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Opinioni che scottano, molto più della temperatura del pianeta

Io non so da che parte stia il Wall Street Journal. Non lo so e non ci tengo a saperlo, anche se probabilmente qualcuno me lo farà notare in commento a questo post. Non lo so come non so da che parte stia il New York Times, o qualunque altro media di questo livello. E’ probabile però che sia come tutti gli altri, a metà tra la linea editoriale che il gruppo di interesse che lo controlla desidera sia seguita più o meno esplicitamente e secondo la convenienza del momento, e la necessità di mostrare ogni tanto di saper pubblicare anche cose scomode, purché non lo siano troppo, naturalmente.

E la verità, in questo caso, è scomoda, frase che calza a pennello in quanto parafrasi del titolo della celebre docufiction di Al Gore sul clima. Eco qua, il WSJ ha pubblicato l’op-ed che segue:

Climate Change Has Run Its Course
Its descent into social-justice identity politics is the last gasp of a cause that has lost its vitality.

Il cambiamento climatico ha fatto il suo tempo… ah però!

Pare che nonostante gli sforzi immani della stirpe dei salva-pianeta, tutta la questione stia per entrare nell’oblio, destino comune a molte delle emergenze planetarie – vere o false – che hanno perso, se mai l’hanno avuto, il contatto con la questione centrale cui si riferiscono, per diluirsi in temi ideologici e politici di tutt’altra natura le cui fortune, essendo legate alla politica, nascono e muoiono con essa, secondo convenienza. Altrimenti, perché inserire nel testo dell’osannato quanto inutile accordo di Parigi il fatto che l’azione climatica debba includere attenzione per “l’eguaglianza di genere, l’emancipazione femminile e l’uguaglianza intergenerazionale” oppure “l’importanza di alcuni dei concetti di giustizia climatica”?

Un percorso, si legge nell’articolo, che ben si identifica con cinque passaggi identificati in tempi davvero non sospetti (nel 1972) in un commento alla parabola discendente di molti movimento politici.

Dall’allarme iniziale all’endorsement dei media e dei politici, con l’entusiasmo che sale alle stelle in vista di un obbiettivo salvifico, che ben si attaglia a qualsiasi genere di attivismo e fanatismo. Poi la scoperta – terzo stadio – che affrontare il problema è meno sostenibile del problema stesso, un bagno di realtà conseguente alla definizione di obbiettivi irrealistici. Di qui l’inizio del declino dell’intensità del coinvolgimento pubblico, che confina il problema in un limbo dal quale emerge solo saltuariamente per sostenere l’apparato burocratico e per qualche picco di attenzione.

Ora, non so se avrete voglia di leggere l’articolo, personalmente ho identificato in ognuno di questi passaggi un pezzo della parabola del clima che cambia e cambia male… compreso l’ultimo. Vuoi vedere che ha ragione?

