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Il punto più basso

L’articolo (e anessa recitazione) comparsi qualche giorno fa sul Corriere rappresentano probabilmente il punto più basso nella storia già di per sè ingloriosa dell’informazione climatica mainstream italiana. Innanzitutto per il fritto misto di clamorose fake news e affermazioni scientificamente spericolate già oggetto di un precedente post su CM. Ma soprattutto per il salto di qualità nella strategia comunicativa che si caratterizza per l’uso spregiudicato di tecniche di spin doctoring tipiche della comunicazione politica.

Dopo la sequela di clima-assurdità a cui il lettore si è assuefatto ormai da anni, infatti, l’articolo affronta il tema del negazionismo climatico. Sorvolando sull’uso già di per sè assai politico e storicamente abominevole del termine negazionista in un contesto che ha la pretesa di definirsi “scientifico”, quello che più colpisce è la pretesa di ridurre l’opposizione scientifica alla teoria del Global Warming Antropogenico (AGW) ad una opaca entità politica finanziata da personaggi occulti e in odore di lobby petrolifere. Nell’articolo, infatti, alla scienza che si vorrebbe “consolidata” viene contrapposta specularmente la sinistra “Global Warming Policy Foundation”, in apparenza una spectre potentissima e para-massonica, nella realtà una fondazione semi-sconosciuta con un budget da sagra di paese e un sito internet completo di nomi, cognomi e intendimenti.

Davide e Golia

Tanto per dare un’idea, il budget annuale a disposizione della temibile fondazione negazionista in questione sarebbe sufficiente a coprire a stento le spese di qualche ora di lavoro di una COP climatica. A fronte, per esempio, del trilione di dollari (due milioni di miliardi delle vecchie lirette) stanziato dalla sola Breakthrough Energy Coalition (BEC), fondata in piena COP21 con l’intento di finanziare progetti per la produzione di energia a zero emissione di CO2 e partecipata da tre degli uomini più ricchi del mondo: Bill Gates, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos.

Il fronte della “scienza climatica consolidata”, infatti, ha una disponibilità di spesa praticamente illimitata e vanta una galassia di finanziatori e stakeholders tanto vasta quanto indefinita. Tanto per dare qualche altro numero, la sola implementazione delle azioni di “adattamento e mitigazione” della Climate Change Convention delle Nazioni Unite richiede lo stanziamento di circa 100 miliardi di dollari all’anno, una cifra superiore al prodotto interno lordo della stragrande maggioranza dei paesi africani. Per non dire delle numerose iniziative di fondi di investimento trilionari (privati e sovrani) che con il pretesto della lotta al global warming distolgono investimenti ingentissimi dalle società “value” (petrolifere su tutte) a favore di quelle “growth” (high-tech, rinnovabili). Ovvero spostano i soldi degli investitori direttamente nelle tasche dei Gates, Zuckerbeg e Bezos: proprio quelli della BEC appena citata. Quando si dice il caso.

La rappresentazione dell’opposizione scientifica all’AGW nelle forme di una organizzazione para-massonica e rovinamondo ha lo scopo nemmeno troppo nascosto di gettare discredito su chiunque osi contestare la “scienza consolidata”: qualsiasi pensiero difforme dal mainstream sottende interessi inconfessabili e fini spregevoli, e va quindi stroncato senza esitazione. È un esercizio scientificamente ignorante, e socialmente pericoloso perché giustifica la character assassination di chiunque osi mettere in discussione il dogma. A partire da quegli stessi scienziati che pretendono di ballare da soli, e di cantare fuori dal coro.

Al rogo! Al rogo!

L’opposizione scientifica alla narrativa dominante, infatti, esiste davvero, vanta nomi prestigiosi e non è residuale come si vorrebbe far credere. La famosa storiella del 97% di consensus, per esempio, è una vera e propria clima-bufala: molto maggiore di quel ridicolo 3% la letteratura scientifica che non attribuisce all’uomo un ruolo preponderante nel riscaldamento globale. E quel numero si arricchisce di nuovi contributi, man mano che le previsioni dei modelli matematici vengono clamorosamente smentite dalla realtà: solo 0.85 gradi di aumento globale della temperatura negli ultimi 170 anni, a fronte dei 12 gradi che l’articolo vorrebbe aggiungere nei prossimi 80 anni.

