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Tranquilli, la Tiangong1 non romperà le uova di Pasqua.

Ormai siamo agli sgoccioli. Manca pochissimo per sapere chi avrà avuto ragione, se la scienza o i catastrofisti, sempre molto attivi nell’annunciare devastanti tragedie globali con ogni social abbiano a disposizione. Perché ultimamente il terrore sembra andare di gran moda. Vuoi perché crea condivisioni, o perché solletica l’autocompiacimento dei tanti che ciondolano in Rete perché non stanno bene nel mondo reale, o perché in fondo il clickbaiting porta tanti, ma tanti soldi; fatto sta che più la spari grossa più piaci.

Ultimo, eclatante esempio la Stazione Spaziale Cinese numero 1 che – stando a quanto si legge in giro – ci starebbe cadendo sulla testa, manco fossimo Asterix e Obelix. “40 minuti per scappare” – ha titolato un quotidiano on line, pretendendo pure che pagassimo per capire a quale infausto destino dovessimo sfuggire. Peccato che non dobbiamo scappare proprio da nulla, tanto meno dall’ “impetuoso tuffo rovente” della “navicella” in caduta incontrollata.

Perché la Tiangong1, il primo tentativo non di “navicella”, ma di Stazione Spaziale costruita dalla Cina in risposta alla più celebre Stazione Spaziale Internazionale (frutto dello sforzo di 5 agenzie spaziali  – USA, Canada, Russia, Europa e Giappone e alla quale la Cina non ha accesso, per vecchie ruggini con gli Stati Uniti)  è davvero fuori controllo, in caduta libera sul nostro pianeta. Ma è anche vero che il rischio che cada sul nostro territorio è davvero minimo. 10 milioni di volte inferiore al rischio annuale di essere colpiti da un fulmine, dice l’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – nel suo blog sull’argomento. E l’ESA la sa lunga, essendo l’agenzia responsabile per il nostro continente del centro di controllo sui detriti spaziali.

Ora che siamo tutti più tranquilli, e che sappiamo che possiamo fare il barbecue in giardino il giorno di pasqua senza rischiare di essere abbattuti da un pezzo della Tiangong1, vediamo perché non possiamo sapere, fino all’ultimo, dove cadranno i detriti della Stazione Spaziale Cinese.

Il Palazzo Celeste – questo il significato di Tiangong – pesa 8 tonnellate e mezzo, ed ha una struttura cilindrica di circa 10 metri, dotata di 2 pannelli solari di circa 7 metri. In orbita dal 2011, è stata abitata saltuariamente da astronauti cinesi e utilizzata come laboratorio in microgravità. Nei progetti iniziali, a fine carriera avrebbe dovuto polverizzarsi in atmosfera con un rientro controllato, cioè calcolato nei minimi dettagli, facendo disperdere i pochi detriti rimasti nell’Oceano o su zone disabitate. Ma nel 2016 si sono persi i contatti radio con la Stazione, e cosi la povera Tiangong ha iniziato una lentissima ma inesorabile caduta verso la superficie della Terra, senza alcuna possibilità di modificarne la traiettoria tramite i motori di cui è dotata. Dai dati radar che ne stabiliscono altezza e velocità di caduta possiamo solo calcolare, tramite diversi modelli, il momento in cui toccherà il suolo, con un margine di errore di circa 24 ore. E il risultato è a cavallo della Pasqua, più o meno una manciata di ore.

Un margine dei errore dovuto a fattori fisici ben precisi, ma allo stesso tempo imprevedibili. La stazione è in rotazione su sé stessa, cosa che ne complica – e parecchio –  il moto (video qui). Poi, c’è l’Atmosfera. Densità e temperature diverse ad altezze diverse, e in zone diverse del pianeta. Con modelli diversi che la descrivono. E con un impatto diverso sulla temperatura dei metalli, sulla loro distorsione e sulla velocità di rientro. Infine, il Sole. L’attività solare ha un forte impatto sulla nostra atmosfera, e quindi, in ultima analisi, sul moto della Tiangong. Come nei modelli climatici, lo space weather va incluso anche nel calcolo del decadimento di una orbita di un satellite o – nel nostro caso –  di una stazione spaziale in caduta libera, soprattutto quando si muove negli strati più esterni della atmosfera. Mescolare tutto, ed ecco qui l’incertezza sul momento dell’impatto. Che si riverbera anche sulla zona in cui cadranno – se ce ne saranno – i detriti. Più o meno mezzo pianeta, tre quarti del quale coperto da Oceani.

Nessuna paura quindi: qui si sta dalla parte della scienza. Con buona pace dei catastrofisti, avremo una Pasqua tranquilla, funestata solo – forse – da qualche pesce d’aprile.

Fascia latitudinale e densità della popolazione potenzialmente interessate dalla traiettoria di caduta. Fonte ESA. http://blogs.esa.int/rocketscience/2018/03/26/tiangong-1-frequently-asked-questions-2/

NB: qui trovate gli aggiornamenti ESA sullo stimato per il rientro.

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Published inAttualità

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