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Polar Vortex e dintorni

Allora, questa cosa la inseguiamo da più di due mesi, ossia da quando è iniziata la serie degli outlook invernali e dei commenti ad essi. Mai come quest’anno, l’evoluzione delle dinamiche della stratosfera era stata inquadrata sin dalla prima analisi. Unico elemento di debolezza di una descrizione davvero precisa, un lag temporale di 2/3 settimane rispetto a quanto prospettato per il mese di gennaio.

Facciamo un breve resumé per i meno weather addicted. La stratosfera polare di entrambi gli emisferi è occupata nella stagione invernale da un profondo vortice depressionario che sovrasta il vortice polare troposferico che invece occupa quelle latitudini per tutto l’anno.

Anche nella stratosfera, i due vortici invernali hanno però caratteristiche diverse tra emisfero sud e nord. Decisamente stabile e per lo più ben saldo sulla latitudine polare il primo, molto più instabile e soggetto a frequenti spostamenti il secondo. Le ragioni di queste differenze sono le stesse che incidono sulla circolazione troposferica tra i due emisferi, ossia la diversa distribuzione delle terre emerse e delle catene montuose. Infatti, gli elementi di disturbo alla rotazione ciclonica ed alla posizione del Vortice Polare Stratosferico giungono sempre dalla Troposfera, con la propagazione in alta quota delle creste delle onde planetarie che depositano calore e vorticità positiva alle latitudini polari.

Ovviamente le situazioni favorevoli all’innesco di disturbi dalla troposfera alla stratosfera sono molte e non solo legate allo sviluppo delle onde planetarie, concorrono in questo anche altri elementi, quali la posizione dello sviluppo dei temporali della Madden Julien Oscillation e la profondità latitudinale a cui arrivano i cavi d’onda delle onde planetarie sull’area asiatica.

Ad oggi, nessuno è in grado di prevedere l’insieme delle dinamiche legate a questi eventi con più di un paio di settimane di anticipo, però, come abbiamo visto e letto nei nostri outlook, leggendo bene i segnali precursori della stagione invernale, si può inquadrare se e quando potrà esserci un’attività di onde planetarie significativa tale da recare disturbo al Vortice Polare Stratosferico.

Questi disturbi si possono poi tradurre in eventi abbastanza comuni e frequenti, come lo spostamento del vortice dalla verticale del Polo, o, come nel caso di quest’anno, in eventi molto più rari e incisivi come la separazione del vortice in due lobi e un completo cambiamento del senso di rotazione di tutta la struttura stratosferica delle latitudini polari. In pratica l’area normalmente occupata dal Vortice Polare Stratosferico viene occupata da aria molto più calda – anche di 40-50°C – che ruota in senso anticiclonico. L’aria fredda appartenente al vortice si sposta ai margini di questa alta pressione ed è costretta a muoversi in senso antitorario (pur continuando come singole strutture a ruotare in senso antiorario) lungo i bordi dell’anticiclone. Per quel che riguarda l’Europa, anzi l’Eurasia, uno dei lobi del Vortice Polare Stratosferico si muove dalla Siberia settentrionale attraverso la Russia e poi il bosforo e poi l’Europa occidentale. Questo movimento blocca di fatto in troposfera lo scorrimento da ovest verso est dell’aria delle medie latitudini, favorendo invece flussi di aria da nord-est verso sud-ovest sul continente europeo. Siccome a nord-est dell’Europa c’è l’aria più fredda del pianeta, appunto quella che occupa la Russia settentrionale, ecco spiegato perché, quando capitano gli eventi di rapido riscaldamento della stratosfera polare (Stratospheric Sudden Warming) che conducono ad uno split (separazione del vortice in due lobi), sull’Europa possono esserci fasi invernali di freddo davvero intenso. Per intenderci, sebbene non è affatto detto che possano esserci delle ripetizioni, i due precedenti in cui le dinamiche di spostamento o split del Vortice Polare Stratosferico associati ad intense ondate di freddo in Europa sono per esempio il 1985 e il 2012, più tutta una serie di eventi meno significativi ma parimenti importanti come ad esempio il 2010, che però non vide coinvolta l’area mediterranea più di tanto.

Le due immagini qui sotto sono la previsione a 168 e 240 ore (cinque e 10 giorni, fonte qui) del modello GFS delle 00 UTC di oggi (geopotenziale e temperatura alla quota barica di 10 hPa). Sono evidenti la separzione del vortice in due lobi ad opera dell’alta pressione e l’isolamento delle due masse di aria fredda sulla Siberia e sul Nord America.

Con queste dinamiche previste, il cui margine di attendibilità comincia ad essere abbastanza alto, la terza settimana di febbraio potrebbe essere quella in cui gli effetti sulla circolazione troposferica in Europa saranno più tangibili. Come e dove arriverà però l’aria più fredda è ancora presto per dirlo, ma l’impressione è che ce ne sarà per tutti e che febbraio non deluderà le aspettative invernali.

Stay tuned 😉

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Published inAttualitàMeteorologiaOutlook

3 Comments

  1. Felice

    Gentile tcolonnello,
    le faccio i miei complimenti per le precise previsioni che ha fatto (si sta verificando proprio ciò che 20 giorni fa ha detto) ma anche per il suo modo scientifico e critico con cui ci parla di meteorologia e climatologia.
    Grazie.
    Felice

  2. Alessandro2

    Dott. Guidi lei è folle! Adesso i vari climalteranti diranno che ha fatto un’altra previsione di freddo e se appena appena non dico viene caldo, ma un tempo nella media, beh, le additeranno l’ennesimo FLOP di questo sito negazionista.
    Scherzi a parte, davvero grazie perché rende la materia meno ostica per noi – che siamo comunque weather addicted, ma spesso assumiamo roba tagliata male :).

    • Alessandro,
      veramente nel mio post mi sembra di aver scritto che le conseguenze a livello di circolazione troposferica erano tutte da definire. Ad ogni modo oggi si comincia a vedere qualcosa di più e se possibile ne parleremo presto. Circa gli additamenti, l’interesse, la passione e la soddisfazione che si provano a seguire e, per molti aspetti prevedere e poi assistere in barba a costosissimi e complicatissimi modelli ad un’evoluzione così complessa e infrequente dei piani alti dell’atmosfera come quella di questi giorni è impagabile. 😉
      gg

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