La schiera degli spregevoli negazionisti vanta in Italia nomi del calibro di Antonino Zichichi, su posizioni apertamente scettiche e Carlo Rubbia, più moderato del primo nella sua critica alla narrativa dominante, ma comunque tacciabile di negazionismo, con i criteri di valutazione del Corriere. A livello mondiale, poi, troviamo emeriti del MIT come Richard Lindzen (autore di un bellissimo pezzo che chiunque si accosti al tema del global warming dovrebbe leggere), accademici di fama come Judith Curry,  John Christy e Roy Spencer, o Harold Lewis, solo per fare qualche nome.

Non sono nomi casuali questi: è tutta gente che ha pagato in prima persona le proprie posizioni in ambito scientifico, e che è stata sottoposta alla character assassination già menzionata: finendo nel mirino degli ambientalisti, linciati su internet in millemila siti di ortodossia climatista, accusati di collusione coi petrolieri, costretti all’abbandono di cattedre o società scientifiche prestigiose. Quando non destinatari di pallottole vere come successo proprio a Christy durante l’ennesima marcetta verde e pacifista dell’Earth Day: ieri medagliato dalla NASA per altissimi meriti scientifici Christy, e poi oggetto di una fatwa da parte del tribunale del Climate Change con l’accusa di alto tradimento climatista.

Judith Curry ha rassegnato le dimissioni dalla prestigiosa cattedra del Georgia Institute of Technology in polemica con quella che ha definito la “natura avvelenata del dibattito scientifico sul global warming”. Harold Lewis, un curriculum accademico semplicemente straordinario, nel dimettersi dall’American Physical Society denunciò pochi mesi prima di morire in una lettera drammatica “la truffa del riscaldamento globale, con (letteralmente) migliaia di miliardi di dollari che la guidano, che ha corrotto così tanti scienziati, e ha travolto l’APS come un’onda anomala”.

In chiusura di monologo l’autrice recitaio sto con la scienza. Bella frase, ad effetto. Ricorda molto il Defence Science della autonominata “Resistenza” anti-trumpiana a stelle e strisce. E offre una chiave di lettura finalmente più chiara di un pezzo che sarebbe stato incomprensibile nei suoi intenti, se in chiusura non ci fosse stato l’ennesimo pippettone anti-trumpiano del quotidiano in questione.

Chiunque ami e pratichi la scienza dovrebbe stare con Harold Lewis. Difendere la scienza è mettersi in discussione, seminare il dubbio, contestare i dogmi, intuire e indagare quello che altri non vedono o non vogliono vedere. Galileo Galilei fu processato perché negazionista agli occhi di chi difendeva l’ortodossia del sistema geocentrico, e Serveto pagò con la morte, tra le altre cose, anche l’intuizione che era il cuore a pompare sangue ai polmoni, in opposizione alla teoria allora ritenuta “consolidata” di Galeno: negazionista anche Serveto, e bruciato sul rogo assieme ai suoi libri.

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“La scienza è consapevolezza della fallibilità degli esperti” – Feynman

 

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Published inAttualità

18 Comments

  1. Roberto Bolis

    E quando pensi che si sia arrivati al fondo, scopri che qualcuno si è messo a scavare 🙂

