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Biomassa e Ciclo del Carbonio, ora arriva anche Science a dare lo stop

Poco meno di un mese fa, abbiamo ospitato un post di Gianluca Piovesan che ha messo l’accento su come quando non si conosce bene la malattia (ammesso che ce ne sia una) le cure somministrate al paziente fanno più danno che guadagno.

Quando la cura accelera la malattia: le biomasse forestali utilizzate a fini energetici non sono neutrali nel ciclo del carbonio! – CM 27 febbraio 2018

Il malato nella fattispecie sarebbe il clima, e la cura, sposata con grande entusiasmo dalle policy climatiche, è la sostituzione delle fonti fossili con quelle vegetali per la generazione di energia.

Vi invito perciò a leggere un articolo appena uscito su Science dal titolo un po’ interlocutorio ma dai contenuti estremamente chiari: bruciare biomassa produce più CO2 di quanta non ne vorrebbe eliminare e, in aggiunta, reca anche danno alla biodiversità.

Are wood pellets a green fuel?

Sommario

James Watt’s steam engine vaulted coal to its major role as a fuel for the Industrial Revolution. Today, about 40% of the world’s electricity is generated in coal-fired power plants, consuming more than 80% of the coal mined each year. Because combustion of coal produces carbon dioxide (CO2) and other air pollutants, efforts to combat climate change have now turned to seeking alternatives to coal. Natural gas is cleaner and less expensive but, like coal, returns fossil carbon to the atmosphere. Recently, attention has focused on woody biomass—a return to firewood—to generate electricity. Trees remove CO2 from the atmosphere, and burning wood returns it. But recent evidence shows that the use of wood as fuel is likely to result in net CO2 emissions and may endanger forest biodiversity.

Per avere un’idea di come spesso le policy climatiche mascherino inoltre interessi economici da capogiro, vi basti sapere che negli ultimi anni sono la UE, che ha dichiarato invece l’uso delle biomasse neutrale nel ciclo del carbonio ed assegna ad esse un ruolo determinante per il raggiungimento degli obbiettivi di riduzione delle emissioni del 2020, ha importato dall’America ben 7 milioni di metri cubi all’anno di pellets e, per non perdere la partita, gli USA potrebbero a breve dichiarare anch’essi l’uso delle biomasse neutrale nel ciclo del carbonio.

Quale il giudizio espresso in questo articolo di Science?

[…] it makes no sense to have Europeans embracing wood pellets as carbon neutral, thereby overlooking the CO2 emitted during shipment and the losses of carbon stock from forests harvested outside Europe. This is another example of exporting CO2 emissions beyond the border.

Meditate gente, meditate…

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Published inAttualitàClimatologiaEnergia

25 Comments

  1. rosa

    Gent.mo Donato, non so se sia un’ambizione degli amministratori di questo blog, ma mi auguro di sì, ma io avverto questo blog come un agente nucleante di un dibattito serio ed allargato sulle questioni climatiche basat su informazioni corrette ed avanzamento scientifico. La mia esperienza mi dice che la cattiva informazione su questioni climatiche va di pari passo alla cattiva informazione su molte questioni rilevanti quali sanità, macroeconomia, geopolitica. Il dibattito può portare a conclusioni rilevanti solo se libero e metodologicamente corretto. Finora gli amministratori di questo blog non mi hanno deluso e qui vengo per imparare. Grazie

    • Lo è certamente, ma vi prego anche di non andare troppo OT, di non impiantare discussioni su fatti pur rilevanti ma espressi casualmente nei commenti non attinenti.
      Ciò detto, il blog è di chi lo anima, quindi grazie .
      gg

