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Parigi, 7 Febbraio 2018

Questo articolo è di Flavio


La nevicata parigina del 6 e 7 Febbraio 2018 è un evento che vale la pena raccontare. Prima di tutto perché Parigi è una città speciale, e quando si veste di bianco diventa semplicemente magica. In secondo luogo per le modalità con cui si è presentato il fenomeno in questione. Infine perché Parigi è la capitale (auto-nominata) del circo del Climate Change, e vederla ricoperta di neve fa un certo effetto, a fronte degli scenari di catastrofe climatica imminente che proprio da Parigi vengono diffusi con regolarità a partire dal 2015, anno della famigerata COP21.

La neve a Parigi

Non si può dire che la neve a Parigi rappresenti un evento straordinario, nel cuore dell’inverno. Va ricordato, tuttavia, come la capitale francese sia esposta all’azione delle correnti atlantiche e al respiro mite dell’oceano, per la mancanza di ostacoli orografici significativi e per la relativa vicinanza al mare. A questo si aggiunge una isola di calore urbana particolarmente accentuata, con temperature che nel cuore della città sono regolarmente superiori a quelle delle zone meno urbanizzate dell’Ile de France, spesso di diversi gradi.

La neve visita la capitale francese tipicamente in presenza di avvezioni di aria umida in scorrimento su un cuscinetto di aria più fredda preesistente, oppure a causa di irruzioni di aria artica. Nel primo caso, la mancanza di una orografia in grado di preservare un cuscinetto di aria fredda nei bassi strati si associa ad una rapida trasformazione in pioggia, mentre nel secondo caso le precipitazioni sono poco rilevanti per l’attivazione di una (pur debole) snowbelt in prossimità della costa atlantica, con progressiva attenuazione della nuvolosità man mano che ci si addentra nell’entroterra dell’Esagono.

In ogni caso, l’isola di calore urbana ci mette sempre del suo, con la conseguenza che nella maggior parte dei casi la precipitazione nevosa, per quanto coreografica, stenta ad accumularsi al suolo. Questa volta, tuttavia, le cose sono andate diversamente. Scopriamo perché.

Genesi dell’evento

Parigi era già balzata agli onori della cronaca nelle scorse settimane a causa dell’ennesima piena della Senna. Un evento notevole, legato alla persistenza di un pattern circolatorio zonale che ha distribuito piogge con regolarità sulla Francia, e nevicate abbondantissime sui versanti alpini sopravvento alla circolazione prevalente. Per lo stesso motivo, le temperature sulla Francia si sono mantenute per tutto l’inverno su valori miti, con pochissime sortite al di sotto dello zero sulla capitale transalpina.

Come anticipato nella rubrica di previsioni, aria fredda di origine polare marittima si è messa in moto dal Mare di Kara in direzione dell’Europa centrale alla fine della settimana scorsa. Una avvezione tutto sommato modesta, per la brusca interruzione dell’alimentazione fredda in questione ad opera di un break atlantico che ha rapidamente smantellato la cellula anticiclonica scandinava. Le temperature al suolo, quindi, non avevano potuto raggiungere valori particolarmente bassi, mantenendosi comunque intorno allo zero. Con queste premesse, occorreva qualcosa di veramente speciale per una nevicata che fosse in grado di vincere l’opposizione dell’isola di calore urbana.

In Fig.1 si nota come all’incedere della depressione iberica verso levante si sia formata una debole ansa depressionaria sulla Francia, complice anche il contributo orografico offerto dall’arco alpino occidentale. All’ansa in

Fig.1

questione si è associata la risalita di aria umida dal Mediterraneo con formazione di un fronte caldo quasi-stazionario che ha regalato le prime nevicate in data Lunedì 5 Febbraio (Fig.2). Neve che, proprio per l’azione implacabile dell’isola di calore, non si è tuttavia accumulata al suolo. La colonna d’aria, comunque, mostrava temperature inferiori allo zero in tutta la sua altezza, in decrescita pressochè lineare dagli zero gradi al suolo ai circa -10 gradi a 2000 metri di quota, come è lecito aspettarsi a seguito dell’afflusso, per quanto debole, di aria polare marittima descritto in apertura (Fig.3).

 

 

 

Fig.2
Fig.3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La persistenza della precipitazione nevosa (a tratti addirittura piovosa) per tutta la mattinata di Martedì 6 Febbraio a causa della lentissima traslazione del fronte caldo, ha consentito di annullare quasi del tutto l’effetto dell’isola di calore per cessione prolungata di calore latente di fusione, con l’effetto di azzerare il gradiente termico tra il centro cittadino e la periferia. Infine, l’ingresso di aria più fresca associata all’occlusione ha chiuso il cerchio (Fig.4), e dal primo pomeriggio la precipitazione si è intensificata in presenza di temperature inferiori allo zero anche nel centro cittadino, e con conseguente accumulo al suolo che si è protratto per tutta la notte e le prime ore del mattino di Martedì 7 Febbraio.

Fig.4

Riflessione

Una concatenazione di eventi meteorologici favorevoli ha regalato a Parigi una nevicata bellissima, immortalata in migliaia di immagini fotografiche che hanno fatto il giro del mondo. La lezione, se proprio se ne vuole trovare una, è che eventi di questo tipo vanno letti e interpretati alla luce di fattori locali (isola di calore urbana in primis) e di considerazioni sinottiche generali, e non certo climatiche.

La retorica clima-catastrofista, ovvero la pretesa di leggere con le lenti deformanti del Climate Change qualsiasi evento meteorologico, appare in casi come questo in tutta la sua ottusità: sono le dinamiche di circolazione generale e la loro interazione con fattori locali a determinare l’evoluzione del tempo meteorologico, le fortune di una stagione sciistica alpina piuttosto che il ristagno di inquinanti in pianura padana, o le nevicate indimenticabili come quella in questione. Non certo i pochi decimi di grado di aumento di temperatura su scala planetaria multidecennale.

E a proposito di tempo atmosferico: altra neve prevista venerdì su Parigi, una nevicata “convenzionale” associata al transito di un fronte atlantico, con tanto di trasformazione in pioggia a fine evento. E sullo sfondo l’attesa di sapere che effetti avrà, sull’intero comparto europeo, lo split del vortice polare di cui si è tanto parlato su questo stesso Blog.

Stay tuned 😉

 

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