    Immagine allegata

  2. Marco

    Non capisco diverse cose, o meglio mi vien da pensare che certe banalizzazioni e scadimenti ci abbiano già toccato anche quando continuiamo a contestarli e pensiamo basti a chiamarcene fuori. Purtroppo è il mondo in cui viviamo ed è un fenomeno collettivo, pervasivo. Non voglio offendere, è che anche se sei contrario all’inquinamento, respiri aria inquinata come quelli favorevoli. Se poi l’inquinamento è di concetti e atteggiamenti, possibile persino un’involontaria (spesso minima, potenziale) “contaminazione”. Faccio un esempio. Anche con un sito come questo, in polemica con la tendenza e fieramente “alternativo” (difficile anche capire cos’ha finito per significare: pure le parole si confondono, a furia di usarle male). Quest’articolo, per dire, ha ottimi argomenti sulla “strategia sbracata” con cui la stampa tradizionale si è illusa di reagire al meglio ai nuovi tempi. Parla però di superficialità di Internet, esattamente come farebbe Repubblica o Il Corriere o La Stampa, ecc., che poi sono anche di parte, visto che nascono come carta stampata e vedono ancora in Internet una “concorrenza” a livello di mezzo di diffusione. E’ una cosa vera o non vera a seconda dell’angolatura. Alcuni internauti odiano le notizie chiassose, tant’è che scrivono (su Internet) articoli come il vostro e li commentano, li approvano (anche io, in linea di massima). Quindi probabilmente è un pregiudizio con un fondo di verità (un grosso pezzo di internauti fa così, ma bisogna anche aggiungere una bella quota di chi si è abituato senza quasi accorgersene, proprio come viene sottolineato in un vostro paragrafo, nonché una larga palude di rassegnati che non ci fa più caso, vinta dalla quantità di comunicazioni che dovrebbe criticare/cestinare). In secondo luogo, nel nuovo atteggiamento dei media classici c’è la rincorsa alla moda, al dettaglio o al linguaggio che attiri, che suggerisca (dubbia) autorevolezza o importanza (denunciandone implicitamente il calo netto). Ma anche voi, molto in piccolo, quasi per “immersione” nella stessa aria comune, criticate certe cose con termini come “character assassination” o “spin doctoring” che fanno tanto pubblicitario internazionalista e al passo coi tempi (up to date). Eppure, so che è una minuzia, si poteva dire “discredito” e “alimentare il consenso”. Avete usato quei modi perché molto incisi, efficacemente allusivi a quell’ambiente da criticare? Boh. Nel caos, neanche la differenza fra sè e l’avversario è scontata.

  3. ale.meteo

    Potrebbero dircelo in un’altra maniera quello che intendono fare, di noi. Per esempio e tutt’oggi al TIGGI’.. ai vari TG che ho ascoltato in pausa lavoro.. che sento:

    1) Estate record al Sud, (in una città in particolare, non tutto in meridione, solo quella. Mentre se leggo le reanalysis della stagione, quando al Nord si moriva dal caldo (due settimane) al meridione si era in media. Poi viceversa, e ancora prima viceversa ancora. Ogni tanto sottomedia.. eccetera.

    In pratica le ondate di calore, erano dettate da fenomeni meteorologici, e alcune serie di valori, determinati dai contesti morfologici del territorio. Urbanizzato o meno.

    2) Stasera sento notizia di apertura, un noto “metererelologo” (Nome e Cognome sottovoce) ha detto che, il riscaldamento globale devo essere arrestato. L’uomo deve smettere di bruciare combustibili fossili. Quindi tornare a vivere come uomini primitivi o poco sviluppati?

    Cioè un uomo di cinquant’anni con due figli e due stipendi ed un carovita inverosimile. Dovrebbe:

    a) Comprare energia pulita. In pratica: sottoscrivere contratti di abbonamento con fornitori green energy. Talvolta contratti non usufruibili dall’utente medio.

    b) Rivedere e/o limitare i consumi. Limitare i consumi, come diceva qualcuno, tassare per esempio chi utilizza un condizionatore. Subire una tassazione perché deve accendere il condizionatore d’Estate, mentre i propri figli dormono.

    c) Cambiare macchina.
    Il Papà dovrebbe demolire la sua vecchia e cara automobile, per una sporta di prugne. Poi comprare una utilitaria per 15 000/20 000 EURO. Con sistemi adeguati o magari ibrida.

    c) Spendere meno di 50 al giorno per vivere e mangiare. Quando c’è chi ne prende una trentrina, per girare a zonzo in bicicletta. In Germania con 50 euro, potresti farci anche quasi mezza settimana. In fondo prima dell’euro in Italia con centomila lire per tre/quattro giorni eri apposto.

