’esito della “disfida della Normale” con Scafetta, qualche tempo fa.
    E poi, come ho scritto altre volte, l’effetto Trump obbliga questi attivisti ad un presenzialismo che definirei “annaspante” per mettere in luce idee chiaramente in crisi che hanno sempre meno presa sulla gente proprio per l’effetto “al lupo” di cui astutamente parla Bardi nel suo blog.
    Franco

    • Massimo Lupicino

      Eheheh caro Franco io invece il link non gliel’ho regalato. Faccio già una gran fatica a leggere certa roba online, quindi mi astengo da ulteriori masochismi. Ricordo però che una volta avevo trovato un altro link ad un articolo dello stesso Bardi in cui si protestava per il fatto che un pezzo di Lupicino avesse offeso non meglio specificati “scienziati“. L’articolo in questione (Derelitti) in realtà non intendeva certo offendere “gli scienziati” quanto piuttosto prendere in giro leoni da tastiera salvamondisti e militanti. Per cui la reazione sdegnata del Bardi mi aveva stupito.

      Ora che ci penso, però, nell’articolo si faceva implicitamente riferimento proprio a Scafetta: “Vi ho visti irridere rispettati e stimati scienziati italiani del clima, che ai benpensanti come voi piace chiamare in altri contesti “cervelli in rientro”. Liquidandoli come “astrologi”, negando loro la dignità stessa di scienziato o ricercatore” In realtà, a dare dell’astrologo allo Scafetta era stato un utente sul forum di CM, da cui il riferimento nell’articolo. Ma probabilmente il Bardi si sarà sentito chiamare in causa, proprio in quanto critico dello Scafetta, scopro adesso. E, immagino, ha proiettato l’inesistente offesa in questione da se stesso alla comunità tutta degli “scienziati”, con associata chiamata all’indignazione collettiva.

      Come se invece dare dell’astrologo ad uno scienziato riconosciuto, fosse altamente qualificante per la categoria degli scienziati…Ad ogni modo, parlano i paper, e quello di Scafetta parla da solo. Tutto il resto, è rumore di fondo, più o meno fastidioso.

  2. Luca Rocca

    Avevo commentato l’articolo dell’ ottimo Zavatti chiedendogli se aveva considerato il ciclo di spostamento del baricentro del sistema solare per compensare alcune anomalie che trovava nelle variazioni de livello del lago Vittoria ed ora leggo un articolo che considera non solo questo fenomeno ma anche gli effetti mareali che io ritenevo veramente troppo piccoli per essere considerati. Veramente un eccellente lavoro

  3. Maurizio Rovati

    Magari è già stato detto e fatto in passato, non so o non ricordo, ma vorrei sapere se esiste per questo modello una simulazione per il passato, e nel caso, quali siano i risultati.
    Mi fa piacere che Nicola Scafetta sia rientrato in Italia e salutandolo cordialmente, gli auguro buon lavoro.

  4. Massimo Lupicino

    Che boccata d’aria l’articolo di Scafetta. E’ come ritrovarsi su un pascolo d’alta quota dopo aver respirato per anni miasmi tossici di ogni genere.

    La differenza tra “cervelli in rientro” (complimenti all’universita’ di Napoli) e “cervelli all’ammasso” e’ evidente nella chiarezza cristallina dell’esposizione e nella solidita’ degli argomenti dell’articolo in questione, per chi non ha gli occhi foderati di prosciutto salvamondista.

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