  2. rosa

    Gent.mo Donato, è vero non bisogna approfittare dell’ospitalità del blog, ma se insisto è perchè ritengo la questione fondamentale dal punto di vista metodologico. Su base statistica un solo punto sperimentale non significa nulla e non può servire per modellare previsioni, ed a volte è difficile sviluppare i modelli seri anche con grande quantità di dati e serie storiche. Che dire, anch’io ho un caso personale di persona ammalatasi gravemente dopo la vaccinazione, eppure i miei figli sono stati vaccinati. Io non conosco no-vax e tanto meno “no-vax per principio”. Quand’anche rilevasse che ne esistano, non vedo perchè i loro principi dovrebbero valere meno dei suoi o dei miei. La libertà di fare qualsiasi cosa, chissà perchè, viene meno quando si tratti della libertà di subire o non subire trattamenti medici. Immagino l’obiezione, perchè gli effetti si riverberano su minori. Quindi la patria potestà, concetto di civiltà antichissime, non conta nulla di fronte a quanto in queste società orwelliane plasmate sul concetto di nuovo mondo è previsto per la gente. Se la preoccupazione della salute delle persone fosse davvero la prima delle preoccupazioni del ministro della salute credo che non ci sarebbero stati i tagli alla sanità, piuttosto che imporre 10/12 vaccinazioni obbligatori.
    Ci sarebbero molte cose da dire, ma voglio solo sottolineare che la dissonanza cognitiva che ci accompagna spesso quando riceviamo gli input dal sistema informativo attuale (e che ci/mi ha portato a frequentare questo blog) deriva proprio dal fatto che gli obiettivi veri di queste campagne giornalistiche non sono quasi mai quelli immediatamente apparenti.
    Con cordialità, Rosa

    • donato b.

      Gentilissima Rosa, avevo deciso di non tornare più sull’argomento, ma la discussione è molto interessante, per cui ho deciso di abbandonare il mio proposito. Anche perché lei espone le sue argomentazioni in modo civile ed amabile, per cui non risponderle poteva sembrare offensivo.
      .
      Partiamo dal principio. Concordo con lei che un caso non può fare testo in quanto statisticamente insignificante. Io ne ho portato uno a favore della mia tesi, lei ne ha portato un altro a favore della sua.: siamo pari. 🙂
      Circa i grandi numeri su cui le statistiche dovrebbero basarsi, io non ne sono in possesso, ma faccio riferimento a quelli dell’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) e, in particolare ad un articolo scientifico pubblicato su Vaccine nel 2018 e che può essere rintracciato da qui: (http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/ImpattoProgrammiVaccinaliItalia.asp).
      Sulla base di quanto leggo sul sito, il confronto tra mortalità e morbosità nel periodo che ha preceduto l’epoca della vaccinazione e quella successiva, è impietoso: i casi per 100000 abitanti si sono ridotti in modo impressionante. Fa eccezione la varicella, malattia per la quale i casi di morbosità sono aumentati nel tempo: si tratta di un vaccino che solo 8 regioni su 20 hanno introdotto in via sperimentale e per il quale la copertura nazionale è molto bassa (tra il 30% ed il 51%).
      .
      Con riferimento agli organi di informazione lei scrive che “… gli obiettivi veri di queste campagne giornalistiche non sono quasi mai quelli immediatamente apparenti.”
      Concordo e questo è il motivo per cui ho preso l’abitudine di andare sempre alla fonte delle notizie. Per i vaccini ho fatto la stessa cosa: sono andato a leggere quello che scrivono sul sito dell’I.S.S. e ho letto qualcuno degli articoli scientifici che ivi vengono recensiti (come nel caso che ho citato).
      Come vede la statistica conforta la mia convinzione maturata da un evento aneddotico e, quindi, poco significativo.
      .
      Circa la libertà di fare qualsiasi cosa ho qualche perplessità. Lei ha perfettamente ragione: ogni idea merita il massimo rispetto. Tanto per fare un esempio personale, sui vaccini mia moglie la pensa un po’ come lei, per cui sovente abbiamo degli scambi di idee piuttosto accesi in quanto ognuno di noi crede nelle proprie idee e, quindi, le difende.
      Io sono dell’avviso, però, che la libertà ha dei limiti.
      Dove può spingersi la mia libertà? A questa domanda hanno cercato di rispondere stuoli di filosofi, ma non sembra che siamo riusciti a giungere al bandolo della matassa. 🙂
      I. Kant ebbe a scrivere che la mia libertà non deve recare pregiudizio a quella degli altri. Qualcuno ha interpretato con “la mia libertà finisce, dove inizia quella degli altri”, qualcuno con “la libertà degli altri inizia, dove finisce la mia” che assumono significati leggermente diversi.
      Se tutti i filosofi che si sono cimentati nella ricerca del limite delle libertà, non sono riusciti a trovarlo, certamente non ci riuscirò io. Personalmente ho deciso che la mia libertà finisce la dove lo stabiliscono le leggi. Anche se ingiusta una legge deve essere osservata, in caso contrario la società si sfalda.
      In questo sono un po’ socratico e, pur non riuscendovi sempre, cerco di rispettare quanto più possibile le leggi dello Stato, della morale, della società, insomma.
      .
      Non sono d’accordo sul fatto che la CO2 sia la sola responsabile del riscaldamento globale, ma se progetto una casa, mi adeguo alle norme che, di fatto, sono state scritte per limitare le emissioni di CO2. Non condivido, ma mi adeguo (in caso contrario arrecherei un danno a me stesso ed al cliente).
      Nel caso dei vaccini esiste una legge e questo pone un limite alla libertà del singolo. Nella fattispecie io sono dell’avviso che la legge sia giusta, ma anche se non lo fosse, io non credo sia corretto ribellarsi ad essa. Non rispettarla, significherebbe far prevalere la propria libertà su quella degli altri e ciò non mi sembra corretto.
      Anche questa è, ovviamente, un’opinione che può essere condivisa oppure no, ma alla fine dobbiamo pur raggiungere un compromesso, altrimenti la vita diventerebbe impossibile. 🙂
      Ciao, Donato.