    Tutto molto chic.. Se era Sabato sera, per alcuni erano anche pochi (centomila lire) Basta cosi’.. Erano altri tempi… Il concetto è che in Italia, certe cose non funzionano. Basta vedere la speculazione avvenuta nel cambio lira/euro. Altro che antieuropeista o populista o chi più ne ha più ne metta, di queste definizioni tanto radicali.. Qui si tratta in soldoni per soldoni.

    Questi concetti sono basilari. Il resto della pensata è fuori luogo. Ho ripensato a tutto, in giornata.. Una giornata sotto intense raffiche di vento settembrine.. Fredde, e credo non sia finita.. (in tutti sensi)

    Saluti

  4. Appunto Dyson, Edward Teller … si dovrebbe fare una una lista dei negazionisti .

    Qui
    Freeman Dyson

    è un fisico che insegna presso l’istituto di studi avanzati di Princeton, dove lavorava Albert Einstein. Quando Einsten morì nel 1955, ci fu l’inaugurazione, l’apertura per il titolo di “più brillante fisico del pianeta.” Dyson riempi il vuoto e se ne occupo. Così, ad esempio, quando il movimento del riscaldamento globale inizio, un sacco di gente si chiedeva perché lui non vi partecipasse. La ragione per cui lui è scettico è semplice, e l’ottantanovenne Dyson, me l’ha spiegato quando gli ho telefonato.

    “Penso che ogni buon scienziato dovrebbe essere uno scettico”, ha detto Dyson.

    Dyson è arrivato in America, dalla sua Inghilterra, a 23 anni e subito ha fatto grandi passi avanti nella teoria quantistica. Dopo di che, ha lavorato su un razzo a propulsione nucleare. Poi, alla fine del 1970, è stato coinvolto nella iniziale ricerca sui cambiamenti climatici, presso l’Istituto per l’analisi energetica a Oak Ridge in Tennessee.

    “ Penso solo che loro non capiscono il clima “, ha detto dei climatologi “e che i loro modelli al computer sono pieni di fattori truffaldini “.

    La ricerca, che ha coinvolto scienziati di diverse discipline, si è basata sulla sperimentazione. Gli scienziati hanno studiato tali domande come l’anidride carbonica atmosferica interagisce con la vita delle piante e il ruolo delle nubi sul riscaldamento. Ma questo approccio, ha perso contro l’approccio modellistico al computer, favorito dagli scienziati del clima. E questo approccio è stato sbagliato fin dall’inizio, Dyson ha detto.

    Un importante fattore di correzione riguarda il ruolo delle nubi. L’effetto serra da anidride carbonica da solo è limitato. Per raggiungere le proiezioni apocalittiche strombazzate da Al Gore e company, i modelli devono includere l’ipotesi che la CO2 causi la formazione di nubi, in un maniera tale da produrre un maggiore riscaldamento. … http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/carbon-capture/i-climatologi-non-sono-einstein-questo-lo-dice-il-suo-successore/“I modelli sono estremamente semplificati”, ha detto.

