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Persino contro il Sole

All’inizio di settembre è uscito su Science un articolo dal titolo emblematico: “Il recente riscaldamento inverte il raffreddamento di lungo periodo nell’Artico1. Ma ancora più sensazionale appare essere il contenuto dell’articolo, di cui ora cercherò di darvi conto brevemente.

Si tratta di una ricostruzione delle temperature a nord del 6o°N, fatta utilizzando dati di prossimità provenienti da sedimentazioni lacustri, carotaggi nel ghiaccio in Groenlandia e anelli di accrescimento degli alberi. Gli autori hanno utilizzato solo dati che avessero una risoluzione decadale ed andassero indietro nel tempo di almeno un millennio, al fine di poter disporre di una serie sufficientemente lunga adatta all’individuazione di trend di lungo periodo.

Ed il trend è in effetti arrivato: 0,22°C per millennio di raffreddamento dalla nascita di Cristo ai giorni nostri, calcolato naturalmente al centesimo di grado, nonostante i proxy impiegati non arrivino affatto a tale livello di sensibilità. Impiegando poi un modello di simulazione cui è stato imposto un forcing astronomico collegato alla precessione dell’asse di rotazione della Terra, cioè imponendo una progressiva riduzione della radiazione diretta giunta nel periodo estivo sulla zona artica, hanno riscontrato un buon accordo tra l’output della simulazione e la serie costruita con i dati di prossimità. In ragione di questo accordo, considerato il fatto che tale forcing astronomico è ancora in corso perchè la radiazione diretta in arrivo alle alte latitudini è ancora in diminuzione, si sono giustamente interrogati sull’origine della recente inversione di tendenza, ove per recente si intende naturalmente il periodo post industriale, con il culmine del riscaldamento giunto nelle ultime decadi del secolo scorso ad opera secondo molti del forcing antropico indotto principalmente dall’aumento della concentrazione dei gas serra.

Questo trend sembra essere inoltre in accordo con quanto desumibile dalle pur scarse serie di dati di prossimità che riescono ad andare ancora più indietro nel tempo, che non solo individuano un analogo raffreddamento nel lungo periodo, ma lo collegano anche alla fase discendente dell’attuale periodo interglaciale, il cui massimo per l’Artico sarebbe giunto secondo queste ricostruzioni più o meno 7500 anni fa.

Un bel dilemma. Il mondo, di cui le zone polari sono la spia, si stava avviando serenamente verso una nuova glaciazione che di qui a qualche millennio sarà presumibilmente inevitabile, quando ecco che le attività umane intervengono a sovvertire l’ordine delle cose, frenando o annullando persino gli effetti inesorabili della variazione dell’orbita terrestre e della precessione dell’asse di rotazione del pianeta.

Ora, il fatto che tale trend di raffreddamento trovi conferma anche nei proxy più antichi provenienti dalla Groenlandia, suscita la curiosità di dare un’occhiata anche a queste ricostruzioni2.

E’ in effetti evidente che a partire dall’Optimum postglaciale, le temperature abbiano subito una progressiva diminuzione anche nelle sole serie groenlandesi. E’ però anche molto più evidente che, nonostante i libri di storia non lo dicano, tanto i Micenei, quanto i Romani, per non parlare dei Signori del Medioevo, debbano essere andati a spasso a bordo di potenti SUV, abbiano prodotto quantità enormi di energia, per poi trovare il sistema di ritrasformare quanto utilizzato e bruciato in materie prime fossili, rimetterle nei giacimenti ed occultarli, perchè noi potessimo via via scoprirli e sfruttarli a piacimento. Del resto non può essere successo altro che questo. Guardando questa serie, se si vuole attribuire l’inversione di tendenza degli ultimi 150 anni alle attività umane, si devono immaginare almeno altri tre episodi di riscaldamento globale, più altre oscillazioni di segno variabile, non ultima quella che ha “rinfrescato” il periodo tra il 1600 ed il 1850.

Sinceramente non riesco a capire perchè un valido lavoro di ricostruzione debba essere necessariamente indirizzato al sostegno di teorie che con queste premesse sono insostenibili. I proxy raccolti sono a larga maggioranza in Groenlandia, e questa prevalenza aumenta ancora di più se si escludono gli anelli di accrescimento degli alberi, perchè non vanno oltre il millennio e per calcolare i trend di lungo periodo sono stati esclusi dagli stessi autori. Per cui anche la ricostruzione appena mostrata può intendersi rappresentativa dell’intera zona Artica, al pari di quella presentata dagli autori. L’avranno vista? Che bisogno c’è di “piallare” il periodo caldo medioevale e la piccola era glaciale esaltando il recente riscaldamento quando per quella zona ce ne sono stati di ben più significativi?

Insomma quella che doveva essere una rivoluzione copernicana non lo è, ma piuttosto è un buon esercizio di assemblaggio delle informazioni con scelta accurata del periodo da analizzare. Basta allargare un po’ lo zoom e l’inversione di tendenza dei tempi recenti cessa di essere un’anomalia spiegabile solo con il paradigma della forzante antropica e diviene un episodio già visto. Scommettiamo che questo lavoro lo ritroveremo sui poster della conferenza di Copenhagen?

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  1. Recent Warming Reverses Long-Term Arctic Cooling  – Kaufmann et al. Science 4 September 2009: Vol. 325. no. 5945, pp. 1236 – 1239 DOI: 10.1126/science.1173983 []
  2. ftp://ftp.ncdc.noaa.gov/pub/data/paleo/icecore/greenland/summit/gisp2/isotopes/gisp2_temp_accum_alley2000.txt []
Published inAttualitàClimatologiaNews

9 Comments

  1. fabio81

    Bella la battuta sui SUV!
    I tuoi articoli oltre ad essere esaustivi sono anche simpaticamente ironici. Un po di pelp non guasta mai. 🙂
    Ciao e grazie per quello che fai.

  2. paolo zamparutti

    la ricostruzione termina 91 anni fa mi pare.
    Quale è la temperatura di quella zona della Groenlandio ad oggi?

    • Sergio Musmeci (Copernicus64)

      Non cambia la sostanza, e d’altra parte durante gli anni 40 non mi sembra che la groenlandia centrale fosse tanto più fredda di adesso. Quello che balza all’occhio poi è la repentineità dei cambiamenti avutisi nel passato, anche di un paio di gradi a volte…bisogna convenire che certe argomentazioni alla luce dei dati qui presentati non reggono.

    • Paolo ti chiedo scusa, domani appena ho un minuto ti rispondo con i dati.
      gg

    • Paolo perdonami l’attesa.
      I dati degli ultimi 90 anni sono stati ricavati dalla stazione di Tessilaq (dal DB ECAD) applicando un fattore di correzione fisso. Il metodo non è certamente il massimo ma va tenuto conto anche del fatto che, contrariamente all’entroterra, la zone costiera dove si trova la stazione ha subito un progressivo riscaldamento.

      Questo è quanto è stato aagiunto alla serie:

      90 -32,2
      80 -29,0
      70 -31,4
      60 -30,6
      50 -30,5
      40 -31,5
      30 -32,4
      20 -30,5
      10 -32,6
      0 -30,8

      Ciao, gg

    • paolo zamparutti

      grazie mille
      sostanzialmente le temperature confermano il senso dell’articolo

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