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Published inAttualità

11 Comments

  1. ale.meteo

    Tornando sulla lavorazione semi-empirica è vero che se AMOC collassa possiamo pensare ad estati brevi, ma dico intense. Non dobbiamo escludere le ondate di calore. Il discorso è nella persistenza del caldo sul mare Mediterraneo e relativamente le zone di subsidenza.
    Il caldo c’è sull’area mediterranea, ma viene “stemprato” durante la stagione primaverile ed estiva dalle perturbazioni in transito.
    La Terra non è un pendolo, anche se abbiamo abbastanza uniformità dalle ricostruzioni, cioè anche dalle prove sul geomagnetismo terrestre… Si sono ciclicità ma più che altro vedo un’evoluzione nel tempo. (variazioni su scala temporale)
    liberoend22@freeweb.com
    Si può dire che l’Estate si sa come potrà evolvere, ma forse non la stagione autunnale. l’Inverno dare per scontato sarà una stagione scialba (un non Inverno) mi pare azzardato. Cioè il discorso è che nelle annate passate il raffreddamento emisferico colpiva il Nord America. (SSW 2013 – Major) Oppure di partenza si sfondavano record sul settore eurasiatico siberiano.
    Ora si tratta di cambiamenti climatici che ciclicamente colpiscono determinati settori emisferici. Capire cosa sta producendo il raffreddamento delle acque oceaniche. Si parla di freddo Atlantico ed il rilascio di latenza oceanica nell’area pacifica…
    Al momento anticicloni polari e subpolari orientano le correnti e moti d’aria emisferici e continentali. In certi casi aumentano l’effetto albedo. La notevole copertura nevosa delle Alpi, ha in parte.. a mio modo di vedere, condizionato la formazione di subsidenze atmosferiche mediterranee. Poi non si tiene in conto l’inversione delle correnti in alta quota, coerentemente con la formazione di queste celle anticicloniche sub-artiche.
    In soldoni non si sà quale ciclo dei moti e correnti atmosferici sia iniziato nel 2014. E si sia amplificato nel 2018.
    Quindi dare per scontato il ripetersi di una situazione vista nel 2014 è un’errore, perché l’apparenza inganna.
    liberoend22@freeweb.com
    C’è qualcosa che fa salire il segnale nella prima metà del XX Secolo. Senza entrare nello specifico si direbbe crescere in modo esponenziale, eppure è direttamente proporzionale a qualcosa. Che sia antropico o meno, c’è ne vuole e dovrebbe passare un “pò” di tempo, per dirlo con certezza. Si tratta di un segnale, detto brevemente.. viene condizionato dal 1920 in poi.
    In pratica anticipa il condizionamento antropogenico di trent’anni e “forse passa”.. ( anticipando ancora qualche annata verso la decade annua del 1910.)
    Non fanno vedere l’intero grafico del millennio e questo mi lascia perplesso..
    liberoend22@freeweb.com
    Dal 1998 al 2000 c’è stata una fase negativa ENSO lunga. Preceduta da una fase anomala positiva. Anche se le temperature terrestri sono andate aumentando dopo la metà del XX secolo, la risposta alla ciclica e precedente, ad una fase di riscaldamento del globo (presumibilmente fase positiva ENSO), ha prodotto in proporzione una fase altrettanto intensa di raffreddamento. Relativamente nel tempo assistiamo a fasi neutrali altrettanto proporzionate all’intera ciclicità ENSO. Quel che condiziona il segnale è la predominanza degli effetti climatici precedenti, presenti in un dato momento. Antropocene non direi, piuttosto la discontinuità sul segnale è data da altre ingerenze esterne precedenti o in corso nell’atmosfera terrestre. Tutto questo avviene nei regimi termodinamici delle temperature.. più che altro..
    Senza termodinamica non si va da nessuna parte..
    Perciò dite quello che volete, l’oscillazione ENSO riguarda parte del globo terrestre, indica temperature dell’oceano Pacifico (una determinata area) più alte del normale. Dall’altra parte la calotta glaciale antartica è andata aumentando nella concentrazione dei ghiacci, nel corso della seconda metà del XX secolo.
    Certe cose dette.. non stanno in piedi neanche puntellarle con i chiodi.. Si parla esattamente, invece di un area la 3.4 relativa al fenomeno el Niño, direttamente coinvolta con le fasi di attività solare. Perché proprio su di una fascia del globo terrestre, dove vi è una relazione con l’energia diretta in superficie dalla nostra stella. Un’area tropico-equatoriale enorme, che influenza in clima terrestre.
    Sulla scala delle temperature e regimi termodinamici: inversamente, proporzialmene o direttamente le determinate aree del pianeta.
    Fatto sta che la calotta glaciale antartica non si è sciolta, questo l’avevate mostrato voi, in film come Waterworld.
    La calotta glaciale artica, anziché sciogliersi e provocare innondazioni epocali, durante l’inverno si espande verso altre aree subartiche. In poche parole ci sono oscillazioni, periodi instabili ed assestamenti con inversone di tendenza. Del tutto in linea con la fase climatica predominante detta interglaciale, tutt’ora in corso. Se la calotta tende ad espandersi verso lo stretto di Bering, da un dato momento in poi, potrà benissimo farlo invertendo la rotta.. verso le Svalbard ed Artico canadese orientale. Potete influenzare ragazzini, ma non il clima terreste e fa quello che vuole, come poi ha sempre fatto..

    Saluti

    • ale.meteo

      Specifichiamo un’altro punto:
      http://www.climatemonitor.it/?p=48503#comment-422039

      Se entriamo in merito alla ricostruzione del ciclo ENSO, al suo segnale, o per meglio vedere il suo spettro, qui il discorso si fa brevemente…
      Inteso lo spettro e segnale, ricavato dall’intera oscillazione avvenuta nel corso di un secolo.
      Nel complesso c’è un evento ciclico ENSO, ed è composto da due fasi la fase positiva (el Niño) e la fase negativa (la Niña). La situazione dirama nel condizionamento del clima a livello globale e ciò che ne deriva è una fase ENSO di neutralità. Nel corso di un secolo abbiamo periodi dove una fase ENSO prevale sulle altre. Se un ciclo ENSO ha un suo apice dopo circa quattro anni, per poi cambiare di rotta ed infine entrare in una fase di neutralità, non si può escludere che quel che si affaccia sia caratterizzato da quest’ultima condizione.

      Perciò la potenza di una fase rispetto l’altra si ripercuote o si annullano.

  2. robertok06

    “Non lo so come non so da che parte stia il New York Times,”

    Guido: il NYT e’ sfacciatamente schierato su posizioni pro-CAGW (catastrophic anthropic golbal warming), con modalita’ spesso degne di veri e propri pasdaran ideologizzati,

    Qualche esempio?

    https://www.nytimes.com/section/climate?8qa

    L’ultimo arrivato:

    “Hurricanes Are Lingering Longer. That Makes Them More Dangerous.”

    … dove si cita un nuovo articolo/studio dove si dimostra(sulla base di UN CASO, l’uragano Harvey) che il CAGW rendera’ gli uragani piu’ distruttivi/pericolosi in futuro.

    La frase, di rito, che assegna al GW la responsabilita’ e’ questa:

    “There is also the question of what is causing the slowdown.
    The new paper is a study based on analysis of observations, so it does not answer that question directly.
    But broader evidence suggests that climate change is playing a role.”