  5. Caro Massimo,
    credo che ai nomi già fatti si possa aggiungere quello di Willie Soon al quale il sito polluterwatch.org/willie-soon (figlio di Greenpeace) dedica ampio spazio e commenti malevoli ancorché falsi.
    Credo che il punto più basso sia proporzionale all’affanno con cui certi signori cercano di rivitalizzare una narrazione che ormai (secondo me; non tutti sono d’accordo) non interessa ai più. Il punto attuale è davvero basso, ma non so se siamo ancora al limite inferiore. Ciao. Franco

  6. enrico

    Ma quale punto piú basso, penso che il bello deve ancora venire. In fondo non è certo una novità, si tratta di banali tecniche di vendita. Se io so che ci saranno spazi per introdurre un nuovo prodotto, devo cercare di rendermi visibile e quindi benvenuto a chi la spara piú grossa. Tanto il risultato é assicurato: siccome anche loro sono certi che non ci sará nessuna catastrofe, allora fanno finta di fare qualcosa (ovviamente a spese dei poveri fessi che dovremmo essere noi) così un domani diranno che non è successo niente per merito loro e che se vorremo che continui a non succedere nulla dovremo seguirli senza pensare ad altro, perchè loro sanno pensare meglio di noi.

    • ale.meteo

      In Italia, c’è il rischio di dovere pagare energia pulita prodotta da impianti solari, molto più che in Danimarca o Germania. Come punto di partenza, mi preparo a questo. Nonostante! L’irragiamento al suolo in Italia, sia maggiore e certamente più costante, durante il decorso delle stagioni.

      Se parliamo di monossido di carbonio, tutto tace. Sono partiti con il piede sbagliato, perché non sanno proprio come partire, tanto il costrutto mentale sia erroneo e fallaceo di partenza.

      Come un bimbo che racconta una balla alla nonna, per farsi comprare un giocattolo nuovo. Del tipo: Nonna mi compri un giochino che ho la febbre..?

  7. Sardo61

    A proposito, si hanno notizie della coraggiosa ragazza svedese, la Greta Thunberg ?

  8. Fabrizio Giudici

    Caro Massimo, è il punto più basso… per ora.

  9. Guido Botteri

    Per me il problema delle notizie false (questvuol dire “fake news) è che non hai il tempo (e magari la competenza, o semplicemente l’accesso a fonti informate e credibili) . Se la notizia appare interessante, se non la commenti subito diventa a volte impossibile ritrovarla. Proprio ieri stavo leggendo una notizia e mentre la leggevo (e non avevo finito di leggerla) sono arrivate centinaia di post e quello che stavo leggendo è sparito. Io, testardo, ho voluto scorrere tutti i post per ritrovarlo, ma ormai non era più raggiungibile.
    Figuriamoci se avessi voluto commentare!
    Non sono un tuttologo, ci sono cose di cui non sono esperto, ma quando l’inghippo è evidente vorrei poter dire la mia. Non sono in grado di fabbricare auto o medicine, ma anche un semplice utilizzatore vede i risultati e si rende conto se l’espert Lo sta imbrogliando.

    Tutto questo per dire che servirebbe qualche cosa a cui fare riferimento potendo avere l’aiuto di persone esperte ed informate.

    Per risolvere questo pensai ad un sito dove depositare le notizie da verificare.
    Altre persone avrebbero potuto verificare la notizia, o anche chi l’ha depositata, dopo aver avuto il tempo e modo di verificare lui stesso.

    Un tentativo concreto lo feci, tempo fa, ma non ebbi collaborazione e una cosa del genere può funzionare solo se è il prodotto di un lavoro di squadra

    Secondo me

  10. Carlo Del Corso

    Grazie Massimo.
    Fra gli “spregevoli negazionisti”, da non dimenticare Freeman Dyson:
    “My first heresy says that all the fuss about global warming is grossly exaggerated. Here I am opposing the holy brotherhood of climate model experts and the crowd of deluded citizens who believe the numbers predicted by the computer models. Of course, they say, I have no degree in meteorology and I am therefore not qualified to speak. But I have studied the climate models and I know what they can do. The models solve the equations of fluid dynamics, and they do a very good job of describing the fluid motions of the atmosphere and the oceans. They do a very poor job of describing the clouds, the dust, the chemistry and the biology of fields and farms and forests. They do not begin to describe the real world that we live in. The real world is muddy and messy and full of things that we do not yet understand. It is much easier for a scientist to sit in an air-conditioned building and run computer models, than to put on winter clothes and measure what is really happening outside in the swamps and the clouds. That is why the climate model experts end up believing their own models.”