  3. DarioC

    125 tonnellate di massa legnosa da 1 ettaro di bosco in 40 anni mi pare pare molto molto ottimistica, forse coltivando il bosco in modo intensivo gestendo semina, irrigazione e concimazione ci si può arrivare. Un bosco che cresce in modo naturale penso faccia molto meno. Ho il sospetto che in Alto Adige brucino più cippato in teleriscaldamento di quanto le loro foreste siano in grado di produrre, poi serve il legno anche per i tipici usi mobili, serramenti, case..ecc ecc.. Qui scopriamo che ce lo mandano dall’America..

  4. alessandro69

    Buon giorno a tutti.Ciao Guido.
    L’articolo è sorpendente; francamente non mi sono mai interessato alle Biomasse, grazie. Approfondirò..e poi se lo dice “Scienze” 🙂
    Concordo con il ragionamento di “donato.b”, la contaminazione ideologica, i dogmi creati (o indotti?) a doc, ecc..mi sa che presto avrò bisogno di un antibiotico per curare la nausea, perchè di questa si tratta, che mi sopraggiunge nel leggere articolini freschi freschi come questi http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2018/03/23/torna-learth-hour-unora-al-buio-per-salvare-il-pianeta_89a1afdd-8ba9-4d86-892e-e8461c0ad26a.html
    ..mi fa davvero rabbia l’insufficienza di personaggi, soprattutto noti, che avvallano queste iniziative. Cosa disse Gesù sulla croce ?. ah ecco, “Dio perdonali..perchè non san quel che fanno” 🙂

    Alessandro.

    • Fabrizio Giudici

      Eh, magari. Molti sanno benissimo quello che fanno! Intanto vendono prodotti e servizi sulla base di un marketing taroccato; poi, quando si scoprirà che non era oro tutto quel che luccicava, intanto le vendite le avranno fatte e i dividendi intascati… e ci sarà l’ennesimo giro di prodotti e servizi tarocchi già pronto.

