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I satelliti (forse) hanno sovrastimato la perdita di ghiaccio

I bilanci di massa delle grandi calotte glaciali, così importanti per la valutazione dei livelli dei mari, vengono effettuate da un satellite – in realtà  sono due satelliti gemelli – GRACE (Gravity Recovery And Climate Experiment), che in poche parole misura la variazione del campo gravitazionale terrestre. Le applicazioni sono numerose e per quanto ci riguarda, la più interessante è la misurazione della massa delle calotte glaciali (una su tutte per importanza, il bilancio di massa della calotta groenlandese). Proprio per quanto riguarda le calotte glaciali, i dati gravitazionali rilevati vengono calibrati con modelli matematici che valutano l’effetto del Post Glacial Rebound (PGR), ovvero dell’innalzamento che la crosta terrestre sta subendo, ove schiacciata per centinaia di migliaia di anni da masse immense di ghiaccio.

Un recente studio1 , derivato da un lungo lavoro sul campo, ha raccolto i dati provenienti da un network di rilevatori GPS posizionati prevalentemente nella penisola Antartica. Incrociando i dati di questo network, i ricercatori hanno ottenuto una misurazione precisa dell’effetto appena citato, il Post Glacial Rebound. Cosa è emerso? Il dato certo, a detta degli studiosi, è che i modelli matematici abbiano fin qui sovrastimato il PGR. Le rilevazioni tramite GPS mostrano un effetto meno intenso dell’innalzamento della crosta terrestre. Questa sottostima non è collegabile ad una perdita di ghiaccio in epoca moderna (eccezion fatta, forse, per la parte più settentrionale della penisola Antartica).

Risultato? Anche le rilevazioni di GRACE sono afflitte da una sovrastima. Come abbiamo detto le misurazioni vengono calibrate con i modelli PGR che, sovrastimando, influenzano anche i dati satellitari. Quindi il rateo di fusione dei ghiacci sembrerebbe minore di quanto misurato fino ad oggi, e il tasso di crescita del livello dei mari, di conseguenza, andrebbe rivisto.

A scanso di equivoci, Ian Dalziel, a capo del gruppo di ricercatori, ci fa sapere che:

Our work suggests that while West Antarctica is still losing significant amounts of ice, the loss appears to be slightly slower than some recent estimates. So the take home message is that Antarctica is contributing to rising sea levels. It is the rate that is unclear.

In italiano, il lavoro dei ricercatori mostra che l’Antartide occidentale sta perdendo significative quantità di ghiaccio, tuttavia la perdita appare leggermente inferiore rispetto a recenti stime. Quindi il messaggio da portare a casa (sic) è: “L’Antartide sta contribuendo ad innalzare il livello dei mari. E’ il rateo ad essere poco chiaro”.

Adesso i dati andranno incrociati con i modelli PGR e quindi le misurazioni GRACE verranno ricalibrate, solo a quel punto potremo sapere la vera entità della sovrastima.

Lo studio2 è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Austin, Texas, presso la Jackson School of Geoscience.

L’abstract in inglese:

We present preliminary geodetic estimates for vertical bedrock velocity at twelve survey GPS stations in the West Antarctic GPS Network, an additional survey station in the northern Antarctic Peninsula, and eleven continuous GPS stations distributed across the continent. The spatial pattern of these velocities is not consistent with any postglacial rebound (PGR) model known to us. Four leading PGR models appear to be overpredicting uplift rates in the Transantarctic Mountains and West Antarctica and underpredicting them in the peninsula north of 65°. This discrepancy cannot be explained in terms of an elastic response to modern ice loss (except, perhaps, in part of the peninsula). Therefore, our initial geodetic results suggest that most GRACE ice mass rate estimates, which are critically dependent on a PGR correction, are systematically biased and are overpredicting ice loss for the continent as a whole.

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  1. http://www.agu.org/pubs/crossref/2009/2009GC002642.shtml []
  2. Bevis, M., et al. (2009), Geodetic measurements of vertical crustal velocity in West Antarctica and the implications for ice mass balance, Geochem. Geophys. Geosyst., 10, Q10005, doi:10.1029/2009GC002642. []
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