    FREEMAN DYSON is professor of physics at the Institute for Advanced Study, in Princeton. His professional interests are in mathematics and astronomy. Among his many books areDisturbing the Universe, Infinite in All Directions Origins of Life, From Eros to Gaia, Imagined Worlds, and The Sun, the Genome, and the Internet. His most recent book, Many Colored Glass: Reflections on the Place of Life in the Universe (Page Barbour Lectures), is being published this month by University of Virgina Press.

  11. ale.meteo

    Vedo attualmente una grande variabilità climatica, rispecchiata nei fenomeni metereologici continentali di lettura ENSO. Ciò che inibisce la fase fredda è nella circolazione di Walker e nella formazione dell’onda pacifica. Vi è poi un’interessante fenomeno sul scala pacifica, degno di approfondimento. Il fenomeno su scala planetaria, riconducibile all’onda di Kelvin. Abbiamo visto Inverni storici nord-americani, in presunte fasi anomale di riscaldamento planetario. Inverni nevosi nei Balcani ed Anatolia, in fasi estreme de el Niño.
    Oggi come oggi non c’è un cambiamento climatico, c’è un nuovo corso che avanza.. Il clima terrestre rispetto una condizione precedente, ha già subito una variazione molti secoli fa. Non ci siamo accorti, o solo ora ci stiamo accorgendo, quanto siano instabili gli equilibri climatici interstagionali. Scusate se mi sono permesso quest’ultima affermazione, e mi includo nella schiera di quelli che non presumono di sapere tutto.
    Se prima un episodio stagionale era poco significativo e raro, ora la sua cadenza nel tempo e sintomo di ciclicità, non di cambiamenti radicali del clima terrestre.

  12. Andrea Beretta

    Caro Massimo
    Alla fine dobbiamo concordare che ateismo o scientismo, se applicati col fondamentalismo, portano agli stessi effetti della religione che tanto hanno voluto combattere è disprezzare. Semplificando il messaggio del cristianesimo era ( uso il passato perché questo papa pare essere più scientista degli scientisti stessi): “Se non vi comportate bene, una volta morti finirete male” (arrostiti). E chi contestava…hai già ricordato Galileo. Questi dicono: “Se non vi comportate bene, morirete male”(arrostiti). E chi contesta…insomma, mi ricorda molto la vicenda dei maiali di Orwell: nati per sbaragliare le ingiustizie della religione, ma solo per alcuni…

  13. Luca Maggiolini

    Per lavoro ho a che fare con i dati contabili e reddituali nonchè le risultanze economico/finanziare di molte società legate all’edizione, in ispecie di quotidiani: i risultati degli ultimi 15 anni sono impietosi, disastrosi e da fallimento a catena senza appello.
    Molti imputano al web e ai nuovi media il crollo delle vendite e della conseguente, vitale, raccolta pubblicitaria.
    Tralasciando vergognose rendite di posizione da veri parassiti che pesavano come ancore per una barca, figli di vacche grasse ormai mummificate, neppure solo defunte – personaggi che prendevano 100.000 € annui di prebende senza aver scritto un rigo da 15 anni su quel foglio -, che sono state ormai depurate, non sono del tutto convinto che sia solo questa la causa.
    Certo, l’utente generico perchè dovrebbe pagare per leggere notizie vecchie di qualche ora quando può averle gratis ovunque. Certo, il “mobile” ha reso disponibile in ogni luogo ciò che la tv aveva già fatto per la parte stanziale: notizie a getto continuo senza spendere nulla, aggiornamenti continui, dando anche una parvenza e un’illusione di interattività per l’utenza, il poter partecipare alla notizia.
    Tutto ciò è vero ma credo che ci sia un altro colpevole, responsabile tanto quanto. La qualità delle notizie. Il prodotto della carta stampata è diventato davvero pessimo.
    Sento già l’obiezione: ma la qualità delle notizie online è persino peggio! Vero. Ormai è il regno dlel’insulto, dell’aggressione, della banalizzazione. Vero. Sacrosanto. Ma…
    L’utilizzatore del web – per me – è in gran parte un utente distratto, che non vuole approfondire la notizia. Gli basta leggiucchiare quattro cretinate, tanto la sua volontà di andare oltre è zero!
    Chi compra – o comprava – uno scritto vuole qualcosa in più: Ok la notizia, ok la descrizione, ma vuole un’interpretazione, un’analisi, magari i giorni dopo l’evento; insomma un approfondimento, un punto di vista, un giudizio più ampio.
    Invece i quotidiani si sono appiattiti a essere copia-incolla sull’Ansa, sulla Reuter e compagnia cantante. E non solo nel riportare la notizia, ma anche nel valutarla. Zero controlli, zero analisi. Zero valore aggiunto.
    E allora tanto vale leggerlo sul blog di qualche cerebroleso…. aggratis.