  5. Luca Maggiolini

    Ma che strano…. si sono “dimenticati” di includere nell’impatto ambientale la lavorazione e il trasporto. Errori che nemmeno i più dilettanti e incompetenti farebbero, se non fosse per la malafede e la prezzolatura che ci sta dietro.
    Il prossimo passo sarà “scoprire” che l’auto elettrica globalmente impatta di più dello sporchissimo (?) diesel. Ma per questo bisognerà aspettare che chi deve guadagnare ci guadagni quanto (gli) basta, dopodichè succederà…

    • AleD


      Il prossimo passo sarà “scoprire” che l’auto elettrica globalmente impatta di più dello sporchissimo (?) diesel.

      Certo, certo.

    • Fabrizio Giudici

      Sulle polveri sottili si è già visto che i motori a benzina, diesel ed elettrici sono esattamente alla pari, ma il 99% delle persone non lo sa.

    • AleD

      Certo certo, ora sono diventati alla pari, appena sopra invece davano il diesel come il migliore addirittura.

      Facciamo che riduciamo a 1/10 il traffico privato nelle città così poi possono girare tranquillamente una flotta di mezzi pubblici diesel, ok?

    • In effetti non sarebbe male se prima di fare moratorie sull’utilizzo di mezzi privati acquistati con soldi privati si provvedesse a dare l’esempio… Ma forse si scoprirebbe che gestire flotte di mezzi elettrici per il trasporto pubblico è più complesso e costoso di quanto non lo sia già ora… 😉

    • Maurizio Rovati

      Il trasporto pubblico elettrico cittadino c’è già e si chiama Tram, Filobus, Metropolitana. Ha il vantaggio che non usa batterie e lo svantaggio che richiede percorsi attrezzati, cosa che il privato non può fare.
      Il trasporto pubblico è sempre inefficiente anche perché richiede forti densità in certi orari, cioè molti mezzi e molto personale che poi non serve più fino alla prossima ora di punta. Il risultato è che durante le ore di punta i mezzi sono stracolmi mentre diventano scarsi e girano semivuoti al di fuori di tali ore. Per non parlare dei problemi di gestione del personale (assenze, scioperi) e dei mezzi (manutenzione, aggiornamento).
      Per questi motivi, incrementare il trasporto pubblico diventa economicamente insostenibile, sia con l’elettrico che con i motori termici. Occorre infatti che qualcuno si carichi dei maggiori costi. Se si aumentano le tariffe gli utenti scappano, se si aumentano le tasse…
      Una soluzione a lungo termine potrebbe essere quella di togliere le auto parcheggiate in strada costruendo parcheggi sotterranei per residenti e per pendolari.

    • AleD

      Un po’ come per i privati che intendono costruire casa con i loro soldi e non sono liberi di farsela in classe G perché comunque andando sempre in giro per lavoro ritengono non abbia senso spender bei soldi in più per farla in classe A?

    • Non mi è chiaro il nesso. E la faccenda del proprietario itinerante mi pare un po’ specifica, per non dire improbabile. Che si tratti di mobilità o di residenza, il punto è che non si possono scaricare i costi sul privato, altrimenti buona o cattiva che sia la soluzione, semplicemente se il privato non ce la fa il meccanismo non funziona.

    • Fabrizio Giudici

      Secondo un articolo dello scorso ottobre de La Nuova Bussola Quotidiana (Sergio Ramella, Politecnico di Torino):

      Inoltre, ingenti investimenti in ferrovie, tram o metropolitane determinano una diminuzione delle auto circolanti assai contenuta: a Torino la nuova linea di metropolitana ha indotto a lasciare l’auto a casa solo seimila persone equivalenti all’1% di coloro che se ne servono nell’area metropolitana di Torino. Tali investimenti sono molto onerosi per le finanze pubbliche sia per i costi da sostenere direttamente sia per la riduzione delle entrate fiscali che si determinano in presenza di una riduzione dell’uso dell’auto (oltre metà del costo del carburante è rappresentato da accise).

