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Bisogna saper perdere(r)

Roger Federer è stato eliminato prematuramente dall’US Open per mano di un quasi-carneade tennista australiano, tale John Millman, numero 55 nel ranking mondiale. La notizia in sè non sarebbe sconvolgente, se si considera che il campionissimo svizzero ha 37 primavere alle spalle, e alla sua età tutti i più grandi del passato avevano appeso da tempo la racchetta al chiodo e al più si dilettavano nel circuito seniores.

Il bello, se così si può dire, è venuto a fine partita quando Roger ha imputato al caldo eccessivo la sua sconfitta: “mi mancava l’aria, non circolava proprio”. Spingendosi addirittura a ipotizzare che il passaporto australiano possa avere aiutato l’avversario: “può essere stato avvantaggiato dal fatto che è nato in uno dei posti più umidi della Terra”.

Il piccolo difetto di sportività nella sconfitta si può ben perdonare ad un campionissimo che ha regalato quasi 20 anni di tennis sublime agli appassionati: se vinci sempre è difficile allenarti nella nobile arte del saper perdere. Ancor più difficile è ammettere di essere a fine carriera quando hai appena firmato un contratto di sponsorizzazione da 300 milioni di dollari della durata di 10 anni.

Ma tant’è, quando le cose non girano proprio al meglio si può sempre contare su un alibi universale che va bene per qualsiasi cosa in qualsiasi momento: il Global Warming. A ventilare il sospetto che Federer sia stato sconfitto dal riscaldamento globale è il New York Times (!) che in un mirabile articolo descrive la notte della sconfitta di Federer in toni climatici a dir poco apocalittici, sul solito leit motive del “moriremo tutti arrostiti”. Come a dire: oggi tocca a Federer, domani magari a te che sei pure sovrappeso e il massimo sport che fai è il sollevamento dal divano o il tiro della catena del WC.

Amarcord

Nel piccolissimo della mia datata passione per il tennis non ricordo l’US Open come un torneo climaticamente facile: conservo immagini di tennisti stremati, zuppi come anguille, con facce stravolte. Ho ancora negli occhi l’immagine di un Brad Gilbert che si trascina per il campo con gli occhi sbarrati in un quinto set contro l’israeliano Mansdorf. Gilbert perse l’incontro, ricordo il grande Gianni Clerici infierire sul perdente col suo solito humour paragonandolo ad una “cernia arpionata”, per via del suo faccione corrucciato e sofferente. Aveva 29 anni Gilbert, non 37, ed era un pessimo perdente. Ma non imputò la sconfitta alla familiarità del suo avversario col deserto del Negev. E nel 1990 il Global Warming non andava certo di moda come adesso.

Ma a pensarci bene… Mi sono sempre chiesto come fosse possibile che a 36 anni Federer corresse e tirasse meglio che a 30. Stai a vedere che ha ragione il New York Times, e la longevità del campione svizzero è dovuta ad un clima che si riscalda meno del previsto: siamo pur sempre in regime di hiatus, no? Poi quando la hockey stick di Mann farà finalmente il suo dovere e a New York ci saranno 150 gradi di temperatura percepita, a vincere saranno solo africani e australiani. Infine, i rettiliani.

Tutto torna, come sempre. Lunga vita al Global Warming.

 

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Published inAttualità

5 Comments

  1. roberto

    Infatti Millman il giorno con Djokovic è uscito dal campo a cambiarsi la maglietta con il tennista serbo o torso nudo sulla sedia in attesa. Ma più che il GW probabilmente è la copertura del centrale quella che è imputata di eccesso di umidità. Anche questo è passato alla storia dei campionati USA.

  2. Fabrizio Giudici

    Come a dire: oggi tocca a Federer, domani magari a te che sei pure sovrappeso e il massimo sport che fai è il sollevamento dal divano o il tiro della catena del WC.

    Che poi: perché i Millman non devono contar niente?

  3. donato b.

    Mah!
    Devo sottolineare, comunque, la bravura del giornalista: da un fatto privo di significato extra-sportivo, riesce a “confezionare” una storiella che ha convinto della realtà del GW una serie di persone che mai se ne sarebbero preoccupate. Una “predica” infarcita di luoghi comuni ed ornata di qualche diagramma fuori contesto per dimostrare il nulla. Nella migliore tradizione degli imbonitori e dei predicatori.
    E poi vengono a pontificare sulla disinformazione operata dagli scettici o, come amano dire loro “negazionisti”.
    Ciao, Donato.

  4. stefano piccinini

    non sono d’accordo. premesso che la causa delle condizioni climatiche estreme non è il global warming (come fatto notare per le situazioni negli anni porecedenti) che federer stesse soffrendo era palese. un giocatore che due giorni prima in un match diurno (quindi teoricamente più gravoso) si esibisce in uno scatto imperioso per il colpo a lato del paletto della rete) non può galleggiare due giorni dopo se non pwer cause esterne. e quello che è successo negli altri incontri lo dimostra. poi gli esseri reagiscono alle condizoni climatiche in maniera diversa è naturale. non parlerei di difetto di sportività

  5. stefano piccinini

    Federer no ha parlato di global warming ma di condizioni climatiche che lo hanno messo in difficoltà, la motivazione è plausibile; d’altornde un giocatore che due giorni prima, giocando di giorno, si esibisce in uno scatto perentorio per il colpo a lato del paletto della rete, non può, se non per cause esterne, galleggiare la partita successiva. Che ci fossero condizioni climatiche difficili è noto, e non mi sembra che roger non sappia perdere. Poi che queste condizioni si siano ripetute negli anni e che il global warming non sia il motivo, su questo sono d’accordo.

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