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Ennesimo tragedione climatico, è la volta del caffè!

In attesa dei primi veri migranti climatici della storia, che saranno probabilmente gli abitanti dell’Europa centro-orientale nelle prossime settimane costretti a lasciare le loro case a causa del freddo, dopo le pecore che si stringono (perché non di pura lana vergine) e i pesci che diventano più piccoli (causa mare poco ossigenato), ecco l’ennesima boutade climatica prossima ventura:

Coffee threatened by climate change, disease, pests

Pare che il caffè, pianta da cui si ricava l’ottima bevanda che ci tiene svegli anche quando la noia di queste notizie lavora per far calare la palpebra, sia minacciato dal clima che cambia. Malattie e parassiti di vario genere, che naturalmente tenderanno a proliferare nei prossimi decenni a causa del caldo, ci priveranno del gusto del primo mattino.

Lo dicono naturalmente i modelli, che ne prevedono una drammatica riduzione della produzione verso la fine di questo secolo, o anche molto prima.

Curiosamente, per fronteggiare la situazione, si studiano varietà resistenti agli attacchi del clima che cambia e dei suoi derivati, e pare che per evitare che sia troppo tardi, non si disdegnino le modifiche generiche e l’uso di pesticidi. Un autentico contrappasso per il salvamondo generico medio.

Ad ogni buon conto, gravemente preoccupato dalla notizia, ho interpellato direttamente il Dipartimento “un’immagine vale più di mille parole”, quindi, con una semplice, banalissima googolata, ecco spuntare le statistiche della produzione del globale del caffè dall’inizio di questo secolo a praticamente ieri.

This statistic shows the worldwide production of coffee from 2003/04 to 2017/18 in million of 60 kilogram bags. (Fonte: https://www.statista.com/statistics/263311/worldwide-production-of-coffee/)

Domanda, se nei ruggenti anni del global warming che si dice stiamo attraversando la produzione del caffè scoppia di salute, perché domani dovrebbe essere diverso?

Ma perché è peggio del previsto naturalmente!

Se vi dovesse capitare di leggere questa drammatica notizia su qualcuno dei media nostrani, che ovviamente si guarderà bene dal googolare, avete pronto l’antidoto, da prendersi naturalmente dopo il caffè.

Enjoy.

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Published inAttualità

4 Comments

  1. Renato

    A breve, i distributori automatici di caffè, subiranno gli stessi attacchi dei bancomat

  2. donato b

    Già se ne parlò qualche tempo fa (http://www.climatemonitor.it/?p=28764)
    a proposito del modo maldestro in cui alcune testate giornalistiche fanno “divulgazione” scientifica.
    Questa volta la questione mi sembra un po’ diversa. La polemica riguarda, da quel che ho potuto capire, studi che alcuni ricercatori stanno conducendo per poter selezionare varietà di caffè, in grado di resistere alle malattie ed ai parassiti che dovrebbero aggredire le varietà attuali in un mondo più caldo di quello odierno.
    .
    Una semplice misura di adattamento che, tra l’altro, sta avendo luogo per semplice ibridazione. Sembra che siano in atto anche tentativi tesi alla creazione di varietà transgeniche che, però, suscitano le solite reazioni isteriche di coloro che si oppongono a tutto ed a tutti.
    Ho l’impressione che si tratta della solita tempesta in un bicchier d’acqua, ma potrei sbagliarmi.
    .
    Ed a proposito di tempeste in un bicchier d’acqua (con qualche cubetto di ghiaccio 🙂 ), visto il clima leggero da fine settimana, vorrei segnalare una chicca radiofonica. Giovedì pomeriggio, in una trasmissione di Radio Uno (RAI) si parlava di Al Gore e del suo documentario “Una scomoda verità”.
    I conduttori volevano mettere in evidenza che le previsioni di Gore si stavano avverando, suscitando, però, la reazione di qualche ascoltatore che aveva segnalato loro come la prevista fusione dei ghiacciai prevista dal film, non si era ancora verificata.
    Apriti cielo: i conduttori tacciarono di ignoranza il povero ascoltatore, facendo notare che Gore aveva ragione: a causa dello scioglimento del ghiaccio artico, ciò che una volta era occupato dal ghiaccio, aveva cambiato nome ed ora si chiamava Oceano artico. 🙁 🙁 🙁
    .
    Caro Guido, tu ti preoccupi di una googolata per il caffè, io mi preoccupo di certa gente che viene pagata con i soldi del mio canone (obbligatorio) e prima di sparare str…….ate non si preoccupa neanche di connettersi un attimo a Wikipedia ed accertarsi che l’Oceano intorno al polo nord è stato sempre Artico. 🙂
    Ciao, Donato.

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