    • Roberto Bolis

      Concordo in pieno con Luca Maggiolini. Per mestiere mi occupo di sviluppo di sistemi informativi verticalizzati e questo mi ha portato nel mondo del web, che ne ha rappresentato l’evoluzione del front-end, fin dai primordi. Mi era subito stato chiaro che l’avvento di interfacce semplici e fruibili in ogni dove nelle quali fosse possibile non solo “leggere” ma anche “scrivere” avrebbe portato ad una crisi del concetto di informazione mediata e quindi dei giornali tradizionali.
      Il punto è che, a mio avviso, ciò che non hanno capito le testate giornalistiche agli albori di questa rivoluzione che li avrebbe pesantemente colpiti, fu che la loro salvezza sarebbe stata unicamente l’autorevolezza.
      Mi spiego meglio: in un mondo nel quale una notizia mi arriva in tempo reale da infinite fonti gratuite, io sono costretto a usare il mio tempo per confrontare tali fonti per scoprire se essa sia vera o falsa e in che termini essa lo sia e se valga la pena impiegare del tempo per approfondirla. Questo tempo mi costa e sarei ben disposto a pagare qualcuno per far questo lavoro al posto mio in modo che, qualora ricevessi la notizia da lui, potessi solo soffermarmi a valutarne risvolti e conseguenze e a confrontarla con altre interpretazioni ma senza dovermi porre il dubbio che sia una cosa senza fondamento.
      Quel qualcuno avrebbero dovuto essere i giornali: io sarei stato, e lo sono tuttora, disponibile a pagare per leggere una notizia ed essere certo che sia qualcosa che ha un fondamento, ma certamente non sono disposto a farlo per ottenere lo stesso che ho gratis dal tweet di uno sconosciuto. Questa “autorevolezza” sarebbe stata lo spazio di salvezza per i giornali cartacei.
      Ma, per varie ragioni, scelsero la via di far concorrenza alle “crowdnews” sul loro stesso piano, risultando immediatamente perdenti in termini economici, un po’ come i negozi che, all’avvento della GDO, non scelsero di concentrarsi su prodotti di nicchia o del territorio e cercarono di vendere gli stessi articoli della GDO. E’ un esempio un po’ tirato ma che ci sta dato che, comunque, una quota di giornali come di negozi avrebbe dovuto in ogni caso soccombere dato che così come non tutti sono in grado di apprezzare (e quindi pagare) le notizie di qualità , altrettanto non tutti comprano articoli di nicchia o del territorio.
      Badate che questo non significa che, pur mediata da una fonte autorevole che pago, io concordi con lo scritto che ottengo a pagamento, ma solo che il fondamento dello scritto sia all’altezza del costo del mio tempo risparmiato per non dover scremare la notizia (che non significa che poi non ci debba mettere comunque tempo per cercare altre fonti, ma lo farei partendo dal presupposto che ne valga la pena perché so che la fonte primaria, che pago, ha l’autorevolezza per garantirmelo).

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