      Ora, non c’è un riferimento ad un paper e vorrei sentire anche opinioni diverse; tuttavia, il senso è che non può essere sufficiente affermare “viva i mezzi pubblici” e poi non andare a fare i conti per bene. Oltretutto, la percezione è che siamo sempre in ritardo: abbiamo sempre bisogno di nuove linee di metropolitane, di tramvie, abbiamo sempre le città sottosopra per i lavori, e quando si finisce si scopre che ne avremmo bisogno ancora; salvo poi scoprire opinioni scettiche sull’effettivo rapporto costi/benefici. Senza contare che sui mezzi pubblici si viaggia quasi sempre malissimo. Per esempio, per andare in auto dal mio cliente principale a Genova: sono 9 km e generalmente ci metto 15/20 minuti (salvo coda della gaussiana: in caso di problemi al traffico può volerci anche un’ora, ma onestamente è abbastanza raro). Con i mezzi sarebbe minimo un’ora, due autobus e due pezzi a piedi (con tutti i fastidi del caso se piove). Non ho intenzione di buttare due ore al giorno per andare al lavoro, per cui è ovvio che uso l’auto.

      Io penso che per buona parte delle persone la soluzione migliore sarebbero mini-auto elettriche a noleggio (quasi mai in città abbiamo bisogno di auto più grosse); potrebbero anche andare le bici, nelle città in pianura; però poi vedo che anche questi modelli d’uso tanto acclamati non prendono piede, e allora forse ci sono problemi che non vengono opportunamente modellati.

    • AleD

      Ragazzi, ma ci rendiamo conto che stringi stringi si sta dicendo che va bene così come è ora?
      Taglio del trasporto privato no, aumento dei mezzi pubblici no, tagliare il diesel no, aumentare l’elettrico no. Ok, no a tutto. Basta saperlo.

    • Il “No” che appartiene tra l’altro ad un modo di affrontare le sfide del cambiamento che non mi appartiene, è comunque riferito alle azioni intraprese senza aver approfondito gli argomenti e senza disporre delle necessarie informazioni. Questo delle biomasse è un caso emblematico purtroppo.

    • Maurizio Rovati

      “Ragazzi, ma ci rendiamo conto che stringi stringi si sta dicendo che va bene così come è ora?
      Taglio del trasporto privato no, aumento dei mezzi pubblici no, tagliare il diesel no, aumentare l’elettrico no. Ok, no a tutto. Basta saperlo.”

      Qualcuno ha detto che:
      “Per ogni problema umano esiste sempre una soluzione nota, semplice, pulita, plausibile e sbagliata.”

      Nei casi esposti sopra, le motivazioni per essere scettici sono state espresse ed argomentate.
      Occorre andare oltre i propri sogni e confrontarsi con la dura realtà, perchè essere idealisti può condurre a rovine ben maggiori, come ci spiega il seguente epigramma:

      “Un idealista è uno che, notando che una rosa odora meglio d’un cavolo, ne conclude che se ne possa cavare una minestra migliore.”

      Forse il problema delle città è che sovente sono invivibili per natura, riempirle di tram e di tranvieri non crea una minestra migliore.

    • Fabrizio Giudici

      Ragazzi, ma ci rendiamo conto che stringi stringi si sta dicendo che va bene così come è ora?

      Non è vero. Intanto i motori a combustione inquinano molto meno di dieci, venti, trenta, quarant’anni fa; quindi i progressi si fanno anche semplicemente ottimizzando quello che c’è. Questo vuol dire che tra dieci e vent’anni i motori a combustione inquineranno meno di ora. Poi, io ho espresso il mio parere favorevole sulle auto elettriche in affitto per le città: se non le vedo decollare, visto che il mainstream spinge in quella direzione, vuol dire che c’è qualche problema da risolvere.

      Forse il problema delle città è che sovente sono invivibili per natura

      Tombola!

  6. donato b.