    Da far accapponare la pelle: l’articolo/studio di Nature, basato su osservazioni, NON risponde alla domanda (se la quantita’ ciclopica di acqua scaricata da Harvey su Houston sia stata causata dal GW), ma “broader evidence” (i modellini farlocchi, lo anticipo, ne parlano poco sotto riferendosi ad uno studio sulla rivista Journal of Climate) suggerisce che sia cosi’.

    Patetico modo di ragionare, se di ragionamento razionale si puo’ parlare, a me pare un comportamento borderline a dire poco…

    Ma a tutto, anche alla borderline-aggine, c’e’ spiegazione: l’eroico giornalista che ha scritto il pezzo per il NYT si chiama Kendra Pierre-Louis. Il suo CV dice questo:

    “Kendra has an S.M (M.S) in Science Writing from the Massachusetts Institute of Technology (MIT), an M.A. in Sustainable Development with a focus on Policy Analysis and Advocacy from the SIT Graduate Institute, and a B.A. in Economics from Cornell University. ”

    Un master in scrittura/analisi di testi scientifici, dopo un bachelor in economia.
    La parte interessante e’ che la giornalista salvapianeta…

    “Kendra can often be found on an airplane or achieving dramatic feats like living in France without eating butter.

    … cioe’???? Viaggia spesso con il mezzo di trasporto che e’ responsabile per il 7% delle emissioni di gas serra???? 🙂

    Saluti a tutti, buon weekend.

  3. Massimo Lupicino

    Caro Guido, grazie per l’assist. E’ molto tempo che voglio scriverci un pezzo. Il global warming e’ morto, per lo meno per come lo conoscevamo, e la ragione e’ geopolitica. Il timing del pezzo del WSJ non e’ casuale, come non lo e’ la collocazione politica della testata. Ne riparleremo presto, spero…

  4. Edo

    Gent. mo Col. Guidi, so di essere fuori tema, ma non so a chi altro chiedere (e di chi altro fidarmi):
    1. A Torino pioverà per sempre?
    2. Perché in 8 giorni a Torino ci sono state due grandinate?!
    Grazie a chi risponderà.
    Edo

    • Edo tranquillo, prima o poi smetterà… 😉

  5. Ci sono diversi testi interessanti.
    Per esempio questo qui

    THE AGENDA-SETTING FUNCTION OF MASS MEDIA
    MAXWELL E. McCOMBS DONALD L. SHAW
    Public Opinion Quarterly, Volume 36, Issue 2, 1 January 1972, Pages 176–187,https://doi.org/10.1086/267990
    Published: 01 January 1972
    Abstract In choosing and displaying news, editors, newsroom staff, and broadcasters play an important part in shaping political reality. Readers learn not only about a given issue, but also how much importance to attach to that issue from the amount of information in a news story and its position. In reflecting what candidates are saying during a campaign, the mass media may well determine the important issues—that is, the media may set the “agenda” of the campaign.
    http://www.rcbsam.com/uploads/4/1/9/6/41960/mccombs_shaw.pdf

    https://academic.oup.com/poq/article-abstract/36/2/176/1853310

    Oppure qui

    Telling Stories About Global Climate Change

    A theory of cyclical patterns in media coverage of environmental issues must account for more than intrinsic qualities of the issues themselves: Narrative factors must be considered. A content analysis of The New York Times and The Washington Post stories from 1980 to 1995 shows how media construct narratives about global warming and how these narratives may influence attention cycles. Empirically, the frequency of newspaper coverage shows cyclical attention to global warming. The content analysis further reveals that implied danger and consequences of global warming gain more prominence on the upswing of newspaper attention, whereas controversy among scientists receives greater attention in the maintenance phase. The economics of dealing with global warming also receive greater attention during the maintenance and downside of the attention cycle. The discussion offers a narrative explanation and suggests the outcome of the “master story” of global climate change may discourage future attention to global warming.

    http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/009365099026001003

  6. Fabrizio Giudici

    In parte è vero, ma diciamo che considerare già conclusa la questione AGW mi pare troppo ottimistico… Ci sarà da combattere ancora a lungo.

  7. Maurizio Rovati

    Oggi tira molto la plastica.
    Ci sono due vulcani in eruzione, Kilauea e Fuego, e la linea rossa della lava indica stranamente, sui media, il problema della plastica. La plastica come causa dell’eruzione vista come ribellione di Gea agli abusi dell’uomo.

    Prevedo una inderogabile tassazione sugli imballaggi.

    • Luca Rocca

      Sono già soggetti a tre o quattro tipi di tassazione
      Consorzio obbligatori Conai sugli imballaggi
      Contributo SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei Rifiuti)
      Tassa smaltimento rifiuti (TARI)
      Sovraimposta di confine sui sacchetti di plastica non biodegradabili
      Recentemente e’ uscita un imposta di 2 Cent sui sacchetti dei supermercati per il fresco . Questa per compensare una direttiva UE sui rifiuti che , tanto per cambiare, non abbiamo applicato.

      Comunque hai ragione la UE vuole mettere una nuova tassa sugli imballaggi per proteggere l’ambiente e compensare i mancati introiti causa brexit

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