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La policy del Gambero

Lo spunto di riflessione di oggi viene da un tweet di Roger Pielke Jr, quello qui sotto:

https://twitter.com/RogerPielkeJr/status/1034914078731333632

L’importante è fissare obbiettivi lontani nel tempo, possibilmente difficili da verificare durante l’implementazione – che nella maggior parte dei casi non esiste – e fare in modo che coincidano con quello che accadrebbe comunque.

Il colpo da maestro, nella fattispecie dei leader politici della California, Stato tra quelli usa che vanta (millanta) un grande impegno in materia di policy climatiche, sta nel vendere come l’ennesimo lancio del cuore oltre l’ostacolo un passo indietro, con il placet degli entusiasti del clima, che pure devono campare e invece scomparirebbero se davvero si facesse qualcosa di concreto.

Date un’occhiata alle immagini poste da Pielke, quelle che il NYT descrive come politiche aggressive sono di fatto decisioni che rallentano il processo di decarbonizzazione, quindi più che altro gettano le basi per altre salvifiche e inutili decisioni future.

Il tutto sapientemente proposto all’indomani dei catastrofici incendi che ha subito la regione, che, parola del NYT “molti attribuiscono al cambiamento climatico”, ma che in realtà non c’entrano un accidente.

Enjoy

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Bravo Guido, comunque anche la UE non scherza ;-).
    L’incremento di CO2 in atmosfera rilasciata annualmente a causa delle attività antropiche è una dimostrazione chiara del fallimento di Kyoto e Parigi non sembra sulla strada di inversione della tendenza. Gli incendi in foresta poi sono quasi sempre dolosi o colposi con una maggiore diffusione negli anni più siccitosi, fatto che viene attribuito all’anomalia climatica arida (ma qualche domandina ed analisi forse è il caso di farsela anche su questa fenomenologia). Dobbiamo puntare sullo sviluppo tecnologico, una comunicazione scientifica (oggettiva) e finirla con questi accordi internazionali in cui si fissano principi generali . Il caso della gestione forestale sostenibile (e ora anche delle biomasse forestali ad uso energetico, vedi https://www.nature.com/articles/s41559-018-0659-3 ) è emblematico: dal 1990 i Paesi europei si incontrano periodicamente, fissano criteri e indicatori che vengono monitorati a scala nazionale (in modo anche superficiale), mentre è stata sempre rimandato qualsiasiasi norma di politica forestale applicata. In pratica Kyoto, Aichi, Forest Europe, ora Bioeconomy tanti bei principi discussi per anni, ma poi nei fatti siamo molto lontani dallo sviluppo sostenibile (se lo misuriamo ad esempio con il consumo di suolo, la CO2 che rilasciamo o la perdita di foreste primarie o di stock ittici). Nel frattempo comunque se riusciamo a lasciare in pace una parte del Pianeta non sarebbe male….Gianluca Piovesan

    • ale.meteo

      Non servono quasi a nulla le biomasse, bisogna iniziare a parlare di produzione energetica per unità (autosufficienza) e di bacini energetici, poi fate come volete.. Una centrale a biomasse serve ogni tanto per km^2..

      Leggevo stamane un paper che pare materia scottante..
      la relazione tra CO2 ed aumento piovosità e relativa convezione soppressa tropico/equatoriale. Tutto molto interessante.. Senza aver conseguito alcun corso speciale, vi è un semplice e logico ragionamento da interporre nell’elaborato. Di fatto è lo stesso ciclo della CO2 oceanica su scale temporali a noi quasi ignote, ad attivare certi regimi atmosferici.

      Ripetiamo che la normalità climatica non esiste..

      Sono normali anche 20 cm (avete letto bene, cm..) di pioggia.. come dicevano oggi al TG di mezzogiorno. Perché di fatto se non c’è l’uomo una casa non si allaga. (mi dispiace per il cinismo ma è questa la natura) Si dovrebbe capire il clima per contrastare certi fenomeni, non contrastare il prossimo, oppure avere paura della propria ombra.

      Detto questo, considerare l’energia nucleare in tutti i suoi aspetti. Differentemente dal nucleare o dell’energia solare (avete letto bene solare, senza distinzioni), alcune.. le risorse rinnovabili (poiché si va a parare in quel posto..), hanno dei limiti pratici ed un certo costo di produzione. Queste ultime non hanno praticità, se dimensioniamo su ogni abitazione una certa produzione di energia, oppure risparmiamo questa energia in base ai materiali di costruzione.. Tutto il resto può andare molto presto a ramengo.. Con poche, ma buone centrali nucleari o idroelettriche in funzione.

      Quanti ettari di granoturco o legname servono, per fare andare una gigantesca metropoli terrestre?

      Pensateci.. il post segnala il calo di rendimento energetico, dopo la dismissione di un determinato circuito di produzione energetica. Un collasso si direbbe, per la dismissione di una serie di centrali elettriche. Ma poi non finisce qui.. poiché una risorsa energetica nuova, ottima in ambito civile, non ha lo stessa costante produzione energetica. Magari usufruibile per impianti di alta manifattura o di petrolchimica.. sono solo alcuni esempi.

      Detto questo, l’Italia non è pronta per il nucleare.

  2. Bravo Guido! Ma come mai da Kyoto in poi rilasciano sempre più CO2 in atmosfera? E gli incendiari entrano in azione nelle annate più aride? Dolosi o colposi è praticamente sempre l’uomo il fattore scatenante e quindi nella società va trovata la soluzione agli incendi. Dobbiamo prendere atto del fallimento delle politiche ambientali, puntare sempre più sullo sviluppo tecnologico e la divulgazione scientifica (oggettiva). Tante risorse della strategia degli accordi internazionali potrebbero così essere dedicate ad attività molto più utili. Se poi riusciamo a lasciare in pace una parte del Pianeta dimostreremo di esserci messi sulla strada dello sviluppo sostenibile. Gianluca

  3. robertok06

    Leggo sul link al l’articolo delle cheerleaders del NYT:

    “Passage of the measure highlights the state’s determination to be a counterweight to environmental policies of the Trump administration.”

    ???
    L’amministrazione Trump, al di la’ di quel che si possa pensare di Trump come persona, sta decarbonizzando la produzione elettrica USA a livelli spettacolari, sicuramente migliori di quelli ottenuti da certi paesi pasdaran “ambientalisti”, come per esempio la Germania della farlocca “rivoluzione” Energiewende, o la Danimarca, paese con l’elettricita’ tanto verde, ma tanto verde, e cosi’ a buon mercato (“perche’ il vento e’ gratis”, recita il mantra) che hanno il kWh elettrico piu’ caro del mondo…).

    Oddio, non che Trump ci abbia messo molto di suo, ha semplicemente continuato la politica dell’ambientalista premio nobel Obama, “frack to death”, usare il gas naturale da fracking a piu’ non posso, al posto del carbone…
    Funziona per quel che riguarda la CO2, ovviamente funziona molto peggio per l’ambiente.

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