    E’ sempre molto istruttivo constatare come la scienza corregga sempre se stessa. La cosa non dovrebbe stupirci più di tanto perché è sempre stato così e sempre sarà così. La scienza non è come le religioni o le ideologie: non ha dogmi immutabili, ma obbedisce solo alle verifiche sperimentali ed ogni principio scientifico è vero fino a prova contraria.
    Non esulto a leggere questo post. Non dico: ve lo avevo detto. Mi limito a prendere atto di un fatto e cioè che la scienza si è corretta evidenziando che ciò che fino a ieri era considerato corretto, oggi non lo è più. Forse qualcuno pubblicherà un articolo in cui si giunge a conclusioni opposte e si aprirà un dibattito non si sa quanto lungo.
    E’ semplice, è lapalissiano, ma, purtroppo, c’è ancora chi vede in un articolo scientifico la verità rivelata. L’incertezza è connaturata alla ricerca scientifica, non la si deve ignorare, né la si deve ingigantire: bisogna tenerne semplicemente conto.
    .
    Voglio chiarire con qualche esempio quanto ho appena detto. Innanzi tutto non bisogna credere che poiché le conclusioni scientifiche sono affette da incertezza, debbano essere ignorate. La scienza mi dice che se ho un’infezione, devo utilizzare un opportuno antibiotico. Nella stragrande maggioranza dei casi guarirò, ma potrebbe capitare che per un accidente del caso, l’antibiotico non produca l’effetto sperato. Ci troviamo di fronte ad un caso di incertezza scientifica che non autorizza in nessun caso a curare un’infezione con “i rimedi della nonna” o la cosiddetta “medicina omeopatica”: i vantaggi nell’uso degli antibiotici sono enormemente più grandi degli svantaggi. Non dobbiamo, però, eccedere: l’antibiotico non deve essere usato a sproposito. Se mi procuro una piccola ferita su di una mano, per esempio, basta disinfettarla, proteggerla e non far ricorso all’antibiotico per prevenire l’infezione.
    Potrei fare tantissimi altri esempi, ma sarebbe inutile, in quanto credo di aver sufficientemente chiarito il mio pensiero.
    .
    Il problema per la scienza è costituito dalla contaminazione ideologica.
    Prendiamo in considerazione due casi opposti. Esiste una stupida linea di pensiero che va sotto il nome di “no vax” e annovera una schiera di seguaci che sostengono l’inutilità dei vaccini perché avrebbero effetti collaterali gravi. Capita che, a seguito della vaccinazione, qualche bambino possa avere problemi, ma i vantaggi delle vaccinazioni sono talmente elevati che qualche svantaggio posso anche accettarlo. Eppure ci sono dei genitori che pur di non vaccinare il figlio, sarebbero disposti a tutto, anche a non fargli frequentare la scuola. In questo caso l’incertezza delle conclusioni scientifiche viene ingigantita al punto da far diventare falso ciò che è vero.
    .
    In altri casi, come avviene in climatologia, per esempio, l’incertezza scientifica viene del tutto trascurata. Per il principio di precauzione non è necessario tener conto dell’incertezza perché il rischio è troppo alto. Bisogna fare presto, non c’è più tempo.
    Viceversa se propongo di coltivare mais transgenico in pieno campo, in quanto la scienza mi dice che la sua coltivazione presenta rischi per la salute e la biodiversità molto bassi, mi si obietta che per il medesimo principio di precauzione è meglio non farlo perché non si sa mai.
    In entrambi i casi la scienza è la stessa, ma nel primo va bene, nel secondo caso no. Chi obietta che l’incertezza nelle conclusioni dei climatologi imporrebbe un minimo di cautela nel prendere decisioni che producono effetti molto ampi, viene tacciato di negazionismo. Chi sostiene che bisognerebbe utilizzare il mais transgenico in quanto si otterrebbe un prodotto più sano e meno ricco di pesticidi, viene bollato come scientista nemico dell’ambiente.
    A me capita spesso di essere additato come negazionista della scienza e come scientista che trascura le esigenze dell’ambiente. Eppure sono la stessa persona. Possibile che sia contemporaneamente uno sciagurato negazionista ed uno sciagurato scientista?
    Mah!
    Ciao, Donato.

    • rosa

      Per donato b. Penso che il commento vada emendato: non si può dare degli stupidi ai no-vax (non mi riguarda personalmente: ho figli grandi e vaccinati). Usa l’esempio con eccessiva semplificazione. Ci sono diversi ordini di problemi e, come si suol dire la situazione è complessa. Uno dei livelli critici riguarda più che l’inefficacia ed il falso senso di protezione, la tossicità o gli altri possibili effetti collaterali. Questi ultimi tendono a crescere con i vaccini multipli. Non intendo entrare nel merito di queste questioni, voglio solo segnalare il bias metodologico. Inoltre, tale movimento, semplificato come no-vax, è contrario all’imposizione di vaccini, somministrati obbligatoriamente senza una valutazione caso per caso, irridendo ai diritti della persona, trattando tutti i genitori come dei minus habens. In tale ambito si è visto il classico dispiegamento di disinformazione tramite media mainstream dello stesso tipo e natura di quello visto relativamente alle questioni legate al “climate change”, alle crisi economiche, alle questioni geopolitiche e via dicendo. Il fatto che alcuni siano trattati contemporaneamente come “sciagurato negazionista e sciagurato scientista” dimostra solo quanto alto sia il livello di confusione e perdita di credibilità del sistema informativo. Che sia anche voluto non stento a crederlo.

    • donato b.

      @ Rosa
      Concordo con lei che utilizzando l’esempio no-vax nel mio commento, ho semplificato molto la questione. Lei capirà, però, che in un commento non si può inserire un trattato d’immunologia.
      In questo commento cercherò di essere un poco più specifico, ma non troppo in quanto siamo OT ed in proposito il nostro padrone di casa non è molto tollerante. 🙂
      Circa venti anni fa, quando le vaccinazioni contro la varicella ed altre malattie esantematiche erano solo consigliate, una persona a me molto vicina fu colpita dalla varicella. All’epoca aveva circa 5 anni, si considerava normale che un bambino avesse la varicella o il morbillo, non ci si faceva caso, insomma. Alla visita pediatrica successiva alla malattia fu scoperta un’aritmia cardiaca (prima inesistente) che, a seguito di ulteriori indagini specialistiche, si rivelò il sintomo di una grave miocardite dilatativa che determinò forti preoccupazioni a tutta la cerchia familiare del bambino e cure e controlli estremamente onerosi. L’evoluzione successiva fu, fortunatamente, positiva ed oggi non si nota alcuno strascico della patologia: il rischio di un’evoluzione negativa era, però, alto, intorno al 50%, dissero i medici.
      .
      Questo caso che mi ha interessato personalmente, mi induce a definire stupido l’atteggiamento di chi si oppone ai vaccini senza se e senza ma. Io capisco chi non può vaccinare il figlio per la presenza di controindicazioni mediche importanti, ma chi si oppone alla vaccinazione per principio va condannato senza appello. E’ una mia opinione, forse sbagliata, ma alla quale non rinuncio anche se politicamente scorretta proprio in virtù della mia vicenda personale. Un bambino non può decidere da solo se vaccinarsi o meno, la responsabilità è del genitore che, secondo me, non può arrogarsi il diritto di condannare il figlio ad una vita da invalido (se va bene) per principio.
      .
      Sul mio braccio è ancora visibile la cicatrice della vaccinazione antivaiolosa. Era un procedimento invasivo e non privo di effetti collaterali: la cicatrice lo dimostra, ma ha consentito di eradicare la malattia ed ha determinato l’estinzione dell’agente infettante. La stupidità umana fa si che i ceppi virali della Variola siano conservati nei laboratori militari di mezzo mondo, in vista di un futuro utilizzo in una guerra biologica, ma su questo preferisco non addentrarmi.
      Posso solo dire che se i no vax fossero esistiti anche in quei tempi, oggi il vaiolo sarebbe ancora diffuso. Nella vita contano anche i risultati, non solo i grandi principi ideologici.
      La saluto cordialmente e le auguro una buona Pasqua.
      Ciao, Donato.

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